#9069
anonymous
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    Lo streptococco ß emolitico di gruppo B (GBS) rappresenta circa il 30% della flora saprofitica (cioè normale) vaginale e quindi non causa alcuna patologia nella donna nè nel partner. Tuttavia è uno dei più importanti agenti di infezione neonatale, con un rischio stimato attorno al 3% delle nascite e, unitamente all’Escherichia coli, è riconosciuto come uno degli agenti più comuni delle batteriemie e delle meningiti nei primi 2 mesi di vita.
    A seconda del periodo di manifestazione dell’infezione si riconoscono 2 malattie neonatali: la Early Onset (ad esordio precoce) e la Late Onset (ad esordio tardivo).
    La early onset che colpisce l’1-3% dei nati vivi, può determinare un tasso di mortalità del 50-60%. Caratterizzata prevalentemente da setticemia, riconosce come momento patogenetico la trasmissione verticale (cioè durante il parto) madre-figlio ed è associata frequentemente a rottura precoce delle membrane (Prom), prematurità, parti distocici e febbre intra e post-partum.
    La malattia neonatale late onset, di minore gravità si manifesta dopo la prima settimana di vita, ha una prevalenza di 1,7 per 1000 nati vivi, non è dovuta a trasmissione verticale, ma orizzontale (cioè per contatto fra le mani della madre o dell’ostetrica ed il neonato) e non si associa a complicazioni ostetriche materne.
    La colonizzazione cervicovaginale in donne asintomatiche varia tra il 3 ed il 28%, con una prevalenza di infezione neonatale compresa tra il 38 ed il 70%, ma solo l’1-2% dei nati sviluppa la malattia. Ciò significa che circa 1 donna su 3 ha lo Streptococco agalactiae, che circa 4-10 neonati su 100 lo acquisiscono durante il parto, ma solo 1-2 neonati su 100 sviluppano la malattia. Sfortunatamente, a differenza di quanto si osserva per altri batteri, i quali, se presenti in vagina permangono per tutta la gravidanza, il GBS è incostante. Gestanti positive nel corso della gravidanza possono negativizzarsi al momento del parto, altre negative durante l’intero decorso della gravidanza divengono positive al parto; altre ancora, infine, possono ricolonizzarsi dopo un trattamento antibiotico. Questa caratteristica mette in seria discussione l’utilità di uno screening colturale in gravidanza nell’ottica di una prevenzione della sepsi neonatale: la cura dell’infezione con antibiotici prima del parto appare inutile o comunque non definitiva.
    Probabilmente la presenza di un’infezione streptococcica nel corso della gravidanza (isolamento colturale su tampone rettale e vaginale a 34-37 settimane di epoca gestazionale) e/o la presenza di circostanze cliniche cosiddette a rischio (Prom prolungata, prematurità, febbre intrapartum) impone, <b>durante il travaglio di parto, un trattamento profilattico con ampicillina, dimostratasi efficace nel ridurre significativamente l’incidenza di infezione neonatale.</b>
    A favore di tale politica depongono una serie di studi prospettici ed al momento sembrerebbe la strategi migliore.

    Cari saluti