Cleocin 2 Pc Crema Vag: Scheda Tecnica del Farmaco

Cleocin 2 Pc Crema Vag

Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto

Cleocin 2 Pc Crema Vag: ultimo aggiornamento pagina: (Fonte: A.I.FA.)

01.0 Denominazione del medicinale

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CLEOCIN 2% Crema Vaginale

02.0 Composizione qualitativa e quantitativa

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100 g di crema contengono: clindamicina fosfato 2,376 g, pari a clindamicina base 2 g Eccipienti con effetti noti: glicole propilenico e alcool cetostearilico.

Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.

03.0 Forma farmaceutica

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Crema vaginale.

04.0 INFORMAZIONI CLINICHE

04.1 Indicazioni terapeutiche

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Vaginosi batteriche/vaginiti aspecifiche (vaginiti sostenute da: Gardnerella vaginalis, Mobiluncus s.p.p., Bacteroides s.p.p., Mycoplasma hominis, Peptostreptococcus s.p.p.).

04.2 Posologia e modo di somministrazione

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Posologia

Un’applicazione al giorno di 5 g di crema (pari a 100 mg di clindamicina) al momento di coricarsi, per 3-7 giorni consecutivi.

Modo di somministrazione

Riempire completamente di crema l’applicatore ed introdurre profondamente in vagina, estrudendo completamente tutto il contenuto.

04.3 Controindicazioni

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La clindamicina è controindicata nelle pazienti con precedenti anamnestici di ipersensibilità al principio attivo, alla lincomicina o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.

Inoltre la clindamicina è controindicata nei soggetti con precedenti anamnestici di colite legata all’uso degli antibiotici.

Non somministrare nell’età pediatrica non essendo stata accertata la sicurezza d’impiego e l’efficacia.

04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso

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Prima o dopo l’inizio della terapia con clindamicina può essere necessario indagare con adeguati esami di laboratorio l’eventuale presenza di altre infezioni, comprese quelle da Trichomonas vaginalis, Candida albicans, Chlamydia trachomatis e gonococchi.

L’uso della clindamicina può provocare la proliferazione di organismi resistenti, in particolare di lieviti.

Qualora dovesse manifestarsi una superinfezione, intraprendere le misure terapeutiche adeguate.

CLEOCIN deve essere prescritto con cautela a pazienti con anamnesi positiva per malattie gastrointestinali, particolarmente coliti e agli individui atopici.

Sintomi indicativi di colite pseudomembranosa possono comparire durante o dopo il trattamento antimicrobico (vedere paragrafo 4.8). La colite pseudomembranosa è stata segnalata con quasi tutti gli antibatterici, compresa la clindamicina, con livelli di gravità compresi tra lieve e potenzialmente letale. È importante quindi che questa diagnosi sia presa in considerazione nei pazienti che presentano diarrea in seguito alla somministrazione di antibatterici. I casi di gravità moderata possono migliorare con la sospensione del farmaco.

In presenza di diarrea pseudomembranosa si deve interrompere il trattamento con la clindamicina e prescrivere un’adeguata terapia antibatterica. In questa situazione sono controindicati i farmaci che inibiscono la peristalsi.

Si consiglia cautela nel prescrivere la clindamicina in pazienti con malattia infiammatoria intestinale come il morbo di Crohn o la colite ulcerosa.

Come con tutte le infezioni vaginali, durante il trattamento con la crema vaginale a base di clindamicina si sconsigliano i rapporti sessuali. L’efficacia dei dispositivi contraccettivi quali i profilattici maschili e i diaframmi vaginali in lattice può diminuire se esposti alla base (come paraffina liquida) utilizzata nella clindamicina crema vaginale. L’uso di tali presidi è sconsigliato nelle 72 ore successive al trattamento con la crema vaginale a base di clindamicina, per la possibile riduzione dell’efficacia contraccettiva o della protezione nei confronti delle malattie sessualmente trasmesse.

Durante il trattamento con la crema vaginale a base di clindamicina è sconsigliato l’uso di altri prodotti vaginali, come tamponi e lavande vaginali.

Particolare attenzione va pure rivolta a precedenti allergici legati all’uso di farmaci o altri allergeni.

L’uso, specie se prolungato, dei prodotti topici, può dar luogo a fenomeni di sensibilizzazione. Ove ciò si verifichi, occorre sospendere il trattamento ed adottare idonee misure terapeutiche.

Evitare il contatto con gli occhi.

I dati sull’uso di CLEOCIN in donne in gravidanza sono limitati pertanto non è raccomandato durante il primo trimestre e l’uso deve essere effettuato solo se strettamente necessario nel secondo e terzo trimestre (vedere par 4.6). Non è noto se CLEOCIN venga escreto nel latte materno, pertanto si deve effettuare una valutazione rischio/beneficio prima del suo utilizzo durante l’allattamento (vedere par 4.6).

Popolazione pediatrica

La sicurezza e l’efficacia nei pazienti pediatrici non è stata stabilita.

Informazioni importanti su alcuni eccipienti

Cleocin contiene alcool cetostearilico, che può causare reazioni cutanee locali (ad es. dermatiti da contatto). Cleocin contiene glicole propilenico che può causare irritazione cutanea.

04.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione

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Non sono disponibili informazioni sull’uso concomitante di altri medicinali per via vaginale con la clindamicina. È stata dimostrata una resistenza crociata fra clindamicina e lincomicina.

La clindamicina per via sistemica ha proprietà di bloccante neuromuscolare che può potenziare l’attività di altri farmaci bloccanti neuromuscolari (per esempio: etere, tubocurarina, pancuronio). Deve essere quindi utilizzata con cautela nei pazienti che assumono tali farmaci (vedere paragrafo 4.9).

04.6 Gravidanza e allattamento

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Gravidanza

‘Poiché non esistono studi adeguati e ben controllati su donne nel primo trimestre di gravidanza, l’uso della clindamicina è sconsigliato in questo periodo.

Negli studi clinici, l’uso intravaginale di medicinali vaginali a base di clindamicina nelle donne nel secondo trimestre di gravidanza e l’uso sistemico della clindamicina fosfato nel secondo e terzo trimestre non sono risultati associati ad anomalie congenite.

La clindamicina può essere utilizzata nel trattamento delle donne in gravidanza durante il secondo ed il terzo trimestre se strettamente necessario.

Studi sulla riproduzione, condotti nel ratto e nel topo somministrando clindamicina per via orale e parenterale a dosi comprese tra 100 e 600 mg/kg/die, non hanno evidenziato segni di danni al feto causati dalla clindamicina. In un ceppo murino fu osservata palatoschisi nei feti trattati; questo effetto non era però presente in tutti gli altri ceppi di topo o nelle altre specie animali studiate: è pertanto da considerarsi un effetto ceppo-specifico. Non sempre gli studi sulla riproduzione negli animali sono predittivi della risposta nella specie umana.

Allattamento

Non è noto se la clindamicina, nella formulazione in crema vaginale, venga escreta nel latte materno umano dopo la somministrazione per via vaginale (vedere paragrafo 5.2). È stato riportato che, a seguito di somministrazione per via sistemica, la clindamicina è presente nel latte materno umano in range compresi tra

<0,5 e 3,8 µg/ml.

Se la clindamicina viene somministrata per via sistemica a una madre in allattamento, esiste il rischio di effetti avversi sulla flora gastrointestinale del bambino allattato al seno, come diarrea o sangue nelle feci o rash.

L’uso di CLEOCIN crema vaginale in una donna che allatta al seno può essere preso in considerazione se il beneficio atteso per la madre supera i rischi per il bambino.

Fertilità

Gli studi sulla fertilità nei ratti trattati con clindamicina per via orale non hanno mostrato effetti sulla fertilità o sulla capacità riproduttiva. Non sono stati effettuati studi sulla fertilità negli animali utilizzando la somministrazione per via vaginale.

04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari

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La clindamicina non altera o altera in modo trascurabile la capacità di guidare veicoli e di usare macchinari.

04.8 Effetti indesiderati

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CLEOCIN è generalmente ben tollerato. Gli effetti collaterali più frequentemente riportati sono stati cervico- vaginiti e vulvo-vaginiti sostenute da Candida Albicans e Trichomonas vaginalis, irritazione vulvare.

La seguente tabella presenta le reazioni avverse individuate attraverso gli studi clinici e la sorveglianza post marketing, ordinate in base alla classificazione per sistemi e organi e alla frequenza. Le reazioni avverse individuate attraverso l’esperienza post marketing sono riportate in corsivo. I gruppi di frequenza sono definiti in base alla seguente convenzione: molto comune (≥1/10); comune (1/100 e <1/10); non comune (1/1.000 e

<1/100); raro (≥1/10.000 e <1/1.000); molto raro (<1/10.000); non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili). All’interno di ogni gruppo di frequenza gli effetti indesiderati vengono presentati in ordine decrescente di gravità.

La sicurezza d’impiego della crema vaginale a base di clindamicina è stata valutata sia in pazienti non in stato di gravidanza sia in pazienti durante il secondo e terzo trimestre di gestazione. I seguenti eventi avversi correlati al trattamento sono stati segnalati da meno del 10% delle pazienti.

Classificazione per sistemi e organi Molto comune
≥1/10
Comune
≥1/100, <1/10
Non comune
≥1/1.000,
<1/100
Raro
≥1/10.000,
<1/1.000
Molto raro
<1/10.000
Non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati
disponibili)
Infezioni ed infestazioni Infezione fungina Infezione da
Candida
Infezione batterica Candida della cute
Disturbi del
sistema immunitario
Ipersensibilità
Patologie
endocrine
Ipertiroidismo
Patologie del sistema nervoso Cefalea Capogiri Disgeusia
Patologie
dell’orecchio e del labirinto
Vertigine
Patologie respiratorie, toraciche e
mediastiniche
Infezione delle vie respiratorie
superiori
Epistassi
Patologie gastrointestinali Dolore addominale Costipazione Diarrea Nausea Vomito Distensione dell’addome Flatulenza Alitosi Colite pseudomembranos a
Patologia gastrointestinale
Dispepsia
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Prurito (sito diverso da quello di applicazione) Eruzione
cutanea
Orticaria Eritema Eruzione maculo- papulosa
Patologie del sistema muscoloscheletri co e del tessuto
connettivo
Dolore dorsale
Patologie renali e urinarie Infezione del tratto urinario Glicosuria
Proteinuria
Disuria
Condizioni di gravidanza,
puerperio e perinatali
Travaglio anormale
Patologie
dell’apparato riproduttivo e della mammella
Candidiasi
vulvovaginal e
Vulvovaginit
e Patologia
vulvovaginal e
Disturbo mestruale Dolore vulvovaginal e Metrorragia Secrezione
vaginale
Vulvovaginite
da trichomonas Infezione vaginale Dolore pelvico
Endometriosi

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Infiammazione

Dopo applicazione per via vaginale l’assorbimento sistemico della clindamicina è minimo (massimo 7-8% dopo applicazione ripetuta). Comunque, attualmente non è possibile escludere la possibilità di comparsa di reazioni comunemente osservate con la somministrazione orale o parenterale di clindamicina, quali:

Patologie del sistema emolinfopoietico: si sono verificati casi di neutropenia (leucopenia) ed eosinofilia transitorie, agranulocitosi e trombocitopenia, in cui non è stata dimostrata una sicura correlazione eziologica con la clindamicina.

Disturbi del sistema immunitario: reazioni anafilattoidi e reazione da farmaci con eosinofilia e sintomi sistemici (DRESS).

Patologie del sistema nervoso: disgeusia.

Patologie gastrointestinali: colite pseudomembranosa, dolore addominale, esofagite, ulcera esofagea, nausea, vomito e diarrea.

Patologie epatobiliari: durante il trattamento con clindamicina sono state osservate alterazioni dei parametri della funzionalità epatica ed ittero.

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: durante il trattamento sono stati osservati esantemi maculopapulari ed orticaria. Gli effetti collaterali riportati più frequentemente sono gli esantemi morbilliformi generalizzati di grado lieve o moderato. Rari casi di eritema multiforme sono stati correlati alla clindamicina. Qualora si verificasse una di queste reazioni la terapia con clindamicina deve essere sospesa. Se le reazioni sono gravi, trattarle come di consueto (adrenalina, corticosteroidi, antistaminici). Sono stati riportati casi di prurito, vaginite e rari casi di dermatite esfoliativa e dermatite bollosa. Nella fase successiva alla commercializzazione sono stati riportati rari casi di necrolisi epidermica tossica, casi tipo sindrome di Stevens-Johnson e pustolosi esantematica acuta generalizzata (AGEP).

A seguito di somministrazione di clindamicina, sia per via topica che sistemica, sono stati segnalati casi di: diarrea, diarrea emorragica, colite (inclusa grave colite pseudomembranosa).

Il medico pertanto deve valutare il possibile sviluppo di diarrea e coliti antibiotico-dipendenti. Queste ultime possono insorgere durante la somministrazione od anche dopo 2 o 3 settimane dalla fine della terapia. Dagli studi è emerso che una delle cause primarie delle coliti antibiotico-dipendenti è rappresentata da una tossina prodotta dai clostridia. Questi tipi di colite sono di solito caratterizzati da grave e persistente diarrea e da intensi crampi addominali, con possibile presenza di sangue e muco nelle feci.

Nel caso di grave diarrea si consiglia di effettuare un esame rettosigmoidoscopico. La presenza di colite può essere ulteriormente confermata dall’esame colturale delle feci per il C. difficile in un terreno selettivo e dal saggio per la tossina del C. difficile.

Farmaci antiperistaltici, quali gli oppiacei e il difenossilato con atropina, possono prolungare e/o peggiorare il quadro morboso.

Pertanto in caso di diarrea, l’applicazione del farmaco deve essere immediatamente interrotta e deve essere istituita dal medico terapia idonea.

La vancomicina si è dimostrata efficace nel trattamento della colite pseudomembranosa indotta dagli antibiotici e causata dal Clostridium difficile.

Solitamente, negli adulti, la dose giornaliera varia da 500 mg a 2 g di vancomicina, per via orale, suddivisa in 3- 4 somministrazioni per un periodo di 7-10 giorni. Sono stati descritti alcuni rari casi di ricaduta dopo il trattamento con vancomicina.

Casi di colite di modesta entità possono regredire alla semplice sospensione della terapia.

Nei casi, da moderati a gravi, si consiglia di somministrare liquidi, elettroliti e proteine, a seconda della necessità.

La colestiramina si lega alla tossina in vitro: però questa resina si lega anche alla vancomicina. Pertanto nel caso di somministrazione contemporanea di colestiramina e vancomicina è consigliabile somministrare ciascun farmaco ad orari diversi.

Nei casi di colite vanno comunque considerate tutte le altre possibili cause.

Segnalazione delle reazioni avverse sospette

La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.

Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse.

04.9 Sovradosaggio

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Non sono stati riportati casi di sovradosaggio con la clindamicina. La clindamicina fosfato contenuta nella crema vaginale applicata in vagina può essere assorbita in quantità sufficienti a produrre effetti sistemici.

In caso di sovradosaggio, effettuare un trattamento sintomatico e istituire una adeguata terapia di supporto secondo necessità.

L’ingestione accidentale del medicinale può produrre effetti comparabili alle concentrazioni terapeutiche della clindamicina orale.

05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE

05.1 Proprietà farmacodinamiche

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Categoria farmacoterapeutica: Antibiotici-antimicrobici ed antisettici ginecologici. Codice ATC: G01AA10

La clindamicina fosfato è un estere idrosolubile dell’antibiotico semisintetico ottenuto mediante la sostituzione 7(S)-cloro del gruppo 7(R)-idrossilico della lincomicina.

La clindamicina è un antibiotico lincosamidico che inibisce la sintesi proteica batterica a livello del ribosoma batterico. L’antibiotico si lega preferenzialmente alla subunità ribosomiale 50S e influenza il processo di traduzione. Sebbene la clindamicina fosfato sia inattiva in vitro, una idrolisi rapida in vivo la trasforma in clindamicina attiva.

La clindamicina, come la maggior parte degli inibitori della sintesi proteica, è prevalentemente batteriostatica e l’efficacia è associata al periodo di tempo in cui la concentrazione di principio attivo rimane al di sopra della MIC per l’organismo infettante.

La resistenza alla clindamicina è molto spesso dovuta alla modifica del sito bersaglio sul ribosoma, solitamente mediante modificazione chimica delle basi dell’RNA o mediante mutazioni puntiformi nell’RNA o occasionalmente nelle proteine. La resistenza crociata è stata dimostrata in vitro tra lincosamidi, macrolidi e streptogramine B in alcuni organismi. È stata dimostrata resistenza crociata tra clindamicina e lincomicina.

Sensibilità in vitro

La clindamicina è attiva in vitro contro la maggior parte dei ceppi dei seguenti organismi associati con la vaginosi batterica:

Bacteroides spp.

Gardnerella vaginalis

Mobiluncus spp.

Mycoplasma hominis

Peptostreptococcus spp.

Non è stata definita la metodologia standard per il test di sensibilità dei potenziali agenti patogeni della vaginosi batterica, Gardnerella vaginalis e Mobiluncus sppI breakpoint di sensibilità alla clindamicina per batteri anaerobi Gram-negativi e Gram-positivi sono stati pubblicati da EUCAST. Gli isolati clinici che sono sensibili alla clindamicina e resistenti all’eritromicina devono anche essere testati per la resistenza inducibile alla clindamicina utilizzando il D-test. Tuttavia, i breakpoints servono a guidare un trattamento antibiotico sistemico, piuttosto che localizzato.

05.2 Proprietà farmacocinetiche

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Dopo somministrazione unica giornaliera per via vaginale di 5 g di crema, equivalenti a 100 mg di clindamicina base, il picco sierico medio dei livelli di clindamicina nel volontario era 20 ng/ml (range da 3 a 93 ng/ml).

Circa il 3% (range da 0,1 a 7%) della dose somministrata è assorbito sistemicamente.

Nelle donne affette da vaginosi batteriche, le quantità di clindamicina assorbita dopo somministrazione per via vaginale di 100 mg di CLEOCIN (20 mg/g) è pari al 4% (range da 0,8 a 8%), approssimativamente lo stesso che nel volontario sano.

05.3 Dati preclinici di sicurezza

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I dati di tossicità acuta relativi all’animale da esperimento sono i seguenti:

Specie animale Somministrazione DL50(mg/kg)
Topo e.v. 855
Topo i.p. 1145
Ratto neonato s.c. 179
Ratto adulto s.c. > 2000
Ratto p.o. 1832

La clindamicina fosfato, somministrata per via parenterale nei ratti alla dose di 120 mg/kg/die per 30 giorni è stata ben tollerata.

Somministrata e.v. nel cane (fino a 120 mg/kg/die per un periodo di 6-27 giorni) non ha indotto modificazioni significative.

La somministrazione i.m. nel cane (fino a 90 mg/kg/die per 6-30 giorni) ha indotto dolore nel sito d’iniezione e un aumento delle transaminasi.

La tollerabilità locale e generale, valutata nel coniglio, è risultata buona.

La clindamicina fosfato in studi condotti sul topo, ratto, maiale, non ha dimostrato alcun effetto di tipo teratogeno.

La somministrazione di 100-180 mg/kg di clindamicina fosfato a femmine di ratto e di topo gravide non ha indotto variazioni di parametri produttivi nè effetti di tipo teratogeno.

Carcinogenesi: non sono stati condotti studi a lungo termine sugli animali per valutare il potenziale carcinogenico della clindamicina.

Mutagenesi: gli studi di genotossicità eseguiti hanno compreso il test del micronucleo, con cellule di ratto, ed il test di Ames di reversione di un ceppo della Salmonella. Entrambi i test hanno dato risultati negativi.

Compromissione della fertilità: non sono stati riportati effetti sulla fertilità o sull’accoppiamento nei ratti in seguito alla somministrazione orale di dosi fino a 300 mg/kg/die di clindamicina (29 volte la dose raccomandata nell’uomo espressa in mg/m2).

In studi sullo sviluppo embriofetale a seguito di somministrazione per via orale di clindamicina in ratti e per via sottocutanea in ratti e conigli, non è stata osservata alcuna tossicità dello sviluppo, se non a dosi tali da causare tossicità materna.

INFORMAZIONI FARMACEUTICHE

06.1 Eccipienti

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Paraffina liquida, glicole propilenico, polisorbato 60, alcool cetostearilico, cetil palmitato, acido stearico, sorbitan monostearato, alcool benzilico, acqua depurata.

06.2 Incompatibilità

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Non è consigliato l’impiego contemporaneo con altri prodotti per via intravaginale.

06.3 Periodo di validità

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2 anni.

06.4 Speciali precauzioni per la conservazione

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Non conservare a temperatura superiore ai 25°C. Non refrigerare o congelare.

06.5 Natura e contenuto della confezione

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Tubo in laminato di alluminio e politene. Tappo in polipropilene. Applicatori monouso in politene. Tubo da 21 g di crema vaginale, con 3 applicatori monouso

Tubo da 40 g di crema vaginale, con 7 applicatori monouso

È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.

06.6 Istruzioni per l’uso e la manipolazione

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Il medicinale non utilizzato e i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.

07.0 Titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio

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Pfizer Italia S.r.l.

Via Isonzo, 71 – 04100 Latina (LT)

08.0 Numeri delle autorizzazioni all’immissione in commercio

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AIC n.: 028535019 “2% crema vaginale” tubo 40 g

AIC n.: 028535021 “2% crema vaginale” tubo 21 g

09.0 Data della prima autorizzazione/Rinnovo dell’autorizzazione

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Data della prima autorizzazione: 28 aprile 1993 Data del rinnovo più recente: 28 aprile 2013

10.0 Data di revisione del testo

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Documento messo a disposizione da A.I.FA. in data: ———-