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  • #10373
    matteo85
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      Salve a tutti avrei bisogno urgente di informazioni…
      Un mio caro amico mi ha detto di essere affetto da ipercalcemia maligna,che il medico curante gli ha parlato di medicinali quali Zometa e Nerixia,ma putroppo non mi ha detto niente di piu.a vent’anni circa ha subito la frattura di un femore che gli ha portato problemi per più di 5 anni,è molto incerto sul da farsi e per cercare di aiutarlo nel mio piccolo,vorrei sapere con più chiarezza sul da farsi.ringraziandovi tutti,aspetto urgentemente risposte

      #10372
      anonymous
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        L’ipercalcemia maligna è una condizione in cui si ha un rialzo costante e progressivo dei livelli di calcio nel sangue, e tale rialzo si può verificare in conseguenza di meccanismi che coinvolgono, allo stesso tempo, tanto l’osso quanto il rene: i livelli di calcio nel sangue, infatti, vengono regolati non soltanto dal riassorbimento nella circolazione sanguigna di tale sostanza liberata dall’osso, ma anche dalla sua escrezione con le urine mediante il rene. Anche una disfunzione a carico di uno solo di questi processi è in grado di creare una ipercalcemia, ma essa si dice “maligna” solo quando sono coinvolti entrambi.

        L’ipercalcemia è di per sé una condizione che accomuna molte patologie, in quanto può comparire in conseguenza di molte situazioni. Quella maligna spesso si manifesta come complicanza di tumori maligni con metastasi alle ossa, in conseguenza di un particolare comportamento delle metastasi ossee. Si suppone che le cellule tumorali, oltre ad attaccare e distruggere l’osso liberando così forti quantità di calcio nel sangue, siano in grado di produrre una sostanza simile all’ormone secreto dalla paratiroide, che agisce sul rene inducendolo a trattenere il calcio, il quale così, oltre ad avere una fonte di alimentazione importante, non riesce più a trovare la sua normale via di sfogo, accumulandosi quindi in modo molto significativo.

        Si ritiene oggi che potenzialmente qualsiasi tumore in grado di dare metastasi alle ossa sia in grado di sviluppare questa grave complicanza, ma si conviene che i tumori solidi, come i carcinomi squamosi polmonari o altri, abbiano maggiori probabilità di comportarsi in questo modo. Anche altri tumori, come i mielomi ed i linfomi, sono in grado di determinare un’erosione dell’osso, ma sembra che la capacità di secernere un ormone simile a quello paratiroideo sia tipica di quelli solidi.

        I sintomi tipici dell’ipercalcemia maligna sono in realtà comuni a tutti i tipi di ipercalcemia, ma va ricordato che la differenza che contraddistingue questa da tutte le altre ipercalcemie è la tendenza a peggiorare nel tempo in conseguenza dell’aumentare progressivo della concentrazione di calcio nel sangue. Potremo dunque avere sintomi a carico di numerosi apparati diversi, quali perdita della capacità di concentrazione, sonnolenza, debolezza muscolare (a volte fino alla paralisi), vari tipi di alterazione della coscienza, anoressia, nausea, vomito, stipsi, dolori allo stomaco ed all’addome dovuti ad ulcere e pancreatiti, disidratazione, forte sete inestinguibile ed aumento del volume di urine emesse, ipertensione, rallentamento del ritmo cardiaco e molto altro ancora. I sintomi a carico dell’apparato scheletrico possono comprendere deformità ossee (soprattutto vertebrali), compressione di alcuni nervi e fratture cosiddette “patologiche”, cioè non determinate da traumi significativi. Ciascuno di questi sintomi può presentarsi in misura e forma diversa in ciascun paziente, e quindi potremo osservare numerosi quadri diversi, senza individuarne uno fisso che rappresenti la malattia “tipo”

        Non è facile scoprire immediatamente l’ipercalcemia maligna solo sulla base di un quadro clinico. E’ quindi molto importante sospettare l’ipercalcemia maligna sulla base della patologia preesistente: si presuppone infatti che il medico sia a conoscenza dello stato patologico di base del paziente, e che in base alle sue caratteristiche possa tenersi in preallarme nei confronti della comparsa di sintomi sospetti. Una volta suscitato il dubbio, un semplice esame del sangue è sufficiente per accertare la presenza della patologia. E’ importante naturalmente effettuare esami periodici per tenere sotto controllo l’andamento della calcemia e l’eventuale efficacia della terapia. Vi sono alcuni rari casi in cui i sintomi dell’ipercalcemia maligna sono addirittura la prima manifestazione della patologia tumorale alle sue spalle, ed in questo caso è un rilievo fortuito del dato anomalo relativo alla concentrazione di calcio nel sangue a mettere in allarme il medico. Per diagnosticare la presenza delle metastasi ossee vengono impiegati oggi mezzi quali radiografia, scintigrafia ossea, TAC, risonanza magnetica e tomografia ad emissione di positroni. In generale, comunque, si tratta di una patologia che necessita dell’attenzione di specialisti di molte discipline diverse, quali oncologi, internisti, radioterapisti, medici nucleari, ortopedici, specialisti della terapia antalgica e talvolta anche neurochirurghi.

        Per quanto sia necessario tener conto del permanere della patologia di base, è comunque possibile trattare l’ipercalcemia maligna a più di un livello. E’ molto importante innanzitutto sorvegliare le perdite di liquidi che si instaurano, in quanto la disidratazione conseguente potrebbe avere effetti molto gravi: ciò viene di solito ottenuto mediante somministrazione di liquidi per via endovenosa. La vera e propria ipercalcemia viene invece trattata oggi mediante una classe di farmaci, i bisfosfonati, in grado di inibire l’erosione dell’osso, e quindi diminuire anche la velocità con cui la concentrazione di calcio nel sangue aumenta. Questi farmaci sono anche in grado di lenire molto il dolore derivante dalle metastasi. Vengono anche applicati di solito dei cortisonici di supporto. Va ricordato comunque che data l’azione a livello renale della patologia, questa terapia non è risolutiva, ma necessita di essere ripetuta ad intervalli regolari non appena la concentrazione di calcio nel sangue ricomincia a salire, allo scopo di mantenere ad un buon livello la qualità di vita del paziente. Occorre infine ricordare che data la patologia di base, un trattamento completo ed efficace dell’ipercalcemia maligna non può prescindere da un adeguato trattamento antitumorale.

        Come già detto, l’ipercalcemia maligna può essere una complicanza
        di alcune neoplasie maligne. Di solito l’ipercalcemia si manifesta tardivamente nel decorso del tumore, e, almeno fino a qualche anno fa, limitava la sopravvivenza del paziente a poche settimane o al massimo alcuni mesi (di qui la definizione di “maligna”). La situazione si è in parte modificata con il miglioramento delle strategie terapeutiche antitumorali; di pari passo è aumentata la probabilità di insorgenza di metastasi scheletriche anche in tumori che in passato portavano a morte il paziente prima che le cellule neoplastiche avessero il tempo di colonizzare l’osso. L’osteotropismo resta comunque prerogativa specifica di alcuni istotipi (soprattutto tumori della mammella, della prostata e mielomi) e necessita di una stretta interazione bidirezionale fra cellule tumorali e microambiente osseo (osteoblasti, osteoclasti, matrice ossea). I segnali con cui le cellule neoplastiche influenzano il “terreno” in cui si svilupperanno, e a loro volta vengono da questo influenzate, sono molteplici e complessi e comprendono in primo luogo citochine e fattori di crescita. L’osso trabecolare, ad elevato turnover, è quello maggiormente interessato. Le metastasi possono essere di tipo osteolitico, osteoblastico o miste, a seconda del prevalere della distruzione o della neoformazione ossea intorno alle aree di invasione tumorale. Le conseguenze delle metastasi ossee sono rappresentate innanzitutto dal dolore, ma anche da possibili deformità vertebrali, sindromi da compressione di strutture nervose, fratture patologiche e insorgenza di ipercalcemia. La diagnosi delle metastasi ossee si avvale di esami strumentali (radiografia, scintigrafia ossea con Tecnezio-99m-bisfosfonato, tomografia computerizzata, risonanza magnetica, tomografia a emissione di positroni) e di laboratorio (tra cui i marcatori di turnover osseo). La gestione del paziente è tipicamente multidisciplinare e necessita del coinvolgimento di oncologi, internisti, radioterapisti, medici nucleari, ortopedici, specialisti della terapia antalgica e talvolta anche neurochirurghi.
        Per quanto riguarda l’ipercalcemia che insorge in corso di malattie neoplastiche, si tratta della causa più comune di ipercalcemia nel paziente ospedalizzato, mentre l’iperparatiroidismo primitivo è quella più frequente nel paziente ambulatoriale. La sintomatologia è caratterizzata da poliuria e polidipsia, con frequente tendenza alla disidratazione e possibile compromissione della funzione renale, disturbi gastroenterici (stipsi, nausea, vomito), disturbi del SNC (sonnolenza, letargia, depressione, confusione, coma). La causa dell’ipercalcemia maligna può essere una distruzione ossea localizzata, tipica del mieloma multiplo, del carcinoma della mammella o dei linfomi, oppure una secrezione abnorme di PTHrP, peptide simile al PTH nella sua struttura e con azioni quasi del tutto sovrapponibili a livello osseo. Nel primo caso, osteolisi locale, vi è estesa infiltrazione del midollo da parte del tumore o delle sue metastasi, che rilasciano una serie di citochine attivatici della differenziazione osteoclastica e dell’attività di riassorbimento. Le principali citochine in questione sono il TNF#945; (tumor necrosis factor #945;, o cachessina), il TNFß (tumor necrosis factor ß, o linfotossina), l’IL-1ß (interleuchina-1 ß), l’IL-6 (interleuchina-6), il PTHrP (parathyroid hormone-related peptide), il VEGF (vascular endothelial growth factor), i MIP-1#945; e 1ß (macrophage inflammatory protein 1#945; e 1ß), l’hepatocyte growth factor (HGF) oltre al ligando di RANK (RANK-L) e ad alcune prostaglandine della serie E. Nel secondo caso, ipercalcemia paraneoplastica, più comune in pazienti con carcinomi a cellule squamose (polmone, esofago, capo-collo), ma osservato anche in pazienti con carcinomi renali, della vescica, dell’ovaio o della mammella, non è necessaria la presenza di un’invasione midollare o scheletrica da parte del tumore; l’ipercalcemia si sviluppa a seguito del legame del PTHrP con gli stessi recettori del PTH, i cui livelli sierici sono invece soppressi. Esistono infine forme molto rare di ipercalcemia in corso di neoplasie maligne in cui il meccanismo patogenetico è la produzione da parte del tumore di calcitriolo o di altri fattori umorali ancora in parte sconosciuti e sono stati descritti casi eccezioni di vera secrezione ectopica di paratormone.
        La terapia dell’ipercalcemia maligna è fondata sull’idratazione, sull’impiego di diuretici dell’ansa e sui farmaci inibenti il riassorbimento osseo (in primo luogo i bisfosfonati). Gli aminobisfosfonati, pamidronato e l’ancor più potente zoledronato, sono attualmente i farmaci più utilizzati. La calcitonina, per la sua rapidità d’azione può ancora trovare impiego nelle forme più acute di ipercalcemia. I glicocorticoidi hanno una qualche utilità nelle neoplasie steroido-sensibili (mielomi e linfomi), mentre sostanzialmente abbandonati nella pratica clinica sono altri farmaci quali il nitrato di gallio e la mitramicina.

        Fatto questo punto della situazione sulla ipercalcemia maligna, bisogna vedere se effettivamente la diagnosi del tuo amico è questa o se invece si tratta di alterazioni del metabolismo del calcio di altra natura (iper o ipoparatiroidismo per sesmpio). In ogni caso mi pare di capire, dalle terapie proposte, che l’aspetto più problematico sia quello di una osteoporosi da eccessivo riassorbimento osseo che il tuo amico presetna, con facilità alle fratture. In tal caso, il Nerixia (o altri difosfonati) è la terapia di scelta.

        Saluti!

        #917
        sanmag
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