Quanti punti di invalidità per un polso rotto?

Frattura del polso: criteri medico-legali, tabelle (INPS, INAIL, danno biologico), procedure di riconoscimento dell’invalidità civile, documentazione richiesta e suggerimenti operativi.

Quando si chiede “quanti punti di invalidità per un polso rotto?”, la risposta non è mai un numero fisso. In ambito italiano, la valutazione dipende da quale sistema si applica (invalidità civile, indennizzo da danno biologico in responsabilità civile, infortuni sul lavoro/INAIL) e, soprattutto, dalle conseguenze residue dopo la guarigione. Il punteggio non viene riconosciuto automaticamente per il semplice fatto di aver subito una frattura, ma deriva da una stima medico-legale della menomazione permanente in base a criteri clinici, funzionali e strumentali. In altre parole, contano le sequele: dolore persistente, perdita di mobilità, riduzione della forza, artrosi post-traumatica, instabilità, danni tendinei o nervosi, complessità del trattamento (conservativo o chirurgico) e dominanza della mano colpita.

Un polso (di solito il radio distale) che guarisce in buon allineamento e senza deficit significativi può comportare un punteggio minimo o nullo; al contrario, esiti come malallineamento, limitazioni marcate di mobilità o complicanze neurovascolari possono far salire sensibilmente la valutazione. La stima definitiva si effettua solo dopo la stabilizzazione degli esiti, di norma alcuni mesi dopo la consolidazione ossea, quando il quadro clinico non è più in evoluzione. Questa guida illustra i principali criteri usati nel valutare una frattura del polso, per orientare chi deve affrontare una perizia medico-legale o semplicemente capire quali elementi pesano maggiormente nel calcolo del punteggio.

Criteri di valutazione per frattura del polso

Il primo elemento che incide sulla valutazione è la tipologia di frattura. Le fratture extra-articolari del radio distale (tipicamente le varianti di Colles o Smith) hanno prognosi e impatto funzionale diversi rispetto alle fratture articolari (ad esempio Barton o fratture con coinvolgimento della superficie radiocarpica), perché le lesioni intra-articolari possono alterare in modo permanente la congruenza del polso e predisporre ad artrosi precoce. La presenza di scomposizione, comminuzione, accorciamento radiale o alterazioni dell’inclinazione dorsale/volare influisce sul recupero della mobilità e sulla forza di presa. Anche il tipo di trattamento è rilevante: un’immobilizzazione ben condotta può portare a esiti minimi, mentre la necessità di osteosintesi (placche, viti, fili di Kirschner, fissatori esterni) segnala una lesione più complessa e introduce variabili legate al materiale di sintesi e al rischio di rigidità. Gli esiti di malunione (malunione) o di non unione (pseudoartrosi, raro al polso ma possibile in alcune sedi come scafoide) pesano in modo importante sul punteggio, così come eventuali lesioni associate di carpo, legamenti intercarpici, radioulnare distale o ulna.

Vanno poi considerate le complicanze dei tessuti molli. La tenosinovite o la rottura tendinea (ad esempio del lungo estensore del pollice), una sindrome del tunnel carpale post-traumatica, le neuromi algici o i deficit sensitivi residui contribuiscono alla menomazione. La comparsa di sindrome dolorosa regionale complessa (CRPS) dopo frattura del polso, con dolore sproporzionato, edema, alterazioni trofiche e grave limitazione funzionale, può modificare in modo netto il quadro valutativo. Infine, un aspetto sempre considerato è la mano dominante: la perdita funzionale a destra in un destrimane o a sinistra in un mancino comporta, a parità di deficit, un impatto maggiore sulle attività della vita quotidiana e lavorativa, e spesso giustifica un punteggio più alto rispetto al lato non dominante.

Il secondo pilastro è l’esame clinico-funzionale, effettuato con metodica standardizzata e comparativa. Il medico misura con goniometro i gradi di flessione ed estensione del polso, la deviazione radiale e ulnare, e la prono-supinazione dell’avambraccio, confrontando i risultati con il lato sano e con i range fisiologici attesi per età e sesso. La forza di presa e di pinza viene rilevata con dinamometro, tenendo conto del dolore evocato e dell’eventuale disuso. Si documentano dolore alla digitopressione, gonfiore, attriti, scrosci, instabilità radioulnare distale, lassità legamentosa, aderenze cicatriziali e ipersensibilità cutanea. Oltre ai dati oggettivi, si valutano i sintomi riferiti dal paziente: dolore residuo a riposo o sotto sforzo, rigidità mattutina, affaticabilità, parestesie. È buona pratica descrivere in modo analitico come questi segni e sintomi si traducano in limitazioni concrete: difficoltà nell’aprire barattoli, svitare manopole, sostenere pesi, scrivere o digitare a lungo, fare movimenti ripetitivi o di precisione. La valutazione è sempre integrata, perché la sola riduzione di alcuni gradi di movimento può essere irrilevante se compensata funzionalmente, mentre un modesto calo di forza dominante può avere ricadute notevoli per chi svolge lavori manuali o pratica sport specifici.

A completamento del quadro clinico, pesa la documentazione strumentale e l’andamento temporale. Le radiografie in proiezioni standard e, nei casi complessi, la tomografia computerizzata permettono di verificare il consolidamento, l’allineamento, eventuali gradini articolari residui e segni precoci di artrosi (riduzione dello spazio, osteofiti, sclerosi). Le note operatorie descrivono la tecnica, le difficoltà intraoperatorie e l’eventuale necessità di revisioni; le relazioni fisioterapiche e i diari di riabilitazione testimoniano il percorso funzionale e la risposta al trattamento. La stima della menomazione permanente si effettua solo quando l’esito è stabilizzato: dopo la frattura del radio distale, il consolidamento osseo avviene in circa 6–8 settimane, ma il recupero funzionale può progredire per diversi mesi; molte valutazioni si collocano tra 6 e 12 mesi dall’evento, talvolta oltre in presenza di interventi successivi o complicanze. È fondamentale distinguere la temporanea (i giorni di inabilità o di limitazione durante la guarigione) dalla permanente: i “giorni” incidono su altri capitoli risarcitori o previdenziali, ma il punteggio di invalidità si concentra su ciò che rimane in modo stabile dopo la cura.

Infine, il punteggio si ancora alle tabelle di riferimento utilizzate nello specifico contesto. In ambito di responsabilità civile, si applicano tabelle del danno biologico con range per gradi di menomazione, che il medico-legale colloca in base a obiettività e impatto funzionale, con eventuale personalizzazione motivata. Nel sistema degli infortuni sul lavoro, si fa riferimento alle tabelle INAIL delle menomazioni, che prevedono percentuali legate alla perdita dell’integrità psicofisica e alla riduzione della capacità lavorativa generica. L’invalidità civile, invece, esprime una percentuale complessiva di riduzione della capacità lavorativa (o difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie dell’età), nella quale un singolo esito ortopedico come la frattura di polso, se lieve, raramente raggiunge da solo le soglie utili per benefici economici. In termini orientativi, una frattura del polso consolidata in buon allineamento, senza dolore significativo e con mobilità quasi completa, può comportare menomazioni molto basse o nulle; una limitazione lieve ma oggettiva della flesso-estensione o della prono-supinazione, con lieve riduzione di forza alla mano dominante, rientra spesso in punteggi di poche unità. Esiti più marcati (malunione con alterazione dell’asse, gradino articolare con dolore da carico, instabilità radioulnare distale, artrosi post-traumatica documentata, CRPS) possono tradursi in valutazioni a doppia cifra, specie se incidono nettamente sulle attività quotidiane e lavorative. Nei casi estremi di anchilosi del polso in posizione sfavorevole o di gravi deficit neurotendinei residui, il punteggio cresce sensibilmente. Questi sono ordini di grandezza indicativi: la stima finale richiede un’integrazione rigorosa di dati clinici, strumentali e funzionali, oltre alla corretta applicazione delle tabelle del sistema di riferimento utilizzato.

Procedure per ottenere l’invalidità

Per richiedere il riconoscimento dell’invalidità civile in Italia, è necessario seguire un iter ben definito. Il primo passo consiste nel rivolgersi al proprio medico curante per ottenere il certificato medico introduttivo. Questo documento, compilato online dal medico attraverso il portale dell’INPS, attesta le condizioni di salute del richiedente e ha una validità di 90 giorni. È fondamentale che il certificato sia dettagliato e aggiornato, poiché sarà la base su cui verrà valutata la richiesta di invalidità.

Una volta ottenuto il certificato medico, il richiedente deve presentare la domanda di invalidità civile all’INPS. Questa operazione può essere effettuata autonomamente tramite il portale online dell’INPS, utilizzando le proprie credenziali di accesso, oppure avvalendosi dell’assistenza di un patronato o di un’associazione di categoria. È importante compilare accuratamente la domanda, fornendo tutte le informazioni richieste e allegando la documentazione necessaria.

Dopo la presentazione della domanda, l’INPS provvede a convocare il richiedente per una visita medica presso la Commissione Medica competente. Durante questa visita, la Commissione valuta le condizioni di salute del richiedente e determina il grado di invalidità, espresso in percentuale. È possibile farsi assistere da un medico di fiducia durante la visita. In caso di impedimenti che rendano difficile il trasporto presso la sede della visita, è possibile richiedere una visita domiciliare, presentando un certificato di intrasportabilità compilato dal medico curante.

Al termine dell’iter, l’INPS comunica l’esito della valutazione al richiedente, inviando il verbale con l’indicazione della percentuale di invalidità riconosciuta. Se il richiedente non è soddisfatto dell’esito, ha la possibilità di presentare ricorso amministrativo o giudiziario, avvalendosi eventualmente di una perizia medico-legale per supportare la propria posizione.

Documentazione necessaria

Per avviare la procedura di riconoscimento dell’invalidità civile, è fondamentale presentare una documentazione completa e accurata. I documenti richiesti includono:

  • Documento di identità valido: carta d’identità o passaporto in corso di validità.
  • Codice fiscale: necessario per l’identificazione fiscale del richiedente.
  • Certificato medico introduttivo: redatto dal medico curante e trasmesso telematicamente all’INPS, attestante le condizioni di salute del richiedente.
  • Documentazione clinica: referti medici, esami diagnostici, cartelle cliniche e qualsiasi altro documento che possa attestare la gravità e la natura della patologia.
  • Eventuale documentazione reddituale: in alcuni casi, per l’accesso a determinate prestazioni economiche, potrebbe essere richiesta la presentazione di documentazione relativa al reddito del richiedente.

È essenziale che tutta la documentazione sia aggiornata e dettagliata, poiché la Commissione Medica baserà la propria valutazione su queste informazioni. Inoltre, una documentazione completa facilita l’iter procedurale e riduce i tempi di attesa per l’esito della domanda.

Suggerimenti per la richiesta

Per aumentare le probabilità di successo nella richiesta di riconoscimento dell’invalidità civile, è consigliabile seguire alcuni suggerimenti pratici:

  • Preparare una documentazione completa: raccogliere tutti i documenti medici pertinenti, assicurandosi che siano aggiornati e dettagliati. Una documentazione accurata fornisce una base solida per la valutazione della Commissione Medica.
  • Compilare attentamente la domanda: prestare attenzione a tutti i campi richiesti nella domanda, evitando errori o omissioni che potrebbero rallentare l’iter procedurale.
  • Rispettare i tempi: presentare la domanda entro i termini previsti, tenendo presente che il certificato medico introduttivo ha una validità di 90 giorni. Inoltre, in caso di convocazione per la visita medica, è importante presentarsi puntualmente o comunicare tempestivamente eventuali impedimenti.
  • Avvalersi di supporto professionale: considerare l’assistenza di un patronato o di un’associazione di categoria per la compilazione della domanda e la gestione dell’iter burocratico. Questi enti offrono supporto gratuito e possono fornire consigli utili per affrontare al meglio la procedura.
  • Prepararsi alla visita medica: durante la visita con la Commissione Medica, essere pronti a descrivere dettagliatamente le proprie condizioni di salute e le limitazioni che ne derivano. È possibile farsi assistere da un medico di fiducia durante la visita.

Seguendo questi suggerimenti, è possibile affrontare con maggiore serenità e consapevolezza l’iter per il riconoscimento dell’invalidità civile, aumentando le probabilità di ottenere un esito favorevole.

In conclusione, ottenere il riconoscimento dell’invalidità civile per una frattura del polso richiede un’attenta preparazione e il rispetto delle procedure previste. Una documentazione completa e accurata, unita a una corretta compilazione della domanda e al rispetto dei tempi, sono elementi fondamentali per il successo della richiesta. Avvalersi del supporto di professionisti e prepararsi adeguatamente alla visita medica possono ulteriormente facilitare l’iter e aumentare le probabilità di ottenere i benefici previsti dalla legge.

Per approfondire

INPS – Invalidità civile: Pagina ufficiale dell’INPS che fornisce informazioni dettagliate sulle procedure per il riconoscimento dell’invalidità civile e le prestazioni economiche disponibili.

Ministero della Salute – Disabilità: Sezione del Ministero della Salute dedicata alle tematiche relative alla disabilità, con informazioni su diritti, servizi e normative vigenti.