Quali sono i sintomi del diabete?

Sintomi del diabete: segnali tipici, manifestazioni, diagnosi precoce, gestione clinica e quando rivolgersi al medico

Il diabete è una condizione cronica caratterizzata da livelli elevati di glucosio nel sangue dovuti a un’insufficiente produzione di insulina, a una sua ridotta efficacia, o a entrambe le cose. Riconoscere i sintomi è fondamentale per arrivare a una diagnosi tempestiva e impostare da subito le strategie terapeutiche più appropriate, riducendo il rischio di complicanze a breve e lungo termine. Sebbene il quadro clinico possa variare tra diabete di tipo 1, tipo 2 e forme specifiche (ad esempio quelle secondarie a farmaci o patologie pancreatiche), molte manifestazioni sono sovrapponibili.

Questa guida offre un percorso chiaro e pratico per identificare i segnali più frequenti, comprenderne i meccanismi e distinguere ciò che è comune da ciò che richiede attenzione urgente. L’obiettivo è fornire informazioni utili sia a chi ha già una diagnosi sia a chi sospetta di essere a rischio, mantenendo un linguaggio accessibile senza rinunciare al rigore clinico. Nei paragrafi che seguono inizieremo dai sintomi più tipici, per poi, nelle parti successive della guida, approfondire come si manifestano nel tempo, come favorire la diagnosi precoce e quali strategie aiutano a gestirli nella vita quotidiana.

Sintomi comuni del diabete

I sintomi cardine del diabete sono legati all’iperglicemia persistente. Quando la glicemia supera la soglia renale, il glucosio in eccesso viene eliminato con le urine: questo fenomeno induce diuresi osmotica, con aumento della quantità e della frequenza delle minzioni (poliuria). La perdita di liquidi porta a sete intensa (polidipsia), spesso accompagnata da secchezza delle fauci e crampi notturni per disidratazione. Un altro segnale ricorrente è la stanchezza marcata, dovuta al fatto che le cellule, in carenza relativa di insulina o in presenza di insulino-resistenza, faticano a utilizzare il glucosio come fonte energetica; il risultato è una sensazione di “energia bassa” nonostante l’aumento dell’introito calorico in alcuni casi.

La fame eccessiva (polifagia) può coesistere con un calo ponderale non intenzionale, soprattutto nel diabete di tipo 1, dove la carenza di insulina impedisce al glucosio di entrare nei tessuti, spingendo l’organismo a utilizzare grassi e proteine come carburante. Nel tipo 2, l’esordio è spesso più graduale e subdolo: lieve incremento della sete, necessità di urinare di notte, maggiore affaticamento dopo i pasti, e visione offuscata intermittente dovuta a variazioni osmotiche del cristallino. Questi segnali possono restare sottovalutati per mesi o anni, confondendosi con lo “stress” o l’età, ritardando la diagnosi e l’avvio dei trattamenti. Scopri quali sono i farmaci di ultima generazione per il diabete

L’iperglicemia cronica modifica anche le difese cutaneo-mucose, favorendo prurito, cute secca, lenta cicatrizzazione delle ferite e infezioni ricorrenti, in particolare a carico delle vie urinarie e delle mucose genitali (ad esempio candida). La visione offuscata può associarsi a bruciore oculare e oscillare nel giro di giorni quando la glicemia è instabile. A livello neurologico periferico possono comparire formicolii, ridotta sensibilità o “punture di spillo” ai piedi e alle mani, segnali iniziali di neuropatia, spesso più evidenti la sera. In alcune persone si osservano anche crampi, irrequietezza notturna e riduzione della performance fisica per scarsa disponibilità energetica muscolare. Approfondisci quali sono i nuovi farmaci per il diabete

Quali sono i sintomi del diabete?

Nei quadri a insorgenza rapida, tipici del diabete di tipo 1 ma possibili anche nel tipo 2 stressato da infezioni o cortisonici, i sintomi possono intensificarsi in poche settimane: sete insaziabile, diuresi molto abbondante, nausea, respiro accelerato e alito fruttato indicano che l’organismo sta producendo corpi chetonici in eccesso per compensare la carenza di insulina. All’estremo opposto, nel tipo 2 l’iperglicemia si accompagna talvolta a una maggiore sonnolenza post-prandiale, difficoltà di concentrazione al lavoro o alla guida e a picchi pressori, che insieme al profilo lipidico alterato compongono spesso una sindrome metabolica. In entrambi i casi, il denominatore comune è l’inefficace gestione del glucosio circolante: il corpo “grida” il suo bisogno di equilibrio attraverso segnali semplici ma significativi, che meritano ascolto e un confronto clinico per non essere normalizzati o attribuiti solo allo stile di vita.

Come si manifestano i sintomi

La comparsa dei sintomi del diabete dipende in gran parte dalla rapidità con cui aumenta la glicemia e dal tipo di diabete. Nel diabete di tipo 1, soprattutto nei bambini, adolescenti e giovani adulti, l’esordio è spesso brusco, nell’arco di giorni o poche settimane, con poliuria, polidipsia, perdita di peso e talvolta nausea o vomito. Nel diabete di tipo 2, al contrario, l’iperglicemia si sviluppa lentamente: i sintomi sono più sfumati, intermittenti o assenti per anni, e spesso la diagnosi avviene in occasione di esami di routine o di un’altra malattia intercorrente.

Molte manifestazioni derivano dall’iperglicemia persistente e dalla diuresi osmotica: l’eccesso di glucosio nelle urine “trascina” acqua e sali, determinando sete intensa, minzione frequente e disidratazione, con possibile crampi muscolari e stanchezza. La carenza di utilizzo del glucosio da parte dei tessuti può indurre fame aumentata (polifagia) e calo ponderale, più tipico del tipo 1. La visione offuscata può comparire in modo transitorio per alterazioni dell’idratazione del cristallino; talora si associano mal di testa e difficoltà di concentrazione.

Altre spie cliniche sono legate all’effetto dell’iperglicemia su pelle e difese immunitarie: cute secca o pruriginosa, candidosi o infezioni urinarie ricorrenti, lentezza nella cicatrizzazione di piccole ferite, gengive arrossate o sanguinanti. A livello neurologico possono emergere formicolii alle mani o ai piedi, talvolta dolore bruciante notturno, campanelli d’allarme di un interessamento dei nervi periferici. Negli uomini può comparire disfunzione erettile; nelle donne irregolarità mestruali o vaginiti ricorrenti.

Alcune presentazioni richiedono attenzione urgente. Nel tipo 1 (e più raramente nel tipo 2) un esordio con nausea, vomito, dolore addominale, respiro accelerato, alito “fruttato”, sonnolenza o confusione può indicare chetoacidosi diabetica. Nel tipo 2 con iperglicemia molto elevata e disidratazione si può sviluppare lo stato iperglicemico iperosmolare, con sete intensa, debolezza marcata e alterazioni della coscienza. Questi quadri sono emergenze e richiedono contatto immediato con il 112 o accesso al Pronto Soccorso.

Diagnosi precoce del diabete

Riconoscere il diabete nelle fasi iniziali aiuta a prevenire complicanze. Lo screening è consigliato negli adulti con fattori di rischio (sovrappeso/obesità, familiarità, ipertensione, dislipidemia, sedentarietà, sindrome dell’ovaio policistico, pregresso diabete gestazionale, apnee notturne, terapia con glucocorticoidi o antipsicotici), e periodicamente a partire dalla mezza età anche in assenza di sintomi. Nei bambini e adolescenti, la valutazione è indicata in presenza di sovrappeso associato a fattori di rischio familiari o clinici; un esordio rapido con poliuria, polidipsia e calo ponderale va sempre considerato un’urgenza diagnostica.

Gli esami cardine per la diagnosi sono: glicemia plasmatica a digiuno (FPG), emoglobina glicata (HbA1c) e curva da carico orale di glucosio (OGTT a 75 g). I criteri diagnostici più condivisi prevedono diabete se: FPG ≥126 mg/dL (7,0 mmol/L), oppure HbA1c ≥6,5% (48 mmol/mol) con metodica standardizzata, oppure glicemia ≥200 mg/dL (11,1 mmol/L) 2 ore dopo OGTT, oppure glicemia plasmatica casuale ≥200 mg/dL in presenza di sintomi classici. In assenza di sintomi, si richiede di norma la conferma con un secondo test concordante in altro giorno.

Tra i valori “intermedi”, la glicemia a digiuno tra 100 e 125 mg/dL e/o la 2 ore post-OGTT tra 140 e 199 mg/dL e/o un’HbA1c tra 5,7% e 6,4% indicano prediabete o iperglicemia intermedia: condizioni a rischio aumentato di progressione a diabete e di eventi cardiovascolari, per cui si raccomandano cambiamenti dello stile di vita intensivi e follow-up periodico. In gravidanza la diagnosi di diabete gestazionale segue criteri specifici e si effettua di norma tra la 24a e la 28a settimana con OGTT a 75 g.

Nell’interpretare i risultati occorre considerare possibili interferenze: l’HbA1c può essere falsata in presenza di anemia significativa, emoglobinopatie, malattie renali o epatiche avanzate e in gravidanza; in questi casi è preferibile orientarsi su misure di glicemia plasmatiche e OGTT. La diagnosi non si basa su glucometri domestici. Tecnologie come il monitoraggio continuo del glucosio (CGM) sono preziose per il controllo e l’autogestione, ma non sostituiscono i criteri diagnostici di laboratorio.

Gestione dei sintomi del diabete

Il trattamento dei sintomi è inseparabile dal controllo stabile della glicemia. Interventi sullo stile di vita sono il primo pilastro: un modello alimentare mediterraneo ricco di verdure, legumi, cereali integrali, pesce, olio extravergine d’oliva e povero di zuccheri liberi e bevande dolci; porzioni calibrate e un adeguato apporto di fibre aiutano a ridurre i picchi glicemici. L’attività fisica regolare (almeno 150 minuti/settimana di esercizio aerobico moderato più 2 sedute di rinforzo muscolare) migliora la sensibilità insulinica, contribuisce alla perdita di peso e attenua stanchezza e “annebbiamento” mentale legati all’iperglicemia.

La terapia farmacologica è personalizzata. Nel diabete di tipo 1 l’insulina è sempre necessaria fin dall’esordio, con schemi basale–bolo o tramite microinfusore; educazione all’autogestione, conteggio dei carboidrati e monitoraggio (SMBG o CGM) sono fondamentali per prevenire ipoglicemie e oscillazioni sintomatiche. Nel diabete di tipo 2, salvo controindicazioni, la metformina è spesso il primo farmaco; in presenza di malattia cardiovascolare, insufficienza renale o scompenso cardiaco, molte linee guida raccomandano precocemente l’uso di agonisti del recettore GLP‑1 e/o inibitori SGLT2, che aiutano anche a ridurre peso, sete e pollachiuria correlate all’iperglicemia.

La gestione quotidiana dei disturbi comprende: idratazione adeguata quando la glicemia è elevata, igiene accurata di cute e mucose per limitare prurito e infezioni micotiche, cura del piede (ispezione giornaliera, scarpe adeguate) per prevenire ulcere e ritardi di cicatrizzazione, protezione oculare in presenza di secchezza e controlli periodici della vista. È utile concordare con il team diabetologico un “action plan” scritto per ipoglicemia (riconoscere tremori, sudorazione fredda, confusione; assumere 15–20 g di zuccheri semplici e ricontrollare) e iperglicemia (correzioni con insulina se previste, chetoni se glicemia molto alta, quando rivolgersi al medico).

Oltre alla glicemia, vanno trattati i fattori che amplificano i sintomi e il rischio di complicanze: pressione arteriosa, profilo lipidico, cessazione del fumo, sonno e stress. Vaccinazioni (influenza, pneumococco, COVID‑19 secondo indicazioni vigenti) riducono il rischio di riacutizzazioni e scompensi. In Italia, strumenti e algoritmi terapeutici istituzionali aiutano a personalizzare gli obiettivi di HbA1c e la scelta dei farmaci lungo il percorso di cura: chiedere indicazioni al diabetologo facilita scelte efficaci e sostenibili nel tempo.

Quando consultare un medico

È consigliabile rivolgersi al medico se compaiono poliuria, sete intensa, fame aumentata, calo di peso non voluto, stanchezza marcata, infezioni ricorrenti o visione offuscata per più di alcuni giorni, anche se i disturbi sono intermittenti. Chi ha fattori di rischio farebbe bene a chiedere un controllo programmato, senza attendere la comparsa dei sintomi. Nei bambini e ragazzi, sete e minzione notturna nuove o peggiorate, bagnare il letto dopo una fase di controllo, perdita di peso e malessere generale richiedono valutazione rapida.

Serve assistenza medica urgente se si manifestano segni suggestivi di chetoacidosi diabetica: nausea o vomito persistenti, dolore addominale, respirazione rapida e profonda, alito acetonemico, sonnolenza o confusione, con glicemie molto elevate o chetoni presenti. Anche la comparsa di disidratazione severa, debolezza estrema o alterazioni dello stato di coscienza in una persona con valori glicemici molto alti può indicare uno stato iperosmolare, che è un’emergenza. L’ipoglicemia grave (perdita di coscienza o impossibilità ad assumere zuccheri) è un altro motivo per chiamare immediatamente i soccorsi.

Se sei già in terapia per diabete, contatta il team curante quando i valori sono ripetutamente fuori target, se compaiono nuove infezioni o ferite ai piedi che non guariscono, se noti un peggioramento della vista, dolore toracico, dispnea o gonfiore alle gambe. Chi inizia farmaci che possono alzare la glicemia (ad esempio cortisonici) dovrebbe concordare prima eventuali aggiustamenti della terapia.

In gravidanza o se la stai pianificando, chiedi un inquadramento preconcepimento e un monitoraggio stretto fin dall’inizio: controllare glicemia e chetoni, adeguare i farmaci non sicuri, impostare un piano nutrizionale e di attività fisica riduce rischi per madre e bambino. Informare tempestivamente il medico di episodi di ipoglicemia o iperglicemia aiuta a ottimizzare la cura ed evitare ricadute.

In sintesi, i sintomi del diabete nascono dall’iperglicemia e dal suo effetto su reni, sistema nervoso, metabolismo e difese immunitarie. Riconoscerli per tempo, confermare la diagnosi con esami di laboratorio e impostare un percorso personalizzato di stile di vita, terapia e monitoraggio consente di attenuarli e prevenire complicanze. In caso di dubbi o segnali d’allarme, meglio non rimandare: un confronto con il medico o con il team diabetologico permette interventi tempestivi e scelte in linea con le più recenti evidenze.

Per approfondire

Ministero della Salute – Diabete mellito tipo 2 Panoramica istituzionale su sintomi, diagnosi, monitoraggio e terapia con dati italiani aggiornati.

Istituto Superiore di Sanità – EpiCentro: Diabete Schede tecniche su epidemiologia, fattori di rischio, HbA1c e raccomandazioni di sanità pubblica.

Organizzazione Mondiale della Sanità – Classification of diabetes mellitus (2019) Documento OMS su classificazione e criteri diagnostici; fonte fondamentale di riferimento internazionale.

American Diabetes Association – Standards of Care in Diabetes Linee guida aggiornate annualmente su diagnosi, target e gestione, incluse tecnologie e comorbidità.

AIFA – Algoritmo per la terapia del diabete di tipo 2 Strumento istituzionale italiano per la personalizzazione della terapia in base a profilo clinico e obiettivi glicemici.