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La trombosi è la formazione anomala di un coagulo all’interno di un vaso sanguigno, con possibile ostruzione parziale o completa del flusso. Può interessare il distretto venoso (trombosi venosa profonda, embolia polmonare) o quello arterioso (infarto miocardico, ictus ischemico), con meccanismi e fattori di rischio in parte sovrapponibili e in parte distinti. Tra i determinanti del rischio ci sono anche i farmaci: alcune classi possono favorire l’innesco della coagulazione, stimolare l’aggregazione piastrinica o favorire condizioni di stasi ematica, mentre altre hanno l’effetto opposto e proteggono dal trombo. Comprendere come e quando i medicinali incidano sul rischio trombotico è essenziale per bilanciare benefici e rischi delle terapie.
Alla domanda “Quali farmaci possono provocare trombosi?” non esiste una risposta univoca: la suscettibilità dipende dalle caratteristiche della persona (età, familiarità, gravidanza o puerperio, obesità, fumo, trombofilie ereditarie o acquisite), dalle comorbidità (cancro, malattie infiammatorie, immobilità) e dal profilo farmacologico complessivo, incluse interazioni e dosaggi. Questo contributo analitico offre una panoramica ragionata, utile a clinici e lettori non specialisti, per orientarsi tra classi di farmaci associate a un aumento del rischio trombotico, senza sostituire il parere del medico curante né incoraggiare sospensioni autonome dei trattamenti.
Farmaci e rischio di trombosi
Diverse classi farmacologiche sono state associate a un incremento del rischio di eventi trombotici, con intensità e modalità differenti. Tra le più note figurano i contraccettivi ormonali combinati e le terapie ormonali sostitutive contenenti estrogeni, in grado di aumentare l’attività di fattori della coagulazione e ridurre quella di inibitori naturali. Anche i modulatori selettivi del recettore estrogenico (per esempio tamoxifene e raloxifene) possono aumentare il rischio di tromboembolismo venoso, soprattutto in presenza di ulteriori fattori predisponenti. In oncologia, alcuni regimi terapeutici — in particolare immunomodulatori come talidomide, lenalidomide o pomalidomide, specie se associati a corticosteroidi o chemioterapici — si accompagnano a un rischio trombotico elevato, tanto da richiedere profilassi in molte situazioni. Altri farmaci di interesse includono gli inibitori di JAK usati nelle malattie infiammatorie, gli agenti stimolanti l’eritropoiesi e, in specifici contesti, molecole antiangiogenetiche con maggiore riferimento al rischio arterioso. Per la sfera psichiatrica, vari antipsicotici (soprattutto di seconda generazione) sono stati associati a un modesto aumento del rischio di trombosi venosa, verosimilmente per effetti combinati su sedazione, metabolismo e stasi. Anche alcuni antiinfiammatori selettivi COX-2 sono stati correlati a un maggior rischio di eventi arteriosi trombotici.
I meccanismi sono riconducibili alla triade di Virchow: ipercoagulabilità, danno endoteliale e stasi. Gli estrogeni e i SERM aumentano l’assetto procoagulante e la resistenza alla proteina C attivata; alcuni chemioterapici e terapie target possono danneggiare l’endotelio, favorendo l’adesione piastrinica; sedazione, immobilizzazione e disidratazione accentuano la stasi venosa. Si aggiungono le interazioni farmacologiche: medicinali che riducono l’efficacia degli antitrombotici o ne alterano l’esposizione plasmatica possono “smascherare” un rischio latente. Va ricordato che gli anticoagulanti sono impiegati per prevenire e trattare la trombosi, ma come tutte le terapie hanno effetti indesiderati e, in condizioni particolari, possono associarsi a fenomeni paradossi (per esempio trombocitopenia indotta da eparina con eventi trombotici). Per una panoramica pratica su cosa possono provocare questi medicinali, è utile approfondire cosa possono provocare gli anticoagulanti cosa possono provocare gli anticoagulanti.
La quantificazione del rischio varia molto tra classi e profili individuali. Nei contraccettivi combinati, il rischio assoluto di tromboembolismo venoso aumenta rispetto al basale nelle donne in età fertile, pur restando inferiore a quello della gravidanza e soprattutto del puerperio; il rischio è maggiore nei primi mesi di utilizzo e con specifiche combinazioni progestiniche. Nella terapia ormonale sostitutiva post-menopausa, il rischio è più marcato nel primo anno e nei preparati orali rispetto a quelli transdermici. Con i SERM, il rischio è moderato ma clinicamente rilevante nelle pazienti con altri fattori predisponenti. In ambito oncologico, il rischio di trombosi è intrinsecamente alto per effetto della neoplasia e delle terapie, e può richiedere strategie di profilassi dedicate. Anche l’assunzione di antipsicotici è stata associata, in studi osservazionali, a un aumento modesto ma non trascurabile del rischio venoso, specie nelle fasi iniziali di trattamento o con dosi più alte. È importante considerare che farmaci non direttamente “procoagulanti”, come gli ipnotici, possono incrementare il rischio in modo indiretto favorendo sedazione, cadute, immobilità o disturbi del ritmo sonno-veglia: conoscere gli effetti collaterali di Stilnox (zolpidem) può essere utile per contestualizzare queste dinamiche effetti collaterali di Stilnox (zolpidem).

In pratica clinica, la gestione del rischio trombotico legato ai farmaci si fonda su tre pilastri: valutare, mitigare e monitorare. Valutare significa stimare il profilo di rischio individuale prima di iniziare terapie potenzialmente trombogeniche: anamnesi accurata, identificazione di fattori aggiuntivi (chirurgia recente, immobilità prolungata, viaggi lunghi, disidratazione, trombofilie note), revisione della terapia in atto per possibili interazioni. Mitigare comporta scegliere, quando possibile, alternative a minor rischio (per esempio metodi contraccettivi senza estrogeni nelle donne ad alto rischio), usare la dose minima efficace, preferire vie di somministrazione con minore impatto coagulativo (per esempio transdermico per la terapia ormonale in alcune pazienti) e attivare la profilassi antitrombotica quando indicata (per esempio in specifici schemi oncologici). Monitorare significa educare alla precoce identificazione dei segni di allarme (dolore e gonfiore a un arto, dispnea improvvisa, dolore toracico, deficit neurologici acuti), rivalutare periodicamente l’opportunità terapeutica e verificare aderenza, stili di vita e fattori transitori che possono modificare il rischio. In ogni caso, non interrompere o modificare un farmaco di propria iniziativa: discuterne con il medico permette di mantenere il miglior equilibrio tra efficacia e sicurezza.
Anticoagulanti e sicurezza
Gli anticoagulanti sono farmaci essenziali nella prevenzione e nel trattamento di eventi tromboembolici, ma il loro utilizzo richiede un’attenta valutazione dei rischi e dei benefici. La sicurezza di questi farmaci è strettamente legata alla gestione del dosaggio, alla selezione appropriata dei pazienti e al monitoraggio continuo.
Secondo le linee guida dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), è fondamentale che la prescrizione degli anticoagulanti orali avvenga nel rispetto di criteri specifici per garantire l’appropriatezza terapeutica e minimizzare i rischi associati, come le emorragie. (medisoc.it)
Inoltre, l’AIFA ha pubblicato una linea guida sui criteri di monitoraggio dei farmaci inseriti nei registri AIFA, che include indicazioni per garantire l’uso sicuro ed efficace degli anticoagulanti. (aifa.gov.it)
È importante che i pazienti siano informati sui potenziali effetti collaterali e sulle precauzioni da adottare durante la terapia anticoagulante. La comunicazione tra medico e paziente gioca un ruolo cruciale nella prevenzione di eventi avversi e nella gestione delle complicanze.
Effetti collaterali comuni
Gli anticoagulanti, pur essendo efficaci nella prevenzione di eventi tromboembolici, possono causare effetti collaterali. Il più comune è il rischio di sanguinamento, che può variare da lieve a grave. (farmacovigilanza.eu)
Altri effetti collaterali includono disturbi gastrointestinali, come nausea e diarrea, e reazioni allergiche, sebbene queste siano meno frequenti. È essenziale che i pazienti siano consapevoli di questi potenziali effetti e che segnalino tempestivamente al medico qualsiasi sintomo sospetto.
La gestione degli effetti collaterali richiede un monitoraggio regolare e, in alcuni casi, l’aggiustamento del dosaggio o la sospensione del farmaco. La collaborazione tra paziente e professionista sanitario è fondamentale per garantire un trattamento sicuro ed efficace.
Monitoraggio e prevenzione
Il monitoraggio regolare è cruciale per garantire l’efficacia e la sicurezza della terapia anticoagulante. Questo include controlli periodici dei parametri di coagulazione e valutazioni cliniche per individuare precocemente eventuali complicanze. (aifa.gov.it)
La prevenzione delle complicanze si basa su una corretta selezione dei pazienti, un’adeguata educazione sul trattamento e l’adozione di misure per ridurre il rischio di sanguinamento, come l’evitare l’uso concomitante di altri farmaci che possono aumentare il rischio emorragico.
Le linee guida dell’AIFA forniscono indicazioni dettagliate sul monitoraggio dei farmaci anticoagulanti, sottolineando l’importanza di un approccio personalizzato basato sulle caratteristiche individuali del paziente. (aifa.gov.it)
Consigli per i pazienti
I pazienti in terapia anticoagulante dovrebbero seguire attentamente le indicazioni del medico e sottoporsi a controlli regolari per monitorare l’efficacia e la sicurezza del trattamento. È importante informare il medico di tutti i farmaci assunti, compresi quelli da banco e gli integratori, per evitare interazioni potenzialmente pericolose.
In caso di interventi chirurgici o procedure invasive, è fondamentale comunicare al personale sanitario l’assunzione di anticoagulanti, poiché potrebbe essere necessario sospendere temporaneamente il trattamento o adottare misure preventive specifiche.
Infine, i pazienti dovrebbero essere educati a riconoscere i segni di sanguinamento anomalo e a cercare immediatamente assistenza medica in caso di sintomi sospetti, come emorragie prolungate, urine scure o feci nere.
In conclusione, mentre gli anticoagulanti sono strumenti preziosi nella prevenzione e nel trattamento della trombosi, il loro utilizzo richiede una gestione attenta e informata per bilanciare efficacemente i benefici e i rischi associati.
Per approfondire
Linea guida sui criteri di monitoraggio dei farmaci inseriti nei registri AIFA – Documento ufficiale dell’AIFA che fornisce indicazioni sul monitoraggio dei farmaci, inclusi gli anticoagulanti.
Anticoagulanti orali diretti: una sfida per la farmacovigilanza – Articolo che discute le sfide legate alla sicurezza dei nuovi anticoagulanti orali.
Note informative AIFA-EMA – Archivio di note informative riguardanti la sicurezza dei farmaci, inclusi gli anticoagulanti.
Gazzetta Ufficiale – Determina AIFA 7 novembre 2024 – Pubblicazione ufficiale della determina AIFA sui criteri di monitoraggio dei farmaci.
