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Quale percentuale di invalidità è necessaria per l’indennità di accompagnamento?
L’indennità di accompagnamento è una prestazione economica destinata a chi, a causa di una condizione di salute grave, necessita di assistenza continua per svolgere le attività quotidiane o non è in grado di deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore. Una domanda ricorrente riguarda la “percentuale” di invalidità necessaria per ottenerla. In realtà, l’accesso a questa indennità non dipende da una specifica percentuale intermedia (ad esempio 74%, 80% o 99%), bensì dal riconoscimento dell’invalidità civile totale (100%) unitamente alla non autosufficienza, intesa come bisogno di assistenza continua o impossibilità a camminare senza supporto. Il requisito sanitario cruciale, quindi, non è un numero in sé, ma la presenza di una limitazione tale da richiedere presenza e aiuto costante nella vita di ogni giorno.
Si tratta di uno strumento di tutela importante per le persone e per le famiglie, perché contribuisce a sostenere il carico assistenziale quando il quadro clinico comporta dipendenza da terzi per l’igiene personale, l’alimentazione, la mobilità o la sicurezza. L’indennità non è legata al reddito, non richiede contributi versati e non è limitata a una fascia d’età specifica: può riguardare minori, adulti e anziani, purché sussistano le condizioni mediche e amministrative richieste. Nelle sezioni che seguono vengono chiariti i requisiti essenziali, le differenze rispetto alle percentuali di invalidità, l’iter per il riconoscimento e i documenti utili per la valutazione medico-legale.
Requisiti per l’Indennità di Accompagnamento
Il primo requisito, di natura sanitaria, è il riconoscimento dell’invalidità civile totale (100%). A questo si affianca la condizione di non autosufficienza, che la commissione medico-legale accerta in due possibili forme: l’impossibilità a deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore, oppure l’incapacità di compiere gli atti quotidiani della vita senza un’assistenza continua. In pratica, non è sufficiente avere una menomazione grave; è necessario che la compromissione comporti un bisogno concreto e costante di aiuto per muoversi o per gestire le funzioni essenziali della giornata. Nel verbale di accertamento, quando riconosciuta, questa condizione viene di norma esplicitata attraverso formule che attestano la necessità di assistenza continua o l’impossibilità a camminare senza supporto.
Per “atti quotidiani della vita” si intendono le attività di base dell’autonomia personale, come lavarsi, vestirsi, alimentarsi, andare in bagno, spostarsi in sicurezza, assumere correttamente le terapie o gestire il proprio orientamento nello spazio e nel tempo. La commissione non si limita a valutare singoli sintomi, ma considera l’impatto funzionale globale della patologia sull’autosufficienza. Per esempio, una persona con deficit motori può conservare una discreta autonomia grazie ad ausili e adattamenti; viceversa, un disturbo cognitivo o comportamentale può comportare la necessità di sorveglianza continua per prevenire rischi anche in presenza di una buona forza fisica. Ciò che rileva è il bisogno di assistenza stabile e non occasionale: difficoltà significative ma gestibili in autonomia, pur richiedendo talvolta un aiuto, non integrano di per sé il requisito richiesto.
Accanto ai criteri clinici, sono previsti requisiti amministrativi. L’indennità di accompagnamento richiede la residenza stabile e abituale in Italia e può essere riconosciuta a cittadini italiani, cittadini dell’Unione Europea residenti e cittadini di Paesi terzi con regolare titolo di soggiorno. Non è legata a un’anzianità contributiva e non prevede soglie ISEE o limiti di reddito: si tratta di una prestazione assistenziale, non previdenziale. In linea generale, la prestazione è compatibile con altre misure di sostegno all’invalidità, ma possono esistere incompatibilità con specifiche indennità di natura analoga; inoltre può essere sospesa durante periodi di ricovero a carico dello Stato, quando la struttura eroga assistenza completa h24. È quindi utile verificare la situazione concreta, soprattutto in presenza di altre prestazioni o in caso di degenze prolungate.
Il requisito di non autosufficienza si applica a tutte le età, con alcune precisazioni: nei minori, la valutazione confronta le capacità del bambino con quelle attese per l’età, ponendo attenzione a bisogni assistenziali che superano in modo significativo quelli dei coetanei; negli anziani, il giudizio considera sia la perdita di autonomia legata alla patologia sia il rischio di eventi avversi in assenza di sorveglianza (cadute, disorientamento, gestione delle terapie). Anche nelle malattie a decorso fluttuante o progressivo, ciò che rileva è la situazione clinica attuale e il prevedibile bisogno di assistenza continuativa. La presenza di ausili, caregiver familiari o assistenza domiciliare non preclude il diritto: anzi, può evidenziare il livello di supporto già necessario per garantire una vita dignitosa e sicura.
È altrettanto importante chiarire cosa non costituisce requisito sufficiente. Non basta una percentuale elevata di invalidità (come 74%, 80% o 99%) se la persona rimane sostanzialmente autonoma negli atti essenziali della vita o può deambulare senza accompagnatore. Allo stesso modo, una grave menomazione che richiede aiuto solo sporadico o supervisioni saltuarie può non integrare il bisogno di assistenza continua richiesto dalla normativa. Non sono necessari, invece, requisiti economici, contributivi o la convivenza con un caregiver: si valuta il bisogno oggettivo di assistenza, non la disponibilità familiare o la condizione reddituale. Per massimizzare le probabilità di un inquadramento corretto, è consigliabile presentare una documentazione clinica aggiornata e focalizzata sull’impatto funzionale della patologia, descrivendo con precisione le aree di non autosufficienza e le modalità di assistenza effettivamente necessarie.
Percentuali di Invalidità Necessarie
In relazione alle percentuali, l’indennità di accompagnamento non è collegata a soglie intermedie (74%, 80%, 90%): il presupposto è il riconoscimento dell’invalidità civile totale (100%) e, insieme, della non autosufficienza. La sola percentuale, anche se massima, non è sufficiente se la persona risulta ancora autonoma negli atti elementari o deambulante senza accompagnatore.
Nel verbale medico-legale la percentuale di invalidità descrive il grado complessivo di riduzione della capacità lavorativa (per gli adulti) o dell’autonomia (per i minori), mentre il diritto all’accompagno è attestato da specifiche diciture, quali “necessita di assistenza continua” o “impossibilità a deambulare senza accompagnatore”. Si tratta di elementi distinti: è possibile avere il 100% senza accompagno, così come ottenere l’accompagno solo quando è documentato il bisogno assistenziale continuo.
Percentuali inferiori al 100% possono dare accesso ad altre misure di sostegno previste dall’ordinamento (ad esempio, prestazioni economiche o agevolazioni per gli invalidi con percentuale pari o superiore al 74%), ma non rilevano per l’indennità di accompagnamento. Per questa specifica prestazione, ciò che determina il diritto è l’oggettiva dipendenza da terzi per la mobilità o per gli atti essenziali della vita quotidiana.
Il requisito di non autosufficienza può derivare da patologie motorie, sensoriali, cognitive o comportamentali, purché comportino necessità di sorveglianza e aiuto costanti. Viceversa, limitazioni anche importanti ma gestibili in sicurezza e autonomia non integrano il presupposto per l’accompagno, pur potendo giustificare altre tutele connesse alla percentuale di invalidità.
Come Richiedere l’Indennità
Per ottenere l’indennità di accompagnamento, è necessario seguire una procedura specifica che coinvolge sia il medico curante che l’INPS. Il primo passo consiste nel richiedere al proprio medico di base il certificato medico introduttivo, un documento che attesta la presenza delle condizioni sanitarie necessarie per l’accesso al beneficio. Questo certificato contiene un codice identificativo univoco, indispensabile per la successiva fase della domanda.
Una volta in possesso del certificato medico, il richiedente deve presentare la domanda all’INPS. Questa può essere inoltrata telematicamente attraverso il portale ufficiale dell’INPS, utilizzando le proprie credenziali SPID, CIE o CNS. In alternativa, è possibile avvalersi dell’assistenza di enti di patronato o associazioni di categoria convenzionate, che offrono supporto nella compilazione e nell’invio della domanda.
È fondamentale che la domanda venga presentata entro 90 giorni dalla data di rilascio del certificato medico introduttivo. Superato questo termine, sarà necessario richiedere un nuovo certificato. Dopo l’invio della domanda, l’INPS convocherà il richiedente per una visita medica di accertamento, durante la quale una commissione valuterà la sussistenza dei requisiti sanitari previsti per l’erogazione dell’indennità.
Documenti Richiesti
Per completare correttamente la domanda di indennità di accompagnamento, è necessario allegare una serie di documenti. Oltre al certificato medico introduttivo, il richiedente deve fornire una copia del proprio documento di identità in corso di validità e del codice fiscale. Questi documenti servono a verificare l’identità e la residenza del richiedente, requisiti fondamentali per l’accesso al beneficio.
In alcuni casi, potrebbe essere richiesto l’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) in corso di validità. Sebbene l’indennità di accompagnamento non sia legata a limiti di reddito, l’ISEE può essere utile per valutare la situazione economica complessiva del nucleo familiare e per l’accesso ad altre prestazioni assistenziali.
È importante assicurarsi che tutti i documenti siano completi e corretti al momento della presentazione della domanda. Errori o omissioni possono causare ritardi nell’elaborazione della pratica o, in alcuni casi, il rigetto della domanda stessa. Pertanto, si consiglia di controllare attentamente la documentazione e, se necessario, di rivolgersi a un patronato o a un’associazione di categoria per assistenza nella compilazione e nell’invio della domanda.
Consigli per l’Assistenza
Assistere una persona che beneficia dell’indennità di accompagnamento richiede dedizione e attenzione. È fondamentale garantire un supporto costante nelle attività quotidiane, come l’igiene personale, l’alimentazione e la mobilità. Inoltre, è importante monitorare lo stato di salute dell’assistito e segnalare tempestivamente eventuali cambiamenti al medico curante.
Per facilitare l’assistenza, è consigliabile organizzare l’ambiente domestico in modo sicuro e accessibile, eliminando ostacoli e installando ausili come maniglie di supporto o sedie ergonomiche. Inoltre, è utile pianificare una routine giornaliera che includa momenti di riposo e attività ricreative, per migliorare il benessere psicofisico dell’assistito.
Infine, è importante che l’accompagnatore si prenda cura anche del proprio benessere, cercando supporto quando necessario e dedicando tempo a sé stesso. Esistono associazioni e gruppi di supporto per caregiver che offrono risorse e consigli utili per affrontare le sfide legate all’assistenza di persone con disabilità.
In sintesi, l’indennità di accompagnamento rappresenta un sostegno fondamentale per le persone con gravi disabilità e per le loro famiglie. Seguire attentamente la procedura di richiesta e fornire un’assistenza adeguata può migliorare significativamente la qualità della vita dell’assistito e dell’accompagnatore.
Per approfondire
INPS – Indennità di accompagnamento agli invalidi civili: Pagina ufficiale dell’INPS con informazioni dettagliate sulla prestazione.
Ministero della Salute – Indennità di accompagnamento: Informazioni sui requisiti sanitari e sulle procedure per l’accesso all’indennità.
