Megacolon tossico

Megacolon tossico

Il megacolon tossico, è una grave complicanza che si sviluppa nelle forme più gravi ed estese di colite ulcerosa e la cui frequenza sta diventando, per fortuna, sempre più rara, grazie all’avvento dei nuovi farmaci biologici che consentono un miglior controllo dell’infiammazione.

La patogenesi del megacolon tossico risiede nel coinvolgimento infiammatorio e del conseguente danneggiamento dei plessi nervosi mioenterici di Meissner e Auerbach, che provoca paralisi e, quindi, sovradistensione del colon.

Clinicamente si manifesta con un quadro drammatico, caratterizzato da sintomi e segni di interessamento peritoneale, quali dolore addominale ingravescente, notevole distensione gassosa delle anse intestinali, pallore, disidratazione, tachicardia, febbre e, talvolta, confusione mentale.

Il danno del plesso nervoso non solo determina modificazioni morfologiche importanti ma altera anche la normale coordinazione motoria dell’organo con conseguente accumulo e ristagno delle feci, metaboliti tossici e aumento della flora microbica.

Patogenesi del megacolon tossico

Come detto, il megacolon tossico è l’evoluzione di un quadro di rettocolite ulcerosa (2-13% dei casi di RCU) o, più raramente, del morbo di Crohn (2-6%).

Nei paesi in via di sviluppo, è a volte complicanza di dissenteria bacillare o di colite pseudomembranosa (da infezione da Clostridium difficile).

Le cause principali, sebbene non ancora ben note alla medicina, sembrano risiedere in una diffusione del processo
infiammatorio a tutti gli strati della parete intestinale, oltre che in un calo della potassiemia e dei tassi di altri
elettroliti presenti nel flusso ematico.

Clinica

La sintomatologia è rapidamente ingravescente dato il substrato patogenetico sottostante e si caatterizza per:

  • diarrea ematica ingravescente
  • dolore addominale
  • nausea
  • vomito
  • tossicosi
  • febbre
  • tachicardia
  • disidratazione
  • stato confusionale

Diagnosi

La diagnosi è prettamente radiologica, segnalata da un aumento del diametro del colon e spesso dalla presenza di aria libera nel peritoneo, derivata da una perforazione intestinale silente.

È sempre sconsigliabile in questi casi l’utilizzo della colonscopia come mezzo di diagnosi, al fine di scongiurare
la perforazione del viscere evento che potrebbe provocare uno pneumoperitoneo e/o peritonite.

Terapia

La terapia è inizialmente medica ma il trattamento diviene successivamente chirurgico.
Si esegue generalmente una colectomia totale con una ileostomia definitiva o una anastomosi ileo-rettale.
Il danno da evitare è la perforazione che può degenerare in peritonite e nel 30% dei casi avere un esito infausto.