Quali malattie professionali sono riconosciute dall’INAIL?

Malattie professionali INAIL: definizione, elenco tabellato e non, iter di riconoscimento e indennizzo, tutele e reinserimento, aggiornamenti normativi 2023–2024.

Le malattie professionali sono un tema centrale nella tutela della salute dei lavoratori e nel sistema di sicurezza sociale italiano. Comprendere cosa si intenda per “malattia causata dal lavoro”, quali siano i criteri con cui viene riconosciuta e quali siano le tutele previste può aiutare a prevenire, individuare e gestire tempestivamente i problemi di salute legati all’attività lavorativa. In Italia, l’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) svolge un ruolo fondamentale sia nell’individuazione delle patologie tipicamente correlate all’attività lavorativa sia nell’erogazione di prestazioni economiche e sanitarie quando viene accertato il nesso con l’esposizione professionale.

Il tema riguarda tutti i settori: dall’industria pesante all’agricoltura, dal comparto sanitario ai servizi, dagli uffici alla logistica. Ogni contesto lavorativo può comportare rischi specifici, dovuti a fattori fisici (come rumore o vibrazioni), chimici (solventi, polveri, metalli), biologici (microrganismi), ergonomici (movimenti ripetitivi, posture incongrue) e organizzativi (ritmi intensi, turnazioni), che nel tempo possono contribuire allo sviluppo di una malattia. La consapevolezza degli indicatori precoci e l’adozione di misure preventive sono essenziali per ridurre l’incidenza e la gravità dei danni alla salute, favorendo ambienti di lavoro più sicuri e sostenibili.

Cosa sono le malattie professionali

Con “malattia professionale” si intende una patologia che si sviluppa in relazione diretta o prevalente con l’esposizione a un rischio presente nell’ambiente di lavoro o con le modalità dell’attività svolta. A differenza dell’infortunio sul lavoro, che è un evento traumatico acuto e circoscritto nel tempo, la malattia professionale ha generalmente un decorso insidioso e graduale: è l’esito di esposizioni prolungate o ripetute a determinati agenti o condizioni. Rientrano in questa nozione, per esempio, l’ipoacusia da rumore, alcune pneumoconiosi come la silicosi, le dermatiti da contatto allergiche o irritative legate a sostanze chimiche, le patologie muscolo-scheletriche da sovraccarico biomeccanico (come tendiniti e sindrome del tunnel carpale), e alcune forme di asma e bronchite professionale causate da polveri o vapori.

Il cardine che distingue la malattia professionale da una patologia “comune” è il nesso di causalità o concausalità tra lavoro ed evento morboso. Questo rapporto non sempre è semplice da dimostrare: molte malattie hanno cause multifattoriali, in cui fattori extralavorativi (abitudini di vita, predisposizione individuale, comorbidità) possono coesistere con l’esposizione professionale. In ambito assicurativo, l’INAIL utilizza elenchi di patologie e agenti di rischio per i quali vale una presunzione legale d’origine quando l’esposizione è documentata; per altre condizioni la prova del nesso richiede una ricostruzione più approfondita dei rischi e della storia clinico-lavorativa, tenendo conto della durata e dell’intensità dell’esposizione, della finestra di latenza e della coerenza clinico-epidemiologica. Per un approfondimento correlato agli aspetti previdenziali legati a patologie croniche, può essere utile leggere questa guida sulla pensione di invalidità per chi soffre di fibromialgia.

In ambito pratico, è utile distinguere tra malattie professionali “tabellate” e “non tabellate”. Le prime sono patologie inserite in specifiche tabelle che elencano anche gli agenti causali e le lavorazioni associate: se il lavoratore è stato esposto a quei rischi e sviluppa una delle patologie elencate, il nesso di origine è presunto. Le malattie “non tabellate”, invece, non godono di presunzione legale: il lavoratore (con il supporto del medico competente, del medico curante e dei servizi di prevenzione) deve fornire elementi probatori sul nesso causale, come la documentazione di esposizioni, la coerenza tra tipo di rischio e quadro clinico, il decorso temporale e l’assenza di cause alternative prevalenti. Questo approccio permette di riconoscere anche condizioni emergenti o non ancora formalmente classificate, purché esista adeguato supporto clinico-scientifico.

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Gli agenti e le situazioni lavorative che possono contribuire allo sviluppo di malattie professionali sono eterogenei. Tra i fattori fisici rientrano rumore, vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio o al corpo intero, microclimi sfavorevoli e radiazioni ionizzanti e non ionizzanti. I fattori chimici comprendono solventi, metalli pesanti, isocianati, polveri di silice o amianto; quelli biologici includono batteri, virus e miceti riscontrabili, ad esempio, in sanità, allevamento o trattamento rifiuti. I fattori ergonomici e biomeccanici sono rappresentati da movimentazione manuale dei carichi, posture forzate, movimenti ripetitivi, uso prolungato di utensili vibranti; i fattori organizzativi e psicosociali includono ritmi elevati, lavoro su turni e carichi cognitivi che possono contribuire a disturbi stress-correlati. Nella realtà, tali fattori spesso coesistono e si sommano, aumentando il rischio complessivo e rendendo cruciale la valutazione integrata dei rischi.

Prevenire le malattie professionali significa intervenire su più livelli. La prevenzione primaria si attua nelle aziende mediante la valutazione dei rischi, l’adozione di misure tecniche (sostituzione di sostanze pericolose, confinamento delle emissioni, insonorizzazione, automazione), organizzative (rotazione dei compiti, adeguata programmazione dei turni, pause), e l’impiego corretto dei dispositivi di protezione individuale. La sorveglianza sanitaria, a cura del medico competente, consente di intercettare precocemente segni e sintomi, monitorare gli effetti dell’esposizione e, se necessario, modificare la mansione o l’esposizione per prevenire danni maggiori. La formazione continua sui rischi specifici e sulle corrette procedure di lavoro è un ulteriore pilastro, perché promuove comportamenti sicuri e consapevoli e favorisce la segnalazione tempestiva di criticità.

L’impatto delle malattie professionali si estende oltre l’aspetto clinico, coinvolgendo capacità lavorativa, qualità della vita e sostenibilità sociale. Per il lavoratore, riconoscere per tempo un disturbo correlato all’attività può significare accedere a interventi riabilitativi, riadattamenti della postazione o del turno, e, nei casi previsti, a prestazioni economiche. Per il datore di lavoro, la prevenzione riduce assenze, turn-over, contenziosi e costi indiretti, migliorando benessere e produttività. È utile che il lavoratore conservi documentazione sanitaria e lavorativa (mansioni svolte, esposizioni note, risultati della sorveglianza sanitaria, eventuali referti), perché tale tracciabilità facilita la valutazione del nesso causale e l’eventuale iter di tutela. In questo quadro, la collaborazione tra lavoratore, datore di lavoro, medico competente, RSPP e servizi territoriali è determinante per coniugare salute, sicurezza e continuità lavorativa.

Elenco delle malattie riconosciute dall’INAIL

Le malattie professionali riconosciute dall’INAIL sono riportate in apposite tabelle, distinte per gestione assicurativa (Industria e Agricoltura). Per ciascuna voce vengono indicati la patologia, l’agente o fattore di rischio causale e le lavorazioni che comportano esposizione. Quando ricorrono questi elementi, opera la presunzione legale d’origine, che agevola la dimostrazione del nesso causale ai fini del riconoscimento.

Tra le principali patologie tabellate di origine chimica e mineralogica rientrano le pneumoconiosi (come silicosi e asbestosi), il mesotelioma pleurico correlato ad amianto e alcune intossicazioni o effetti cronici da metalli pesanti e solventi. In ambito oncologico, sono considerate diverse neoplasie associate a specifiche esposizioni professionali, con criteri che tengono conto della durata e dell’intensità dell’esposizione e dei tempi di latenza.

Per i fattori fisici sono ricomprese, tra le altre, l’ipoacusia da rumore, le sindromi da vibrazioni mano-braccio o corpo intero e gli esiti da radiazioni ionizzanti e non ionizzanti. Le patologie muscolo-scheletriche da sovraccarico biomeccanico includono tendinopatie, sindrome del tunnel carpale e lombalgie da movimentazione manuale dei carichi. Sul versante biologico, rientrano nelle tabelle varie malattie infettive contratte in contesti quali sanità, zootecnia, laboratori e gestione dei rifiuti.

Le tabelle riportano anche il periodo massimo di indennizzabilità, ossia l’intervallo entro cui la malattia deve manifestarsi rispetto all’ultima esposizione, e forniscono indicazioni utili per la valutazione medico-legale. L’elenco non è tuttavia esaustivo: restano possibili i riconoscimenti di malattie “non tabellate”, qualora la ricostruzione clinico-lavorativa e la documentazione delle esposizioni dimostrino un rapporto di causalità o concausalità con il lavoro.

Processo di riconoscimento e indennizzo

Il riconoscimento di una malattia professionale da parte dell’INAIL segue un iter ben definito. Il lavoratore che sospetta di aver contratto una patologia legata all’attività lavorativa deve innanzitutto rivolgersi al proprio medico curante o a un medico del lavoro per ottenere una certificazione medica che attesti la presunta origine professionale della malattia. (onaresponsabilitamedica.it)

Una volta ottenuta la certificazione, il lavoratore ha l’obbligo di informare il datore di lavoro entro 15 giorni, consegnandogli il certificato. Il datore di lavoro, a sua volta, deve trasmettere la denuncia all’INAIL entro 5 giorni dalla ricezione. In caso di inadempienza da parte del datore di lavoro, il lavoratore può inviare direttamente la documentazione all’INAIL.

L’INAIL, ricevuta la denuncia, avvia un’istruttoria per accertare l’esistenza della malattia e il nesso causale con l’attività lavorativa. Questo processo può includere visite mediche, analisi della documentazione fornita e, se necessario, sopralluoghi nei luoghi di lavoro. Se la malattia è riconosciuta come professionale, l’INAIL eroga le prestazioni economiche previste, che variano in base al grado di invalidità accertato.

In caso di mancato riconoscimento, il lavoratore ha la possibilità di presentare ricorso. Il primo passo è richiedere una visita medica collegiale tra il medico dell’INAIL e un medico di fiducia del lavoratore. Se l’esito è ancora negativo, è possibile intraprendere un’azione legale presso il Tribunale del Lavoro entro 3 anni dalla notifica della decisione dell’INAIL. (soluzione-risarcimento.com)

Supporto per i lavoratori affetti

I lavoratori affetti da malattie professionali possono accedere a diverse forme di supporto. Oltre alle prestazioni economiche erogate dall’INAIL, esistono programmi di reinserimento lavorativo e riabilitazione professionale. Questi programmi mirano a facilitare il ritorno al lavoro attraverso percorsi personalizzati che tengono conto delle capacità residue del lavoratore e delle esigenze del mercato del lavoro. (onaresponsabilitamedica.it)

L’INAIL offre anche servizi di assistenza psicologica per supportare i lavoratori nel gestire l’impatto emotivo e psicologico derivante dalla malattia. Questi servizi sono fondamentali per affrontare eventuali stati di ansia, depressione o stress correlati alla condizione di salute e alle sue implicazioni professionali.

Inoltre, esistono associazioni e organizzazioni sindacali che forniscono consulenza legale e assistenza nella gestione delle pratiche burocratiche, aiutando i lavoratori a navigare nel complesso iter di riconoscimento e indennizzo delle malattie professionali.

Aggiornamenti normativi

Il quadro normativo relativo alle malattie professionali è soggetto a continui aggiornamenti per rispondere alle evoluzioni del mondo del lavoro e alle nuove evidenze scientifiche. Ad esempio, il decreto interministeriale del 10 ottobre 2023 ha introdotto nuove tabelle delle malattie professionali, con efficacia dal 19 novembre 2023. Questo aggiornamento ha ampliato l’elenco delle patologie riconosciute, includendo malattie emergenti legate a nuovi rischi professionali. (fiscoetasse.com)

È fondamentale per i lavoratori e i datori di lavoro rimanere informati su questi aggiornamenti normativi, poiché influenzano direttamente i diritti e gli obblighi in materia di salute e sicurezza sul lavoro. L’INAIL e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali forniscono periodicamente linee guida e circolari esplicative per facilitare l’applicazione delle nuove disposizioni.

Inoltre, l’evoluzione delle tecnologie e l’introduzione di nuovi materiali nei processi produttivi hanno portato alla comparsa di malattie professionali emergenti. L’INAIL e il Ministero del Lavoro stanno monitorando queste nuove patologie al fine di aggiornare le tabelle delle malattie professionali e garantire la tutela dei lavoratori esposti ai rischi emergenti. (sicurezzasud.it)

In conclusione, il riconoscimento e l’indennizzo delle malattie professionali rappresentano un aspetto cruciale della tutela dei lavoratori. È essenziale che i lavoratori siano consapevoli dei loro diritti e delle procedure da seguire, e che le istituzioni continuino a monitorare e aggiornare le normative per rispondere efficacemente alle sfide emergenti nel mondo del lavoro.

Per approfondire

INAIL – Malattia professionale: Pagina ufficiale dell’INAIL che fornisce informazioni dettagliate sulle malattie professionali, le procedure di riconoscimento e le prestazioni economiche disponibili.

Ministero della Salute – Malattie professionali: Sezione del Ministero della Salute dedicata alle malattie professionali, con dati statistici, normative e linee guida per la prevenzione.

Istituto Superiore di Sanità – Malattie professionali: Risorse e studi scientifici sulle malattie professionali, con focus su prevenzione, diagnosi e trattamento.

Organizzazione Internazionale del Lavoro – Salute e sicurezza sul lavoro: Informazioni e risorse a livello internazionale sulle malattie professionali e le misure di prevenzione.