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In Italia, la “categoria protetta” identifica le persone che hanno diritto a misure di collocamento mirato e tutele specifiche nel mercato del lavoro. È un concetto diverso dall’invalidità civile in senso stretto: non basta avere una patologia o un certificato medico, ma occorre possedere determinati requisiti, spesso legati a una percentuale di invalidità riconosciuta, o rientrare in altre condizioni tutelate dalla normativa. Capire esattamente quali soglie percentuali servono e quali documenti sono necessari aiuta a evitare errori nella domanda e ad accelerare l’inserimento nelle liste presso i Centri per l’Impiego.
Questa guida spiega in modo chiaro e aggiornato quale percentuale di invalidità serve per rientrare nella categoria protetta e come funzionano le diverse tipologie di riconoscimenti previste dalla legge, con un taglio pratico per chi deve orientarsi tra certificazioni sanitarie, requisiti amministrativi e procedure di iscrizione. Le informazioni sono utili sia a chi sta valutando di presentare domanda, sia ai professionisti che supportano persone con disabilità nel percorso verso il lavoro.
Requisiti per la Categoria Protetta
Per “categoria protetta” si intendono i soggetti che hanno diritto al collocamento mirato secondo la normativa sul diritto al lavoro delle persone con disabilità. All’interno di questa definizione rientrano due gruppi principali: da un lato le persone con disabilità (invalidità civile, invalidità del lavoro, invalidità per servizio, sordità, cecità), dall’altro alcune categorie tutelate non necessariamente legate a una menomazione sanitaria (come orfani e coniugi superstiti di caduti sul lavoro, vittime del terrorismo e della criminalità organizzata). L’iscrizione alle liste del collocamento mirato è la condizione pratica che consente di accedere alle quote di riserva nelle assunzioni e alle misure di supporto all’inserimento lavorativo. Va ricordato che l’appartenenza alla categoria protetta per scopi lavorativi è distinta dall’accesso ad altre prestazioni socio-sanitarie, che possono richiedere percentuali o criteri diversi.
Accanto alle persone con disabilità, la normativa tutela altre categorie che, pur non richiedendo una percentuale di invalidità civile, rientrano comunque nella cosiddetta “categoria protetta” per l’accesso alle misure occupazionali: tra queste, orefani e coniugi superstiti di caduti per causa di lavoro, guerra o servizio, nonché le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata e i profughi. Per questi profili, il requisito centrale non è una valutazione medico-legale percentuale, ma il possesso dello status riconosciuto e della relativa documentazione amministrativa. È utile evidenziare che queste categorie rientrano in quote di riserva specifiche e, nei fatti, seguono canali paralleli rispetto alle persone con disabilità. In fase di iscrizione, il Centro per l’Impiego individua il corretto inquadramento normativo e le quote applicabili, evitando sovrapposizioni o errori procedurali che potrebbero ritardare l’accesso alle opportunità di lavoro.
Oltre ai requisiti sanitari o allo status tutelato, per l’iscrizione alle liste del collocamento mirato come categoria protetta sono generalmente richiesti altri presupposti amministrativi: età lavorativa, cittadinanza o titolo di soggiorno che consenta l’attività lavorativa, e uno stato occupazionale compatibile con l’iscrizione agli elenchi (ad esempio, essere disponibili al lavoro e registrati come disoccupati o in cerca di occupazione, secondo le regole regionali). Non è di solito possibile iscriversi se si percepisce un trattamento pensionistico incompatibile o se si è già occupati in modo non compatibile con la normativa sulla riserva. Chi ritiene di avere i requisiti ma non dispone ancora di un verbale di invalidità può avviare il percorso di accertamento sanitario; raggiunta la soglia richiesta e definita l’eventuale diagnosi funzionale, sarà poi possibile procedere con la domanda di iscrizione al collocamento mirato. In sintesi: per rientrare nella categoria protetta ai fini lavorativi conta sia la percentuale o lo status riconosciuto, sia la corretta formalizzazione amministrativa presso i servizi competenti.

Percentuali di Invalidità Riconosciute
Per le persone con invalidità civile, la regola generale è che serve una percentuale di invalidità riconosciuta pari o superiore al 46% per potersi iscrivere come “disabili” nelle liste del collocamento mirato. Per gli infortuni o le malattie professionali riconosciute da INAIL, la soglia di riferimento è una menomazione permanente di almeno il 34%. Sono inoltre ricompresi i soggetti con invalidità per causa di servizio (secondo le tabelle di categoria previste) e le persone riconosciute cieche o sorde ai sensi della normativa vigente, per le quali non si applica una percentuale di invalidità civile in senso stretto ma uno specifico status giuridico. Alcune condizioni cliniche, ad esempio neurologiche o psichiatriche, possono rientrare quando il grado di compromissione funzionale supera la soglia utile per il collocamento mirato; su questo tema, un esempio frequente è l’epilessia, per la quale molte persone chiedono se e quando si rientri nelle tutele lavorative: Chi soffre di epilessia rientra nella categoria protetta?.
La percentuale di invalidità civile viene attribuita dalle commissioni medico-legali sulla base di criteri tabellari e di una valutazione complessiva della riduzione della capacità lavorativa o, nei minori, della difficoltà persistente a svolgere i compiti e le funzioni proprie dell’età. È importante distinguere tra la percentuale utile all’iscrizione come categoria protetta (46% o più) e le soglie utilizzate per ottenere altre provvidenze economiche (ad esempio, dal 74% in poi per alcune prestazioni). Nel contesto del collocamento mirato, oltre alla percentuale, conta la descrizione funzionale delle limitazioni e delle capacità residue, perché questa orienta la proposta di mansioni, l’eventuale attivazione di accomodamenti ragionevoli e la definizione del “profilo” professionale. In patologie a decorso variabile, la documentazione clinica aggiornata aiuta a rappresentare con accuratezza la situazione attuale, aspetto che può incidere sulla coerenza del match tra candidato e posizioni disponibili.
In alcuni casi il verbale può riportare una rivedibilità: alla scadenza, il requisito va confermato affinché l’iscrizione resti coerente con la normativa. Se intervengono cambiamenti significativi (aggravamento o miglioramento), è possibile richiedere una nuova valutazione per aggiornare la percentuale e il profilo funzionale; le soglie non si sommano tra riconoscimenti diversi e ogni status segue regole proprie. Per ciechi civili e persone sorde prevale lo specifico riconoscimento di legge, mentre per invalidi del lavoro e per causa di servizio fanno fede i provvedimenti dell’amministrazione competente.
Procedure di Iscrizione
Per iscriversi alle liste delle categorie protette, è necessario seguire una procedura specifica presso il Centro per l’Impiego (CPI) competente per territorio. Il primo passo consiste nel presentare una domanda di iscrizione, accompagnata dalla documentazione richiesta, che attesti l’appartenenza a una delle categorie protette previste dalla legge.
Una volta presentata la domanda, il CPI verifica la completezza e la correttezza della documentazione fornita. Successivamente, l’interessato è convocato per un colloquio di orientamento, durante il quale vengono valutate le competenze professionali, le aspirazioni lavorative e le eventuali necessità di supporto per l’inserimento lavorativo.
Al termine del colloquio, se tutti i requisiti sono soddisfatti, l’interessato viene inserito nelle liste del collocamento mirato. È importante sottolineare che l’iscrizione è subordinata allo stato di disoccupazione o all’occupazione con un reddito personale annuo non superiore al limite previsto per il mantenimento dello stato di disoccupazione.
Documentazione Necessaria
Per completare l’iscrizione alle liste delle categorie protette, è fondamentale presentare al Centro per l’Impiego la seguente documentazione:
- Documento di identità valido: carta d’identità o passaporto in corso di validità.
- Codice fiscale: tessera sanitaria o altro documento che riporti il codice fiscale.
- Verbale di invalidità civile: rilasciato dall’INPS, attestante una percentuale di invalidità pari o superiore al 46%.
- Certificato di diagnosi funzionale: documento che descrive le capacità lavorative residue e le eventuali limitazioni, utile per il collocamento mirato.
- Dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (DID): dichiarazione che attesta la disponibilità immediata a lavorare, da compilare presso il CPI.
Per i cittadini stranieri extraeuropei, è necessario presentare anche il permesso di soggiorno in corso di validità. È fondamentale assicurarsi che tutta la documentazione sia aggiornata e completa per evitare ritardi nella procedura di iscrizione.
A seconda della categoria di appartenenza, possono essere richiesti documenti diversi dal verbale di invalidità civile: per gli invalidi del lavoro il provvedimento INAIL con il grado di menomazione; per gli invalidi per causa di servizio il decreto di ascrizione a categoria; per le persone riconosciute cieche o sorde la certificazione dello status rilasciata dagli enti competenti; per orfani, coniugi superstiti e vittime del terrorismo o della criminalità organizzata, gli atti che attestano lo status e il nesso causale previsto dalla normativa.
Il CPI può richiedere anche titoli di studio, attestati professionali, curriculum aggiornato e, ove previsto, il consenso al trattamento dei dati relativi alla salute. La presentazione avviene spesso tramite portali regionali con credenziali personali; in caso di controlli, le dichiarazioni sostitutive devono essere supportate da atti originali. Se il verbale è soggetto a revisione, è opportuno monitorare le scadenze e depositare gli aggiornamenti per evitare sospensioni, comunicando al CPI eventuali variazioni rilevanti dello stato occupazionale o sanitario.
Consigli per il Lavoro Protetto
Una volta iscritti alle liste delle categorie protette, è importante adottare alcune strategie per facilitare l’inserimento lavorativo. Innanzitutto, è consigliabile partecipare attivamente ai colloqui di orientamento e formazione offerti dai Centri per l’Impiego, al fine di migliorare le proprie competenze e aumentare le opportunità di impiego.
Inoltre, è utile mantenere aggiornato il proprio curriculum vitae, evidenziando le competenze acquisite e le esperienze lavorative pregresse. La trasparenza riguardo alle proprie capacità e limitazioni permette ai datori di lavoro di valutare adeguatamente l’idoneità al ruolo proposto.
Infine, è fondamentale conoscere i propri diritti e doveri nel contesto del lavoro protetto. Essere informati sulle normative vigenti e sulle agevolazioni previste dalla legge consente di affrontare con maggiore consapevolezza il percorso di inserimento lavorativo e di tutelare i propri interessi.
In conclusione, l’iscrizione alle categorie protette rappresenta un’opportunità significativa per le persone con disabilità di accedere al mondo del lavoro. Seguendo attentamente le procedure previste e presentando la documentazione necessaria, è possibile avvalersi delle misure di supporto offerte dal collocamento mirato, favorendo così l’inclusione sociale e professionale.
Per approfondire
INPS: Sito ufficiale dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, con informazioni dettagliate sulle procedure di riconoscimento dell’invalidità civile.
ANPAL: Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, offre risorse e strumenti per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità.
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: Informazioni sulle normative vigenti in materia di lavoro e disabilità.
INAIL: Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, fornisce supporto e servizi per gli invalidi del lavoro.
Cliclavoro: Portale del Ministero del Lavoro dedicato alle opportunità di impiego e formazione per le categorie protette.
