Quando si va in pensione con il 60% di invalidità?

Invalidità civile al 60% e pensione: requisiti INPS, calcolo percentuale, procedure di domanda, benefici e limitazioni, consulenza e supporto legale per assegno ordinario, pensione di inabilità e vie ordinarie/anticipate.

La domanda “Quando si va in pensione con il 60% di invalidità?” nasce spesso da un equivoco: la percentuale di invalidità civile non coincide automaticamente con il diritto a una pensione. In Italia convivono due grandi famiglie di tutele: le prestazioni assistenziali legate all’invalidità civile (basate su percentuale e limiti reddituali) e le prestazioni previdenziali erogate dall’INPS a fronte di contribuzione (come l’assegno ordinario di invalidità e la pensione di inabilità), valutate con criteri diversi dalla semplice percentuale. Comprendere questa distinzione è essenziale per orientarsi correttamente tra requisiti, tempi e possibilità reali di ottenere una pensione o un anticipo rispetto ai canali ordinari di quiescenza.

In termini pratici, il 60% di invalidità civile, di per sé, raramente apre l’accesso a una pensione. Non consente l’assegno mensile di assistenza (che richiede almeno il 74% e il rispetto di determinati limiti di reddito) né la pensione di inabilità civile (che presuppone il 100% e specifiche condizioni di non autosufficienza lavorativa e, per alcune prestazioni, di reddito). Inoltre, molte misure di pensionamento anticipato legate allo stato di salute (come alcuni canali di anticipo o trattamenti di particolare tutela) richiedono una percentuale uguale o superiore al 74% oppure una valutazione medico-legale INPS che attesti una riduzione della capacità lavorativa molto più marcata di quella che normalmente corrisponde al 60% di invalidità civile. Detto questo, è utile entrare nel merito dei requisiti, distinguendo chiaramente le varie tipologie di prestazione.

Requisiti per la Pensione di Invalidità

Prima di tutto, va distinta l’invalidità civile dalle prestazioni previdenziali. L’invalidità civile è una valutazione percentuale del danno biologico e della riduzione della capacità lavorativa generica; è la base per accedere a misure assistenziali, cioè non legate ai contributi. In quest’ambito, due soglie sono decisive: il 74% per l’assegno mensile di assistenza (spettante tra i 18 e i 67 anni, se si rientra anche nei limiti di reddito previsti) e il 100% per la pensione di inabilità civile. Esistono poi ulteriori benefici, come l’indennità di accompagnamento, che non è una pensione ma un’indennità legata alla non autosufficienza, anch’essa richiedente il 100% e specifiche condizioni funzionali. Con un’invalidità civile pari al 60% non si raggiunge la soglia minima per l’assegno mensile assistenziale e, dunque, non si accede a una pensione di invalidità di natura assistenziale: possono esserci agevolazioni o tutele di altra natura, ma non un trattamento pensionistico assistenziale.

Sul versante previdenziale, l’INPS valuta l’idoneità a prestazioni come l’assegno ordinario di invalidità (AOI) e la pensione di inabilità sulla base della capacità lavorativa specifica e della storia contributiva, non sulla percentuale di invalidità civile. Per l’AOI occorre che la capacità lavorativa in occupazioni confacenti alle proprie attitudini sia ridotta a meno di un terzo, requisito che, in termini pratici, corrisponde a una compromissione generalmente più severa di quella che di norma si associa al 60% di invalidità civile. Inoltre, l’AOI richiede anche un’anzianità contributiva minima (in via generale, almeno 5 anni di contributi, di cui 3 versati nell’ultimo quinquennio) e viene riconosciuto dopo accertamento medico-legale INPS specifico, distinto dalla commissione di invalidità civile. La pensione di inabilità previdenziale, ancora più rigorosa, presuppone l’assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa, unitamente a determinati requisiti contributivi. Ne consegue che il possesso del solo 60% di invalidità civile, senza una valutazione INPS che certifichi un’invalidità lavorativa ben più incisiva, non è sufficiente per ottenere prestazioni previdenziali di invalidità.

Un altro capitolo riguarda l’accesso a forme di pensionamento anticipato collegate allo stato di salute. Alcuni strumenti di anticipo richiedono espressamente una invalidità civile almeno del 74% oppure la presenza di condizioni di particolare gravità certificate. Ad esempio, i canali che prevedono un’uscita anticipata per lavoratori con invalidità civile “elevata” o per categorie protette fanno tipicamente riferimento a soglie pari o superiori al 74% e/o a specifici profili di tutela. Con una invalidità civile del 60%, quindi, non si rientra normalmente nelle ipotesi che consentono uno scivolo pensionistico: l’età di accesso e la contribuzione necessaria restano quelle ordinarie. Questo non esclude che il lavoratore possa avere diritto ad altre tutele, come il collocamento mirato o alcune agevolazioni sanitarie e fiscali previste dalla normativa vigente, ma queste non si traducono in un diritto al pensionamento anticipato.

Resta infine la via ordinaria alla pensione, che è indipendente dalla percentuale di invalidità civile quando non ricorrono i requisiti per le prestazioni di invalidità. La pensione di vecchiaia richiede il raggiungimento dell’età anagrafica fissata dalla normativa vigente e un minimo di anni di contribuzione, mentre la pensione anticipata si consegue al maturare di un’anzianità contributiva elevata, a prescindere dall’età anagrafica. A titolo orientativo, gli ordinamenti recenti hanno previsto la vecchiaia intorno ai 67 anni con almeno 20 anni di contribuzione, e la pensione anticipata con circa 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne; tali requisiti possono subire adeguamenti nel tempo. In assenza di un riconoscimento previdenziale di invalidità o di una percentuale che superi le soglie richieste per gli anticipi “di tutela”, il 60% di invalidità civile non abbassa automaticamente età o anni di contributi necessari: si andrà in pensione secondo le regole generali, oppure si potrà fare domanda per prestazioni di invalidità previdenziale solo se la valutazione medico-legale INPS confermerà una riduzione della capacità lavorativa più grave di quella suggerita dal dato percentuale civile.

Calcolo della Percentuale di Invalidità

La percentuale di invalidità civile è determinata da una commissione medico-legale sulla base della documentazione clinica, dell’esame obiettivo e delle tabelle ministeriali vigenti, che assegnano valori indicativi alle diverse menomazioni. La stima non è una semplice “media” dei disturbi, ma una valutazione complessiva dell’impatto funzionale delle patologie sullo svolgimento delle attività quotidiane e sulla capacità lavorativa generica.

In presenza di più menomazioni, le percentuali non si sommano in modo aritmetico. Si applica un criterio “a scalare”, per cui la menomazione principale è considerata per intero e le successive incidono sul residuo di capacità rimasto. In questo modo si evita di raggiungere artificialmente valori del 100% quando le patologie, pur presenti, non determinano una totale compromissione.

La valutazione tiene conto dello “stato di benessere protesico e terapeutico”, cioè degli effetti attesi di ausili, protesi e terapie correttamente utilizzati. Per gli adulti tra i 18 e i 67 anni il riferimento è la riduzione della capacità lavorativa generica; per le prestazioni previdenziali INPS, invece, rileva la capacità lavorativa specifica nelle mansioni confacenti: è per questo che un 60% di invalidità civile non equivale automaticamente ai requisiti sanitari per assegno ordinario di invalidità o pensione di inabilità.

Il verbale può prevedere una revisione periodica per verificare l’eventuale miglioramento o peggioramento del quadro. In caso di aggravamento documentato, è possibile presentare nuova istanza di accertamento. La corretta e completa documentazione clinica, aggiornata e coerente con il decorso della patologia, è determinante per una stima accurata della percentuale.

Procedure per la Richiesta

Per avviare la richiesta di pensione di invalidità, è necessario seguire una procedura ben definita. Il primo passo consiste nell’ottenere un certificato medico introduttivo rilasciato dal proprio medico curante, che attesti la patologia e il grado di invalidità. Questo certificato deve essere inviato telematicamente all’INPS dal medico stesso.

Successivamente, il richiedente deve presentare la domanda all’INPS. Questo può avvenire in diversi modi: direttamente online tramite il portale dell’INPS, utilizzando le proprie credenziali SPID, CIE o CNS; oppure rivolgendosi a un patronato o a un’associazione di categoria dei disabili, che possono assistere gratuitamente nella compilazione e nell’invio della domanda. È importante assicurarsi che tutti i dati inseriti siano corretti e completi per evitare ritardi o respingimenti.

Dopo l’invio della domanda, l’INPS convoca il richiedente per una visita medica presso una commissione medico-legale. Durante questa visita, verrà valutata la sussistenza dei requisiti sanitari per l’invalidità. Al termine della valutazione, la commissione emette un verbale in cui viene indicata la percentuale di invalidità riconosciuta. Se la percentuale è pari o superiore al 74%, il richiedente ha diritto alla pensione di invalidità. In caso di esito negativo, è possibile presentare un ricorso entro 180 giorni dal ricevimento del verbale.

Benefici e Limitazioni

La pensione di invalidità offre diversi benefici economici e sociali ai soggetti riconosciuti invalidi. Tra questi, l’assegno mensile di assistenza per coloro che hanno un’invalidità compresa tra il 74% e il 99%, e la pensione di inabilità per chi ha un’invalidità del 100%. Gli importi variano annualmente e sono soggetti a rivalutazione. Ad esempio, per il 2024, l’assegno mensile di assistenza è di circa 313 euro.

Oltre ai benefici economici, gli invalidi civili possono accedere a ulteriori agevolazioni, come l’esenzione dal ticket sanitario, agevolazioni fiscali, facilitazioni per l’inserimento lavorativo e l’accesso a progetti di inclusione sociale. Tuttavia, è importante sottolineare che alcuni benefici sono subordinati a specifici requisiti reddituali e patrimoniali. Ad esempio, per l’assegno mensile di assistenza, il reddito annuo personale non deve superare determinati limiti stabiliti annualmente dall’INPS.

È fondamentale essere consapevoli delle limitazioni e dei requisiti associati a ciascun beneficio per evitare sorprese o disguidi. Inoltre, alcune prestazioni possono essere soggette a revisione periodica da parte dell’INPS, che può richiedere ulteriori accertamenti per confermare la permanenza dei requisiti.

Consulenza e Supporto Legale

Affrontare la procedura per la richiesta di pensione di invalidità può risultare complesso e richiedere una conoscenza approfondita delle normative vigenti. Per questo motivo, è consigliabile avvalersi della consulenza di professionisti esperti in materia previdenziale e legale. I patronati, ad esempio, offrono assistenza gratuita nella compilazione e nell’invio delle domande, oltre a fornire supporto in caso di ricorsi o problematiche amministrative.

Inoltre, in caso di esito negativo della domanda o di contestazioni riguardanti il grado di invalidità riconosciuto, è possibile rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto previdenziale. Questo professionista può assistere nella presentazione di un ricorso giudiziario, fornendo le necessarie competenze legali per tutelare i diritti del richiedente.

Infine, esistono numerose associazioni di categoria e organizzazioni non governative che offrono supporto e consulenza agli invalidi civili, fornendo informazioni aggiornate sulle normative, sui diritti e sulle opportunità disponibili. Rivolgersi a queste realtà può rappresentare un valido aiuto per orientarsi nel complesso panorama delle prestazioni di invalidità.

In conclusione, ottenere la pensione di invalidità richiede una procedura articolata che prevede la raccolta di documentazione medica, la presentazione di una domanda all’INPS e la sottoposizione a una visita medica di accertamento. È fondamentale essere informati sui requisiti, sui benefici e sulle eventuali limitazioni per poter affrontare il percorso con consapevolezza e ottenere il supporto necessario.

Per approfondire

INPS – Domanda invalidità civile e accertamento sanitario: Guida ufficiale dell’INPS sulla procedura per richiedere l’invalidità civile e l’accertamento sanitario.