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  • #8214
    nico
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      volevo avere informazioni sulle cure esistenti per il gomito del tennista. grazie

      #8213
      anonymous
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        La cura dell’epicondilite radiale (gomito del tennista) è spesso una cura combinata, e comprende la terapia medica sistemica e localizzata, i mezzi fisici, la cinesiterapia e nei casi resistenti al trattamento medico, l’intervento chirurgico. Spesso sono anche opportuni aggiustamenti della tecnica sportiva e degli attrezzi sportivi, nonchè l’uso di particolari tutori.
        Se l’infiammazione è in una fase iniziale, è sufficiente mantenere il braccio bendato e a riposo. Alcuni consigliano anche di fare uso di impacchi di ghiaccio durante il corso della giornata, altrimenti ci si può sottoporre a qualche seduta di fisioterapia per distendere la contrattura.
        Se il riposo non è sufficiente, il trattamento di scelta piu diffuso è l’infiltrazione locale di un corticosteroide, con o senza l’aggiunta di un anestetico locale.
        L’efficacia di questo trattamento non è stato ben stabilito da studi controllati, ma si basa sull’esperienza mondiale. Infatti è esperienza comune che il dolore si attenui di molto o scompaia del tutto già dopo una o due infiltrazioni. Il problema principale della terapia con infiltrazioni è legata alle considerazioni di carattere generale, destinate ad evitare un abuso della terapia ormonale, inoltre vi è un concreto rischio di danni locali dovuta talvolta alla metodica applicativa e/o all’esperienza dell’operatore.
        A questo proposito, un ruolo importante puo essere svolto dall’utilizzo di microiniezioni sottocutanee (mesoterapia), che può consentire il raggiungimento di maggiori concentrazioni locali di farmaci utilizzando dosaggi ridotti con minimi effetti collaterali.

        Recentemente è stato sperimentato un nuovo approccio chirurgico microinvasivo. Questo tipo di intervento, effettuato per la prima volta a Roma dal professor Alfredo Schiavone-Panni, primario dell’istituto San Giuseppe, consiste nell’uso di piccolissimi elettrodi che sono diretti verso le parti del tendine da rimuovere.
        Le onde provocate – spiega Schiavone – dissolvono come vapore le parti degenerate. Per agire con gli elettrodi e’ sufficiente una incisione di 1-2 centimetri, nulla a confronto con l’invasivita’ degli interventi chirurgici.

        Saluti

        #118
        sanmag
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