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L’orticaria è una condizione cutanea molto frequente, caratterizzata dalla comparsa di pomfi pruriginosi e, talvolta, di gonfiore più profondo (angioedema). Chi ne soffre desidera spesso “eliminarla definitivamente”, ma nella pratica clinica la gestione è più complessa: esistono forme acute, che si risolvono in poche settimane, e forme croniche, che possono durare mesi o anni, con fasi di remissione e riacutizzazione. Comprendere le cause, riconoscere i sintomi e conoscere le opzioni terapeutiche disponibili è fondamentale per impostare un percorso efficace con il proprio medico o specialista in dermatologia o allergologia.
Questa guida offre una panoramica aggiornata su cause, sintomi, diagnosi e trattamenti dell’orticaria, con particolare attenzione alle forme croniche e recidivanti. Verranno descritti i farmaci di uso più comune, le terapie biologiche di nuova generazione, i possibili rimedi complementari e le strategie di prevenzione delle recidive. Le informazioni hanno carattere generale e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico, che resta il riferimento per valutare il singolo caso, escludere patologie associate e definire il piano terapeutico più appropriato.
Cause dell’orticaria
L’orticaria non è una singola malattia, ma un insieme di quadri clinici accomunati dagli stessi segni cutanei. Dal punto di vista temporale si distingue tra orticaria acuta (durata inferiore a 6 settimane) e orticaria cronica (sintomi presenti quasi ogni giorno per oltre 6 settimane). Nelle forme acute, soprattutto nei bambini, le cause più frequenti sono infezioni virali delle vie respiratorie, reazioni a farmaci (per esempio antibiotici o antinfiammatori non steroidei) e, più raramente, alimenti. Nelle forme croniche, invece, spesso non si identifica un singolo allergene esterno: si parla allora di orticaria cronica spontanea, in cui giocano un ruolo meccanismi autoimmuni e una particolare iperreattività dei mastociti cutanei, le cellule che rilasciano istamina e altri mediatori infiammatori.
Oltre alla distinzione tra acuta e cronica, esistono forme di orticaria “inducibile”, in cui i pomfi compaiono in risposta a stimoli fisici specifici: pressione o sfregamento sulla pelle (dermografismo), freddo, calore, esposizione al sole, aumento della temperatura corporea con sudorazione (orticaria colinergica), vibrazioni o contatto con acqua. In molti pazienti, soprattutto nelle forme croniche, coesistono una componente spontanea e una o più forme inducibili, rendendo più complessa l’identificazione dei fattori scatenanti. Anche lo stress psicofisico, le infezioni croniche a bassa sintomatologia (per esempio alcune infezioni dentarie o gastrointestinali) e le malattie autoimmuni della tiroide possono contribuire a mantenere l’infiammazione e favorire le recidive.
Le linee guida internazionali sottolineano che, nonostante indagini approfondite, in una quota significativa di orticaria cronica non è possibile individuare una causa precisa e stabile nel tempo. In questi casi l’obiettivo non è tanto “trovare l’allergene nascosto”, quanto controllare i sintomi e migliorare la qualità di vita. È importante evitare percorsi diagnostici eccessivamente invasivi o di scarso rendimento, come test allergologici ripetuti senza un chiaro sospetto clinico o diete di esclusione molto restrittive non supportate da evidenze. Più utile è una valutazione mirata, guidata dalla storia clinica, che consideri farmaci assunti, comorbidità, eventuali segni sistemici e l’andamento temporale delle manifestazioni cutanee.
Un capitolo a parte riguarda l’orticaria associata ad altre patologie sistemiche, come alcune malattie autoimmuni, infezioni croniche, neoplasie ematologiche o sindromi autoinfiammatorie. In questi contesti, i pomfi possono rappresentare uno dei segni di una malattia più ampia e richiedono un inquadramento specialistico accurato. Tuttavia, queste forme sono nettamente meno frequenti rispetto all’orticaria cronica spontanea “isolata”. Per il paziente è importante sapere che, nella maggior parte dei casi, l’orticaria non è espressione di una malattia grave, ma di una disfunzione dell’attivazione mastocitaria che, pur essendo molto fastidiosa, può essere gestita con terapie adeguate e un follow-up regolare.
Sintomi e diagnosi
Il sintomo cardine dell’orticaria è la comparsa di pomfi: rilievi cutanei di dimensioni variabili, da pochi millimetri a diversi centimetri, di colore rosso o roseo, spesso con un alone più chiaro al centro. I pomfi sono tipicamente fugaci, cioè compaiono e scompaiono in poche ore, ma possono essere sostituiti da nuove lesioni in altre sedi, dando al paziente la sensazione di un’eruzione “migrante”. Il prurito è quasi sempre presente e può essere molto intenso, disturbando il sonno e le attività quotidiane. In alcuni casi si associa angioedema, un gonfiore più profondo e doloroso che interessa labbra, palpebre, mani, piedi o genitali, e che può essere particolarmente allarmante quando coinvolge il volto o la regione orofaringea.
Dal punto di vista diagnostico, l’elemento più importante è l’osservazione clinica delle lesioni e la raccolta accurata dell’anamnesi. Il medico chiederà da quanto tempo sono presenti i sintomi, con quale frequenza compaiono, se esistono fattori scatenanti riconoscibili (farmaci, alimenti, sforzo fisico, esposizione al freddo o al calore, pressione sulla pelle), se sono presenti altri disturbi sistemici come febbre, dolori articolari, perdita di peso o sintomi gastrointestinali. Nella maggior parte dei casi, la diagnosi di orticaria è clinica e non richiede esami complessi: gli esami del sangue di base e alcuni test mirati vengono richiesti solo quando la storia clinica suggerisce una possibile causa sottostante o una patologia associata che meriti approfondimento.
È importante distinguere l’orticaria da altre condizioni dermatologiche che possono simulare pomfi o eruzioni pruriginose, come alcune forme di dermatite allergica da contatto, eritema multiforme, vasculiti cutanee o reazioni farmacologiche più complesse. Nelle vasculiti orticarioidi, ad esempio, le lesioni durano più di 24 ore nella stessa sede, possono essere dolorose più che pruriginose e lasciare esiti pigmentati; in questi casi è spesso indicata una biopsia cutanea per confermare la diagnosi. Anche la presenza di sintomi sistemici importanti o di alterazioni significative degli esami di laboratorio orienta verso quadri diversi dall’orticaria cronica spontanea “classica” e richiede una valutazione specialistica multidisciplinare.
Per monitorare l’andamento della malattia e la risposta alle terapie, le linee guida propongono l’utilizzo di strumenti standardizzati come l’Urticaria Activity Score (UAS7), che quantifica su base settimanale il numero di pomfi e l’intensità del prurito. Sebbene questi strumenti siano usati soprattutto in ambito specialistico e nella ricerca clinica, possono aiutare anche il paziente a descrivere in modo più oggettivo l’andamento dei sintomi. Tenere un diario, annotando comparsa delle lesioni, eventuali fattori scatenanti, farmaci assunti e risposta ai trattamenti, è spesso molto utile per il medico e contribuisce a rendere più mirato il percorso diagnostico-terapeutico.
Trattamenti farmacologici
Le linee guida internazionali concordano sul fatto che non esista, allo stato attuale, una terapia in grado di “eliminare definitivamente” l’orticaria in tutti i pazienti, soprattutto nelle forme croniche. L’obiettivo realistico è ottenere il controllo completo o quasi completo dei sintomi, riducendo al minimo l’impatto sulla qualità di vita e gli effetti collaterali dei farmaci. Il cardine del trattamento sono gli antistaminici H1 di seconda generazione, non sedativi, da assumere in modo continuativo e non solo al bisogno. Molecole come cetirizina, levocetirizina, loratadina, desloratadina, fexofenadina, bilastina o rupatadina agiscono bloccando i recettori per l’istamina e riducendo prurito e formazione dei pomfi, con un buon profilo di sicurezza anche per trattamenti prolungati.
Quando la dose standard di antistaminico non è sufficiente a controllare i sintomi, le linee guida raccomandano, sotto supervisione medica, di aumentare progressivamente la dose fino a quattro volte quella abituale, mantenendo la stessa molecola. Questo approccio, pur essendo “off label” in molti Paesi, è supportato da numerosi studi clinici e consente di ottenere un controllo soddisfacente in una quota significativa di pazienti con orticaria cronica spontanea. L’aggiunta di altri farmaci come antileucotrienici o antistaminici H2 può essere considerata in casi selezionati, anche se l’evidenza a supporto è meno robusta. I corticosteroidi sistemici, invece, non sono indicati come terapia di mantenimento: il loro uso dovrebbe essere limitato a brevi cicli in caso di riacutizzazioni molto severe, per ridurre il rischio di effetti collaterali importanti.
Nei pazienti che rimangono sintomatici nonostante dosi elevate di antistaminici, si passa alle cosiddette terapie di seconda linea, in particolare ai farmaci biologici. Omalizumab, un anticorpo monoclonale anti-IgE somministrato per via sottocutanea, è attualmente il biologico di riferimento per l’orticaria cronica spontanea refrattaria agli antistaminici e, in Italia, è rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale in specifiche condizioni, con monitoraggio tramite registri dedicati. Studi clinici e dati di real life mostrano che una quota elevata di pazienti ottiene una remissione completa o quasi completa dei sintomi, spesso con un miglioramento rapido del prurito e della qualità del sonno. In caso di risposta parziale o assente, lo specialista può valutare aggiustamenti di dose o intervallo, sempre nel rispetto delle indicazioni regolatorie.
Per i casi più gravi e resistenti anche al biologico, le linee guida prevedono la possibilità di utilizzare immunosoppressori come la ciclosporina A, che agisce modulando l’attivazione dei linfociti T e dei mastociti. Si tratta di una terapia efficace ma potenzialmente gravata da effetti collaterali significativi (in particolare a carico di reni e pressione arteriosa), per cui è riservata a centri esperti e richiede un attento monitoraggio clinico e laboratoristico. Parallelamente, la ricerca sta esplorando nuove molecole mirate ai meccanismi patogenetici dell’orticaria cronica, come gli inibitori della tirosin-chinasi di Bruton (BTK) o altri anticorpi monoclonali diretti contro mediatori dell’infiammazione di tipo 2: questi farmaci, ancora in fase di studio o in via di approvazione, potrebbero ampliare in futuro le opzioni terapeutiche per i pazienti non controllati dalle terapie attuali.
Rimedi naturali
Molte persone con orticaria, soprattutto quando i sintomi sono cronici e recidivanti, cercano rimedi naturali o complementari per ridurre il prurito e migliorare il benessere generale. È importante chiarire che, allo stato attuale delle conoscenze, nessun rimedio naturale ha dimostrato di poter sostituire i trattamenti farmacologici raccomandati dalle linee guida, né di “guarire” definitivamente l’orticaria. Tuttavia, alcune misure non farmacologiche possono contribuire ad alleviare i sintomi e a ridurre la frequenza delle riacutizzazioni, soprattutto se integrate in un piano di cura condiviso con il medico. Tra queste, l’uso di detergenti delicati, l’applicazione di emollienti privi di profumi e sostanze irritanti, l’evitare bagni o docce troppo caldi e l’indossare abiti in fibre naturali e non aderenti possono ridurre l’irritazione cutanea e il prurito.
Impacchi freschi o tiepidi, applicati per brevi periodi sulle aree più pruriginose, possono dare un sollievo temporaneo, purché non si utilizzi ghiaccio direttamente sulla pelle e non si provochi un eccessivo sbalzo termico, che in alcune forme di orticaria fisica potrebbe peggiorare i sintomi. Alcuni pazienti riferiscono beneficio da tecniche di rilassamento, mindfulness, yoga o altre pratiche che aiutano a gestire lo stress, riconosciuto come possibile fattore di peggioramento dell’orticaria cronica. Anche se le evidenze scientifiche sono ancora limitate, intervenire sullo stress può avere un impatto positivo globale sulla qualità di vita e sulla percezione del prurito, che è influenzata anche da fattori emotivi e cognitivi.
Per quanto riguarda integratori e fitoterapici, la situazione è più complessa. Sono stati studiati, con risultati ancora preliminari, alcuni estratti vegetali e sostanze ad azione antiossidante o antinfiammatoria, ma mancano prove solide di efficacia e sicurezza a lungo termine nell’orticaria cronica. Inoltre, prodotti “naturali” non sono privi di rischi: possono interagire con farmaci in uso, contenere allergeni o sostanze irritanti e, in alcuni casi, scatenare essi stessi reazioni cutanee o sistemiche. Prima di assumere qualsiasi integratore o rimedio erboristico è quindi essenziale parlarne con il medico o il farmacista, soprattutto se si stanno seguendo terapie farmacologiche complesse o se si hanno altre patologie concomitanti.
Un approccio prudente consiste nel considerare i rimedi naturali come un complemento, e non un’alternativa, alle terapie validate, concentrandosi su interventi a basso rischio e potenzialmente utili: cura della barriera cutanea, gestione dello stress, regolarità del sonno, attività fisica moderata adattata alle condizioni individuali. È altrettanto importante diffidare di proposte che promettono “guarigioni definitive” attraverso diete estreme, protocolli di disintossicazione non scientifici o test diagnostici non validati (come alcuni test di intolleranza alimentare commerciali), che possono portare a restrizioni alimentari ingiustificate, carenze nutrizionali e ritardi nell’accesso a cure appropriate.
Prevenzione delle recidive
Prevenire le recidive di orticaria significa, innanzitutto, identificare e gestire per quanto possibile i fattori che scatenano o peggiorano i sintomi. Nelle forme acute correlate a farmaci o alimenti, l’evitamento dell’agente responsabile, una volta confermato dal medico, è spesso sufficiente a prevenire nuovi episodi. Nelle forme croniche spontanee, in cui non esiste un singolo allergene da eliminare, la prevenzione si basa su una combinazione di terapia farmacologica continuativa, monitoraggio clinico e modifiche dello stile di vita. Assumere regolarmente gli antistaminici prescritti, senza sospenderli autonomamente appena i sintomi migliorano, riduce il rischio di fluttuazioni improvvise e consente di valutare con il medico eventuali riduzioni graduali della dose solo quando la malattia è stabilmente controllata.
Un altro aspetto cruciale è la gestione delle comorbidità e dei fattori generali di infiammazione. Controllare eventuali infezioni croniche, trattare adeguatamente disturbi tiroidei autoimmuni o altre patologie associate, mantenere un peso corporeo adeguato e uno stile di vita sano contribuisce a ridurre il “carico infiammatorio” complessivo sull’organismo. Anche la cura del sonno e la gestione dello stress giocano un ruolo importante: insonnia, ansia e depressione sono frequenti nei pazienti con orticaria cronica e possono creare un circolo vizioso in cui il prurito peggiora il riposo e il disagio psicologico amplifica la percezione dei sintomi. In alcuni casi può essere utile un supporto psicologico o psicoeducativo, individuale o di gruppo, per imparare strategie di coping e migliorare l’aderenza alle terapie.
Per le forme di orticaria inducibile, la prevenzione passa anche attraverso l’educazione del paziente a riconoscere e modulare gli stimoli fisici scatenanti. Chi soffre di dermografismo sintomatico può trarre beneficio dall’evitare abiti troppo stretti, cinture rigide o zaini pesanti; chi presenta orticaria da freddo deve proteggere adeguatamente la pelle dalle basse temperature e dall’immersione in acqua fredda; nelle forme colinergiche è utile programmare l’attività fisica in modo graduale, evitando sbalzi termici bruschi e ambienti troppo caldi. Queste misure non eliminano la malattia, ma possono ridurre significativamente la frequenza e l’intensità delle crisi, soprattutto se integrate con una terapia farmacologica ottimizzata.
Infine, la prevenzione delle recidive passa attraverso un rapporto continuativo con il medico curante e, quando necessario, con il centro specialistico di riferimento. Visite periodiche permettono di rivalutare la diagnosi, monitorare l’efficacia e la sicurezza delle terapie, aggiornare il piano di trattamento alla luce delle nuove evidenze scientifiche e delle eventuali modifiche del quadro clinico. È importante che il paziente sia informato in modo chiaro e realistico sull’andamento naturale dell’orticaria cronica: in molti casi la malattia tende a migliorare o a risolversi spontaneamente nel corso degli anni, ma i tempi sono variabili e non prevedibili. Un’alleanza terapeutica solida, basata su comunicazione aperta e decisioni condivise, è uno degli strumenti più efficaci per affrontare una patologia cronica e fluttuante come l’orticaria.
In sintesi, eliminare “per sempre” l’orticaria non è sempre possibile, soprattutto nelle forme croniche spontanee, ma oggi disponiamo di strategie terapeutiche e di supporto in grado di controllare in modo efficace i sintomi nella maggior parte dei pazienti. La combinazione di una diagnosi accurata, di un uso razionale dei farmaci (dagli antistaminici ai biologici), di misure non farmacologiche mirate e di un attento monitoraggio nel tempo consente spesso di ottenere una qualità di vita soddisfacente e, in molti casi, periodi prolungati di remissione. Affidarsi a specialisti esperti e a fonti di informazione autorevoli è il primo passo per costruire un percorso di cura personalizzato e sicuro.
Per approfondire
Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Panoramica generale sulle malattie allergiche e immunomediate, con materiali divulgativi e tecnici utili per comprendere il ruolo dell’infiammazione e delle reazioni di ipersensibilità nella comparsa di sintomi cutanei come quelli dell’orticaria.
Istituto Superiore di Sanità (ISS) Schede e approfondimenti su allergie, malattie immunomediate e gestione delle patologie croniche, con particolare attenzione alla qualità delle evidenze scientifiche e alla sicurezza dei trattamenti farmacologici e complementari.
Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) Informazioni aggiornate sui farmaci utilizzati nel trattamento dell’orticaria cronica, incluse note regolatorie, schede tecniche e documenti di monitoraggio relativi alle terapie biologiche rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale.
Società Italiana di Dermatologia (SIDeMaST) Linee guida, documenti di consenso e materiali educativi rivolti a medici e pazienti sulle principali dermatosi, tra cui l’orticaria cronica, con indicazioni pratiche per diagnosi, terapia e follow-up.
European Academy of Allergy and Clinical Immunology (EAACI) Linee guida internazionali e position paper su orticaria acuta e cronica, disponibili in lingua inglese, che rappresentano un riferimento fondamentale per la gestione basata sulle evidenze di questa patologia.
