I Meccanismi di Difesa

I Meccanismi di Difesa

Quando siamo esposti agli stimoli stressogeni e viviamo esperienze traumatiche ed avverse, il nostro organismo entra in uno stato di assoluta vigilanza, che prende il nome di “arousal” (lo stato di allarme raggiunge l’apice), con una conseguente iperattivazione del sistema nervoso centrale, periferico, simpatico, parasimpatico, cardiocircolatorio, respiratorio, immunitario ed endocrino (ormonale).

Tuttavia, il nostro organismo risponde agli stimoli stressogeni (malattie gravi, perdita del lavoro, delusione d’amore, divorzio, sindrome da burnout, stress correlato al lavoro,…) con l’attuazione dei cosiddetti: meccanismi di difesa, tecniche di fronteggiamento e di resilienza (resistenza) allo stress, per poter reagire nel migliore dei modi agli eventi stressanti ed avversi per il nostro corpo e per la nostra mente.

In questa sede ci soffermeremo in particolare sui meccanismi di difesa.

Tali meccanismi sono stati promossi e introdotti dal padre della psicoanalisi psicodinamica Sigmund Freud e dalla sua figlia Anna Freud (ultima dei 6 figli), e descritti nell’opera composta e pubblicata da quest’ultima, intitolata: “L’Io e i meccanismi di difesa” (1937).

I meccanismi difensivi rientrano nel quadro diagnostico e psicoanalitico della normalità e della patologia della personalità, sta a spiegare per l’appunto che tali processi vengono messi in azione sia dai soggetti sani di mente (per far fronte alle contrarietà e negatività che la vita riserva per ciascuno di noi), che dai soggetti affetti da moderate e gravi psicopatologie, quali: disturbi della personalità di cluster A – B – C, disturbi dissociativi, nevrosi, psicosi, disturbi della percezione (allucinazioni – illusioni – pseudoallucinazioni, disturbi della coscienza (derealizzazione e depersonalizzazione) e disturbi ossessivo-compulsivi.

I meccanismi di difesa consistono in processi attuati dall’apparato psichico, che risiedono nell’inconscio di ciascuno di noi, ed hanno la funzione di proteggere il proprio IO dai desideri, dagli affetti, dalle emozioni, dalle sensazioni, dalle spinte pulsionali, istintuali e libidiche scatenate dalle situazioni avverse e stressanti che stiamo fronteggiando. Proprio in quel dato momento in cui entrano in azione questi processi si verifica un vero e proprio conflitto interiore, che avviene esattamente tra l’inconscio e la coscienza (mediante: attività oniriche, sintomi, lapsus freudiani, ecc) e tra l’IO e il Super – IO (coscienza morale), dando luogo ad uno scontro tra due aree psichiche attive e contrapposte.

I meccanismi di difesa originati dall’inconscio si oppongono alla coscienza umana, permettendo all’individuo di resistere agli “urti” ed alle minacce del mondo esterno.

Essi allo stesso tempo subiscono un mutamento, da processi psichici si tramutano in processi comportamentali, rendendo le reazioni umane automatiche ed involontarie agli eventi stressanti, traumatici e fortemente dolorosi.

Il ricorso automatico ai meccanismi di difesa dipende da alcuni elementi fondamentali:

  • Temperamento;
  • Traumi infantili;
  • Meccanismi di difesa acquisiti dai genitori e dalle persone più care e più vicine;
  • Vissuti avversi e stressanti;
  • Conflitti intrapsichici;
  • Tensioni e disagi intrafamiliari (basso reddito, basso ceto sociale, divorzi dei genitori, carenze affettive, … );
  • Disturbi della condotta e di adattamento;
  • Gli effetti sperimentati dall’attuazione di specifici meccanismi di difesa.

Nel contesto psicoterapico si interviene sui meccanismi di difesa attuati dal paziente allo scopo di conoscere i contenuti del suo inconscio mediante la tecnica dell’“introspezione”, e allo scopo di correggere (qualora fosse necessario) i meccanismi di difesa dei pazienti con tratti psicopatologici.

Pertanto, i meccanismi di difesa non sono fondamentali solo nel contesto psicoanalitico nella relazione terapeutica tra analista ed analizzando, ma anche in svariati contesti, quali: scolastico (docente – discente), sanitario (medico-paziente) e pedagogico (pedagogista o pedagogo – educando).

Tipi di meccanismi di difesa

 I meccanismi di difesa sono raggruppati in due macrocategorie:

  • Meccanismi di difesa della personalità normale;
  • Meccanismi di difesa della personalità patologica.

I meccanismi di difesa della personalità normale sono i seguenti:

  • Meccanismi di difesa arcaici o primitivi;
  • Meccanismi di difesa evolutivi o maturi.

 Va sottolineato e precisato che alcuni dei meccanismi di difesa della personalità normale, sopracitati, rientrano anche nelle categorie dei meccanismi di difesa di personalità patologica, poiché in questi casi tali processi difensivi sono attuati con più perseveranza, rasentando la sfera psicopatologica.

I meccanismi di difesa della personalità patologica sono i seguenti:

  • Meccanismi di difesa nevrotici;
  • Meccanismi di difesa psicotici;
  • Meccanismi di difesa dei disturbi della personalità.

Nei paragrafi successivi analizzeremo meticolosamente ciascuno di essi.

Meccanismi di difesa arcaici

 I meccanismi di difesa arcaici, chiamati anche primitivi o primari sono i seguenti:

  • Scissione o dissociazione: è il principale meccanismo di difesa della psicosi e si rifà al concetto di Spaltung (scissione) di Eugene Bleuler, che secondo il modello strutturale schizofrenico lo Spaltung rappresenta la “disgregazione”. Esso consiste nel provare un profondo distacco dalle avversità, dagli eventi stressogeni e dalle negatività della vita, non accuseranno mai di disturbi d’ansia e di depressione dato che tutto ciò che li circonda “li scivola addosso”. Essi risultano insensibili al dolore e hanno un’elevata capacità di resilienza, in grado di affrontare tutto ciò che capita nella loro vita sia di positivo (purtroppo) che di negativo. Quindi, la dissociazione diventa un vero e proprio tratto comportamentale e della personalità dei soggetti affetti;
  • Repressione: è un processo psichico meglio noto come “scacciapensieri”, poiché si tende a staccare coscientemente la mente da pensieri ed immagini spiacevoli e preoccupanti;
  • Identificazione proiettiva: consiste nell’esternare verso il nostro interlocutore tutto ciò che appartiene a noi stessi, suscitandogli gli stessi e medesimi impulsi o istinti provati da noi stessi, attendendo un riscontro da parte dell’interlocutore. Può verificarsi in seduta analitica tra il paziente psicotico e l’analista;
  • Razionalizzazione: i pazienti si sentono disarmati di fronte ai vissuti traumatici ed incapaci nel dominarli e controllarli, ma solo facendo mente locale e a giustificare quanto accaduto riescono ad adattarsi alle circostanze e a non perdersi d’animo, e a ritrovare sollievo e conforto;
  • Proiezione: consiste nell’esternare verso gli interlocutori e verso il mondo esterno tutto ciò che appartiene a noi stessi;
  • Negazione o diniego: espulsione dal proprio inconscio e dalla propria coscienza gli istinti, impulsi, desideri, pulsioni, emozioni, pensieri, atti, immagini e condotte ricorrenti, insistenti e persistenti nel tempo, che assediano la mente e il comportamento umano generando un profondo stato di angoscia, ansia, tristezza, avvilimento e scoraggiamento;
  • Introiezione: è l’opposto della proiezione e consiste nell’interiorizzare tutto ciò che appartiene metaforicamente al mondo esterno. 

Meccanismi di difesa evolutivi

I meccanismi di difesa evolutivi, chiamati anche maturi o secondari sono i seguenti:

  • Rimozione: è il principale meccanismo di difesa delle nevrosi e consiste nel eliminare dal proprio inconscio i pensieri, le immagini e i ricordi negativi e deprimenti legati alle pulsioni;
  • Sublimazione: dare libero sfogo ai propri impulsi, pulsioni, istinti, sentimenti ed emozioni, positive o negative, con l’attività fisica, lavorativa o professionale, o in alcuni casi con pratiche sessualmente perverse, come: feticismo, sadomasochismo,…;
  • Regressione: ci sono eventi fortemente avversi che colpiscono in età adulta o avanzata e che spingono il proprio apparato psichico a retrocedere all’infanzia o alla preadolescenza;
  • Isolamento: staccare il pensiero dagli altri pensieri che invadono la propria mente;
  • Intellettualizzazione: consiste nell’utilizzo smodato del pensiero astratto e di costruzioni mentali (senza fondamenta) per eludere dal provare emozioni e sentimenti negativi, opprimenti ed angoscianti;
  • Annullamento retroattivo: essere convinti che i pensieri, le idee, gli impulsi, gli atti non fossero mai esistiti e mai stati eseguiti, convertendoli in idee, pensieri ed atti di senso opposto (da negativi a positivi);
  • Acting – out: si manifesta attraverso le azioni aggressive e violente scatenate dai contenuti inconsci repressi, come ad esempio: la rabbia repressa e covata per molto tempo viene esternata sottoforma di acting out;
  • Spostamento: consiste nel focalizzare pensieri ed emozioni su un oggetto o su una persona meno minacciosi;
  • Somatizzazione: consiste nel trasferimento dei sintomi e malesseri psichici sul piano somatico, infatti i pazienti accusano continuamente dei sintomi fisici, negando fermamente di essere affetti da malesseri psichici, escludendo a priori che i sintomi fisici provati siano scatenati da una fragilità psichica o da lievi forme di psicopatologie;
  • Formazione reattiva: mutamento nel contrario, ossia, rendere positivo un desiderio o un impulso negativo rimosso;
  • Conversione: è il meccanismo di difesa principale della nevrosi isterica o isteria da conversione ed ha una funzione altamente simbolica basandosi sulla trasformazione dei desideri e impulsi rimossi dal proprio inconscio, in sintomi somatici, che interessano varie parti del corpo: palpitazioni, dolori ovarici, disturbi della coscienza, svenimenti, dispnea, paralisi, atassia, convulsioni, tremori, ipotensione, bradicardia, amnesie, spasmi, contrazioni e dolori digerenti.

Meccanismi di difesa nevrotici

 Le nevrosi consistono in un perenne malessere psicofisico accompagnate da disturbi sia neurovegetativi che psichici (ansia, angoscia, fobia, deperimento, isterismo, avvilimento, squilibrio mentale e depressione).

Il paziente riesce a dominare tali sintomi solo con la messa in atto dei cosiddetti: meccanismi di difesa. Trattasi di meccanismi protettivi intrapsichici attivati dall’Io nevrotico del paziente (che è un io fragile) costretto a ricorrere a tali meccanismi per dominare i propri sintomi psicosomatici. I sintomi rappresentano una sorta di “corazza” che generano anche dei benefici secondari, poiché, essi rappresentano un segnale di allarme di un’eventuale presenza di condotte nevrotiche, e quindi, per certi versi è bene che si manifestino perché solo così sarà possibile valutare il tipo di intervento e di trattamento da rivolgere al soggetto nevrotico.

I meccanismi di difesa attivati dai pazienti affetti da nevrosi isterica, fobica, ossessiva e d’angoscia sono i seguenti:

  • Rimozione;
  • Spostamento;
  • Formazione reattiva;
  • Conversione;
  • Sublimazione;
  • Identificazione proiettiva;
  • Introiezione;
  • Isolamento;
  • Annullamento retroattivo;
  • Intellettualizzazione;

Meccanismi di difesa psicotici

I meccanismi di difesa attivati dai pazienti affetti da disturbi psicotici, come: schizofrenia paranoide, schizofrenia simplex, schizofrenia catatonica, disturbo autistico, ecc, sono i seguenti:

  • Scissione o dissociazione;
  • Negazione o diniego.

Meccanismi di difesa dei disturbi della personalità

I meccanismi di difesa attivati dai pazienti affetti da disturbi della personalità appartenenti al Cluster A – B – C sono i seguenti:

  • Proiezione;
  • Scissione o dissociazione;
  • Idealizzazione;
  • Formazione retroattiva;
  • Isolamento;
  • Annullamento retroattivo. 

Questi ultimi tre meccanismi difensivi sono attivati particolarmente dai pazienti ossessivo-compulsivi.

Il soggetto ossessivo-compulsivo vive costantemente un forte conflitto interiore, che gli procura ansia, angoscia, tristezza e depressione, e cerca in tutti i modi possibili e immaginabili di fare resistenza, di essere forte e in gamba nel sopprimere e dominare tali oppressioni. Tra l’altro, egli convive quotidianamente con la difficoltà, o meglio con “l’incapacità” di smettere di avere gli stessi pensieri, di provare gli stessi impulsi e di commettere azioni ripetitive ogni giorno e più volte al giorno, sentendosi costretto a vivere un vero e proprio tormento psicologico.

Stadi difensivi

Intorno alla fine degli anni ’80 due psichiatri e ricercatori americani Vaillant e Perry hanno tracciato una classificazione composta da sette stadi difensivi:

  • Stadio di adattamento agli eventi stressogeni, traumatici e avversi, e ciò avviene mediante il meccanismo di difesa della repressione;
  • Stadio di rallentamento del flusso del pensiero e della coscienza, e ciò avviene mediante i meccanismi di difesa della rimozione e dello spostamento;
  • Stadio di lieve falsificazione e deformazione dell’immagine della propria persona, del proprio ego e del proprio corpo;
  • Stadio attivo, si manifesta attraverso le azioni compiute scatenate dai contenuti inconsci repressi, come la rabbia repressa e covata per molto tempo viene esternata sottoforma del meccanismo di difesa di acting out;
  • Stadio di accentuata falsificazione e deformazione dell’immagine della propria persona, del proprio ego e del proprio corpo;
  • Stadio di diniego ed espulsione dal proprio inconscio e dalla propria coscienza gli istinti, impulsi, desideri, pulsioni, emozioni, pensieri, atti, immagini e condotte ricorrenti, insistenti e persistenti nel tempo, che assediano la mente e il comportamento umano generando un profondo stato di angoscia, ansia, tristezza, avvilimento e scoraggiamento. I pazienti si sentono disarmati di fronte a tali vissuti ed incapaci nel dominarli e controllarli, essendo spinti ad attuare i meccanismi difensivi di negazione e razionalizzazione;
  • Stadio del fallimento, caratterizzato dall’incapacità di attuare i giusti ed adeguati meccanismi difensivi per fronteggiare ed adattarsi alle situazioni stressanti e controverse.

 

BIBLIOGRAFIA

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  • Gabbard G.O., Introduzione alla psicoterapia psicodinamica. Cortina Editore, Milano, 2005;
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  • Imbasciati A., Fondamenti psicoanalitici della psicologia clinica. UTET Libreria, 1994;
  • Semi A., Tecnica del colloquio. Raffaello Cortina Editore, Milano,1985.