Disturbi della personalità: diagnosi e terapia

Disturbi della personalità: diagnosi e terapia

Per disturbi della personalità si intende una serie di disordini legati ad una alterazione dei tratti psicologici della personalità.

La personalità è caratterizzata da due tratti psicologici che si compensano tra loro da costituire l’apparato psicologico, mentale e comportamentale dell’individuo.

I tratti psicologici su cui si fonda la nostra personalità sono:

  • Temperamento: componente ereditaria. Noi nasciamo equipaggiati di un apparato psichico, emotivo e cognitivo trasmessi geneticamente;
  • Carattere: componente acquisita. Il carattere lo formiamo in base alle esperienze vissute.

In sintesi possiamo affermare che:

Temperamento + Carattere = Personalità

Fisiologicamente parlando i tratti personologici sono stabili, automatici e spontanei nella loro espressione, e si manifestano quando ci rapportiamo con noi stessi e con la società, attraverso il nostro modo di parlare, di agire, di esporre le nostre idee, fantasie, punti di vista e pensieri.

Qualora i tratti personologici divenissero destabilizzanti e disadattivi, essi genereranno un profondo tormento soggettivo e una forte compromissione nel normale funzionamento sociale, scolastico, familiare, lavorativo e in tante altre aree importanti della vita quotidiana, dando luogo ai cosiddetti “ Disturbi della Personalità ”.

I disturbi della personalità rappresentano dei modelli psico-emotivo-affettivo-comportamentali patologici, pervasivi ed egodistonici.

Tali disturbi emergono durante l’adolescenza oppure agli albori dell’età adulta.

I fattori scatenanti i disturbi della personalità sono i seguenti:

  • Vissuti traumatici e stressanti;
  • Conflitti intrapsichici;
  • Tensioni e disagi intrafamiliari (basso reddito, basso ceto sociale, divorzi dei genitori, carenze affettive, … );
  • Disturbi della condotta e di adattamento;
  • Genitori e familiari affetti da disturbi della personalità e/o da altre psicopatologie.

I disturbi della personalità possono essere scatenati o da più cause (tra quelle precedentemente elencate) o da una singola causa.

Alcuni studiosi sostengono che i disturbi della personalità siano attribuibili a fattori genetici (temperamentali), più che sociali (caratteriali).

Infatti, analizzando la mappa cromosomica di un bambino a poco tempo dalla nascita, sarà possibile anticipare gli eventuali disturbi di personalità e psicopatologie che si affacceranno nel corso del suo sviluppo.

Disturbi della personalità: classificazione in gruppi

Il DSM IV TR (Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali – quarta edizione – text revision) afferma che per ottenere una diagnosi certa di disturbo di personalità è necessario che il paziente riporti significative limitazioni nel funzionamento di almeno due delle aree seguenti:

  • criterio A: sfera cognitiva – affettiva e controllo degli impulsi;
  • criterio B: sfera sociale;
  • criterio C: compromissione del normale funzionamento socio-lavorativo;
  • criterio D: esordio risalente dall’adolescenza o dall’età adulta;
  • criterio E: non dipende da altri disturbi psichici;
  • criterio F: tali disturbi non dipendono dagli effetti fisiologici di una sostanza, e ne tanto meno da una condizione medica generale.

Il DSM IV TR (Asse II) classifica i disturbi della personalità in tre gruppi o cluster. Ciascun gruppo coinvolge le sfere emotive, comportamentali, affettive, relazionali e il controllo degli istinti. I pazienti possono riportare o un solo disturbo di personalità oppure due – tre disturbi di personalità, sia di un medesimo gruppo sia appartenenti a gruppi differenti.

I tre gruppi sono così distinti e definiti:

  • GRUPPO A: i soggetti sono strani ed eccentrici. Rientrano i disturbi: paranoide, schizoide e schizotipico di personalità;
  • GRUPPO B: i soggetti sono amplificativi ed emotivi. Rientrano i disturbi: antisociale, borderline, narcisistico ed istrionico di personalità;
  • GRUPPO C: i soggetti sono ansiosi e paurosi. Rientrano i disturbi: evitante, dipendente ed ossessivo compulsivo di personalità.

Per ultimo, esiste una categoria a se stante: “I disturbi di personalità non altrimenti specificati (NAS)”, che non a che fare con nessuno dei precedenti gruppi. Nella presente categoria rientrano i disturbi di personalità che non soddisfano affatto i criteri diagnostici dei disturbi sopracitati.

Disturbi della personalità: Gruppo A

Il gruppo A comprende il disturbo paranoide, schizoide e schizotipico di personalità. Analizziamoli:

Il disturbo paranoide emerge agli albori dell’età adulta e si manifesta mediante atteggiamenti dispettosi e diffidenti verso gli altri. I soggetti paranoidi fanno fatica a fidarsi degli altri e a confidarsi con gli altri, sono tendenzialmente maliziosi e pessimisti (vedono tutto nero attorno a loro), reagiscono spesso con irascibilità perché si sentono attaccati da tutto e da tutti, sviluppando a sua volta degli atteggiamenti vittimistici che li portano a nutrire con facilità odio e risentimento verso coloro che “li attaccano”, non perdonando le offese subite.

I pazienti dubitano dell’onestà altrui, si pongono sempre sulla difensiva (con i denti serrati pronti a reagire agli attacchi anche in situazioni in cui non è necessario), e sospettano che tutti vogliano umiliarli, sfruttarli, prenderli in giro e approfittare della loro bontà o ingenuità. Tali atteggiamenti bizzarri ed eccentrici, tipici della schizofrenia paranoide compaiono nelle relazioni intrafamiliari, amicali e coniugali (dubitando della fedeltà e della fiducia del partner), assumendo tali atteggiamenti senza alcun motivo fondato, ma sono solo frutto di una distorsione percettiva e psichica nel modo di vivere tali relazioni.

Il disturbo schizoide è un disturbo ereditario caratterizzato da un’accentuata freddezza emotiva, distacco affettivo dagli altri e indifferenza ai complimenti e alle critiche ricevute. I soggetti schizoidi conducono una vita solitaria, evitando di stringere relazioni sociali, ma intrattenendo solo relazioni virtuali (mediante l’uso dei social network come: facebook, twitter, badoo, …).

Essi non provano piacere nel stare con gli altri (non hanno amici stretti), eccetto con i familiari.

Il disturbo schizotipico è un disturbo che per alcuni tratti clinici rientra nella categoria della schizofrenia, infatti, i pazienti affetti riportano distorsioni percettive, cognitive e comportamentali tipiche della sindrome schizofrenica, (eccetto le allucinazioni, che non si manifestano nel presente disturbo di personalità). I schizotipici presentano pensieri ed eloquio strani, atti eccentrici, affettività forzata, credenze/ideologie strane (pensano di essere dotati di poteri magici tipo: telepatia, medium, premonizioni, sesto senso, ecc), illusioni corporee, e vivono con profondo disagio e ansia sociale le relazioni interpersonali.

Disturbi della personalità: Gruppo B

Nel gruppo B rientrano i disturbi: antisociale, borderline, narcisistico ed istrionico di personalità. Analizziamoli:

Il disturbo antisociale è un disturbo tipico del soggetto “delinquente” o “fuorilegge”, con un’accentuata tendenza all’inosservanza temeraria, irresponsabilità e violazione delle leggi, delle norme, delle regole sociali, giuridiche, economiche, morali e dei diritti altrui. Il soggetto antisociale vive per la strada, piuttosto che in famiglia, trascorrendo gran parte del suo tempo con i gruppi di coetanei denominati: “gang”, organizzando una serie innumerevole di atti illeciti da compiere o in gruppo o individualmente (scippi, rapine, furti, sequestri, …). Il disturbo antisociale colpisce prevalentemente i maschi e si manifesta nell’adolescenza entro il 18° anno di età, in seguito ad un disturbo della condotta risalente dalla pubertà.

Gli antisociali sono individui aggressivi, disonesti, bugiardi, non provano né pudore e nemmeno rimorso in quello che fanno e in quello che dicono, e compiono qualsiasi atto illecito (guida spericolata, truffe, e tanti altri reati tipici della devianza giovanile) con spavalderia, incoscienza, caparbietà, orgoglio e arroganza.

Il disturbo borderline è una patologia gravosa caratterizzata da una instabilità affettiva (con ansia e disforia – da eccitazione a depressione -), di umore, relazionale (le relazioni sociali sono o tutti buoni o tutti cattivi), cognitiva, comportamentale, sessuale, emotiva e dai disturbi dissociativi. I soggetti borderline sono eccessivamente impulsivi, suscettibili, vulnerabili a tutto ciò che accade attorno a loro, con un’alternarsi di fasi di sopravvalutazione e di sottovalutazione della propria immagine e della propria persona. Essi tentano in tutti i modi di evitare o reali o immaginari abbandoni e mostrano la loro impulsività mediante i gesti estremi e pericolosi (ad esempio: guida spericolata, rapporti sessuali non protetti con gli sconosciuti, abuso di alcol e droghe, abbuffate compulsive, ecc). La pericolosità dei comportamenti borderline emerge, in particolare, con la ripetitività dei gesti autolesionistici (ad esempio: lesionandosi la zona laterale del braccio per dare libero sfogo alla propria rabbia, senza procurarsi emorragie – a differenza del depresso che si taglia la zona mediale del braccio con il vero e proprio scopo di togliersi la vita), tentando più volte il suicidio perché assediati da un vuoto interiore incolmabile e da una rabbia e acting-out infondate e profonde con una difficoltà nel dominarle.

Tale disturbo di personalità colpisce soprattutto le donne ed è determinato da numerose cause:

  • attaccamento materno insicuro ed instabile;
  • ereditarietà;
  • traumi infantili (abusi sessuali e abbandoni);
  • intensi periodi stressogeni;
  • carenze affettive.

Il disturbo narcisistico è una forma patologica di “appannaggio” nei soggetti maschili. I pazienti soffrono di deliri e manie di grandezza, di superiorità e di autoammirazione, mettendosi sul piedistallo, sentendosi importanti e dotati di capacità cognitive e fisiche al di sopra del normale. I narcisisti sono arroganti, egoisti, presuntuosi, privi di empatia, di altruismo, di solidarietà e di umiltà, e si servono delle relazioni sociali solo per raggiungere i propri obiettivi, e dopo aver raggiunto gli obiettivi da loro prefissati interrompono la relazione costruita. Inoltre, essi sono invidiosi e pensano che gli altri provino invidia nei loro riguardi, provano un forte senso del pudore e sono estremamente sensibili alle critiche e ai giudizi altrui.

Con il passare degli anni, i pazienti riportano delle fasi di scompenso, in cui si alternano fasi di sopravvalutazione e fasi di sottovalutazione, con pessimismo, avvilimento e angoscia.

In sintesi, i narcisisti provano un amore smisurato per se stessi e uno scarso amore per gli altri.

Il disturbo istrionico è una forma patologica di “appannaggio” nei soggetti femminili. Le pazienti sono egocentriche, emotive, suggestionabili, adorano mettersi in mostra ed essere al centro dell’attenzione, usando la sensualità del proprio corpo e assumendo atteggiamenti tipicamente teatrali.

Tale disturbo ha dei tratti clinici simili al disturbo borderline, narcisistico e dipendente di personalità.

Disturbi della personalità: Gruppo C

Nel gruppo C rientrano i disturbi: evitante, dipendente ed ossessivo-compulsivo di personalità. Analizziamoli:

Il disturbo evitante è una forma di nevrosi fobica di origine genetica caratterizzata da un’intensa forma di disadattamento nei vari contesti sociali in cui si è inseriti. Tale disturbo è accompagnato da numerosi sintomi: ansia, fobia sociale, ipersensibilità emotiva-affettiva, complessi di inferiorità e condotte di evitamento dalle relazioni interpersonali, sentimentali e dalle attività occupazionali, con la paura di essere criticati, giudicati, ridicolizzati ed umiliati.

Il disturbo dipendente è generato da un attaccamento insicuro materno, che si manifesta nell’adolescenza e nell’età adulta con una richiesta morbosa di accudimento. Il soggetto dipendente, come dice la parola stessa, dipende completamente dagli altri (familiari, amici, colleghi), la sua vita dipende totalmente dagli altri nelle scelte e nelle decisioni da prendere, nel campo  lavorativo non è in grado di gestirsi autonomamente, di assumersi le sue responsabilità e di raggiungere degli obiettivi o degli scopi da solo, ma ha costantemente bisogno dell’appoggio e del sostegno di qualcuno. Tali soggetti sono sottomessi agli altri, fanno molta fatica ad essere indipendenti, e questa mancanza di autonomia spinge loro ad accettare qualsiasi decisione altrui (anche sgradevole), pur di non essere abbandonati.

Qualora un soggetto dipendente si separasse da un fidanzato/a, egli/ella cerca subito un altro/a partner pur di non restare solo/a senza il supporto di qualcuno. In sintesi il disturbo dipendente di personalità è associato ad un’incapacità di vivere da soli e di autogestirsi, avendo sempre bisogno di qualcuno che gli consolasse e che gli faccia da mentore.

Il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità è un disturbo egodistonico caratterizzato da una elevata scrupolosità per l’ordine, per la pulizia, per la perfezione, per i dettagli e per tutte le regole, le norme e i valori morali che vengono rigorosamente rispettati. Il paziente è particolarmente caparbio, mentalmente chiuso e un lavoratore indefesso, ossessionato dalle sue attività lavorative e di routine, rinunciando a qualsiasi forma di svago e di divertimento.

Disturbi della personalità: Terapia

Per il trattamento dei disturbi della personalità si consigliano le seguenti terapie:

  • Terapia farmacologica: mediante somministrazione di neurolettici, stabilizzatori dell’umore, ansiolitici e antidepressivi che riducono i sintomi recati da tutti i disturbi di personalità;
  • Psicoterapia cognitivo-comportamentale (solo individuale);
  • Riabilitazione;
  • Interventi psicosociali;
  • Inserimento nei contesti lavorativi.

Tutti i trattamenti sopraindicati funzionano solo se i disturbi di personalità si presentano in forma isolata, ossia in assenza di altri disturbi psichici dell’Asse I del DSM IV Tr (ad esempio: disturbi dissociativi, disturbi bipolari, disturbi d’ansia, disturbi somatoformi, disturbi del sonno, disturbi dell’alimentazione, disturbi di adattamento, …).

 

BIBLIOGRAFIA
  1. A. Siracusano, Manuale di psichiatria, Il pensiero scientifico editore, 2007;
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