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Mia moglie ha subito un intervento di 8 ore e mezzo per due graft parzialmente biologici (vene ombelicali “rinforzate”) delle arterie femorali presso il centro di chirurgia vascolare dell’ospedale di Bolzano. Spero che la scelta sia stata giusta e non sperimentale. Dopo un mese di Eparina e di dosaggi di Coumadin, mentre la paziente riprendeva a deambulare e raggiungeva qualche centinaio di metri al tappeto mobile, l’infusore di Eparina è stato rimosso ma a quel punto sopravvenivano brividi intensi, sensazione di freddo, febbre oltre 40 gradi, diminuzione della pressione arteriosa. Ripetuti esami evidenziavano nei due giorni successivi un’infezione di germi gram-negativi e forse altro, presumibilmente da catetere. La batteriemia veniva aggredita con due antibiotici specifici, endovena ogni 4 ore e per infusione ogni 8. Ora, al settimo giorno di trattamento (previsti 12 giorni), non si riesce ancora a dosare il Coumadin ed è stata reintrodotta l’Eparina. Mia moglie non ha altre malattie o sindromi se si esclude la non funzionalità totale della tiroide (Ashimoto) che solo in occasione di questo ricovero ospedialiero ha iniziato ad essere trattata con mezza pastiglia di ormone tiroideo. Chiedo qualsiasi informazione o ipotesi utile a tranquillizzarmi o suggerirmi comportamenti atti ad affiancare il lavoro dei medici o a richiedere un consulto. Ritengo infatti che, alla quinta settimana di degenza, qualche iniziativa sia da mettere nel conto.