Abesart 300 mg: Scheda Tecnica e Prescrivibilità

Abesart 300 mg

Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto

Abesart 300 mg: ultimo aggiornamento pagina: 09/02/2018 (Fonte: A.I.FA.)

01.0 Denominazione del medicinale

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Abesart 300 mg compresse rivestite con film

02.0 Composizione qualitativa e quantitativa

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Ogni compressa rivestita con film contiene 300 mg di irbesartan. Eccipienti: 52 mg di lattosio monoidrato per compressa.

Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.

03.0 Forma farmaceutica

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Compresse rivestite con film da bianche a quasi bianche, oblunghe, biconvesse con linea di prerottura,.

La compressa può essere divisa in due metà uguali.

04.0 INFORMAZIONI CLINICHE

04.1 Indicazioni terapeutiche

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Trattamento dell’ipertensione essenziale.

Trattamento di malattie renali in pazienti con ipertensione e diabete mellito tipo 2 come parte di un regime di farmaci antipertensivi (vedere paragrafi 4.3, 4.4, 4.5 e 5.1).

04.2 Posologia e modo di somministrazione

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La usuale dose iniziale e di mantenimento raccomandata è di 150 mg una volta al giorno, con o senza cibo. Abesart alla dose di 150 mg una volta al giorno generalmente fornisce un migliore controllo della pressione arteriosa nell’arco delle 24 ore rispetto a 75 mg. Tuttavia l’inizio della terapia con 75 mg deve essere preso in considerazione, particolarmente in pazienti emodializzati e nei pazienti anziani di età superiore ai 75 anni.

In pazienti insufficientemente controllati con 150 mg una volta al giorno, la dose di Abesart può essere aumentata a 300 mg, oppure può essere aggiunto un altro agente antipertensivo. In particolare l’aggiunta di un diuretico come l’idroclorotiazide ha mostrato un effetto additivo con Abesart (vedi sezione 4.5).

In pazienti ipertesi con diabete di tipo 2 si dovrebbe iniziare la terapia con 150 mg di irbesartan una volta al giorno e aumentarla fino a 300 mg una volta al giorno come dose di mantenimento preferita per il trattamento della malattia renale.

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La dimostrazione del beneficio sul rene nei pazienti ipertesi con diabete di tipo 2 si basa su studi nei quali l’irbesartan e’ stato impiegato in aggiunta ad altri medicinali antipertensivi, al bisogno, per raggiungere la pressione arteriosa desiderata. (vedere paragrafi 4.3, 4.4, 4.5 e 5.1).

Popolazioni speciali

Ridotta funzionalità renale: Nei soggetti con ridotta funzionalità renale non si rende necessaria alcuna variazione del dosaggio.Una dose iniziale più bassa (75 mg) deve essere presa in considerazione nei pazienti sottoposti ad emodialisi (vedi sezione 4.4).

Insufficienza epatica: Nei soggetti con lieve o moderata insufficienza epatica non si rende necessaria alcuna variazione del dosaggio. Non ci sono dati clinici relativi a pazienti con insufficienza epatica grave.

Pazienti anziani: Sebbene negli anziani di età superiore ai 75 anni debba essere presa in considerazione la possibilità di iniziare la terapia con 75 mg, generalmente non e’ necessario l’aggiustamento della dose.

Pazienti pediatrici: la sicurezza e l’efficacia nei bambini da 0 a 18 anni non è stata stabilita. I dati attualmente disponibili sono descritti nelle sezioni 4.8, 5.1 e 5.2 ma non può essere fatta nessuna raccomandazione sulla posologia.

Metodo di somministrazione Uso orale

04.3 Controindicazioni

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Ipersensibilità nei confronti della sostanza attiva o ad uno qualsiasi degli eccipienti (vedi sezione 6.1).

Secondo e terzo trimestre di gravidanza (vedi sezioni 4.4 e 4.6).

L’uso concomitante di ABESART con medicinali contenenti aliskiren è controindicato nei pazienti affetti da diabete mellito o compromissione renale (velocità di filtrazione glomerulare GFR < 60 ml/min/1.73 m2) (vedere paragrafi 4.5 e 5.1).

04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso

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Deplezione del volume intravascolare: ipotensione sintomatica, soprattutto dopo la prima dose, si può verificare in pazienti volume e/o sodio-depleti a causa di intenso trattamento diuretico, dieta iposodica, diarrea o vomito. Tali condizioni devono essere corrette prima della somministrazione di Abesart.

Ipertensione nefrovascolare: esiste un incremento del rischio di ipotensione grave e insufficienza renale in soggetti portatori di stenosi bilaterale dell’arteria renale, o stenosi dell’arteria renale con unico rene funzionante, e trattati con farmaci che agiscono a livello del sistema renina-angiotensina-aldosterone.

Sebbene ciò non sia documentato con Abesart, un effetto simile dovrà essere previsto anche con antagonisti del recettore per l’angiotensina-II.

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Insufficienza renale e trapianto renale: quando Abesart viene usato in pazienti con insufficienza renale è raccomandato un controllo periodico dei livelli sierici del potassio e della creatinina.

Non ci sono dati clinici relativi alla somministrazione di Abesart a pazienti con trapianto renale recente.

Pazienti ipertesi con diabete di tipo 2 e malattia renale: gli effetti di irbesartan sugli eventi sia renali, sia cardiovascolari non sono stati uniformi in tutti i sottogruppi in una analisi effettuata sugli studi con pazienti con malattia renale avanzata. In particolare sembravano meno favorevoli nelle donne e nei soggetti non bianchi (vedi sezione 5.1).

Iperkaliemia: come con altri farmaci che interferiscono con il sistema renina-angiotensina-aldosterone, durante il trattamento con Abesart si può manifestare iperpotassemia, specialmente in presenza di disfunzione renale, proteinuria manifesta dovuta a malattia renale diabetica e/o insufficienza cardiaca. Si raccomanda, nei pazienti a rischio, un adeguato monitoraggio del potassio sierico (vedi sezione 4.5).

Litio: la combinazione di litio e Abesart non è raccomandata (vedi sezione 4.5).

Stenosi della valvola aortica e mitralica, cardiomiopatia ostruttiva ipertrofica: come per altri vasodilatatori è richiesta una speciale attenzione nei pazienti affetti da stenosi aortica o mitralica, o cardiomiopatia ostruttiva ipertrofica.

Aldosteronismo primario: i pazienti con aldosteronismo primario in genere non rispondono a farmaci antipertensivi che agiscono attraverso l’inibizione del sistema renina-angiotensina. Quindi, l’uso di Abesart non è raccomandato.

Generali: in pazienti in cui il tono vasale e la funzionalità renale dipendono prevalentemente dall’attività del sistema renina-angiotensina-aldosterone (es. pazienti con scompenso cardiaco congestizio grave o con patologie renali sottostanti, inclusa la stenosi dell’arteria renale), il trattamento con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina o antagonisti dei recettori dell’angiotensina-II, che interessano tale sistema, è stato associato a ipotensione acuta, azotemia, oliguria o raramente, insufficienza renale acuta. Come per qualsiasi antipertensivo, un eccessivo calo della pressione sanguigna in pazienti con cardiopatia ischemica o malattia cardiovascolare ischemica, può determinare infarto miocardico o ictus.

Come osservato per gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, irbesartan e gli altri antagonisti della angiotensina sembrano meno efficaci nel diminuire la pressione sanguigna in persone di razza nera, forse a causa di una maggiore prevalenza di condizioni di bassi livelli di renina nella popolazione nera ipertesa (vedi sezione 5.1).

Gravidanza: il trattamento con antagonisti del recettore dell’angiotensina II (AIIRA) non deve essere iniziato durante la gravidanza. A meno che non venga considerata essenziale una terapia continua con AIIRA, alle pazienti che programmano una gravidanza si dovrebbe cambiare la terapia verso trattamenti ipertensivi alternativi con un comprovato profilo di sicurezza per l’uso durante la gravidanza. Quando viene diagnosticata la gravidanza il trattamento con AIIRA deve essere interrotto immediatamente e, se adeguato, si deve iniziare una terapia alternativa (vedi sezioni 4.3 e 4.6).

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Lattosio: questo farmaco contiene lattosio. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficit di Lapp lattasi o malassorbimento di glucoso-galattoso non devono assumere questo farmaco.

Pazienti pediatrici: irbesartan è stato studiato in popolazioni pediatriche di età fra 6 e 16 anni, ma i dati presenti sono insufficienti per supportare una estensione dell’uso in bambini finchè non saranno disponibili ulteriori dati (vedi sezioni 4.8, 5.1 and 5.2).

Duplice blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS): Esiste l’evidenza che l’uso concomitante di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II o aliskiren aumenta il rischio di ipotensione, iperpotassiemia e riduzione della funzionalità renale (inclusa l’insufficienza renale acuta). Il duplice blocco del RAAS attraverso l’uso combinato di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II o aliskiren non è pertanto raccomandato (vedere paragrafi 4.5 e 5.1).

Se la terapia del duplice blocco è considerata assolutamente necessaria, ciò deve avvenire solo sotto la supervisione di uno specialista e con uno stretto e frequente monitoraggio della funzionalità renale, degli elettroliti e della pressione sanguigna.

Gli ACE-inibitori e gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II non devono essere usati contemporaneamente in pazienti con nefropatia diabetica.

04.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione

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Diuretici ed altri agenti antipertensivi: altri agenti antipertensivi possono aumentare gli effetti ipotensivi dell’irbesartan; comunque Abesart è stato somministrato senza problemi con altri farmaci antipertensivi, come beta-bloccanti, calcio-antagonisti ad azione prolungata e diuretici tiazidici. Precedenti trattamenti con alte dosi di diuretici possono comportare una condizione di ipovolemia e rischio di ipotensione all’inizio della terapia con Abesart (vedi sezione 4.4).

Integratori di potassio e diuretici risparmiatori di potassio: in base all’esperienza sull’uso di altri farmaci attivi sul sistema renina-angiotensina, l’uso contemporaneo di diuretici risparmiatori di potassio, integratori di potassio, sostituti del sale da cucina contenenti potassio o altri farmaci che possano aumentare la potassiemia (es. eparina) può condurre ad un incremento dei livelli sierici di potassio e quindi non è raccomandato (vedi sezione 4.4).

Litio: sono stati riscontrati aumenti reversibili delle concentrazioni sieriche di litio e tossicità durante la somministrazione concomitante di litio e inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina. Finora simili effetti sono stati riportati molto raramente con irbesartan. Quindi questa combinazione non è raccomandata (vedi sezione 4.4). Se la combinazione risulta necessaria, si raccomanda di controllare attentamente i livelli sierici di litio.

Farmaci antinfiammatori non-steroidei: quando gli antagonisti dell’angiotensina II vengono somministrati contemporaneamente a farmaci antinfiammatori non-steroidei (ovvero inibitori selettivi COX-2, acido acetilsalicilico (> 3 g/die) e FANS non selettivi), può verificarsi una attenuazione dell’effetto antipertensivo. Come per gli ACE-inibitori, l’uso simultaneo di antagonisti dell’angiotensina II e FANS può portare a un aumento del rischio di peggioramento della funzionalità renale, compresa una possibile insufficienza renale acuta, e a un aumento del

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potassio sierico, in special modo in pazienti con modesta funzionalità renale preesistente. La combinazione deve essere somministrata con cautela, specialmente negli anziani. I pazienti devono essere adeguatamente idratati e dopo l’inizio della terapia combinata si deve considerare il monitoraggio della funzione renale, da effettuare periodicamente in seguito.

Ulteriori informazioni sulle interazioni di irbesartan: Negli studi clinici, la farmacocinetica dell’irbesartan non e’ stata influenzata dall’idroclorotiazide. Irbesartan e’ principalmente metabolizzato da CYP2C9 e per una quota minore attraverso la glucuronizzazione. Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche o farmacodinamiche significative in seguito a somministrazioni concomitanti di irbesartan con warfarin, un medicinale metabolizzato dal CYP2C9. Gli effetti degli induttori CYP2C9, come la rifampicina, sulla farmacocinetica dell’irbesartan non sono stati valutati. La farmacocinetica della digossina non e’ stata alterata dalla somministrazione concomitante di irbesartan.

I dati degli studi clinici hanno dimostrato che il duplice blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS) attraverso l’uso combinato di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II o aliskiren, è associato ad una maggiore frequenza di eventi avversi quali ipotensione, iperpotassiemia e riduzione della funzionalità renale (inclusa l’insufficienza renale acuta) rispetto all’uso di un singolo agente attivo sul sistema RAAS (vedere paragrafi 4.3, 4.4 e

5.1)

04.6 Gravidanza e allattamento

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Gravidanza: l’uso di AIIRA non è raccomandato nel primo trimestre dei gravidanza (vedi sezione 4.4). L’uso di AIIRA è controindicato nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza (vedi sezioni 4.3 and 4.4).

L’evidenza epidemiologica sul rischio di teratogenicità a seguito dell’esposizione ad ACE inibitori durante il primo trimestre di gravidanza non ha dato risultati conclusivi; tuttavia non può essere escluso un lieve aumento del rischio. Sebbene non siano disponibili dati epidemiologici controllati sul rischio con antagonisti del recettore dell’angiotensina II (AIIRA), un simile rischio può esistere per questa classe di medicinali. Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere ad un trattamento antipertensivo alternativo, con comprovato profilo di sicurezza per l’uso in gravidanza, a meno che la prosecuzione della terapia con AIIRA sia considerata essenziale. Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento deve essere immediatamente interrotto e, se appropriato, si deve essere iniziare una terapia alternativa.

E’ noto che nella donna l’esposizione ad AIIRA durante il secondo ed il terzo trimestre induce fetotossicità umana (ridotta funzionalità renale, oligoidramnios, ritardo nell’ossificazione del cranio) e tossicità neonatale (insufficienza renale, ipotensione, iperkaliemia) (vedi sezione 5.3).

Se dovesse verificarsi un’esposizione ad un AIIRA dal secondo trimestre di gravidanza, si raccomanda un controllo ecografico della funzionalità renale e del cranio.

I neonati le cui madri abbiano assunto AIIRA devono essere attentamente seguiti per quanto riguarda l’ipotensione (vedi sezioni 4.3 e 4.4).

Allattamento: Siccome non sono disponibili informazioni relativamente all’uso di irbesartan durante l’allattamento, irbesartan non è raccomandato e sono preferibili trattamenti alternativi con profili di sicurezza meglio comprovati durante l’allattamento, specialmente in caso di allattamento di neonati o neonati pre-termine.

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Fertilità: Irbesartan non ha effetto sulla fertilità dei ratti trattati e sulla loro progenie fino ai livelli di dosaggio che inducono i primi segni di tossicità parenterale (vedere sezione 5.3)

04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari

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L’influenza di irbesartan sulla capacità di guidare e sull’uso di macchinari non è stata studiata. In relazione alle sue proprietà farmacodinamiche è difficile che irbesartan influenzi tali capacità. In caso di guida di veicoli o uso di macchinari, è da tener presente che vertigini o stanchezza possono occasionalmente verificarsi durante il trattamento.

04.8 Effetti indesiderati

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In studi clinici controllati con placebo su pazienti ipertesi, l’incidenza totale degli eventi avversi nei soggetti trattati con irbesartan (56.2%) è stata sovrapponibile a quella rilevata nei soggetti trattati con il placebo (56.5%). Le interruzioni della terapia dovute ad effetti indesiderati clinici o di laboratorio sono stati meno frequenti per i pazienti trattati con irbesartan (3.3%) che per quelli trattati con placebo (4.5%). L’incidenza degli eventi avversi non è dipesa da dose (nel range posologico raccomandato), sesso, età, razza o durata del trattamento.

In pazienti diabetici ipertesi con microalbuminuria e funzionalità renale normale, è stata riportata vertigine ortostatica e ipotensione ortostatica nello 0,5% dei pazienti (cioè non comune), ma in un numero maggiore di casi rispetto al placebo.

La seguente tabella presenta le reazioni avverse riportate in studi controllati contro placebo in cui sono stati trattati con irbesartan 1965 pazienti ipertesi. Le voci contrassegnate con un asterisco (*) si riferiscono alle reazioni avverse che sono state ulteriormente riportate in > 2% dei pazienti diabetici ipertesi con insufficienza renale cronica e proteinuria franca e in un numero maggiore di casi rispetto al placebo.

La frequenza delle reazioni avverse sotto elencate viene definita secondo la seguente convenzione:

molto comune (> 1/10); comune (> 1/100, < 1/10); non comune (> 1/1,000, < 1/100); rara (> 1/10.000, < 1/1.000); molto rara (< 1/10.000). Nell’ambito di ogni raggruppamento delle frequenze, gli effetti indesiderati vengono presentati in ordine di gravità decrescente.

Le seguenti reazioni avverse aggiuntive sono state riportate durante l’esperienza post marketing; derivano da relazioni spontanee:

Disturbi del sistema immunitario:

non nota: reazioni di ipersensibilità come angioedema, rash, orticaria Disturbi del metabolismo e della nutrizione: non nota: iperpotassiemia Patologie del sistema nervoso:

Comune: Capogiro, vertigine ortostatica*

Non nota: Vertigine, cefalea Patologie dell ‘orecchio e del labirinto:

Non nota: tinnito Patologie cardiache: non comune: tachicardia Patologie vascolari: comune: ipotensione ortostatica*

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non comune: flashing

Patologie respiratorie , toraciche e mediastiniche:

non comune: tosse

Patologie gastrointestinali’.

comune: nausea/vomito

non comune: diarrea, dispepsia/bruciore

non nota: disgeusia

Patologie epatobiliari:

non comune: ittero

non nota: epatite, disfunsione epatica

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo.

non nota: Vasculite leucocitoplastica

Patologie del sistema muscolo scheletrico e del tessuto connettivo: comune: dolore muscoloscheletrico*

non nota: artralgia, mialgia (in alcuni casi associata ad aumento dei livelli plasmatici della creatina chinasi ), crampi muscolari Patologie renali e urinarie:

non nota: funzione renale compromessa, inclusi casi di insufficienza renale in pazienti a rischio (vedi sezione 4.4)

Patologie dell ‘apparato riproduttivo e della mammella non comune: disfunzione sessuale

Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione:

Comune: affaticabilità non comune: dolore toracico

Analisi di laboratorio:

Molto comune: l’iperpotassiemia* si e’ verificata più spesso nei pazienti diabetici trattati con irbesartan rispetto a quelli trattati con placebo. Nei pazienti diabetici ipertesi con microalbuminuria e funzione renale normale, l’iperpotassiemia (> 5,5 mEq/l) si e’ verificata nel 29,4% dei pazienti nel gruppo irbesartan 300 mg e nel 22% dei pazienti nel gruppo placebo. Nei pazienti diabetici ipertesi con insufficienza renale cronica e proteinuria franca, l’iperpotassiemia (> 5.5 mEq/L) si e’ verificata nel 46.3% dei pazienti nel gruppo irbesartan e nel 26,3% dei pazienti nel gruppo placebo.

Comune: sono stati osservati aumenti significativi nella creatina chinasi plasmatica (1,7%) nei soggetti trattati con irbesartan. Nessuno di questi aumenti e’ stato associato ad eventi clinici muscoloscheletrici identificabili.

Nell’1,7% dei pazienti ipertesi con malattia renale diabetica in stato avanzato trattati con irbesartan, e’ stata osservata una diminuzione dei valori dell’emoglobina*, non clinicamente significativa.

Pazienti pediatrici: in uno studio clinico randomizzato su 318 bambini ed adolescenti ipertesi, tra i 6 e i 16 anni di età, durante la fase in doppio cieco di tre settimane, si sono verificati i seguenti eventi avversi correlati: cefalea (7,9%), ipotensione (2,2%), capogiro (1,9%), tosse (0,9%). Nel periodo in aperto di 26 settimane di questo studio clinico, le più frequenti anomalie

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di laboratorio riportate sono state incrementi della creatinina (6,5%) ed elevati valori di CK nel 2% dei bambini trattati.

Segnalazione delle reazioni avverse sospette.

La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili

04.9 Sovradosaggio

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L’esperienza in adulti trattati con dosi fino a 900 mg/die per 8 settimane non hanno dimostrato tossicità. Le più probabili manifestazioni del sovradosaggio sono ritenute essere l’ipotensione e la tachicardia; anche la bradicardia può associarsi al sovradosaggio. Non sono disponibili informazioni specifiche per il trattamento del sovradosaggio da Abesart. Il paziente dovrà essere strettamente monitorato ed il trattamento dovrà essere sintomatico e di supporto. Le misure suggerite includono induzione di emesi e/o lavanda gastrica. Nel trattamento del sovradosaggio può essere utilizzato il carbone attivo. Irbesartan non viene rimosso per emodialisi.

05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE

05.1 Proprietà farmacodinamiche

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Categoria farmacoterapeutica: antagonisti dell’angiotensina-II, codice ATC: C09C A04.

Meccanismo d’azione: Irbesartan è un antagonista, potente e selettivo, dei recettori dell’angiotensina-II (tipo ATI ), attivo per somministrazione orale. Si ritiene che blocchi tutti gli effetti dell’angiotensina-II mediati dai recettori di tipo ATI indipendentemente dall’origine della sintesi dell’angiotensina-II. L’antagonismo selettivo per i recettori dell’angiotensina-II (ATI) provoca un aumento nei livelli plasmatici di renina e angiotensina-II ed una riduzione nella concentrazione plasmatica dell’aldosterone. La potassiemia non viene sostanzialmente modificata dall’irbesartan da solo ai dosaggi raccomandati. Irbesartan non inibisce l’ACE (kininasi-II), un enzima che genera angiotensina-II e catabolizza la bradichinina con produzione di metaboliti inattivi.

Irbesartan non richiede un’attivazione metabolica per esplicare la propria attività.

Efficacia clinica:

Ipertensione

Irbesartan riduce i valori di pressione sanguigna con variazioni minime della frequenza cardiaca. La riduzione della pressione sanguigna è dose-dipendente per monosomministrazioni giornaliere con una tendenza verso un plateau a dosi superiori a 300 mg. Dosi di 150-300 mg una volta al giorno sono risultate in grado di ridurre i valori di pressione sanguigna rilevati in posizione supina o seduta per tutto il periodo considerato (fino a 24 ore dall’ultima assunzione del farmaco), con decrementi medi superiori di 8-13/5-8 mm Hg (sistolica/diastolica) rispetto a quelli rilevati con placebo.

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Il picco della riduzione pressoria viene raggiunto entro 3-6 ore dopo la somministrazione e l’effetto di riduzione della pressione sanguigna viene mantenuto per almeno 24 ore. Ai dosaggi raccomandati, alla 24a ora la riduzione della pressione sanguigna era ancora circa il 60-70% rispetto al corrispondente picco massimo di riduzione sistolico e diastolico. Una dose di 150 mg in monosomministrazione giornaliera ha prodotto una risposta per 24 ore simile ad una somministrazione della stessa quantità di farmaco in 2 dosi giornaliere.

L’effetto antipertensivo di irbesartan è evidente entro 1-2 settimane di trattamento, con un massimo dell’effetto ottenibile entro 4-6 settimane dall’inizio della terapia. Gli effetti antipertensivi vengono mantenuti durante la terapia a lungo termine. Dopo sospensione della terapia la pressione sanguigna ritorna gradualmente ai valori di base. Non è stato osservato un effetto “rebound” sull’ipertensione.

Gli effetti di riduzione della pressione sanguigna di irbesartan e dei diuretici tiazidici si sommano. In pazienti non adeguatamente controllati con irbesartan da solo, l’aggiunta di una bassa dose di idroclorotiazide (12,5 mg) all’irbesartan in monosomministrazione giornaliera, produce una ulteriore riduzione della pressione sanguigna fino ad un massimo di 7-10/3-6 mm Hg rispetto a placebo (sistolica/diastolica).

L’efficacia di irbesartan non è influenzata dall’età o dal sesso. Come nel caso di altri farmaci che influiscono sul sistema renina-angiotensina, pazienti ipertesi di razza nera notoriamente hanno una risposta inferiore alla monoterapia con irbesartan. Quando irbesartan viene somministrato in associazione ad una bassa dose di idroclorotiazide (es.: 12,5 mg/die), la risposta antipertensiva dei pazienti di razza nera si avvicina a quella dei pazienti di razza bianca.

Non c’è un effetto clinico rilevante sui livelli sierici di acido urico o sulla secrezione di acido urico urinario.

La riduzione della pressione sanguigna a dosaggi titolati di irbesartan a 0,5 mg/kg (bassa), 1,5 mg/kg (media) e 4,5 mg/kg (alta) è stata valutata in 318 bambini e adolescenti ipertesi o a rischio (diabetici, ipertensione nell’anamnesi familiare) di età fra 6 e 16 anni per un periodo di tre settimane. Al termine delle tre settimane la riduzione media dai valori di base nella variabile di efficacia primaria rilevata con pressione sanguigna sistolica in posizione seduta (SeSBP) era 11,7 mmHg (dosaggio basso), 9,3 mmHg (dosaggio medio), 13,2 mmHg (dosaggio alto). Non si sono rilevate differenze significative fra questi dosaggi. Una variazione media adeguata della pressione sanguigna diastolica in posizione seduta (SeDBP) era 3,8 mmHg (dosaggio basso), 3,2 mmHg (dosaggio medio), 5,6 mmHg (dosaggio alto). Per un successivo periodo di due settimane i pazienti sono stati nuovamente randomizzati per essere trattati con farmaco attivo o con placebo, i pazienti trattati con placebo presentavano aumenti del 2,4 and 2,0 mmHg in SeSBP e SeDBP a confronto di +0,1 e -0,3 mmHg di variazioni in quelli trattati con irbesartan a tutti i dosaggi (vedi sezione 4.2).

Ipertensione e diabete di tipo 2 con malattia renale

La “Sperimentazione clinica sulla nefropatia diabetica con irbesartan (IDNT)” indica che irbesartan riduce la progressione della malattia renale in pazienti con insufficienza renale cronica e proteinuria manifesta. IDNT era uno studio clinico controllato in doppio cieco su morbilità e mortalità che confrontava irbesartan, amlodipina e placebo. In 1.715 pazienti ipertesi con diabete di tipo 2, proteinuria > 900 mg/die e creatinina sierica fra 1,0 e 3,0 mg/dl, sono stati esaminati gli effetti a lungo termine (media 2,6 anni) di irbesartan sulla progressione della malattia renale e sulla mortalità da qualsiasi causa. Ai pazienti venivano somministrati da 75 mg a una dose di

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mantenimento di 300 mg di irbesartan, da 2,5 mg a 10 mg di amlodipina o placebo come tollerato.

Ai pazienti in tutti i gruppi di trattamento venivano somministrati tipicamente fra 2 e 4 agenti antipertensivi (es. diuretici, beta-bloccanti, alfa-bloccanti) per raggiungere un obiettivo di pressione sanguigna predefinita di < 135/85 mmHg oppure una riduzione di 10 mmHg della pressione sistolica se la linea di base era > 160 mmHg. Il sessanta per cento (60%) dei pazienti ha raggiunto questo obiettivo di pressione sanguigna, ma questo dato era del 76% per il gruppo trattato con irbesartan e del 78% per il gruppo trattato con amlodipina. Irbesartan ha ridotto significativamente il rischio relativo nel punto finale primario combinato di raddoppiare la creatinina sierica, malattia renale allo stadio finale (ESRD) o mortalità da qualsiasi causa. Circa il 33% dei pazienti trattati con irbesartan ha raggiunto il punto finale primario composito a confronto del 39% e del 41% nei gruppi trattati con placebo e amlodipine [diminuzione del rischio relativo del 20% verso placebo (p = 0,024) e il 23% della diminuzione del rischio relativo a confronto con amlodipine (p = 0,006)]. Quando sono state analizzate le componenti individuali del punto finale primario, non è stata osservato nessun effetto in tutte le cause di morte, mentre sono stati osservati un trend positivo nella riduzione di ESRD e una riduzione significativa nel raddoppiamento della creatinina sierica.

I sottogruppi, consistenti in genere, razza, età, durata del diabete, pressione sanguigna di base, creatinina sierica e tasso di escrezione dell’albumina sono stati valutati per l’effetto terapeutico. Nel sottogruppo femminile e in quello nero, che rappresentavano il 32% e il 26% rispettivamente di tutta la popolazione dello studio, un beneficio renale non era evidente, sebbene gli intervalli fiduciali non lo escludano. In relazione al punto finale secondario di eventi cardiovascolari fatali e non fatali non c’è stata differenza fra i tre gruppi nella popolazione complessiva, sebbene fosse stata notata una incidenza aumentata di infarto del miocardio non fatale per le donne e una diminuita incidenza di infarto del miocardio negli uomini trattati con irbesartan nei confronti del regime a base di placebo. Una aumentata incidenza di infarto del miocardio non fatale e di ictus si è vista in donne del gruppo trattato con irbesartan a confronto del gruppo trattato con amlodipina, mentre l’ospedalizzazione dovuta a insufficienza cardiaca era ridotta in tutta la popolazione. Tuttavia non si sono trovate spiegazioni adeguate per questi risultati nelle donne.

Lo studio degli “Effetti di Irbesartan sulla microalbuminuria in pazienti ipertesi con diabete mellito tipo 2 (IRMA 2)” mostra che irbesartan 300 mg ritarda la progressione della proteinuria manifesta in pazienti con microalbuminuria. IRMA 2 era uno studio di morbilità in doppio cieco controllato verso placebo condotto su 590 pazienti con diabete tipo 2, microalbuminuria (30-300 mg/die) e funzionalità renale normale (creatinina sierica < 1,5 mg/dl in maschi e < 1,1 mg/dl in femmine). Lo studio ha esaminato gli effetti a lungo termine (2 anni) di irbesartan sulla progressione a proteinuria clinica (manifesta) (tasso di escrezione dell’albumina urinaria (UAER) > 300 mg/die e un aumento di UAER di almeno il 30% dalla linea di base). L’obiettivo predefinito di pressione sanguigna era < 135/85 mmHg. Sono stati aggiunti altri agenti antipertensivi (escludendo ACE-inibitori, antagonisti dei recettori dell’angiotensina II e calcio bloccanti diidropiridinici) per aiutare ad ottenere l’obiettivo di pressione sanguigna. Mentre pressioni sanguigne simili sono state ottenute in tutti i gruppi di trattamento, meno soggetti nel gruppo trattato con irbesartan 300 mg (5,2%) che in quello trattato con placebo (14,9%) o irbesartan 150 mg (9,7%) hanno raggiunto il punto finale di proteinuria manifesta, dimostrando una riduzione del rischio relativo del 70% a confronto con (p = 0,0004) per la dose maggiore. Un concomitante miglioramento del tasso di filtrazione glomerulare (GFR) non è stato osservato nei

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primi tre mesi di trattamento. Il rallentamento della progressione a proteinuria clinica era evidente a tre mesi ed è continuato per il periodo di due anni. La regressione a normoalbuminuria (< 30 mg/die) è stata più frequente nel gruppo trattato con irbesartan 300 mg (34%) che in quello trattato con placebo (21%).

Due grandi studi randomizzati e controllati (ONTARGET (ONgoing Telmisartan Alone and in combination with Ramipril Global Endpoint Trial) e VA Nephron-D (The Veterans Affairs Nephropathy in Diabetes)) hanno esaminato l’uso della combinazione di un ACE-inibitore con un antagonista del recettore dell’angiotensina II. ONTARGET è stato uno studio condotto in pazienti con anamnesi di patologia cardiovascolare o cerebrovascolare, o diabete mellito tipo 2 associato all’evidenza di danno d’organo. VA NEPHRON-D è stato uno studio condotto in pazienti con diabete mellito tipo 2 e nefropatia diabetica. Questi studi non hanno dimostrato alcun significativo effetto benefico sugli esiti e sulla mortalità renale e/o cardiovascolare, mentre è stato osservato un aumento del rischio di iperpotassiemia, danno renale acuto e/o ipotensione rispetto alla monoterapia. Questi risultati sono pertinenti anche per gli altri ACE-inibitori e per gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II, date le loro simili proprietà farmacodinamiche. Gli ACE-inibitori e gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II non devono quindi essere usati contemporaneamente in pazienti con nefropatia diabetica. ALTITUDE (Aliskiren Trial in Type 2 Diabetes Using Cardiovascular and Renal Disease Endpoints) è stato uno studio volto a verificare il vantaggio di aggiungere aliskiren ad una terapia standard di un ACE-inibitore o un antagonista del recettore dell’angiotensina II in pazienti con diabete mellito di tipo 2 e malattia renale cronica, malattia cardiovascolare, o entrambe. Lo studio è stato interrotto precocemente a causa di un aumentato rischio di eventi avversi. Morte cardiovascolare e ictus sono stati entrambi numericamente più frequenti nel gruppo aliskiren rispetto al gruppo placebo e gli eventi avversi e gli eventi avversi gravi di interesse (iperpotassiemia, ipotensione e disfunzione renale) sono stati riportati più frequentemente nel gruppo aliskiren rispetto al gruppo placebo.

05.2 Proprietà farmacocinetiche

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Dopo somministrazione orale, irbesartan è ben assorbito: studi di biodisponibilità assoluta hanno dato valori di circa 60-80%. La concomitante assunzione di cibo non influenza significativamente la biodisponibilità di irbesartan. Il legame delle proteine plasmatiche è approssimativamente pari al 96%, con una quota trascurabile di legame alle cellule ematiche. Il volume di distribuzione è di 53-93 litri. Dopo somministrazione orale o endovenosa di irbesartan marcato con 14C, una quota pari all’ 80-85% della radioattività rilevata nel plasma circolante è attribuibile a irbesartan immodificato. Irbesartan viene metabolizzato per via epatica mediante glucuronoconiugazione e ossidazione. Il metabolita circolante maggiormente rappresentato (approssimativamente 6%) è l’irbesartan glucuronide. Studi in vitro indicano che irbesartan viene soprattutto ossidato tramite il citocromo P450 enzima CYP2C9; l’isoenzima CYP3A4 ha un effetto trascurabile.

Irbesartan, nell’intervallo di dosaggio da 10 a 600 mg, possiede una farmacocinetica lineare e dose proporzionale.

È stato osservato un incremento meno che proporzionale nell’assorbimento orale alle dosi superiori ai 600 mg (due volte la dose massima raccomandata); il meccanismo di ciò risulta sconosciuto. I picchi delle concentrazioni plasmatiche sono raggiunti 1,5-2 ore dopo la somministrazione orale. Le clearance corporea totale e renale sono rispettivamente di 157-176 e 3-3,5 ml/min. L’emivita di eliminazione terminale dell’irbesartan è di 11-15 ore.

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La concentrazione piasmatica allo stato stazionario viene raggiunta entro 3 giorni dall’inizio della monosomministrazione giornaliera. Un ridotto accumulo di irbesartan (< 20%) viene osservato nel plasma dopo ripetute monosomministrazioni giornaliere. In uno studio sono state osservate concentrazioni plasmatiche un po’ più alte nelle pazienti ipertese. In ogni caso, non sono emerse differenze nell’emivita né nell’accumulo di irbesartan. Non sono necessari aggiustamenti del dosaggio nelle pazienti. I valori di AUC e Cmax dell’irbesartan sono risultati un po’ più alti in pazienti anziani (> 65 anni) rispetto ai soggetti giovani (18-40 anni).

Comunque l’emivita terminale non è risultata significativamente modificata. Non sono necessari, nei pazienti anziani, aggiustamenti del dosaggio.

Irbesartan e i suoi metaboliti vengono eliminati sia per via biliare che renale. Dopo somministrazione orale o endovenosa di irbesartan 14C, il 20% circa della radioattività è rinvenuta nelle urine, mentre il rimanente è rilevabile nelle feci. Meno del 2% della dose assunta di farmaco viene escreta nelle urine come irbesartan immodificato.

La farmacocinetica dell’irbesartan è stata valutata in 23 bambini ipertesi dopo la somministrazione di dosi quotidiane singole e multiple di irbesartan (2 mg/kg) fino a una dose giornaliera massima di 150 mg per quattro settimane. Di questi 23 bambini, 21 sono stati valutabili per il confronto della farmacocinetica con gli adulti (dodici bambini oltre 12 anni, nove bambini fra 6 e 12 anni). I risultati hanno mostrato che Cmax, AUC e tassi di clearance erano paragonabili a quelli osservati in pazienti adulti trattati con irbesartan 150 mg/die. Un accumulo limitato di irbesartan (18%) nel plasma è stato osservato dopo dosaggio giornaliero ripetuto.

Insufficienza renale: in soggetti con insufficienza renale o emodializzati, i parametri di farmacocinetica di irbesartan non risultano significativamente modificati. Irbesartan non viene rimosso durante l’emodialisi.

Insufficienza epatica: in soggetti con cirrosi da lieve a moderata i parametri di farmacocinetica di irbesartan non risultano significativamente modificati.

Non sono stati condotti studi in pazienti con grave insufficienza epatica.

05.3 Dati preclinici di sicurezza

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Non c’è evidenza di abnorme tossicità d’organo bersaglio o sistemica a dosi clinicamente appropriate. In studi preclinici di sicurezza, alte dosi di irbesartan (> 250 mg/kg/die nei ratti e >100 mg/kg/die nei macachi) hanno causato una riduzione dei parametri relativi ai globuli rossi (eritrociti, emoglobina, ematocrito).

A dosi molto alte (>500 mg/kg/die) cambiamenti degenerativi nel rene (come nefrite interstiziale, distensione tubulare, tubuli basofili, aumentate concentrazioni plasmatiche di urea e creatinina) furono indotte dall’irbesartan nel ratto e nel macaco e sono considerate secondarie all’effetto ipotensivo del farmaco che comporta una diminuita perfusione renale. Inoltre, l’irbesartan ha indotto iperplasia/ipertrofia delle cellule juxtaglomerulari (nei ratti >90 mg/kg/die, nei macachi >10 mg/kg/die). Tutti questi cambiamenti sono stati considerati causati dall’azione farmacologica dell’irbesartan. Alle dosi terapeutiche di irbesartan nell’uomo, l’iperplasia/ipertrofia delle cellule renali juxtaglomerulari non sembra avere rilevanza.

Non ci sono state prove di mutagenicità, clastogenicità o carcinogenicità.

Gli studi con irbesartan su animali evidenziano effetti tossici transitori (dilatazione della pelvi renale, idrouretere e edema sottocutaneo) nei feti di ratto, che regrediscono dopo la nascita. Nei conigli è stato riscontrato aborto o precoce riassorbimento a dosi che causano significativa

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tossicità materna, inclusa la morte. Non sono stati osservati effetti teratogeni né nel ratto né nel coniglio.

La fertilità e la capacità riproduttiva non risultano alterate negli studi su ratti maschi e femmine anche a dosi orali di irbesartan che causano una certa tossicità nei genitori (da 50 a 650mg/Kg/die), inclusa la mortalità alla dose più alta. Nessun effetto significativo è stato osservato sul numero di corpi lutei, di impianti o di feti vivi.

Irbesartan non ha influenzato la sopravvivenza, lo sviluppo, o la riproduzione della prole. Gli studi sugli animali indicano che l’irbesartan radiomarcato viene rilevato nei feti di ratto e di coniglio.

Irbesartan è escreto nel latte di ratti in allettamento .

INFORMAZIONI FARMACEUTICHE

06.1 Eccipienti

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Nucleo:

Lattosio monoidrato Cellulosa microcristallina Croscarmellosa sodica Poloxamer 188 Amido pregelatinizzato Magnesio stearato

Rivestimento:

Idrossipropilcellulosa Hypromellose Titanio diossido Talco

06.2 Incompatibilità

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Non pertinente.

06.3 Periodo di validità

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24 mesi.

06.4 Speciali precauzioni per la conservazione

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Nessuna specifica condizione di conservazione.

06.5 Natura e contenuto della confezione

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Confezioni blister in PVC/PVDC/Alluminio contenenti 14, 28, 30, 56, 84, 90 o 98 Compresse rivestite con film .

E’ possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.

06.6 Istruzioni per l’uso e la manipolazione

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Il prodotto inutilizzato o i residui devono essere eliminati conformemente agli obblighi locali.

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07.0 Titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio

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Mebel S.r.l. Via C. Tramontano, 125 – 84016 Pagani (SA)

08.0 Numeri delle autorizzazioni all’immissione in commercio

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AIC n. 040915151/M – “300 mg compresse rivestite con film” 14 compresse in blister PVC/PVDC/AL AIC n. 040915163/M – “300 mg compresse rivestite con film” 28 compresse in blister PVC/PVDC/AL AIC n. 040915175/M – “300 mg compresse rivestite con film” 30 compresse in blister PVC/PVDC/AL AIC n. 040915187/M – “300 mg compresse rivestite con film” 56 compresse in blister PVC/PVDC/AL AIC n. 040915199/M – “300 mg compresse rivestite con film” 84 compresse in blister PVC/PVDC/AL AIC n. 040915201/M – “300 mg compresse rivestite con film” 90 compresse in blister PVC/PVDC/AL AIC n. 040915213/M – “300 mg compresse rivestite con film” 98 compresse in blister PVC/PVDC/AL

09.0 Data della prima autorizzazione/Rinnovo dell’autorizzazione

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30 Agosto 2012

10.0 Data di revisione del testo

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06/05/2015

PRESCRIVIBILITÀ ED INFORMAZIONI PARTICOLARI

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Abesart – 28 Cpr Riv 300 mg (Irbesartan)
Classe A: Rimborsabile dal SSN (gratuito o con ticket per il paziente) NotaAIFA: Nessuna Ricetta: Ricetta Ripetibile Tipo: Generico Info: Prontuario terapeutico regionale ATC: C09CA04 AIC: 040915163 Prezzo: 8,65 Ditta: Genetic Spa


FARMACI EQUIVALENTI (stesso principio attivo)

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  • Abesart 300 mg – 28 Cpr Riv 300 mg
  • Aprovel 150 mg compresse – 28 Cpr 150 mg
  • Aprovel 300 mg compresse – 28 Cpr 300 mg
  • Aprovel 75 mg compresse – 28 Cpr 75 mg
  • Assipress compresse rivestite con film – 28 Cpr Riv 150 mg
  • Irbecor – 28 Cpr Riv 150 mg
  • Irbesartan aurobindo comresse – 28 Cpr 300 mg
  • Irbesartan doc generici – 28 Cpr 150 mg
  • Irbesartan eg – 28 Cpr Riv 300 mg
  • Irbesartan mylan compresse – 28 Cpr 300 mg
  • Irbesartan pensa 150 mg compresse rivestite con film – 28 Cpr Riv 150 mg
  • Irbesartan pensa 300 mg – 28 Cpr Riv 300 mg
  • Irbesartan ranbaxy – 28 Cpr Riv 150 mg
  • Irbesartan ranbaxy 300 mg – 28 Cpr Riv 300 mg
  • Irbesartan sandoz – 28 Cpr Riv 300 mg
  • Irbesartan tecnimede 150 mg – 28 Cpr Riv 150 mg
  • Irbesartan tecnimede 150 mg – 28 Cpr Riv 300 mg
  • Irbesartan teva – 28 Cpr Riv150 mg
  • Irbesartan teva 300 mg compresse rivestite con film – 28 Cpr Riv300 mg
  • Irbesartan zentiva 150 mg compresse – 28 Cpr 150 mg
  • Irbesartan zentiva 300 mg compresse – 28 Cpr 300 mg
  • Irbetens – 28 Cpr Riv 300 mg
  • Karvea 150 mg compresse – 28 Cpr 150 mg
  • Karvea 300 mg compresse – 28 Cpr 300 mg
  • Karvea 75 mg compresse – 28 Cpr 75 mg
  • Rabesat – 28 Cpr Riv 300 mg
  • Retensir – 28 Cpr Riv 150 mg