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Quando si parla di “invalidità al 60%”, ci si riferisce alla valutazione della riduzione della capacità lavorativa o, per i minori e gli ultra 67enni, della difficoltà a svolgere le attività proprie dell’età. La domanda che molti si pongono è quanto spetti, in termini economici, a chi ha una percentuale di invalidità del 60% nel 2025. La risposta non è immediata, perché il sistema italiano distingue tra diverse prestazioni (civili e previdenziali), ciascuna con regole specifiche su requisiti medici, amministrativi e reddituali. Inoltre, le soglie e gli importi vengono aggiornati periodicamente per tenere conto dell’andamento dei prezzi, con possibili ritocchi anno per anno.
Un primo punto chiave è che la sola percentuale del 60% non comporta automaticamente il diritto a una “pensione” economica di invalidità civile. In molte situazioni, chi ha il 60% non riceve un assegno mensile INPS legato alla invalidità civile, fermo restando che possono esistere altri sostegni e agevolazioni non monetarie. Per orientarsi correttamente sull’eventuale importo è essenziale capire quali prestazioni esistono, quali soglie percentuali attivano il diritto e quali requisiti aggiuntivi – di reddito, età, residenza e contribuzione – sono richiesti. Di seguito, i criteri fondamentali che regolano l’assegnazione di una pensione o di un assegno in presenza di una invalidità al 60%.
Criteri per l’assegnazione della pensione
In Italia esistono due grandi famiglie di tutele che spesso vengono confuse: le prestazioni di invalidità civile e le prestazioni previdenziali per invalidità (cioè quelle legate ai contributi versati). Le prime sono misure assistenziali, finanziare con la fiscalità generale, e dipendono da una valutazione medico-legale della riduzione della capacità lavorativa o della difficoltà funzionale, oltre che da precisi requisiti amministrativi e reddituali. Le seconde sono legate al rapporto assicurativo con l’INPS: per ottenerle non basta la diagnosi o la percentuale di invalidità civile, ma servono periodi di contribuzione ed è necessaria una valutazione della riduzione della capacità al lavoro in senso previdenziale. Quando si chiede “quanto prende” una persona con invalidità al 60%, è quindi fondamentale capire se si sta parlando di invalidità civile (assistenziale) o di invalidità previdenziale (assegno ordinario di invalidità o pensione di inabilità). Le logiche di accesso e di calcolo sono differenti nelle due aree.
Per le prestazioni di invalidità civile con componente economica, la percentuale riconosciuta è decisiva. In termini generali, l’assegno mensile di assistenza spetta agli invalidi civili parziali a partire da una soglia percentuale più alta del 60%, ed è soggetto a limiti di reddito personali e ad altri requisiti previsti dalla normativa vigente. La pensione di inabilità civile, invece, riguarda chi è riconosciuto invalido al 100% e rispetta determinati requisiti. Ne consegue che il riconoscimento del 60% di invalidità civile, di per sé, in via ordinaria non apre al diritto a una pensione economica civilistica. È un passaggio spesso controintuitivo, ma centrale: la percentuale definisce un profilo di bisogni e tutele, non sempre una prestazione mensile. Per chi rientra nelle soglie utili alla prestazione economica, oltre alla percentuale, contano l’età (di norma tra i 18 e i 67 anni per l’assegno mensile di invalidità civile) e la situazione reddituale, con verifiche annuali da parte dell’INPS sui limiti in vigore.
Accanto ai requisiti medico-legali e percentuali, esistono condizioni amministrative imprescindibili per l’accesso alle prestazioni assistenziali: residenza stabile in Italia, status di cittadino italiano o equiparato ai fini dell’assistenza, e il rispetto dei limiti di reddito personali fissati per l’anno di riferimento. Per specifiche prestazioni possono valere anche requisiti legati alla condizione lavorativa (compatibilità con l’attività lavorativa, eventuali stati di disoccupazione o incollocazione al lavoro, secondo le disposizioni vigenti). Il riconoscimento della percentuale di invalidità civile nasce da un iter di accertamento: certificato medico introduttivo, domanda telematica, visita presso la commissione medico-legale integrata ASL/INPS e, se necessario, ulteriori accertamenti specialistici. È utile ricordare che invalidità civile e handicap (Legge 104) sono istituti distinti: il primo quantifica la riduzione della capacità, il secondo valuta lo “svantaggio sociale” e può spettare anche in assenza di una percentuale elevata di invalidità civile, con effetti diversi in termini di agevolazioni e permessi.

Diverse sono le regole per le prestazioni previdenziali legate allo stato di lavoratore assicurato, in particolare l’assegno ordinario di invalidità (AOI) e la pensione di inabilità. L’AOI non dipende dalla percentuale di invalidità civile (60%, 74%, 100%), ma dalla riduzione, per infermità, della capacità lavorativa a meno di un terzo in occupazioni confacenti alle attitudini del lavoratore, insieme alla presenza di un’anzianità assicurativa e contributiva minima (in via generale, alcuni anni di contribuzione complessiva, di cui una parte in un periodo recente). L’AOI può essere compatibile con lo svolgimento di attività lavorativa e ha una durata triennale, rinnovabile secondo le condizioni di legge. La pensione di inabilità previdenziale, al contrario, richiede l’assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa e specifici requisiti contributivi. È quindi possibile che una persona con invalidità civile al 60% non abbia diritto ad alcuna prestazione economica assistenziale, ma, se in possesso dei requisiti contributivi e in presenza di una riduzione della capacità lavorativa secondo i criteri previdenziali, possa valutare la domanda per l’AOI. Le due valutazioni, civile e previdenziale, corrono su binari diversi e non si sostituiscono fra loro.
Infine, è importante considerare il perimetro delle agevolazioni non strettamente pensionistiche, che per un invalido al 60% possono risultare comunque rilevanti. Con percentuali dal 46% in su è possibile l’iscrizione al collocamento mirato per il diritto al lavoro delle persone con disabilità, strumento che consente percorsi di inserimento e tutele in ambito occupazionale. A partire da soglie più elevate (di regola dal 67%) sono previste in molti casi esenzioni parziali dal ticket sanitario per specifiche prestazioni, secondo disposizioni nazionali e regionali. Possono inoltre essere riconosciuti, in presenza di determinate menomazioni, ausili, protesi e presidi sanitari, agevolazioni fiscali su sussidi tecnici e informatici, oltre a misure correlate allo stato di handicap ai sensi della Legge 104 quando accertato. Questi interventi, pur non traducendosi sempre in un assegno mensile, incidono concretamente sulla qualità di vita e sul costo dell’assistenza. Valutarli insieme all’eventuale diritto a prestazioni economiche è parte essenziale di una corretta pianificazione nel 2025.
Importo della pensione per il 60% di invalidità
Con un riconoscimento di invalidità civile al 60%, in via ordinaria non è previsto alcun assegno economico mensile. L’assegno mensile di assistenza spetta infatti a partire da percentuali più elevate e nel rispetto di specifici limiti di reddito, mentre la pensione di inabilità civile è riservata agli invalidi totali (100%). Ne deriva che, ove l’unico requisito sia il 60% di invalidità civile, l’importo della “pensione” è pari a zero.
Per le prestazioni previdenziali, come l’assegno ordinario di invalidità (AOI), l’accesso e l’importo non dipendono dalla percentuale di invalidità civile, ma dai requisiti assicurativi e dalla valutazione della riduzione della capacità lavorativa secondo i criteri previdenziali. L’importo dell’AOI è determinato con le regole di calcolo pensionistiche applicabili (sistema retributivo, misto o contributivo), in funzione della contribuzione accreditata, ed è soggetto a perequazione annuale; in presenza dei requisiti di legge può essere prevista l’integrazione al trattamento minimo.
Quando spettante, l’assegno mensile di assistenza agli invalidi civili parziali (74–99%) ha un importo base definito annualmente ed è subordinato a limiti di reddito personali, con verifiche periodiche e specifiche compatibilità con altre prestazioni. Il 60% non rientra in tale fattispecie: per accedere a una misura economica assistenziale è necessario un grado di invalidità superiore o il riconoscimento di altre condizioni previste dalla normativa.
Per minori e ultra 67enni si applicano regole distinte: i minori, al ricorrere dei presupposti, possono accedere a misure come l’indennità di frequenza (non ancorata a una percentuale predeterminata), mentre dopo i 67 anni le tutele economiche si collocano nell’alveo dell’assegno sociale e relative maggiorazioni; l’indennità di accompagnamento resta legata alla non autosufficienza, non alla percentuale del 60%.
Come richiedere la pensione di invalidità
Per ottenere la pensione di invalidità civile, è necessario seguire una procedura specifica che inizia con l’accertamento medico e prosegue con la presentazione della domanda all’INPS.
Il primo passo consiste nell’ottenere un certificato medico introduttivo, rilasciato dal proprio medico curante, che attesti la presenza e il grado di invalidità. Questo certificato viene inviato telematicamente all’INPS dal medico stesso. Successivamente, il richiedente deve presentare la domanda di riconoscimento dell’invalidità civile all’INPS, utilizzando le proprie credenziali SPID, CIE o CNS, oppure avvalendosi dell’assistenza di un patronato o di un’associazione di categoria. (inps.it)
Dopo la presentazione della domanda, l’INPS convoca il richiedente per una visita medica presso la Commissione Medica Legale, che valuterà il grado di invalidità. In alcune province italiane, a partire dal 2025, è stata introdotta una procedura semplificata che prevede l’invio telematico del certificato medico introduttivo da parte del medico certificatore, senza necessità di una domanda amministrativa da parte del cittadino.
Una volta riconosciuta l’invalidità, l’INPS verifica i requisiti amministrativi e reddituali per l’erogazione della pensione. È fondamentale fornire informazioni accurate e complete per evitare ritardi nella procedura.
Variazioni e aggiornamenti nel 2025
Nel 2025, sono state introdotte alcune modifiche significative riguardanti la pensione di invalidità civile. Tra queste, l’aggiornamento degli importi erogati e delle soglie di reddito per l’accesso alle prestazioni.
Per l’anno 2025, l’importo mensile della pensione di inabilità è stato fissato a 336 euro, erogati per 13 mensilità. Il limite di reddito personale annuo per avere diritto alla prestazione è stato aggiornato a 19.772,50 euro.
Inoltre, è stata avviata una sperimentazione in alcune province italiane che prevede una semplificazione della procedura di accertamento dell’invalidità civile. In queste aree, il medico certificatore invia telematicamente all’INPS il certificato medico introduttivo, eliminando la necessità di una domanda amministrativa da parte del cittadino.
È importante rimanere aggiornati sulle eventuali modifiche normative e procedurali, consultando periodicamente il sito ufficiale dell’INPS o rivolgendosi a enti di patronato per ottenere informazioni aggiornate.
Consigli utili per i richiedenti
Affrontare la procedura per ottenere la pensione di invalidità può risultare complesso. Ecco alcuni consigli utili per facilitare il processo:
1. Preparazione accurata della documentazione: Assicurarsi di avere tutti i documenti necessari, inclusi certificati medici aggiornati e documenti di identità validi. Una documentazione completa e corretta accelera l’iter di valutazione. (pensioneitaliana.com)
2. Utilizzo delle credenziali digitali: Per presentare la domanda online, è necessario disporre di credenziali SPID, CIE o CNS. Se non si possiedono, è consigliabile attivare una di queste identità digitali in anticipo. (wewelfare.com)
3. Assistenza di patronati o associazioni: Rivolgersi a enti di patronato o associazioni di categoria può fornire supporto nella compilazione della domanda e nella gestione delle pratiche burocratiche, riducendo il rischio di errori.
4. Monitoraggio dello stato della domanda: Dopo aver presentato la domanda, è utile controllare periodicamente lo stato della pratica attraverso il portale dell’INPS o contattando direttamente l’ente, per essere informati su eventuali richieste di integrazione documentale o aggiornamenti.
5. Conoscenza dei propri diritti: Informarsi sui propri diritti e sulle prestazioni disponibili consente di accedere a tutti i benefici a cui si ha diritto e di affrontare con maggiore consapevolezza l’iter burocratico. (money.it)
Seguendo questi consigli, i richiedenti possono affrontare con maggiore serenità e efficacia il percorso per ottenere la pensione di invalidità civile.
In sintesi, ottenere la pensione di invalidità al 60% nel 2025 richiede una conoscenza approfondita dei criteri di assegnazione, degli importi previsti e delle procedure di richiesta. È fondamentale rimanere aggiornati sulle variazioni normative e seguire attentamente le indicazioni fornite dagli enti preposti per garantire un accesso tempestivo e corretto alle prestazioni disponibili.
