Sindrome di Stendhal: quando la bellezza è troppa!

Sindrome di Stendhal: quando la bellezza è troppa!

La sindrome di Stendhal, comunemente nota come: “Sindrome di Firenze”, è una neuropatologia di carattere psicosomatico, piuttosto saltuario nella sua manifestazione, appartenente alla categoria delle cosiddette “sindromi del turista”, proprio perché questo stato di malessere psico-fisico colpisce prevalentemente i turisti durante i loro viaggi e gite presso le località turistiche culturali e artistiche, manifestandosi in particolare durante le visite delle chiese antiche e dei musei d’arte, in cui trovandosi dinanzi a delle affascinanti opere d’arte, i soggetti affetti da tale sindrome essendo ipersensibili ed iperemotivi, provano un profonda sofferenza psicologica (ad esempio dinanzi ad un dipinto, un affresco o una scultura), e tale sofferenza viene somatizzata esprimendosi mediante alcuni dei seguenti sintomi più frequenti, quali: palpitazioni, dispnea, “cuore in gola”, attacchi di panico, confusione mentale, vertigini,disturbi senso-percettivi, svenimenti, ecc.

Dal punto di vista etimologico, il nome della presente malattia deriva dal noto letterato francese Stendhal, che fu il primo ad essere stato affetto da tale sindrome, e fu il primo studioso ad aver descritto dettagliatamente e accuratamente la patologia, e a riportarla nella sua opera, intitolata: “Napoli e Firenze: un viaggio da Milano a Reggio”.

L’opera è stata composta in seguito ad una visita turistica, avvenuta a Firenze intono al primo ventennio del 1800, presso la Chiesa di Santa Croce, ammettendo di aver vissuto (in prima persona) un’esperienza emotivamente straordinaria e allo stesso tempo destabilizzante, da restare così folgorato e sconvolto di fronte a tanta grazia e ad ineffabile bellezza, da provare persino dei sintomi così spiacevoli (citati pocanzi).

Lo scrittore Stendhal (il suo vero nome è Marie Henry Beyle (1783 – 1842)) dopo essere uscito dalla Chiesa di Santa Croce, asserì di provare un’intensa paura di svenire, timore dell’ambiente circostante, angoscia, panico, e sostenne di sentirsi “spento interiormente”, come se la sua vita non valesse più nulla.

Le prime bozze circa la sua esperienza a Santa Croce sono presenti nella sua opera, intitolata: “Roma, Napoli e Firenze”.

Detta sindromevenne per la prima volta vagliata ed esaminata negli anni ’70 dalla nota psicoanalista (ad orientamento psicodinamico) e psichiatra di Firenze, la dottoressa Graziella Magherini, che ha riportato alcuni casi clinici di sindrome di Stendhal di viaggiatori forestieri durante la gita a Firenze, che furono colti da intensi momenti, a breve termine, di disagio psico-somatico durante la visita delle straordinarie opere d’arte nei musei.

I turisti erano prevalentemente uomini adulti, statunitensi, canadesi ed europei, solitari e con un elevato bagaglio culturale.

I sintomi primordiali riportati coinvolgevano differenti discipline della psichiatria: dalla psicopatologia all’area nevrotica – psicotica.

I pazienti affermavano di sentirsi travolti dai seguenti segni clinici: disturbi d’ansia generalizzata, disturbo da panico, allucinazioni visive ed uditive, disturbi del pensiero, deliri, crisi depressive, bipolarismo, disturbi dell’affettività, fobie sociali, ecc.

Sulla base di tali sintomi clinici, numerosi studi nel campo psichiatrico hanno riscontrato una diagnosi certa di personalità psicotica nei pazienti con sindrome di Stendhal.

Inoltre, è bene sottolineare che la sindrome di Stendhal non si è manifestata solo a Firenze, ma anche in altri Paesi, come ad esempio: Gerusalemme e Parigi. Qui in Italia la città che ha avuto più casi di tale sindrome è stata Firenze, per l’appunto ha acquisito il nome di: Sindrome di Firenze, anche se ci sono stati tanti altri casi clinici nel mondo.

Eziopatogenesi della sindrome di Stendhal

Il fattore eziologico, per eccellenza, che favorisce l’esordio della patologia è dovuto dall’azione esagerata e smodata da parte dei neuroni specchio.

Numerosi studi sperimentali (nel campo neurologico e neuropsichiatrico) hanno rilevato nei pazienti ansiosi, sensibili, emotivi e fobici un’ipereccitabilità dei neuroni specchio.

Tale eccitazione neuronale si verifica quando i soggetti ricevono numerosi input mediante il senso della vista, a tal punto da provocare l’insorgenza della malattia.

Visione psicodinamica

Sigmund Freud e tanti altri psicoanalisti si sono occupati e dedicati alla decodificazione del significato che emerge dall’iconografia classica, dagli affreschi, dalle sculture dell’epoca, e tutti gli psicoanalisti ad unanimità hanno condiviso un opinione in merito, ossia: la vena creativa degli artisti delle varie epoche storiche, il loro modo di rappresentare l’arte e di comunicare per mezzo di essa, diventa un importante mezzo di comunicazione dei contenuti inconsci.

Infatti, attraverso i dipinti e le sculture si trasmettono i propri conflitti interiori, traumi infantili, istinti sessuali, complessi di Edipo, emozioni ed impulsi repressi, che si manifestano solo attraverso le rappresentazioni artistiche, così come accade nell’attività onirica (sogni).

Nella presente affezione, psicoanaliticamente parlando, emerge da parte del paziente affetto un attaccamento morboso e bilioso alla bellezza inestimabile (di una data opera d’arte), provando un intenso desiderio di appropriarsi di quella grazia indescrivibile.

I sintomi psicosomatici e neurovegetativi scaturiscono dal fatto che i pazienti si sentono inermi di fronte ad un’impeccabile avvenenza ed incanto che traspaiono dalle opere artistiche.

Visione neurobiologica

La scienza neurobiologica ha fornito alcune delucidazioni in merito alle reazioni neuronali e cerebrali che un paziente con sindrome di Stendhal riporta nella fase di estasi durante la visione e l’ammirazione di una rappresentazione artistica.

Come accennato in precedenza, l’estasi provata dinanzi ad un’affascinante opera d’arte procura nei soggetti un intenso turbamento e scombussolamento psichico, emotivo, affettivo e comportamentale, che colpisce coloro che presentano un temperamento sensibile e vulnerabile, con una presenza lieve di psicopatologie e di disturbi della personalità.

Dagli studi scientifici è stato dimostrato che nei casi clinici in oggetto emerge un’ipereccitabilità dei neuroni specchio e l’eccitazione nelle sedi cerebrali dell’emozione, della sfera affettiva e volitiva, della memoria emotiva, della senso-percezione, della pianificazione ed esecuzione motoria, dell’umore e della regolazione neuroendocrina.

Le sedi cerebrali coinvolte sono le seguenti: l’amigdala, i gangli della base, l’ipotalamo, lo striato ventrale e la corteccia orbito frontale.

Pertanto, l’eccitazione avviene a carico del sistema nervoso centrale (SNC), sistema nervoso periferico (SNP) e sistema nervoso autonomo (SNA).

Le ricerche neurologiche hanno documentato che provare le emozioni ed osservare le medesime emozioni provate da altri, attivano contemporaneamente la medesima conformazione neurale, e tali meccanismi definiscono la funzionalità empatica e il meccanismo di difesa intrapsichico, come: l’identificazione proiettiva (essere convinti di controllare l’interlocutore spingendolo ad assumere comportamenti coincidenti con le proprie aspettative; ad esempio: il soggetto A sfoga la rabbia e la collera sul soggetto B – sereno e tranquillo – istigandolo a provare quella stessa collera al soggetto B, per poi considerarlo come responsabile di quella rabbia stessa).

Sintomatologia della sindrome di Stendhal

La psichiatra G. Magherini (vedi “Generalità”) ha coordinato la direzione del Dipartimento di Salute Mentale di Firenze e il reparto di psichiatria del vecchio ospedale Santa Maria Nuova di Firenze.

Ella ha contribuito alla diffusione del suo libro, intitolato: “La sindrome di Stendhal. Il malessere del viaggiatore di fronte alla grandezza dell’arte”, riportando oltre un centinaio di casi clinici portatori del presente disturbo neurologico.

La famosissima psichiatra ha riscontrato nei suoi pazienti i seguenti sintomi:

  • attacchi di panico;
  • disforia;
  • crisi depressive;
  • stati deliranti;
  • allucinazioni visive e uditive;
  • manie di persecuzione;
  • deliri di rovina;
  • tachicardia e palpitazioni;
  • vertigini e perdita di equilibrio;
  • disorientamento spazio-temporale;
  • dispnea;
  • avvilimento;
  • tristezza;
  • deliri di grandezza;
  • megalomania;
  • disturbi ansiosi e fobici;
  • iperidrosi (sudorazione elevata);
  • inquietudine;
  • tensione emotiva;
  • mancamenti.

Tutti i sintomi sopra elencati si rivelano durante la contemplazione dello splendore e della bellezza straordinaria trasmesse dalle opere d’arte, in particolare, tale perturbamento corporeo, emotivo ed affettivo scaturisce dall’ammirazione degli affreschi e delle opere scultoree.

In conclusione è necessario porre in risalto che, nonostante si trattino di sintomi clinici acuti, i pazienti affetti da sindrome di Stendhal non sono affatto patologici psicologicamente, ma godono di buona salute mentale perché non soffrono di specifiche malattie psichiatriche.

Terapia della sindrome di Stendhal

Il trattamento della sindrome di Stendhal segue due orientamenti terapeutici fondamentali:

  • Farmacologico: somministrazione di antidepressivi, ansiolitici, stabilizzatori dell’umore e neurolettici;
  • Psicoterapico: Psicoterapia cognitiva – comportamentale, Psicoterapia familiare, Psicoterapia di gruppo, Psicoterapia psicodinamica.
BIBLIOGRAFIA
  1. Graziella Magherini, La sindrome di Stendhal. Il malessere del viaggiatore di fronte alla grandezza dell’arte, Milano,Ponte alle Grazie, 2003;
  2. Graziella Magherini, La sindrome di Stendhal. Il malessere del viaggiatore di fronte alla bellezza dell’arte, 2003;
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