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Quanti soldi si possono chiedere per danni fisici?
La domanda “quanti soldi si possono chiedere per danni fisici?” non ha una risposta unica, perché il risarcimento dipende da una molteplicità di fattori medico-legali e giuridici che devono essere accertati caso per caso. Contano la gravità della lesione, la durata dell’inabilità, l’eventuale invalidità permanente, l’età della persona, l’impatto sulla vita quotidiana e sul lavoro, le spese sanitarie sostenute e prevedibili, oltre alla sofferenza fisica e psicologica documentabile. In Italia la liquidazione del danno segue criteri consolidati, basati su valutazioni cliniche e su parametri elaborati dalla prassi giurisprudenziale, con l’obiettivo di assicurare un indennizzo proporzionato e non arbitrario. Conoscere le categorie di danno, il loro significato e il modo in cui vengono accertate è il primo passo per comprendere che cosa entra nel “conto” e perché certe voci incidono più di altre sulla cifra finale.
Questa guida, pensata in un linguaggio accessibile ma rigoroso, chiarisce come viene strutturata la richiesta risarcitoria relativa ai danni fisici: si parte dalle tipologie di danno riconosciute, per arrivare a come si calcola il risarcimento, quali documenti servono, quali sono le fasi procedurali e quali accortezze pratiche possono fare la differenza. In questa prima parte ci concentriamo sulle principali categorie di danno alla salute e sui rispettivi criteri di inquadramento in sede medico-legale. Una classificazione corretta, infatti, consente di evitare sovrapposizioni o vuoti di tutela, aiuta a impostare la prova del nesso causale e orienta fin da subito la quantificazione economica che potrà essere richiesta in via stragiudiziale o, se necessario, in giudizio.
Tipologie di danni fisici
Con “danni fisici” si intende, in senso ampio, il pregiudizio all’integrità psicofisica di una persona in conseguenza di un evento lesivo, come un incidente stradale, un infortunio sul lavoro o una responsabilità sanitaria. Dal punto di vista della Medicina Legale, il danno alla salute è innanzitutto un danno biologico, perché incide sulle funzioni dell’organismo, ed è quantificabile secondo criteri tecnici basati su esame clinico, documentazione, linee di valutazione e barèmes. In ambito giuridico, rientra nel danno non patrimoniale, che è una categoria unitaria, ma che nella pratica liquidativa viene “personalizzata” in considerazione delle specificità del caso. Accanto al danno biologico, occorre distinguere le voci strettamente patrimoniali (spese mediche, costi di assistenza, perdita o riduzione di reddito) e quelle non patrimoniali collegate, come la sofferenza soggettiva e le ripercussioni sulla vita di relazione. Questa distinzione, pur teorica, è molto utile operativamente: consente di raccogliere le prove adeguate per ogni voce e di evitare duplicazioni o mancate richieste.
Una prima grande categoria è il danno biologico temporaneo, che coincide con il periodo di inabilità a seguito della lesione fino alla stabilizzazione clinica o alla guarigione. In Medicina Legale si parla di inabilità temporanea assoluta quando la persona è totalmente impedita nello svolgimento delle ordinarie attività (lavorative e della vita quotidiana) e di inabilità temporanea parziale quando l’impedimento è solo in parte, con percentuali che descrivono l’entità della limitazione. La prassi prevede una quantificazione “per giorno”, che valorizza ciascun giorno di inabilità in misura proporzionale all’intensità del pregiudizio: una giornata di inabilità totale non “vale” quanto una giornata al 50% o al 25%. La corretta delimitazione temporale (inizio, eventuali ricoveri, fasi di convalescenza, periodi di riacutizzazione) dipende dalla documentazione clinica e dalle certificazioni di prognosi. Le patologie preesistenti non annullano automaticamente il diritto al risarcimento, ma devono essere valutate per capire se e quanto l’evento abbia aggravato una condizione già presente o abbia solo accelerato un decorso atteso: questo passaggio, il nesso causale, è cruciale per l’attribuzione del danno.

Quando, conclusa la fase acuta, permangono postumi che si stabilizzano e non sono destinati a migliorare in modo apprezzabile con le cure, si configura il danno biologico permanente. Questo è espresso in punti percentuali di invalidità permanente, che misurano la riduzione dell’integrità psicofisica e il conseguente handicap funzionale residuo. Per uso corrente si distinguono le cosiddette “micropermanenti” (tipicamente fino al 9%) dalle menomazioni di maggiore entità, che incidono in maniera più significativa sulla vita della persona. Gli esempi spaziano da esiti cicatriziali e modeste limitazioni articolari, fino a deficit neurologici, amputazioni, impianti protesici o sindromi dolorose croniche. La stima percentuale si fonda su criteri tecnico-scientifici e sul riscontro obiettivo (visite, esami strumentali, test funzionali), ma la sua traduzione economica nella prassi liquidativa tiene conto anche di variabili come l’età della vittima e l’impatto sulla concreta capacità di svolgere le attività significative della vita. È possibile inoltre che il caso presenti elementi che giustificano una “personalizzazione” in aumento, qualora la menomazione produca effetti eccezionali e specifici non già considerati dalla percentuale.
Oltre all’aspetto biologico in senso stretto, la liquidazione del danno non patrimoniale considera la sofferenza soggettiva e le ripercussioni sul piano dinamico-relazionale. Con danno morale si indica la componente di dolore fisico e psichico legata all’evento e alle sue conseguenze, distinta dai postumi clinici permanenti: si pensi all’ansia, all’angoscia, al turbamento persistente che accompagnano la lesione e le cure. Il pregiudizio dinamico-relazionale descrive, invece, il concreto peggioramento della qualità di vita e delle relazioni: la rinuncia ad attività significative, sport, hobby, vita sociale, intimità, autonomia personale. Vi rientra il danno estetico, quando la menomazione dell’aspetto determina disagi nella sfera sociale e lavorativa: non conta solo la visibilità della cicatrice o della deformità, ma il suo impatto sulla persona nel contesto di vita. Quando la lesione provoca un vero e proprio disturbo psichico diagnosticabile (ad esempio, un disturbo post-traumatico da stress o una depressione reattiva), questo rientra nel danno biologico in quanto compromissione della salute mentale e necessita di una valutazione specialistica. Nella pratica, queste componenti non patrimoniali vengono risarcite in modo unitario insieme al danno biologico, con margini di adeguamento per riflettere le peculiarità del caso concreto.
Infine, ci sono le voci patrimoniali, cioè i costi economicamente quantificabili che il danneggiato ha già sostenuto o ragionevolmente sosterrà a causa dell’evento. Rientrano tra i danni emergenti le spese mediche e riabilitative, i farmaci, i controlli, i trasporti per cure, gli ausili, le protesi, le ortesi, gli adattamenti dell’abitazione o del veicolo, l’assistenza domiciliare o infermieristica, nonché i costi per percorsi psicologici documentati. Il lucro cessante riguarda invece i mancati guadagni: giorni di lavoro persi durante l’inabilità temporanea, riduzione della capacità lavorativa specifica se la menomazione incide sulle mansioni proprie della professione, minore competitività o necessità di cambio attività. Per i lavoratori autonomi la prova del reddito e delle perdite può richiedere documentazione contabile e ricostruzioni tecniche, mentre per i dipendenti rilevano le assenze e le decurtazioni effettive. Esistono poi voci proiettate nel futuro, come la necessità verosimile di cicli periodici di fisioterapia, sostituzione di protesi, controlli specialistici o assistenza di terzi: in questi casi la stima si traduce in un capitale attualizzato. In situazioni di particolare gravità si considerano anche i pregiudizi riflessi sui familiari conviventi, ma si tratta di profili che richiedono una specifica dimostrazione del legame e dell’effettivo impatto.
Come viene calcolato il risarcimento
Il calcolo del risarcimento per danni fisici in Italia si basa su criteri specifici che tengono conto della gravità delle lesioni, dell’età del danneggiato e delle conseguenze sulla sua vita quotidiana. Le tabelle del Tribunale di Milano sono comunemente utilizzate come riferimento per determinare l’importo del risarcimento. (studioiuram.it)
Per le lesioni con un’invalidità permanente compresa tra l’1% e il 9% (micropermanenti), si applicano tabelle specifiche che prevedono un risarcimento crescente in base al grado di invalidità e decrescente con l’aumentare dell’età del danneggiato. Ad esempio, un giovane con un’invalidità del 5% riceverà un risarcimento maggiore rispetto a una persona più anziana con lo stesso grado di invalidità. (giambronelaw.it)
Per le lesioni con un’invalidità permanente superiore al 9% (macropermanenti), si utilizzano le tabelle del Tribunale di Milano, che considerano vari fattori, tra cui l’età e il grado di invalidità, per determinare l’importo del risarcimento. Queste tabelle sono aggiornate periodicamente per riflettere le variazioni economiche e sociali.
Oltre al danno biologico, il risarcimento può includere altre voci, come il danno morale, che riguarda la sofferenza psicologica subita, e il danno esistenziale, che si riferisce alla compromissione della qualità della vita. La quantificazione di questi danni avviene in base a criteri giurisprudenziali e alle specifiche circostanze del caso. (risarcimentiassicurativi.it)
La voce dell’inabilità temporanea viene di regola valorizzata con importi giornalieri tabellari, modulati in base alla percentuale di incapacità (assoluta o parziale) e maggiorabili nei periodi di ricovero o intervento chirurgico. La corretta quantificazione presuppone la definizione del periodo di malattia documentato, l’eventuale alternanza di fasi a diversa intensità e la coerenza clinica tra terapie eseguite e durata della prognosi.
Le tabelle prevedono poi meccanismi di personalizzazione in aumento o in diminuzione, motivati da elementi peculiari del caso (ad esempio ripercussioni eccezionali sulla vita personale o lavorativa non già ricomprese nella percentuale). In sede di liquidazione si applicano inoltre rivalutazione e interessi compensativi secondo i criteri fissati dalla giurisprudenza, al fine di preservare il potere d’acquisto e remunerare il ritardo tra il danno e il pagamento.
La quantificazione delle voci patrimoniali segue criteri di prova specifici: il danno emergente si fonda su ricevute e preventivi attendibili, mentre il lucro cessante richiede una proiezione del reddito perduto, ancorata a dati fiscali e a una valutazione della capacità lavorativa specifica residua. Nei casi di bisogni assistenziali permanenti, il costo dell’aiuto di terzi viene capitalizzato su base attuariale. Eventuali concorsi di colpa del danneggiato comportano una riduzione proporzionale, così come possono rilevare massimali assicurativi e detrazioni per prestazioni indennitarie eventualmente percepite, nel rispetto del principio di compensatio lucri cum damno.
Documentazione necessaria
Per richiedere un risarcimento per danni fisici, è fondamentale raccogliere e presentare una documentazione completa e accurata. La documentazione medica è essenziale e deve includere referti, certificati e cartelle cliniche che attestino le lesioni subite e i trattamenti effettuati. Questi documenti forniscono una base oggettiva per la valutazione del danno biologico.
È consigliabile ottenere una perizia medico-legale, redatta da un professionista specializzato, che quantifichi l’invalidità permanente e temporanea, nonché le eventuali ripercussioni sulla vita quotidiana e lavorativa. Questa perizia è spesso determinante nella fase di negoziazione con le compagnie assicurative o in sede giudiziaria.
Inoltre, è importante conservare tutte le ricevute e fatture relative alle spese mediche sostenute, incluse visite specialistiche, terapie riabilitative, acquisto di farmaci e ausili. Questi documenti sono necessari per dimostrare lespese effettivamente affrontate e ottenere il relativo rimborso.
Se il danno ha comportato una perdita di reddito, è opportuno raccogliere documentazione che attesti l’attività lavorativa svolta, come buste paga, contratti di lavoro o dichiarazioni dei redditi. Questi documenti serviranno a quantificare l’entità del mancato guadagno e a richiedere il risarcimento corrispondente.
Procedure per richiedere il risarcimento
Il processo per ottenere un risarcimento per danni fisici prevede diversi passaggi. Inizialmente, è necessario inviare una richiesta formale di risarcimento alla compagnia assicurativa del responsabile del danno, allegando tutta la documentazione raccolta. Questa richiesta deve essere dettagliata e includere una descrizione accurata dell’evento, delle lesioni subite e delle spese sostenute.
La compagnia assicurativa, ricevuta la richiesta, avvierà una fase di valutazione che può includere l’esame della documentazione fornita e, in alcuni casi, una visita medico-legale da parte di un proprio consulente. È importante collaborare con la compagnia assicurativa, fornendo tutte le informazioni richieste e partecipando alle eventuali visite mediche.
Se la compagnia assicurativa riconosce il diritto al risarcimento, proporrà un’offerta economica. È consigliabile valutare attentamente l’offerta, eventualmente con l’assistenza di un legale o di un consulente esperto, per assicurarsi che l’importo proposto sia adeguato e comprenda tutte le voci di danno subite.
In caso di disaccordo sull’importo del risarcimento o di rifiuto da parte della compagnia assicurativa, è possibile intraprendere un’azione legale. In questa fase, l’assistenza di un avvocato specializzato in risarcimento danni è fondamentale per tutelare i propri diritti e ottenere un equo risarcimento.
In alcuni ambiti, la legge prevede passaggi preliminari obbligatori prima della causa, come la negoziazione assistita per la responsabilità da circolazione e la mediazione per specifiche materie. Nelle controversie sanitarie è frequente il ricorso a un accertamento tecnico preventivo (ATP) per cristallizzare il quadro clinico e favorire un accordo sulla base delle risultanze del consulente nominato dal giudice.
Per i sinistri stradali, a seguito della messa in mora completa di documenti, l’impresa è tenuta a formulare un’offerta o a motivare il diniego entro termini perentori che variano in base al tipo di danno e all’identificazione dei soggetti coinvolti. Il rispetto di tali scansioni temporali incide sulla possibilità di maturare interessi e sull’eventuale responsabilità per ritardo. In ogni fase, eventuali proposte transattive dovrebbero essere valutate alla luce delle risultanze medico-legali e degli oneri probatori, prestando attenzione a clausole di rinuncia o saldo e stralcio.
L’azione giudiziaria si sviluppa con l’istruttoria e, di regola, con una consulenza tecnica d’ufficio (CTU) in ambito medico-legale. La chiarezza del quesito al consulente, la partecipazione dei consulenti di parte e la qualità della documentazione prodotta sono determinanti per l’esito della quantificazione.
Consigli utili
Per aumentare le probabilità di ottenere un risarcimento adeguato, è consigliabile seguire alcuni suggerimenti pratici. Innanzitutto, è importante agire tempestivamente, poiché i termini per presentare la richiesta di risarcimento possono variare a seconda del tipo di danno e delle circostanze. In generale, il diritto al risarcimento si prescrive in cinque anni dal giorno in cui il fatto si è verificato, ma per i danni derivanti dalla circolazione dei veicoli il termine è di due anni. (onorare.it)
Mantenere una comunicazione chiara e documentata con la compagnia assicurativa è essenziale. È consigliabile inviare tutte le comunicazioni per iscritto, conservando copie delle lettere e delle e-mail inviate e ricevute. Questo approccio aiuta a evitare malintesi e fornisce una traccia documentale in caso di controversie.
Consultare un professionista esperto in risarcimento danni può fare la differenza. Un avvocato o un consulente specializzato può fornire indicazioni precise sulle procedure da seguire, aiutare nella raccolta della documentazione necessaria e rappresentare il danneggiato nelle trattative con la compagnia assicurativa o in sede giudiziaria.
Infine, è fondamentale essere pazienti e perseveranti. Il processo di risarcimento può richiedere tempo, soprattutto in caso di contenzioso legale. Mantenere un atteggiamento proattivo e informarsi costantemente sullo stato della pratica aiuta a gestire meglio le aspettative e a raggiungere un esito positivo.
In conclusione, ottenere un risarcimento per danni fisici richiede una comprensione approfondita delle procedure legali e una raccolta accurata della documentazione necessaria. Affidarsi a professionisti esperti e seguire attentamente ogni fase del processo aumenta le probabilità di ottenere un risarcimento equo e adeguato alle lesioni subite.
Per approfondire
Ministero della Giustizia – Sito ufficiale con informazioni sulle procedure legali e normative vigenti in Italia.
