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Quanti soldi corrispondono a 5 punti di invalidità? La domanda è apparentemente semplice, ma la risposta dipende da una serie di fattori medico-legali e giuridici: il contesto in cui l’invalidità è riconosciuta (sinistro stradale, infortunio sul lavoro, responsabilità sanitaria, invalidità civile), l’età della persona al momento dell’evento, la tipologia di tabelle utilizzate per la stima del danno biologico e le eventuali specificità del caso concreto. Prima ancora di quantificare, è fondamentale capire con esattezza cosa significhi “5 punti” e quale grandezza essi misurino.
Questa prima parte della guida chiarisce il significato dei punti di invalidità e come vengono attribuiti in sede medico-legale. Comprendere il perimetro della valutazione (menomazione, nesso causale, consolidamento clinico) e distinguere tra i diversi ambiti applicativi permette di evitare errori frequenti: ad esempio confondere l’invalidità civile, che è collegata a prestazioni assistenziali, con il danno biologico risarcibile in una causa di responsabilità. Solo a partire da una corretta definizione è possibile affrontare con precisione la quantificazione economica di un 5% di postumo permanente.
Cosa sono i punti di invalidità
I “punti di invalidità” esprimono, in termini percentuali, il grado di invalidità permanente residuo dopo un evento lesivo, ossia la riduzione stabile e definitiva dell’integrità psicofisica della persona. In altre parole, rappresentano quanto, a consolidamento clinico avvenuto, l’infortunio o la malattia abbia lasciato un esito che incide in modo duraturo sulle funzioni corporee e sulle attività abituali. Il parametro è percentuale e va, in teoria, da 1 a 100: 5 punti equivalgono quindi a un 5% di invalidità permanente. Questa misura non riguarda la fase di malattia o inabilità temporanea (giorni di recupero dall’evento), ma il danno che resta quando il quadro si è stabilizzato.
È cruciale distinguere i diversi “contesti” in cui la percentuale viene impiegata, perché ogni ambito ha regole proprie sia per attribuire i punti sia per tradurli in denaro o prestazioni. Nella responsabilità civile da sinistro stradale, ad esempio, si parla di danno biologico e si utilizzano tabelle dedicate che prevedono una disciplina specifica per le cosiddette micropermanenti (1–9%). Nelle malattie professionali e negli infortuni sul lavoro gestiti dall’INAIL, la percentuale di menomazione determina il diritto a indennizzi in capitale o a rendite solo oltre determinate soglie; per menomazioni molto basse, come un 5%, può anche non essere previsto alcun indennizzo. Ancora diverso è il campo dell’invalidità civile, dove la percentuale serve a stabilire l’accesso a benefici assistenziali e socio-sanitari, non un risarcimento del danno non patrimoniale: 5 punti di invalidità civile, infatti, non danno diritto a provvidenze economiche.
Attribuire i punti è compito del medico-legale, che segue un percorso metodologico codificato. La valutazione parte dall’analisi della documentazione clinica (referti, esami strumentali, relazioni di dimissione), prosegue con la raccolta dell’anamnesi e con l’esame obiettivo e si conclude con la definizione del nesso causale tra evento e menomazione, nonché con la stima del deficit residuo a consolidamento raggiunto. Per quantificare la menomazione si fa riferimento a tabelle medico-legali (barèmes) che associano a specifici esiti anatomo-funzionali un intervallo percentuale. Quando gli esiti sono molteplici, la valutazione segue criteri di combinazione non aritmetica (la cosiddetta “combinazione a scalare”), in modo da evitare la somma semplice delle percentuali e tenere conto della loro interazione. Se esistono patologie o menomazioni preesistenti, si applicano criteri differenziali: è risarcibile o indennizzabile solo la quota di danno nuova, attribuibile all’evento in esame.
Come si calcola il valore economico
Un punto spesso frainteso è il rapporto tra punti di invalidità e quantificazione economica: la percentuale esprime esclusivamente l’entità del danno biologico permanente sul piano medico-legale, indipendentemente da età, professione o reddito. Saranno poi le regole giuridiche dell’ambito di riferimento a “tradurre” quel 5% in denaro, applicando correttivi specifici. Nell’ambito della responsabilità civile, per esempio, l’età della persona al momento dell’evento è un fattore che incide sulla liquidazione: a parità di 5 punti, un soggetto più giovane e uno più anziano possono avere importi diversi perché cambia l’aspettativa di vita e, con essa, la durata della sofferenza biologica. Anche la cosiddetta personalizzazione del danno (l’aggiustamento per ricadute peculiari e documentate sull’esistenza concreta della persona) può aumentare o ridurre l’importo, ma non modifica il valore “puro” dei punti.
Che cosa significa, in concreto, un 5% di invalidità? In termini generali, è un postumo lieve ma reale: una piccola limitazione articolare residua, una cicatrice di moderato impatto estetico, un disturbo sensitivo circoscritto, un deficit funzionale parziale che non impedisce le attività quotidiane ma le rende più faticose o meno efficienti in alcune situazioni. L’ampiezza di questo ventaglio di esiti spiega perché i barèmes prevedano range e non valori fissi: la qualità del tessuto coinvolto, la sede anatomica, la mano dominante, l’eventuale bilateralità, la stabilità del quadro nel tempo e la coerenza con gli accertamenti strumentali sono elementi che orientano il medico-legale verso la parte alta o bassa della forchetta. Proprio per questo, se due persone ricevono 5 punti per esiti diversi, la percentuale è la stessa, ma il percorso argomentativo che la giustifica può essere differente.
Nella responsabilità civile, la liquidazione del danno biologico permanente si basa su tabelle utilizzate dai tribunali (diffuse quelle di Milano), che attribuiscono un valore al “punto” variabile in funzione dell’età e distinguono tra micropermanenti (1–9%) e macrolesioni (dal 10% in su). A questo importo possono aggiungersi, entro limiti prefissati, incrementi di personalizzazione per circostanze specifiche e documentate; la componente morale, quando riconosciuta, è normalmente commisurata al danno biologico per evitare duplicazioni.
Alla componente non patrimoniale possono sommarsi i danni patrimoniali: spese sanitarie e di assistenza, costi di cura futuri, perdite o riduzioni di reddito, spese di trasporto e ogni altra uscita giustificata da documenti. In sede di liquidazione, trovano applicazione i criteri di interessi e rivalutazione monetaria previsti dall’autorità giudiziaria; incidono inoltre massimali, franchigie e acconti eventualmente corrisposti in corso di trattativa.
Procedure per ottenere il risarcimento
Per ottenere un risarcimento in caso di invalidità civile, è fondamentale seguire una procedura ben definita. Il primo passo consiste nella raccolta di tutta la documentazione medica che attesti la condizione di salute e il grado di invalidità. Questa documentazione include referti medici, certificati specialistici e ogni altro documento che possa comprovare la patologia o la disabilità. È consigliabile avere un fascicolo ben organizzato, con tutti i documenti aggiornati e corretti.
Successivamente, è necessario ottenere un certificato medico digitale (il cosiddetto certificato introduttivo) dal proprio medico di base. Questo certificato, che deve essere trasmesso telematicamente all’INPS, contiene tutte le informazioni sulla patologia e il grado di invalidità presunto. Una volta ottenuto il certificato medico, si può procedere con la presentazione della domanda all’INPS. Questa operazione può essere effettuata online tramite il portale dell’INPS, oppure rivolgendosi a un patronato che offre assistenza gratuita per la compilazione e l’invio della domanda.
Dopo aver presentato la domanda, l’INPS convocherà il richiedente per una visita medica presso una commissione competente. Durante questa visita, verranno valutati i documenti presentati e verrà effettuata una visita medica per determinare il grado di invalidità. Al termine della valutazione, l’INPS comunicherà l’esito della domanda. Se la richiesta viene accettata, verrà assegnato un grado di invalidità che determinerà il tipo di benefici a cui si ha diritto, come pensioni, indennità di accompagnamento o esenzioni dal ticket sanitario.
Se la domanda viene respinta, è possibile presentare ricorso entro 180 giorni dalla notifica del rifiuto. Il ricorso può essere presentato per via amministrativa o giudiziaria, e in quest’ultimo caso è consigliabile farsi assistere da un legale esperto in diritto previdenziale. È importante agire con tempestività, poiché il diritto al risarcimento può decadere nel tempo. I termini variano a seconda del caso, ma generalmente sono di 10 anni per danni da responsabilità contrattuale e 5 anni per responsabilità extracontrattuale.
Se il pregiudizio deriva da un sinistro stradale, la procedura normalmente inizia con la denuncia e la richiesta danni all’assicurazione competente, allegando documentazione clinica e giustificativi di spesa. La compagnia può convocare a visita medico-legale e, espletata l’istruttoria, formulare un’offerta o motivare il diniego entro i termini previsti. In mancanza di accordo, è possibile proseguire in via stragiudiziale o giudiziale.
Nelle ipotesi di responsabilità sanitaria è frequente attivare una consulenza tecnica preventiva ai fini della composizione della lite, che consente una valutazione collegiale degli aspetti clinici e medico-legali e può favorire un accordo. L’istanza deve essere corredata dalla cartella clinica integrale e da una chiara ricostruzione del nesso causale e del danno.
Per infortuni sul lavoro e malattie professionali la tutela è assicurativa: occorrono la denuncia dell’evento, il certificato medico telematico e l’istruttoria presso l’INAIL. L’ente accerta la menomazione e, al superamento delle soglie previste, liquida la prestazione in capitale o in rendita; per menomazioni lievi, come un 5%, può non essere dovuto alcun indennizzo. Sono previsti strumenti di riesame e ricorso.
È importante distinguere questi percorsi dal riconoscimento di invalidità civile, illustrato sopra, che non costituisce un risarcimento del danno ma dà accesso a prestazioni assistenziali. I procedimenti possono coesistere, ma seguono regole e termini differenti.
Documentazione necessaria
Per richiedere l’invalidità civile, è necessario presentare una serie di documenti essenziali. Innanzitutto, è fondamentale avere un documento d’identità valido e il codice fiscale del richiedente. Inoltre, è necessario ottenere un certificato medico introduttivo rilasciato dal proprio medico di base, che attesti le condizioni di salute e il grado di invalidità presunto. Questo certificato deve essere trasmesso telematicamente all’INPS.
Oltre al certificato medico introduttivo, è importante raccogliere tutta la documentazione medica che attesti la condizione di salute, come referti medici, certificati specialistici, esami diagnostici e ogni altro documento che possa comprovare la patologia o la disabilità. È consigliabile avere un fascicolo ben organizzato, con tutti i documenti aggiornati e corretti. In alcuni casi, potrebbero essere richiesti altri documenti, come la documentazione reddituale per verificare il diritto ai benefici economici.
È fondamentale assicurarsi che tutta la documentazione sia completa e corretta, poiché la mancanza di documenti o la presenza di informazioni errate può comportare ritardi o il rifiuto della domanda. Inoltre, è importante ricordare che la visita di fronte alla commissione medica non è una visita tradizionale, ma si effettua sulla base dei certificati che sono stati consegnati dal paziente, che devono dunque essere completi, dettagliati e recenti.
Ai fini di una richiesta risarcitoria in ambito di responsabilità civile, oltre ai referti sanitari sono utili i documenti relativi all’evento: modulo di constatazione amichevole o verbale delle autorità, fotografie, dichiarazioni di testimoni, preventivi e fatture di riparazione, ricevute di spese mediche e di trasporto, certificazioni di assenza dal lavoro e buste paga per quantificare eventuali perdite di reddito.
Per la responsabilità sanitaria, la base documentale è la cartella clinica completa, comprensiva di referti, tracciati, consensi informati, diari infermieristici e schede di terapia; eventuali relazioni specialistiche e second opinion possono contribuire a chiarire la correttezza del percorso assistenziale e il nesso causale.
Per infortuni sul lavoro o malattie professionali sono rilevanti, oltre al certificato INAIL e alla denuncia, i documenti sulla mansione e sull’esposizione al rischio (descrizione delle attività, turni, schede di sicurezza, DVR), nonché testimonianze e documentazione aziendale utile a ricostruire l’origine professionale dell’evento o della patologia.
La qualità, l’attualità e la coerenza dei documenti sono determinanti: referti recenti e completi, esami strumentali correttamente refertati e una cronologia chiara degli accessi sanitari agevolano la valutazione medico-legale e riducono il rischio di contestazioni.
Consigli utili
Per affrontare al meglio il processo di richiesta di invalidità civile, è consigliabile seguire alcuni suggerimenti pratici. Innanzitutto, è importante raccogliere tutta la documentazione necessaria in modo accurato e completo, assicurandosi che tutti i documenti siano aggiornati e corretti. È utile mantenere una copia di tutti i documenti inviati e organizzare il fascicolo in modo ordinato per facilitare la consultazione.
È inoltre consigliabile rivolgersi a un medico specialista per ottenere una diagnosi precisa e un certificato medico accurato. Il medico di base può fornire il certificato introduttivo necessario per la presentazione della domanda all’INPS. Inoltre, è utile contattare il proprio medico di base per ricevere supporto e chiarimenti su quali documenti specifici potrebbero essere richiesti nel proprio caso.
Per facilitare il processo, è possibile rivolgersi a un patronato o a un CAF per assistenza nella compilazione della domanda e nella presentazione del ricorso. Questi enti offrono supporto gratuito e possono aiutare a evitare errori nella compilazione della domanda. Inoltre, è importante essere consapevoli dei tempi di attesa per la valutazione della domanda e delle procedure per presentare ricorso in caso di rifiuto.
Infine, è fondamentale conoscere i propri diritti e le procedure per presentare ricorso in caso di rifiuto. Se la domanda viene respinta, è possibile presentare ricorso entro 180 giorni dalla notifica del rifiuto. Il ricorso può essere presentato per via amministrativa o giudiziaria, e in quest’ultimo caso è consigliabile farsi assistere da un legale esperto in diritto previdenziale.
In conclusione, ottenere il riconoscimento dell’invalidità civile richiede una preparazione accurata e una conoscenza approfondita delle procedure e della documentazione necessaria. Seguendo attentamente i passaggi descritti e avvalendosi del supporto di professionisti qualificati, è possibile affrontare con maggiore serenità l’iter burocratico e aumentare le probabilità di successo nella richiesta di risarcimento.
Per approfondire
INPS – Invalidità Civile: Pagina ufficiale dell’INPS dedicata all’invalidità civile, con informazioni dettagliate sulle procedure e i requisiti necessari.
Ministero della Salute – Disabilità: Sezione del Ministero della Salute che fornisce informazioni sulle politiche e i servizi per le persone con disabilità.
