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I colliri antibiotici ad ampio spettro sono farmaci usati per trattare infezioni oculari causate da batteri. La loro caratteristica principale è coprire un ventaglio esteso di microrganismi, incluse specie Gram-positive e Gram-negative, rendendoli utili quando non è ancora noto l’agente responsabile. Nella pratica clinica vengono prescritti per congiuntiviti batteriche, blefariti e, in protocolli specifici, per cheratiti o profilassi in situazioni a rischio. Tuttavia, non sono indicati per infezioni virali (per esempio da herpes simplex) o fungine, né per forme puramente allergiche: riconoscere il contesto clinico è quindi determinante per un utilizzo appropriato.
Questa guida chiarisce che cosa si intende per “ampio spettro”, come agiscono questi colliri, perché il loro impiego è spesso empirico nelle prime fasi e quali sono i limiti legati alla comparsa di resistenze e agli effetti locali. L’obiettivo è fornire un quadro aggiornato e comprensibile anche ai non addetti ai lavori, pur mantenendo un linguaggio accurato: le scelte terapeutiche concrete devono comunque essere stabilite dal medico sulla base dei sintomi, dell’anamnesi e, quando necessario, di esami colturali.
Cosa sono i colliri ad ampio spettro
Con “collirio antibiotico ad ampio spettro” si indica una formulazione oftalmica topica che contiene uno o più principi attivi in grado di inibire o uccidere un’ampia varietà di batteri potenzialmente responsabili di infezioni oculari. Si tratta di preparazioni pensate per avere efficacia contro batteri Gram-positivi (come stafilococchi e streptococchi) e Gram-negativi (come Haemophilus o Pseudomonas, quest’ultimo soprattutto in contesti selezionati), così da coprire in modo ragionevole le cause più frequenti quando la diagnosi eziologica non è ancora definita. Nella routine clinica ciò consente di iniziare rapidamente la terapia in attesa di un’eventuale conferma microbiologica nelle forme più gravi o atipiche.
Il termine “ampio spettro” non implica copertura universale: lo spettro effettivo varia in base alla molecola utilizzata, alle concentrazioni raggiungibili sulla superficie oculare e ai profili locali di resistenza. Per questo l’avvio empirico è di norma seguito da rivalutazione clinica e, quando indicato, da un’eventuale de-escalation verso una terapia mirata una volta disponibili i risultati microbiologici e la risposta del paziente.
Principali colliri disponibili
Le classi di antibiotici più utilizzate in collirio includono fluoroquinoloni, aminoglicosidi, cloramfenicolo e polipeptidi come la polimixina B; talvolta sono presenti associazioni di più sostanze per ampliare ulteriormente lo spettro. Le fluoroquinoloni agiscono inibendo enzimi chiave per la replicazione del DNA batterico; gli aminoglicosidi interferiscono con la sintesi proteica legandosi alla subunità ribosomiale 30S; il cloramfenicolo agisce sulla subunità 50S; la polimixina B compromette l’integrità della membrana dei Gram-negativi. La scelta della molecola, della concentrazione e della formulazione condiziona la penetrazione tissutale e l’attività battericida o batteriostatica, fattori che il medico valuta in base al quadro clinico e al profilo di sicurezza. Per approfondire quando e come selezionare l’antibiotico più appropriato in caso di infezione oculare, può essere utile una panoramica sulla scelta dell’antibiotico per le infezioni oculari scelta dell’antibiotico per le infezioni oculari.
I colliri ad ampio spettro sono disponibili come soluzioni limpide, sospensioni o gel oftalmici. Le sospensioni e i gel tendono a prolungare il tempo di contatto con la superficie oculare, migliorando la disponibilità locale del farmaco; di contro possono richiedere un’accurata agitazione o comportare temporaneo offuscamento visivo. Le formulazioni multidose contengono spesso conservanti come il benzalconio cloruro, utili a prevenire la contaminazione del flacone ma potenzialmente irritanti, soprattutto in pazienti con superficie oculare sensibile o portatori di lenti a contatto. Esistono anche unità monodose prive di conservanti, preferibili in soggetti con intolleranza o in regimi terapeutici intensivi. Sebbene l’assorbimento sistemico dopo instillazione oculare sia in genere minimo, non è nullo: tecniche di somministrazione come l’occlusione del dotto nasolacrimale per 1–2 minuti dopo l’instillazione possono ridurre ulteriormente l’esposizione sistemica.
Indicazioni terapeutiche
In termini clinici, l’“ampio spettro” è utile soprattutto all’avvio di una terapia empirica, quando i segni e i sintomi fanno sospettare un’origine batterica ma non si dispone di una coltura. È un approccio adottato per le congiuntiviti acute non complicate, alcune blefariti infette o dopo piccole abrasioni corneali con rischio di sovrainfezione batterica. In scenari più complessi, come una cheratite con dolore intenso, fotofobia marcata, riduzione dell’acuità visiva o lesioni corneali centrali, la gestione richiede una valutazione specialistica urgente e, spesso, un prelievo per esame colturale con antibiogramma per orientare una terapia mirata. È altrettanto importante distinguere le forme non batteriche: nelle congiuntiviti virali o allergiche, l’uso di antibiotici non accelera la risoluzione e può esporre a effetti indesiderati senza beneficio.
I colliri antibiotici ad ampio spettro sono indicati per il trattamento di diverse infezioni oculari di origine batterica. Tra le principali condizioni trattate troviamo:
- Congiuntivite batterica: infiammazione della congiuntiva causata da batteri, caratterizzata da arrossamento, secrezione purulenta e sensazione di corpo estraneo nell’occhio.
- Cheratite batterica: infezione della cornea che può provocare dolore, fotofobia e riduzione della vista.
- Blefarite batterica: infiammazione dei margini palpebrali, spesso accompagnata da prurito, arrossamento e formazione di croste.
- Dacriocistite: infezione del sacco lacrimale, che può causare dolore, gonfiore e secrezione.
Inoltre, i colliri antibiotici ad ampio spettro sono utilizzati nella profilassi pre e post-operatoria degli interventi chirurgici oculari, al fine di prevenire infezioni post-chirurgiche. È fondamentale che l’uso di questi farmaci avvenga sotto stretta supervisione medica, poiché un utilizzo inappropriato può portare a resistenze batteriche o a effetti collaterali indesiderati.
Effetti collaterali
Come tutti i farmaci, anche i colliri antibiotici ad ampio spettro possono causare effetti collaterali. Tra i più comuni si annoverano:
- Irritazione locale: bruciore, prurito o arrossamento temporaneo dopo l’instillazione.
- Reazioni allergiche: gonfiore delle palpebre, eruzioni cutanee o, in rari casi, difficoltà respiratorie. In presenza di questi sintomi, è necessario interrompere immediatamente l’uso del collirio e consultare un medico.
- Fotofobia: sensibilità aumentata alla luce.
- Visione offuscata: temporanea dopo l’applicazione del collirio.
È importante informare il medico di eventuali reazioni avverse riscontrate durante l’uso del collirio. Inoltre, l’uso prolungato o inappropriato può favorire lo sviluppo di resistenze batteriche, rendendo meno efficace il trattamento delle infezioni future.
Consigli d’uso
Per garantire l’efficacia del trattamento e ridurre il rischio di effetti collaterali, è fondamentale seguire alcune linee guida nell’uso dei colliri antibiotici ad ampio spettro:
- Igiene: lavare accuratamente le mani prima e dopo l’applicazione del collirio per prevenire ulteriori contaminazioni.
- Applicazione corretta: inclinare la testa all’indietro, tirare delicatamente la palpebra inferiore verso il basso e instillare la goccia nel sacco congiuntivale senza toccare l’occhio o le palpebre con la punta del flacone.
- Dosaggio: attenersi scrupolosamente alla posologia prescritta dal medico, evitando di interrompere il trattamento prima del termine indicato, anche se i sintomi migliorano.
- Conservazione: seguire le indicazioni riportate sul foglietto illustrativo riguardo alla conservazione del prodotto, prestando attenzione alla data di scadenza e al periodo di validità dopo l’apertura.
- Interazioni: informare il medico su altri farmaci in uso, inclusi altri colliri, per evitare possibili interazioni.
Seguendo queste indicazioni, è possibile ottimizzare l’efficacia del trattamento e ridurre il rischio di complicazioni.
Il ricorso a colliri ad ampio spettro comporta vantaggi e responsabilità. Da un lato offre una copertura rapida contro i patogeni più probabili, riducendo i sintomi e la carica batterica in molte forme lievi-moderate; dall’altro lato, l’impiego indiscriminato favorisce la selezione di ceppi resistenti e altera la flora batterica commensale della superficie oculare. Una strategia prudente prevede di utilizzarli solo quando la probabilità di infezione batterica è elevata, di rispettare la posologia e la durata consigliate e di rivalutare il paziente se non si osserva un miglioramento entro pochi giorni. Segni di allarme come dolore severo, peggioramento della vista, fotofobia importante, secrezione purulenta persistente o trauma penetrante richiedono tempestiva consulenza specialistica. Un uso informato, ragionato e, quando necessario, guidato da esami microbiologici rappresenta la chiave per mantenere l’efficacia di queste terapie nel tempo.
In conclusione, i colliri antibiotici ad ampio spettro rappresentano una risorsa fondamentale nel trattamento delle infezioni oculari batteriche. Tuttavia, il loro utilizzo deve avvenire sotto stretta supervisione medica, rispettando le indicazioni terapeutiche e le modalità d’uso, al fine di garantire la massima efficacia e sicurezza del trattamento.
Per approfondire
Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA): informazioni ufficiali sui farmaci approvati in Italia.
Società Italiana di Farmacologia (SIF): risorse e pubblicazioni sulla farmacologia e l’uso dei farmaci.
Ministero della Salute: linee guida e informazioni sulla salute pubblica in Italia.
Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): risorse globali sulla salute e l’uso dei farmaci.
Agenzia Europea per i Medicinali (EMA): informazioni sui farmaci approvati a livello europeo.
