Fototerapia della psoriasi: quale scegliere?

Fototerapia della psoriasi: quale scegliere?

La prima forma di fototerapia nella psoriasi è stata certamente l’esposizione della pelle alla luce del sole, ed in particolare alla luce “Ultravioletta” o radiazione Ultravioletta (UV).

La luce UV, per quanto riguarda la salute umana, è in genere suddivisa in UV-A (400-315 nm), UV-B (315-280 nm) e UV-C (280-100 nm). Il sole emette tutte e tre le bande di UV, ma il 99% dei raggi UV che arriva sulla terraono UV-A: infatti praticamente il 100% degli UV-C e il 95% degli UV-B è assorbito dall’atmosfera terrestre.

La ricerca ha permesso di stabilire che, nel trattamento della Psoriasi, la luce UV-B (lunghezze d’onda di 311-313 nm) è la più efficace.

UV-B a banda stretta

I raggi UV-B sono efficaci nella psoriasi perché inibiscono la proliferazione cellulare e perché hanno un’azione immunosoppressiva sulla funzione dei linfociti T.

I trattamenti a banda stretta utilizzano radiazioni ultraviolette di tipo B a 311 nm. Il tempo e l’intensità dell’esposizione deve essere controllata e limitata per evitare un’eccessiva esposizione ed ustioni della pelle.

Per questo motivo le moderne attrezzature sono totalmente programmabili nel funzionamento e dotate di spegnimento automatico, una volta trascorso il tempo programmato.

Si eseguono circa 30 sedute a cadenze di 3,4 sedute a settimana e una volta ottenuta la remissione si prosegue in genere con un trattamento di mantenimento (1,2 irradiazioni settimanali per 1-2 mesi).

La fototerapia con UV-B non è indicata nella psoriasi pustolosa, nella psoriasi instabile e nella psoriasi inversa.

Gli effetti collaterali più comuni sono: la comparsa di eritema, edema e lesioni bollose. Il principale rischio a lungo termine è lo sviluppo di neoplasie cutanee.

La fototerapia PUV-A

La PUV-A terapia è l’associazione tra psoraleni (farmaci foto sensibilizzanti)
e raggi UV-A (320-400 nm).

Tale terapia agisce sulla psoriasi perché ha una azione immunosoppressiva sui linfociti T ed inibisce la funzione dei granulociti polimorfonucleati neutrofili oltre a inibire la proliferazione dei cheratinociti.

In genere si eseguono 4 sedute settimanali con incrementi di UV-A in base alla risposta del paziente per un totale di circa 20 trattamenti. Dopo remissione si prosegue in genere con una terapia di mantenimento (1-2 sedute settimanali per 4 settimane)
allo scopo di ridurre le recidive.

La PUV-A è controindicata nei bambini, in gravidanza, in presenza di dermatosi fotosensibili, di gravi patologie cardiache, epatiche e renali, di neoplasie
cutanee e di cataratta.

Gli effetti collaterali a breve termine più frequenti sono: nausea, vomito,
prurito e iperpigmentazione, quelli a lungo termine comprendono: foto invecchiamento,, rischio di lesioni oculari (cataratta) e tumori cutanei.

Laser ad eccimeri

Questo strumento permette di irradiare solo piccole zone con una emissione di notevole potenza: ciò rende i trattamenti prolungati e accresce il rischio di reazioni eritematiche.

Questi inconvenienti sembrano superati con l’introduzione di luce monocromatica a eccimeri con un fascio di emissione non coerente.

Luce monocromatica a eccimeri

Questo trattamento utilizza radiazioni con una lunghezza d’onda di 308 nm,
viene effettuato in ospedale e solo dopo un certo numero di sedute se ne nota l’efficacia.

I più frequenti effetti collaterali della fototerapia sono l’invecchiamento cutaneo e un maggior rischio di tumore della pelle. Queste terapie richiedono un certo numero di visite settimanali in Ospedale o nei centri specializzati.

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