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La domanda “quanti punti servono per la pensione di invalidità?” nasce spesso da un equivoco: in Italia, per le prestazioni di invalidità non si usano davvero i “punti”, bensì una percentuale di invalidità riconosciuta dalla commissione medico-legale. Il termine “punti” circola nel linguaggio comune perché durante la valutazione medico-legale si applicano tabelle che attribuiscono “punteggi” alle menomazioni e alle patologie, ma il risultato che conta ai fini del diritto alla prestazione è un grado percentuale finale (per esempio 74%, 100%). In altri casi, come per le prestazioni previdenziali legate ai contributi, il requisito sanitario non è espresso in percentuale “civile”, ma come riduzione della capacità lavorativa secondo regole specifiche.
Per orientarsi, è utile distinguere tra prestazioni assistenziali di invalidità civile e prestazioni previdenziali per invalidità o inabilità. Le prime sono legate alla condizione sanitaria e al reddito, e non richiedono contribuzione; le seconde dipendono da malattia o menomazione che limita la capacità di lavoro, ma anche da anni di contributi versati. In questa guida chiariremo quali requisiti bisogna soddisfare (sanitari, anagrafici, amministrativi e reddituali), che cosa significa la “percentuale” o il “punteggio” in concreto e come i diversi ambiti (invalidità civile, assegno ordinario di invalidità, pensione di inabilità) rispondono alla domanda pratica: quale livello di compromissione serve per ottenere la pensione o l’assegno.
Requisiti per la Pensione di Invalidità
Prima di tutto, occorre capire di quale prestazione si sta parlando, perché “pensione di invalidità” viene spesso usata come etichetta generica. Esistono tre grandi famiglie. 1) Prestazioni assistenziali di invalidità civile: includono l’assegno mensile per invalidi civili parziali e la pensione di inabilità civile per invalidi totali; sono rivolte a chi ha un’infermità che riduce in modo significativo la capacità lavorativa (o, per chi non ha ancora compiuto i 18 anni, la capacità di svolgere i compiti e le funzioni proprie dell’età), e prevedono limiti di reddito. 2) Prestazioni previdenziali: l’Assegno Ordinario di Invalidità (AOI) e la Pensione di Inabilità per assicurati richiedono anni di contribuzione e una valutazione medico-legale della capacità lavorativa residua; non si basano sulla “percentuale di invalidità civile” ma su criteri propri dell’assicurazione generale obbligatoria. 3) Altre indennità collegate a particolari condizioni, come l’indennità di accompagnamento per chi non è in grado di deambulare senza aiuto o di compiere gli atti quotidiani della vita: non è una pensione, ma spesso è richiesta insieme ad altre provvidenze.
Se la domanda riguarda l’invalidità civile in senso stretto, il riferimento pratico è la percentuale. In termini generali, una percentuale pari o superiore al 74% è il requisito sanitario minimo che apre la porta all’assegno mensile di assistenza per gli adulti, a condizione che siano rispettati anche gli altri requisiti (età, residenza e limiti di reddito previsti annualmente). Per la pensione di inabilità civile è necessario il riconoscimento del 100% di invalidità (inabilità totale), sempre con rispetto dei limiti reddituali. La percentuale viene determinata dalla Commissione medico-legale integrata INPS/ASL applicando tabelle medico-legali: ogni patologia o menomazione ha un peso, e in caso di pluripatologie si procede a un calcolo combinato che tiene conto dell’interazione tra deficit, fino a ottenere un “grado finale” espresso in percentuale. L’età gioca un ruolo indiretto perché l’invalidità civile “adulti” si applica di norma tra i 18 anni e l’età pensionabile; per i minori il criterio non è la capacità lavorativa ma l’incidenza sulla vita quotidiana e sulla frequenza scolastica, con misure dedicate.
Accanto al requisito sanitario, le prestazioni assistenziali richiedono requisiti anagrafici, di cittadinanza e di residenza. Occorre risiedere in modo stabile e abituale nel territorio nazionale; possono accedervi i cittadini italiani, i cittadini dell’Unione europea regolarmente iscritti all’anagrafe del comune e, in determinate condizioni, i cittadini di Paesi terzi con titolo di soggiorno idoneo. Per l’assegno mensile e la pensione di inabilità civile sono previsti limiti di reddito personale, aggiornati ogni anno, che devono essere rispettati per l’erogazione o la prosecuzione del beneficio; il loro superamento comporta la sospensione o la revoca. È importante distinguere anche l’indennità di accompagnamento: ha requisiti sanitari più stringenti dal punto di vista funzionale (non richiede “punti” in percentuale bensì l’accertata impossibilità a deambulare senza aiuto o a compiere gli atti quotidiani), non ha limiti di reddito e può essere cumulata con alcune pensioni, ma è incompatibile con la degenza a carico dello Stato salvo eccezioni.

Se ci si riferisce invece alle prestazioni previdenziali per assicurati, il linguaggio dei “punti” e delle percentuali di invalidità civile non si applica direttamente. L’Assegno Ordinario di Invalidità (AOI) è riconosciuto a chi può far valere un’anzianità contributiva minima (in genere almeno 5 anni di contributi, di cui 3 nell’ultimo quinquennio) e presenta una riduzione permanente della capacità lavorativa a meno di un terzo in occupazioni confacenti alle proprie attitudini; nella prassi, ciò è spesso comunicato come “almeno il 67%” di invalidità, ma si tratta di una valutazione medico-legale previdenziale, non della percentuale di invalidità civile. L’AOI ha durata triennale, è rinnovabile e può trasformarsi, al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia, in pensione ordinaria. Può coesistere con attività lavorativa ma, oltre certe soglie di reddito da lavoro, può essere ridotto. Anche qui, quindi, non si sommano “punti”: si valuta la capacità lavorativa residua in senso assicurativo.
La Pensione di Inabilità previdenziale, distinta dall’inabilità civile, richiede che l’assicurato sia colpito da assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa e che abbia maturato l’anzianità contributiva minima (tipicamente 5 anni di contributi, con almeno 3 nell’ultimo quinquennio). È incompatibile con qualsiasi forma di lavoro e può richiedere la cessazione delle attività e la cancellazione da albi o registri professionali. Non esiste qui una soglia in “punti” o in percentuale civile: la commissione valuta la totale inabilità al lavoro in relazione al quadro clinico complessivo e all’anamnesi lavorativa. In molte situazioni cliniche importanti, la persona in possesso dei requisiti contributivi può teoricamente trovarsi nella condizione di avere diritto alla prestazione previdenziale di inabilità, pur non coincidente con la percentuale di invalidità civile, o viceversa avere una percentuale civile elevata senza però soddisfare i requisiti contributivi della misura previdenziale.
Infine, è utile ricordare alcune condizioni trasversali e compatibilità. Nelle prestazioni assistenziali di invalidità civile, oltre alla percentuale, contano la residenza stabile e i limiti di reddito; alcune misure possono essere compatibili con redditi da lavoro entro certe soglie e con altre indennità, altre no. Nel caso dell’AOI, la compatibilità con il lavoro è possibile ma può comportare una riduzione dell’assegno al superamento di determinati livelli di reddito; per la pensione di inabilità previdenziale la compatibilità con attività lavorativa, in via generale, non è ammessa. Per i minori e per chi frequenta percorsi terapeutici o scolastici, esistono istituti specifici (come l’indennità di frequenza) che non sono “pensioni” ma contribuiscono al sostegno. Questo quadro spiega perché la risposta alla domanda “quanti punti servono?” dipende dal tipo di prestazione: per l’assegno mensile di invalidità civile si guarda alla soglia del 74% e al reddito; per la pensione di inabilità civile si richiede il 100%; per le prestazioni previdenziali non si applica il “punteggio” civile ma la verifica della riduzione della capacità lavorativa e dei requisiti contributivi. Prima di presentare una domanda è quindi fondamentale identificare la prestazione coerente con la propria situazione sanitaria, anagrafica e lavorativa e verificare che tutti i requisiti, non solo quello clinico, siano soddisfatti.
Calcolo dei Punti di Invalidità
Nel linguaggio comune i “punti” corrispondono ai valori tabellari attribuiti alle singole menomazioni dalle tabelle medico-legali utilizzate dalle commissioni. Tali valori sono uno strumento tecnico per stimare il pregiudizio funzionale, ma l’esito giuridicamente rilevante è una percentuale finale di invalidità civile, espressa sul 100%. La commissione, sulla base della documentazione clinica e dell’esame obiettivo, traduce i punteggi tabellari in un grado percentuale complessivo.
Quando coesistono più patologie, i relativi valori non si sommano in modo aritmetico. Si applica un criterio “a scalare”: la seconda menomazione incide sulla quota di integrità residua lasciata dalla prima, e così via. In pratica, una menomazione del 50% e una del 30% non producono automaticamente l’80%, ma un valore inferiore, perché la seconda si applica sul 50% di integrità rimasto. La valutazione considera inoltre elementi quali bilateralità, esiti protesici, efficacia delle terapie, compensi funzionali e la coerenza del quadro clinico nel tempo.
Nei minori la stima non riguarda la capacità lavorativa, bensì l’incidenza sulla vita quotidiana, sull’autonomia personale e sulla frequenza scolastica; per questo la percentuale riflette la gravità funzionale in relazione all’età. Nelle prestazioni previdenziali (Assegno Ordinario di Invalidità e Pensione di Inabilità) non si usano le percentuali di invalidità civile: il giudizio verte sulla riduzione della capacità lavorativa in occupazioni confacenti (fino a meno di un terzo per l’AOI) o sull’assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi lavoro (per l’inabilità), con attenzione alla storia lavorativa e alle competenze della persona.
La qualità della documentazione incide sul calcolo: referti specialistici recenti, esami strumentali pertinenti, piani terapeutici e certificazioni funzionali aiutano a definire correttamente il deficit. Il verbale può essere “rivedibile” quando è prevedibile un’evoluzione clinica; in caso di peggioramento significativo, è possibile presentare domanda di aggravamento allegando nuovi elementi. La decorrenza della prestazione segue le regole specifiche della misura richiesta e può differire dalla data della visita.
Procedure per Richiedere la Pensione
Per ottenere la pensione di invalidità civile, è necessario seguire una procedura specifica che inizia con la richiesta di accertamento sanitario. Il primo passo consiste nell’ottenere un certificato medico introduttivo, compilato da un medico abilitato, che attesti la patologia invalidante. Questo certificato ha una validità di 90 giorni e contiene un codice univoco indispensabile per la presentazione della domanda.
Una volta in possesso del certificato, il richiedente deve inoltrare la domanda all’INPS attraverso i canali telematici disponibili: il portale web dell’INPS, il Contact Center o avvalendosi dell’assistenza di un patronato. È fondamentale allegare tutta la documentazione medica pertinente per supportare la richiesta.
Dopo l’invio della domanda, l’INPS convoca il richiedente per una visita medica presso la Commissione Medica Integrata, composta da medici dell’ASL e dell’INPS. Durante la visita, la commissione valuta il grado di invalidità e redige un verbale che viene successivamente inviato al richiedente. In caso di riconoscimento dell’invalidità, l’INPS procede all’erogazione della prestazione economica spettante.
È importante sottolineare che, in caso di esito negativo o di disaccordo con la percentuale di invalidità riconosciuta, il richiedente ha la possibilità di presentare ricorso entro 180 giorni dalla notifica del verbale, rivolgendosi al giudice ordinario.
Benefici della Pensione di Invalidità
La pensione di invalidità civile offre diversi benefici economici e assistenziali ai soggetti riconosciuti invalidi. Tra questi, l’assegno mensile di assistenza è destinato agli invalidi civili con una percentuale di invalidità compresa tra il 74% e il 99%, che non svolgono attività lavorativa e rispettano determinati limiti di reddito. L’importo dell’assegno è soggetto a rivalutazioni annuali; ad esempio, nel 2024 ammontava a 333,33 euro mensili per 13 mensilità.
Per gli invalidi civili totali (100%), è prevista la pensione di inabilità, che nel 2024 corrispondeva a 333,33 euro mensili per 13 mensilità, con un limite di reddito annuo personale di 19.461,12 euro. Inoltre, gli invalidi totali che necessitano di assistenza continua per l’incapacità di deambulare autonomamente o di compiere gli atti quotidiani della vita possono beneficiare dell’indennità di accompagnamento, indipendentemente dal reddito e dall’età. Nel 2024, l’importo mensile dell’indennità era di 531,76 euro per 12 mensilità.
Oltre ai benefici economici, gli invalidi civili hanno diritto ad agevolazioni come l’esenzione dal ticket sanitario per visite specialistiche, esami diagnostici e farmaci correlati alla patologia invalidante. Possono inoltre accedere a protesi e ausili forniti dal Servizio Sanitario Nazionale e, in alcuni casi, beneficiare di agevolazioni fiscali per l’acquisto di veicoli o altri beni strumentali.
Consulenza e Supporto
Affrontare le procedure per il riconoscimento dell’invalidità civile può risultare complesso. È quindi consigliabile avvalersi del supporto di enti e associazioni specializzate che offrono consulenza gratuita. I patronati, ad esempio, forniscono assistenza nella compilazione e nell’invio delle domande all’INPS, oltre a supportare i cittadini in caso di ricorsi o necessità di ulteriori chiarimenti.
Esistono inoltre numerose associazioni di categoria che offrono servizi di informazione, consulenza legale e supporto psicologico ai soggetti con disabilità e alle loro famiglie. Queste organizzazioni possono fornire indicazioni utili sui diritti spettanti, sulle modalità di accesso ai benefici e sulle opportunità di inserimento lavorativo o sociale.
Infine, è possibile rivolgersi direttamente agli sportelli INPS o consultare il sito web dell’istituto per ottenere informazioni aggiornate sulle prestazioni disponibili, sui requisiti richiesti e sulle modalità di presentazione delle domande. L’INPS mette a disposizione anche un Contact Center per rispondere a quesiti specifici e fornire assistenza telefonica.
In conclusione, la pensione di invalidità civile rappresenta un sostegno fondamentale per le persone con disabilità, offrendo non solo un aiuto economico, ma anche una serie di benefici e agevolazioni volte a migliorare la qualità della vita e favorire l’inclusione sociale. È essenziale essere informati sui propri diritti e sulle procedure da seguire per accedere a queste prestazioni, avvalendosi del supporto di professionisti e associazioni competenti.
Per approfondire
INPS – Pensione di inabilità: Informazioni ufficiali sulla pensione di inabilità civile, requisiti e modalità di richiesta.
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Invalidità civile: Approfondimenti sulle politiche e le misure a supporto degli invalidi civili in Italia.
