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Quando si parla di “punti di invalidità” per ernia del disco, si fa in realtà riferimento a una valutazione percentuale della riduzione della capacità lavorativa o della funzione complessiva della persona. Questa percentuale non dipende solo dalla diagnosi, ma soprattutto dall’impatto clinico e funzionale dei sintomi: dolore, deficit neurologici, limitazioni nelle attività quotidiane e nella partecipazione sociale. Capire bene cos’è l’ernia del disco e come si manifesta è quindi il primo passo per orientarsi tra le successive fasi di accertamento e, se del caso, di richiesta di riconoscimento dell’invalidità civile.
In questa guida affrontiamo, con linguaggio chiaro ma rigoroso, i concetti essenziali che riguardano l’ernia del disco, per poi spiegare come vengono valutati i “punti” (percentuali) di invalidità, quali procedure seguire e quali benefici o limitazioni possono derivarne. In questa prima parte ci concentriamo sulle basi cliniche: che cos’è l’ernia del disco, quali sintomi può dare, come si diagnostica e quali variabili influenzano il decorso, poiché sono proprio questi elementi a pesare maggiormente in ogni valutazione medico-legale successiva.
Cos’è l’Ernia del Disco
L’ernia del disco è una condizione in cui una parte del disco intervertebrale, struttura ammortizzante posta tra due vertebre adiacenti, fuoriesce dalla sua sede anatomica e può comprimere o irritare le radici nervose o, più raramente, il midollo spinale. Il disco è composto da un nucleo polposo centrale, più morbido e idratato, e da un anello fibroso periferico, più resistente. Con il tempo, a causa dell’invecchiamento, di microtraumi ripetuti o di predisposizione individuale, l’anello può indebolirsi e fissurarsi, consentendo al nucleo di protrudere (protrusione), di fuoriuscire oltre l’anello (ernia espulsa o estrusa) o addirittura di separarsi (ernia sequestrata). Le localizzazioni più frequenti sono nella regione lombare, soprattutto tra L4-L5 e L5-S1, e nella regione cervicale, in particolare tra C5-C6 e C6-C7.
Il meccanismo che porta all’erniazione è in genere multifattoriale: degenerazione discale legata all’età, fattori genetici, abitudini di vita (fumo, sedentarietà), sovrappeso e sovraccarichi meccanici (sollevamento di pesi, posture prolungate, esposizione a vibrazioni). Anche lavori che richiedono movimenti ripetitivi o torsioni della colonna possono contribuire. È importante distinguere l’ernia del disco dalla semplice discopatia degenerativa senza erniazione: non tutte le alterazioni discali visibili alle immagini comportano dolore o deficit neurologici. Inoltre, la sola presenza di un’ernia documentata non determina automaticamente una limitazione funzionale significativa; ciò dipende da come l’ernia interagisce con le strutture nervose e dal quadro clinico complessivo.
I sintomi più comuni sono dolore e segni di irritazione o compressione radicolare. Nella regione lombare, il quadro tipico è la sciatalgia (dolore che si irradia lungo il territorio del nervo sciatico, spesso fino al piede) o, se coinvolte radici più alte, la cruralgia (irradiazione anteriore alla coscia). Il dolore radicolare è spesso descritto come acuto, trafittivo o a scossa, peggiora con colpi di tosse, starnuti o sforzi che aumentano la pressione intradiscale, e si associa a formicolii, riduzione della sensibilità, ipostenia in gruppi muscolari specifici e alterazioni dei riflessi. Nella regione cervicale, la radicolopatia si manifesta con dolore irradiato al braccio e alla mano, possibile parestesia, debolezza e, talvolta, disturbi fini della presa. La sola lombalgia o cervicalgia “meccanica” (dolore localizzato senza irradiazione) può coesistere ma, da sola, non è indicativa di ernia sintomatica.
Le ripercussioni sulla funzionalità variano molto: alcune persone riferiscono limitazioni lievi, altre hanno difficoltà marcate nel mantenere posture sedute o in stazione eretta, nel sollevare pesi, nel camminare a lungo o nello svolgere attività manuali fini (nelle forme cervicali). La compromissione motoria documentabile (per esempio deficit di dorsiflessione del piede in interessamento L5, o di estensione della gamba in L4) e le alterazioni sensitivo-riflesse sono indicatori clinici con maggiore peso. Anche la presenza di dolore persistente che disturba il sonno, obbliga a frequenti pause o riduce l’autonomia personale ha rilevanza per la qualità di vita e, in prospettiva, per ogni valutazione della capacità funzionale residua.
Il decorso naturale dell’ernia del disco è spesso favorevole: una quota significativa dei pazienti migliora nelle prime 6–12 settimane con trattamento conservativo, grazie anche a fenomeni di disidratazione o riassorbimento parziale del materiale erniato e a un adeguamento neuromuscolare. Ciò non esclude fasi di dolore ricorrente o persistente, specie se coesistono fattori di rischio non modificati o altre condizioni della colonna (stenosi del canale, artrosi interapofisaria, instabilità segmentaria). Esistono però segni di allarme che richiedono valutazioni tempestive: dolore ingravescente con rapida progressione del deficit di forza, anestesia “a sella”, disturbi sfinterici o ritenzione urinaria, che possono indicare sindrome della cauda equina o compressioni severe. Questi quadri, pur non costituiscono la maggioranza dei casi, sono importanti perché il tempo di intervento influisce sull’esito neurologico.
La diagnosi è clinica-anamnestica, supportata da un esame obiettivo mirato e, quando indicato, da indagini strumentali. Manovre come il test di Lasègue (straight leg raise) per la regione lombare o il test di Spurling per la colonna cervicale aiutano a evocare il dolore radicolare e a localizzare il livello di interessamento. La risonanza magnetica è l’esame di scelta per documentare l’ernia, valutare il rapporto con radici e sacco durale e rilevare eventuali altre patologie; la TC può essere utile quando la risonanza non è praticabile o per studiare dettagli ossei. L’elettromiografia, in casi selezionati, aiuta a confermare la sofferenza radicolare e la sua cronicità. È fondamentale ricordare che reperti di imaging e gravità clinica non sempre sono proporzionali: un’ernia apparentemente voluminosa può essere paucisintomatica, mentre una piccola ernia in un canale stretto può causare disturbi importanti. Per questo, in qualunque contesto valutativo, la documentazione clinica completa (anamnesi, esame neurologico, imaging con referti descrittivi) è essenziale per descrivere con precisione il profilo funzionale.
La gestione dell’ernia del disco parte, nella maggioranza dei casi, da un approccio conservativo multimodale: analgesici e farmaci mirati al dolore neuropatico quando appropriato, strategie di autocura e protezione del carico, fisioterapia con esercizi di rinforzo e stabilizzazione del core, educazione posturale e ripresa graduale delle attività. Le infiltrazioni epidurali possono essere considerate in selezionati casi di dolore radicolare refrattario, con benefici spesso temporanei ma utili per sbloccare un percorso riabilitativo. L’indicazione chirurgica (discectomia/microdiscectomia, talvolta con decompressione) si valuta in presenza di deficit neurologici significativi o progressivi, dolore invalidante non responsivo ai trattamenti conservativi o complicanze come la sindrome della cauda equina. Nel complesso, gli esiti funzionali dopo il trattamento, conservativo o chirurgico, dipendono da variabili multiple: durata e intensità dei sintomi pre-intervento, età, comorbidità, livello di attività, aderenza alla riabilitazione e presenza di patologie concomitanti del rachide. Questi stessi elementi concorrono a definire il livello di stabilizzazione del quadro e l’eventuale persistenza di limitazioni, aspetti centrali in ogni successiva valutazione della riduzione della capacità funzionale.
Valutazione dei Punti di Invalidità
La valutazione dei “punti di invalidità” esprime la riduzione della capacità lavorativa generica conseguente ai postumi stabilizzati dell’ernia del disco. La commissione medico‑legale considera innanzitutto l’inquadramento clinico e il grado di compromissione funzionale, confrontandoli con le tabelle ministeriali vigenti e con la prassi valutativa dell’INPS. La percentuale attribuita tiene conto di un danno duraturo e non puramente transitorio; per questo la stima avviene, di norma, dopo un adeguato periodo di osservazione e trattamento, quando il quadro può dirsi ragionevolmente consolidato o, se del caso, con indicazione di rivedibilità.
Gli elementi che pesano maggiormente includono: intensità, frequenza e persistenza del dolore (in particolare quello radicolare); necessità e risposta ai trattamenti; presenza di deficit neurologici obiettivi (forza, sensibilità, riflessi), eventuali atrofie muscolari e alterazioni della deambulazione; limitazioni nelle attività della vita quotidiana e nella tolleranza a posture prolungate, carichi o movimenti ripetitivi. La sede dell’ernia (lombare o cervicale) e il livello interessato possono comportare profili funzionali differenti, con ricadute diverse sulle attività manuali fini, sulla stazione eretta, sulla marcia o sulla capacità di sollevamento.
Le indagini strumentali (risonanza magnetica, TC, elettromiografia) hanno valore corroborante ma non sostitutivo dell’esame clinico: il reperto radiologico viene interpretato alla luce dei sintomi e dei segni. Ai fini della percentuale assumono rilievo anche l’andamento nel tempo e gli esiti dei trattamenti eseguiti: un miglioramento stabile con recupero funzionale, dolore residuo controllato e assenza di deficit persistenti orientano verso stime più contenute; viceversa, deficit neurologici significativi e durevoli, dolore refrattario con marcate limitazioni, recidive frequenti o complicanze post‑chirurgiche giustificano percentuali più elevate.
In presenza di più menomazioni concomitanti, le percentuali non si sommano aritmeticamente ma vengono integrate con criteri di cumulo non lineare. È utile presentare una documentazione completa e ordinata (anamnesi, esame neurologico, referti di imaging, EMG, relazioni specialistiche e riabilitative) coerente con il periodo valutato. Va inoltre distinto l’accertamento di invalidità civile da altri istituti (ad esempio il riconoscimento dell’handicap o la valutazione dell’idoneità lavorativa specifica), che rispondono a finalità e criteri differenti.
Procedure di Richiesta
Per ottenere il riconoscimento dell’invalidità civile a causa di un’ernia del disco, è necessario seguire una procedura specifica. Il primo passo consiste nel rivolgersi al proprio medico curante, il quale dovrà redigere un certificato medico introduttivo che attesti la patologia e le sue implicazioni funzionali. Questo certificato è fondamentale per avviare la pratica presso l’INPS.
Una volta ottenuto il certificato, il richiedente deve presentare domanda all’INPS, preferibilmente attraverso il portale online dell’istituto o con l’assistenza di un patronato. È importante allegare tutta la documentazione medica pertinente, inclusi referti di esami diagnostici, relazioni specialistiche e, se presenti, documenti relativi a interventi chirurgici subiti.
Dopo la presentazione della domanda, l’INPS convocherà il richiedente per una visita medica presso una commissione valutatrice. Durante questa visita, verranno esaminati i documenti forniti e valutate le condizioni fisiche del paziente per determinare la percentuale di invalidità riconosciuta. È essenziale presentarsi alla visita con tutta la documentazione originale e aggiornata.
Al termine della valutazione, l’INPS comunicherà l’esito al richiedente. Se la percentuale di invalidità riconosciuta soddisfa i requisiti previsti dalla legge, il beneficiario potrà accedere alle prestazioni economiche e ai benefici correlati. In caso di esito negativo o di percentuale ritenuta insufficiente, è possibile presentare ricorso entro i termini stabiliti, avvalendosi dell’assistenza di un legale o di un patronato.
Benefici e Limitazioni
Il riconoscimento di una percentuale di invalidità a seguito di un’ernia del disco comporta l’accesso a diversi benefici, che variano in base al grado di invalidità attribuito. Per esempio, con un’invalidità pari o superiore al 33%, è possibile ottenere agevolazioni per l’acquisto di protesi e ausili medici. Con una percentuale del 50%, si ha diritto a congedi per cure mediche, mentre con il 74% si può accedere all’assegno mensile di assistenza, il cui importo e le condizioni variano in base al reddito personale.
È importante sottolineare che l’assegno mensile di assistenza è destinato a coloro che non svolgono attività lavorativa e che rispettano determinati limiti di reddito. Inoltre, l’importo dell’assegno può subire variazioni annuali in base agli aggiornamenti normativi e alle rivalutazioni economiche.
Per coloro che presentano un’invalidità del 100% e che necessitano di assistenza continua per le attività quotidiane, è prevista l’indennità di accompagnamento. Questa prestazione economica è erogata indipendentemente dal reddito e non è cumulabile con altre indennità simili.
Tuttavia, è fondamentale essere consapevoli delle limitazioni associate al riconoscimento dell’invalidità. Ad esempio, alcune prestazioni economiche sono soggette a limiti di reddito e possono essere revocate in caso di miglioramento delle condizioni di salute o di ripresa dell’attività lavorativa. Inoltre, il riconoscimento dell’invalidità non implica automaticamente il diritto a tutte le agevolazioni previste; è necessario verificare i requisiti specifici per ciascun beneficio.
Consulenza e Supporto
Affrontare le procedure per il riconoscimento dell’invalidità a causa di un’ernia del disco può risultare complesso e richiedere una conoscenza approfondita delle normative vigenti. Per questo motivo, è consigliabile avvalersi del supporto di professionisti esperti nel settore, come i patronati, che offrono assistenza gratuita nella compilazione delle domande e nella raccolta della documentazione necessaria.
I patronati possono fornire informazioni dettagliate sui diritti e sui benefici spettanti, guidando il richiedente attraverso ogni fase del processo. Inoltre, in caso di esito negativo o di riconoscimento di una percentuale di invalidità inferiore alle aspettative, possono assistere nella presentazione di un ricorso, fornendo supporto legale e medico-legale.
Oltre ai patronati, è possibile rivolgersi ad associazioni di pazienti e organizzazioni non profit che si occupano di tutela dei diritti delle persone con disabilità. Queste organizzazioni offrono consulenza, supporto psicologico e informazioni aggiornate sulle normative e sulle opportunità disponibili.
Infine, è fondamentale mantenere un dialogo costante con il proprio medico curante e con gli specialisti che seguono il caso, al fine di monitorare l’evoluzione della patologia e aggiornare la documentazione medica necessaria per eventuali revisioni o richieste di aggravamento.
In conclusione, l’ernia del disco può avere un impatto significativo sulla qualità della vita e sulla capacità lavorativa di un individuo. Sebbene il riconoscimento dell’invalidità non sia automatico, seguendo le procedure appropriate e avvalendosi del supporto di professionisti qualificati, è possibile ottenere i benefici e le agevolazioni previste dalla legge, migliorando così le proprie condizioni di vita.
Per approfondire
INPS – Invalidità Civile: Pagina ufficiale dell’INPS che fornisce informazioni dettagliate sulle procedure per il riconoscimento dell’invalidità civile e sui benefici associati.
Ministero della Salute – Disabilità: Sezione del Ministero della Salute dedicata alle tematiche relative alla disabilità, con normative, linee guida e risorse utili.
