Farmorubicina: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Farmorubicina (Epirubicina Cloridrato): sicurezza e modo d’azione

Farmorubicina (Epirubicina Cloridrato) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

Farmorubicina si è dimostrata capace di indurre risposte utili in un ampio spettro di malattie neoplastiche tra cui: carcinoma della mammella; linfomi maligni; sarcomi delle parti molli; carcinoma gastrico; carcinoma del fegato, pancreas, sigma retto; carcinoma del distretto cervico-facciale; carcinoma polmonare; carcinoma ovarico; leucemie.

Per instillazione endovescicale, Farmorubicina è indicata nel trattamento dei carcinomi superficiali della vescica (a cellule transizionali, carcinoma in situ) e nella profilassi delle recidive dopo intervento di resezione transuretrale.

Farmorubicina: come funziona?

Ma come funziona Farmorubicina? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Farmorubicina

Categoria farmacoterapeutica: Antibiotici citotossici – antracicline. Codice ATC: L01DB03

L’epirubicina cloridrato si è dimostrata attiva su un ampio spettro di tumori sperimentali in particolare leucemie (L 1210, P 388), sarcomi (SA 180 solido e ascitico) melanoma (B 16), carcinoma mammario, carcinoma polmonare di Lewis, carcinoma del colon (38) ed inoltre su tumori umani trapiantati nel topo atimico (melanoma, carcinoma mammario, polmonare, prostatico e ovarico).


Farmorubicina: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Farmorubicina, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Farmorubicina

In pazienti con funzionalità epatica e renale normali, i livelli plasmatici di epirubicina cloridrato, dopo somministrazione e.v. di 60-150 mg/m2, seguono un andamento decrescente triesponenziale con una prima fase molto rapida, ed una fase terminale lenta caratterizzata da una emivita media di circa 40 ore.

Queste dosi rientrano nei limiti della linearità farmacocinetica sia in termini di "clearance" plasmatica, sia di profilo metabolico. I livelli plasmatici del principale metabolita, il 13-OH derivato, sono costantemente inferiori e praticamente paralleli a quelli del farmaco inalterato. Il farmaco viene eliminato principalmente attraverso il fegato; valori elevati di "clearance" plasmatica (0,9 l/min) indicano che la lenta eliminazione è dovuta alla estesa distribuzione nei tessuti.

L’epirubicina cloridrato non supera la barriera ematoencefalica.


Farmorubicina: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Farmorubicina agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Farmorubicina è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Farmorubicina: dati sulla sicurezza

La DL50 dell’epirubicina cloridrato nel topo e nel ratto fu rispettivamente di 29,3 e 14,2 mg/kg e di circa 2,0 mg/kg nel cane. Gli studi di tossicità per somministrazioni ripetute (coniglio e cane) e di cardiotossicità (ratto e coniglio) hanno dimostrato che l’epirubicina cloridrato è caratterizzata da una tossicità inferiore alla doxorubicina. L’epirubicina cloridrato ha dimostrato proprietà mutagena e cancerogena negli animali da esperimento.


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Farmorubicina: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Farmorubicina

Farmorubicina: interazioni

L’epirubicina cloridrato può essere usata anche in associazione ad altri chemioterapici antitumorali. Si può manifestare tossicità cumulativa con effetti sul midollo osseo/ematologici e gastrointestinali (vedere paragrafo 4.4). L’uso dell’epirubicina cloridrato nella chemioterapia combinata insieme ad altri potenziali

farmaci cardiotossici, come l’uso concomitante con altri composti cardioattivi (ad es. i calcioantagonisti), richiede il monitoraggio della funzionalità cardiaca per tutta la durata del trattamento.

L’epirubicina cloridrato è estensivamente metabolizzata dal fegato. I cambiamenti del metabolismo epatico indotti da terapie concomitanti possono incidere sul metabolismo dell’epirubicina cloridrato, sulla farmacocinetica, sull’efficacia terapeutica e/o sulla tossicità (vedere paragrafo 4.4).

Le antracicline inclusa la epirubicina non devono essere somministrate in combinazione con altri agenti cardiotossici a meno che la funzionalità cardiaca del paziente non venga attentamente monitorata (vedere paragrafo 4.5). I pazienti che assumono antracicline dopo l’interruzione del trattamento con altri agenti cardiotossici, ed in particolar modo con quelli che hanno una lunga emivita come il trastuzumab, possono essere anche esposti ad un aumentato rischio di comparsa di cardiotossicità. Il trastuzumab ha una emivita riportata di circa 28-38 giorni e può persistere nel sistema circolatorio fino a 27 settimane. Pertanto, se possibile, i medici devono evitare una terapia a base di antracicline fino a 27 settimane dopo la fine del trattamento con trastuzumab. Se vengono utilizzate antracicline prima di questo tempo, la funzionalità cardiaca deve essere attentamente monitorata.

La vaccinazione con un vaccino vivo deve essere evitata nei pazienti che assumono epirubicina cloridrato. I vaccini inattivati o uccisi possono essere somministrati; tuttavia, la risposta a questi vaccini potrebbe essere ridotta.

La cimetidina aumenta la AUC dell’epirubicina cloridrato del 50% e l’impiego di questo medicinale deve essere interrotto durante il trattamento con epirubicina cloridrato.

Il paclitaxel, quando è somministrato prima dell’epirubicina cloridrato, può causare un aumento delle concentrazioni plasmatiche di epirubicina cloridrato non modificata e dei suoi metaboliti; tuttavia questi ultimi non sono né tossici, né attivi. Quando epirubicina cloridrato è somministrata prima dei taxani, la co- somministrazione di paclitaxel o docetaxel non altera la farmacocinetica dell’epirubicina cloridrato.

Questa combinazione può essere utile se si usa alternare la somministrazione tra i due medicinali. L’infusione di epirubicina cloridrato e paclitaxel deve essere effettuata con un intervallo di almeno 24 ore tra i due medicinali.

Il dexverapamil può alterare la farmacocinetica dell’epirubicina cloridrato e possibilmente aumentare il suo effetto depressivo sul midollo osseo.

Uno studio ha rilevato che il docetaxel somministrato dopo l’epirubicina cloridrato può aumentare le concentrazioni plasmatiche dei metaboliti dell’epirubicina cloridrato.

La chinina può accelerare la distribuzione iniziale dell’epirubicina cloridrato dal sangue nei tessuti e può influenzare la partizione dei globuli rossi da parte dell’epirubicina cloridrato.

La co-somministrazione dell’interferone ?2b può determinare una riduzione dell’emivita di eliminazione terminale sia della clearance totale sia di quella parziale dell’epirubicina cloridrato.

La possibilità di una mancata alterazione della ematopoiesi deve essere tenuta in considerazione e gestita con un (pre)trattamento con farmaci che agiscono sul midollo osseo (quali agenti citostatici, sulfonamide, cloramfenicolo, dienildantoina, derivati amidopiridinici, agenti antiretrovirali).

Nei pazienti che ricevono la terapia di combinazione di antracicline e dexrazoxano può verificarsi aumento della mielosoppressione.


Farmorubicina: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Farmorubicina: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

Farmorubicina non altera la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari.

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco