Quanto viene pagata una frattura composta?

Definizione, calcolo della compensazione e procedure per il risarcimento di una frattura composta: differenze tra enti (INAIL, assicurazioni) ed esempi pratici.

Quando si subisce una frattura, una delle prime domande che emergono, oltre alle scelte terapeutiche, riguarda l’eventuale risarcimento o indennizzo: “quanto viene pagata una frattura composta?”. La risposta non è unica, perché dipende da variabili cliniche (sede della frattura, tempi di guarigione, esiti funzionali), giuridiche (responsabilità, contesto: sinistro stradale, infortunio sul lavoro, incidente domestico) e assicurative (polizze private, tabelle di riferimento, criteri dell’ente competente). Un elemento cruciale, però, è capire esattamente cosa si intende per frattura composta e perché questa definizione incide sia sulla cura sia sulla valutazione medico-legale del danno.

Questo articolo offre un quadro chiaro e pratico per orientarsi. Partiamo dalla definizione clinica di “frattura composta”, spesso fraintesa, e dalle sue implicazioni in termini di diagnosi, stabilità, trattamento e tempi di recupero. Capire la natura della lesione aiuta a interpretare correttamente le certificazioni mediche, stimare la durata dell’inabilità temporanea e inquadrare la possibilità di esiti permanenti. Nelle sezioni successive ci si concentrerà sui criteri con cui viene calcolata la compensazione e sulle procedure per ottenerla; in questa prima parte, invece, fissiamo i concetti fondamentali di medicina ortopedica che stanno alla base di ogni valutazione.

Definizione di frattura composta

In ortopedia, “frattura composta” significa che i monconi ossei, pur essendo interrotti, rimangono allineati tra loro, senza apprezzabile sfasamento o angolazione. È l’opposto della “frattura scomposta”, nella quale i frammenti sono spostati. È importante non confondere il termine italiano “composta” con l’inglese “compound fracture”: in inglese, “compound” indica una frattura “esposta” (cioè con comunicazione con l’esterno tramite una ferita cutanea). In italiano, quindi, una frattura può essere composta o scomposta (criterio dell’allineamento) e, indipendentemente da ciò, chiusa o esposta (criterio del coinvolgimento cutaneo). Nella pratica clinica, molte fratture composte sono anche chiuse e hanno una prognosi generalmente favorevole, ma non per questo sono sempre banali.

Dal punto di vista biomeccanico, una frattura composta è spesso considerata “stabile” o tendenzialmente stabile, perché l’allineamento anatomico riduce il rischio che i segmenti ossei si muovano in modo tale da ostacolare la guarigione. Ciò non esclude la presenza di una frattura completa (che attraversa tutta la sezione dell’osso) o di una frattura intra-articolare (che coinvolge la superficie dell’articolazione). Esistono, inoltre, vari gradi e morfologie: fratture a legno verde nei bambini, fratture da stress o “fessurazioni” (hairline) nelle fasi iniziali, fratture composte con rima a spirale o trasversa. Anche quando i capi ossei sono composti, fattori come osteoporosi, sede della frattura (ad esempio scafoide carpale o tibia) e forze muscolari che agiscono sui frammenti possono condizionare la stabilità reale e la necessità di monitoraggio stretto.

Clinicamente, il paziente con frattura composta presenta dolore localizzato, tumefazione, talora ecchimosi e limitazione funzionale. La deformità evidente è meno frequente rispetto alle fratture scomposte, proprio perché l’asse dell’arto tende a rimanere congruo; tuttavia, il sospetto clinico non deve essere sottovalutato. La conferma diagnostica si ottiene con la radiografia in almeno due proiezioni ortogonali; esami aggiuntivi come TC (particolarmente utile nelle fratture intra-articolari per valutare eventuali scalini articolari o piccoli frammenti) e RM (utile per fratture occulte e da stress, o per valutare tessuti molli associati) sono richiesti nei casi selezionati. La descrizione radiologica standardizzata (per esempio secondo classificazioni di uso clinico) e la documentazione cronologica degli esami rappresentano un cardine anche in prospettiva medico-legale, perché consentono di oggettivare l’evoluzione e l’appropriatezza del trattamento.

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Il trattamento di una frattura composta è spesso conservativo: immobilizzazione con gesso o tutore, protezione del carico (nei segmenti inferiori), analgesia e precoce riabilitazione funzionale guidata, quando consentita. L’obiettivo è favorire la consolidazione evitando rigidità, perdita di forza e decondizionamento. La chirurgia può essere indicata anche in una frattura composta quando c’è coinvolgimento articolare significativo, rischio di scomposizione secondaria, instabilità, o quando la ricostruzione anatomica è determinante per l’esito funzionale (per esempio in fratture composte ma intra-articolari del piatto tibiale o del radio distale). I tempi medi di guarigione variano per sede e persona: in generale, un osso lungo necessita di diverse settimane per consolidare (spesso 6–12), ma lo scafoide e la tibia possono richiedere periodi più estesi. Età, fumo, diabete, uso prolungato di corticosteroidi e deficit nutrizionali sono fattori che possono ritardare la consolidazione. Questi aspetti, clinicamente rilevanti, hanno ricadute dirette sulle tempistiche di inabilità temporanea e sulla probabilità di esiti residui.

Dal punto di vista medico-legale, la definizione di frattura composta incide soprattutto su tre piani: durata dell’inabilità temporanea, rischio di esiti permanenti (danno biologico) e impatto funzionale specifico rispetto all’attività svolta. Una frattura composta di un arto non dominante, trattata in modo conservativo, potrebbe avere tempi di recupero relativamente più brevi e un minor rischio di limitazioni persistenti rispetto a una scomposta o intra-articolare complessa; tuttavia, se la sede è critica (per esempio un’articolazione portante o il polso in un lavoratore manuale), anche una lesione composta può lasciare rigidità, dolore sotto sforzo o riduzione di destrezza. La quantificazione del danno si fonda su documentazione oggettiva (referti di pronto soccorso, radiografie di controllo, certificazioni di malattia, relazioni specialistiche fisiatriche/ortopediche) e su riscontri clinici al termine della guarigione (range di movimento, forza, dolore, stabilità, eventuali calcificazioni o vizi di consolidazione). Comprendere che “composta” descrive l’allineamento, e non necessariamente la gravità complessiva, aiuta a evitare sottovalutazioni o aspettative incongrue quando si affronta un percorso di richiesta di indennizzo o risarcimento.

Calcolo della compensazione

Il calcolo della compensazione per una frattura composta si articola, in linea generale, in tre componenti: danno biologico temporaneo, danno biologico permanente e danni patrimoniali. Il danno temporaneo viene stimato attraverso i giorni di inabilità temporanea assoluta (ITA) e relativa (ITR) risultanti dai certificati medici e dalla documentazione di cura; la liquidazione segue valori giornalieri previsti da tabelle di riferimento, con possibile differenziazione per periodi di ricovero, immobilizzazione o ridotta capacità. La scansione in ITA/ITR deve essere coerente con il decorso clinico e con le indicazioni terapeutiche.

Per il danno biologico permanente si determina una percentuale di invalidità in base agli esiti residui oggettivabili al termine della stabilizzazione clinica (limitazioni del range articolare, dolore sotto sforzo, deficit di forza o di destrezza, esiti cicatriziali, alterazioni radiografiche significative). Il valore economico del “punto” di invalidità è attribuito secondo il sistema tabellare adottato (ad esempio criteri largamente utilizzati nella prassi giudiziaria o previsti per la responsabilità civile auto) e viene modulato in funzione dell’età. È possibile una personalizzazione in aumento o in diminuzione entro margini motivati, quando sono documentate specifiche ripercussioni dinamico‑relazionali.

I danni patrimoniali comprendono le spese sanitarie documentate (visite, esami strumentali, farmaci, fisioterapia, ausili), eventuali costi futuri ragionevolmente prevedibili, nonché le perdite o riduzioni reddituali durante l’assenza dal lavoro, dimostrabili mediante buste paga o documentazione fiscale. Nelle polizze infortuni private incidono massimali, franchigie e soglie minime di indennizzabilità previste dal contratto, così come eventuali esclusioni; nelle fattispecie di responsabilità civile il risarcimento è correlato ai massimali della polizza del responsabile.

La quantificazione complessiva tiene conto di elementi correttivi come il concorso di colpa, la presenza di condizioni preesistenti e la loro incidenza sul danno, nonché la coerenza cronologica tra evento, sintomi, referti e trattamenti. La solidità della richiesta dipende dalla qualità della prova: referti di primo accesso, imaging in tempi successivi, certificazioni di inabilità, programmi riabilitativi e valutazioni specialistiche. L’offerta risarcitoria finale deriva dalla somma delle diverse voci, al netto di eventuali anticipi già corrisposti, e può essere ricalibrata alla luce di integrazioni documentali o di accertamenti medico‑legali.

Procedure per ottenere il pagamento

Per ottenere il risarcimento per una frattura composta, è fondamentale seguire una serie di passaggi ben definiti. In primo luogo, è necessario raccogliere tutta la documentazione medica relativa all’infortunio, inclusi referti, radiografie e certificati di pronto soccorso. Questa documentazione servirà a dimostrare l’entità del danno subito e sarà essenziale per la valutazione del risarcimento.

Successivamente, è opportuno presentare una richiesta formale di risarcimento alla compagnia assicurativa del responsabile dell’incidente o, in caso di infortunio sul lavoro, all’INAIL. La richiesta deve includere una descrizione dettagliata dell’evento, le circostanze in cui si è verificato e le conseguenze subite. È consigliabile allegare alla richiesta tutta la documentazione medica raccolta.

Una volta presentata la richiesta, la compagnia assicurativa o l’ente competente avvierà un’istruttoria per valutare la validità della domanda e quantificare l’importo del risarcimento. Durante questa fase, potrebbe essere richiesta una visita medico-legale per accertare l’entità delle lesioni e determinare l’eventuale grado di invalidità permanente o temporanea.

È importante rispettare i termini di prescrizione previsti dalla legge per la presentazione della richiesta di risarcimento. In generale, per gli incidenti stradali, il termine è di due anni dalla data dell’evento, mentre per gli infortuni sul lavoro è di tre anni. Tuttavia, questi termini possono variare in base alle specifiche circostanze e alla normativa vigente.

Infine, una volta completata l’istruttoria, l’ente competente comunicherà l’importo del risarcimento riconosciuto. Se l’offerta è ritenuta adeguata, si procederà all’accettazione e al pagamento. In caso contrario, è possibile avviare una trattativa o, se necessario, ricorrere alle vie legali per ottenere un risarcimento congruo.

Differenze tra enti

Il risarcimento per una frattura composta può variare significativamente a seconda dell’ente coinvolto e delle circostanze dell’infortunio. In Italia, i principali enti che si occupano di risarcimenti per infortuni sono l’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) e le compagnie assicurative private.

Nel caso di infortuni sul lavoro, l’INAIL fornisce prestazioni economiche ai lavoratori che subiscono lesioni durante l’attività lavorativa. L’importo del risarcimento dipende dal grado di invalidità riconosciuto e dalla retribuzione del lavoratore. È importante sottolineare che l’INAIL copre solo gli infortuni avvenuti in ambito lavorativo e non quelli occorsi al di fuori di esso.

Per gli infortuni avvenuti al di fuori del contesto lavorativo, come ad esempio incidenti stradali o domestici, il risarcimento è generalmente a carico delle compagnie assicurative private. In questi casi, l’importo del risarcimento dipende dalla polizza assicurativa sottoscritta, dalle condizioni contrattuali e dalla valutazione del danno subito. Le compagnie assicurative utilizzano tabelle di riferimento per determinare l’entità del risarcimento in base al tipo e alla gravità della lesione.

Un’altra differenza significativa riguarda i tempi di erogazione del risarcimento. L’INAIL, essendo un ente pubblico, ha procedure e tempistiche specifiche che possono differire da quelle delle compagnie assicurative private. Queste ultime, infatti, possono avere tempi di risposta più rapidi o, al contrario, richiedere periodi più lunghi per la valutazione e l’erogazione del risarcimento, a seconda della complessità del caso e delle indagini necessarie.

Infine, è importante considerare che, in alcuni casi, potrebbe essere possibile ottenere risarcimenti da entrambi gli enti. Ad esempio, un lavoratore che subisce un infortunio in itinere (durante il tragitto casa-lavoro) potrebbe avere diritto a prestazioni sia dall’INAIL che dalla compagnia assicurativa del responsabile dell’incidente. In queste situazioni, è fondamentale valutare attentamente le opzioni disponibili e, se necessario, consultare un esperto in materia per ottenere il massimo risarcimento possibile.

Esempi di casi

Per comprendere meglio come vengono determinati i risarcimenti per fratture composte, è utile esaminare alcuni casi concreti. Ad esempio, una frattura del femore scomposta può comportare un grado di invalidità permanente che varia dal 4% al 30%, a seconda della gravità e delle conseguenze sulla mobilità del paziente. Questo grado di invalidità influisce direttamente sull’importo del risarcimento riconosciuto.

In un altro caso, una frattura biossea di tibia e perone composta può essere valutata con un’invalidità permanente del 5%, mentre una frattura scomposta degli stessi ossi può raggiungere il 6%. Queste valutazioni sono fondamentali per determinare l’entità del risarcimento, poiché ogni punto percentuale di invalidità corrisponde a un importo specifico stabilito dalle tabelle di riferimento.

Un esempio pratico riguarda un lavoratore che subisce una frattura composta del malleolo peroneale durante un incidente stradale. Dopo il periodo di convalescenza e la stabilizzazione della frattura, il medico legale valuta un’invalidità permanente del 5%. Supponendo che il lavoratore abbia 40 anni e un reddito annuo di €30.000, l’importo del risarcimento per il danno biologico potrebbe essere calcolato moltiplicando il valore economico di ogni punto di invalidità per il numero di punti riconosciuti, tenendo conto dell’età e del reddito del soggetto.

Un altro caso riguarda una persona che subisce una frattura composta del polso in seguito a una caduta in un luogo pubblico. Dopo aver presentato la richiesta di risarcimento al gestore del luogo e alla sua compagnia assicurativa, viene riconosciuta un’invalidità permanente del 3%. In base alle tabelle di riferimento, l’importo del risarcimento viene determinato considerando l’età della vittima, il grado di invalidità e l’impatto sulla qualità della vita.

Questi esempi evidenziano l’importanza di una valutazione medico-legale accurata e della raccolta di tutta la documentazione necessaria per supportare la richiesta di risarcimento. Ogni caso è unico e richiede un’analisi dettagliata per determinare l’importo adeguato del risarcimento, tenendo conto di vari fattori come l’età, il reddito, il grado di invalidità e l’impatto sulla vita quotidiana.

In conclusione, ottenere un risarcimento per una frattura composta richiede una comprensione approfondita delle procedure coinvolte, delle differenze tra gli enti competenti e delle specificità di ogni caso. È fondamentale seguire attentamente le procedure, raccogliere tutta la documentazione necessaria e, se necessario, consultare professionisti esperti per garantire un risarcimento equo e adeguato al danno subito.

Per approfondire

INAIL – Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro: Informazioni sulle prestazioni economiche per infortuni sul lavoro e malattie professionali.

Ministero della Salute – Risarcimento danni per infortuni: Linee guida e normative relative al risarcimento danni per infortuni.

Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana: Pubblicazioni ufficiali delle leggi e normative vigenti in materia di risarcimenti.