Quanti punti di invalidità per l’artrosi?

Invalidità civile per artrosi: criteri di valutazione medico-legale, procedure INPS, documentazione clinica necessaria e suggerimenti pratici per la domanda, con focus su percentuali riconosciute e impatto funzionale.

Quanti “punti” di invalidità spettano per l’artrosi? Nella pratica comune si parla di punti, ma nel sistema italiano si valuta una percentuale di invalidità civile che riflette quanto la patologia riduce la capacità lavorativa (nell’adulto) o l’autonomia nelle attività quotidiane (negli anziani e nei minori). Per l’artrosi non esiste un numero fisso: la percentuale riconosciuta dipende dalla sede coinvolta (anca, ginocchio, mano, rachide, ecc.), dal grado di compromissione funzionale, dall’eventuale coinvolgimento di più articolazioni e dall’impatto reale sui compiti della vita di tutti i giorni.

La stima è effettuata da una Commissione medico-legale integrata (ASL/INPS) sulla base di criteri standardizzati e di documentazione clinica aggiornata. Oltre alla diagnosi, contano soprattutto i segni e i sintomi oggettivi, la risposta ai trattamenti, l’uso di ausili e l’andamento nel tempo. In questa guida spieghiamo come si ragiona nella valutazione dell’artrosi: quali sono i criteri considerati, quali procedure seguire e quali documenti portare, con indicazioni pratiche per presentare una richiesta chiara e completa.

Criteri di valutazione per l’artrosi

La valutazione medico-legale dell’artrosi si fonda su un principio chiave: non si misura soltanto la malattia, ma la menomazione funzionale che ne deriva. Per questo la Commissione fa riferimento a tabelle nazionali e a criteri clinici condivisi, adattandoli al singolo caso quando necessario. Nella stima dell’invalidità civile dell’adulto si apprezza la riduzione della capacità lavorativa in occupazioni confacenti all’età, al titolo di studio e alle competenze; per i minori e per gli over 67 si considerano le difficoltà persistenti nelle attività proprie dell’età. Se una condizione non è riportata in maniera puntuale nelle tabelle, si ricorre all’analogia con menomazioni di gravità comparabile. L’artrosi rientra tra le malattie degenerative dell’apparato locomotore e può esitare in limitazioni di vario grado: da una riduzione lieve del movimento a deformità e anchilosi, fino a necessità di protesi o di ausili per camminare.

Il primo livello di giudizio riguarda la sede colpita e l’estensione: articolazioni portanti come anca e ginocchio hanno un impatto funzionale maggiore rispetto a distretti non portanti; il coinvolgimento bilaterale, il multidistrettuale o l’interessamento del rachide con dolore e rigidità diffusi accrescono la gravità complessiva. La Commissione valuta in modo integrato i dati clinici (dolore a riposo e sotto carico, rigidità mattutina, gonfiore, segni di infiammazione secondaria, crepitii, deviazioni assiali, instabilità), l’esame obiettivo (arco di movimento misurato, forza, stabilità, andatura) e gli esami strumentali. Le radiografie con segni di riduzione dello spazio articolare, osteofiti, sclerosi subcondrale e geodi aiutano a stratificare la severità; talvolta si usano scale radiologiche di uso clinico per descrivere il grado di artrosi. Tuttavia, l’evidenza strumentale da sola non basta: il focus rimane l’effetto sui gesti quotidiani e sul lavoro, perché in artrosi reperti radiografici importanti possono convivere con una buona funzione o viceversa.

Il secondo livello riguarda l’impatto funzionale concreto. Per gli arti inferiori si considerano la capacità di deambulare senza soste, il raggio d’azione in casa e all’esterno, la possibilità di salire e scendere le scale, di mantenere la stazione eretta o seduta per tempi adeguati, la velocità del passo e l’eventuale claudicazione antalgica. L’uso di bastoni, stampelle, deambulatori o ortesi segnala un deficit funzionale significativo. Per gli arti superiori contano presa e pinza fine, forza residua, destrezza, capacità di eseguire le attività di cura personale, cucinare, scrivere, digitare, sollevare o trasportare pesi. Nelle artrosi del rachide si valuta la riduzione del movimento (flessione/estensione, rotazione, inclinazione), la presenza di dolore radicolare, parestesie, eventuale compromissione neurologica e l’effetto su postura e tolleranza allo sforzo. La Commissione apprezza anche la frequenza delle riacutizzazioni, il dolore notturno che interrompe il sonno, l’effetto collaterale delle terapie e l’aderenza a programmi di fisioterapia, perché tutti questi aspetti condizionano la performance quotidiana.

Un ulteriore criterio è la risposta ai trattamenti disponibili e la stabilità del quadro nel tempo. Un’artrosi che, nonostante terapia farmacologica appropriata, infiltrazioni mirate e riabilitazione, mantiene dolore intenso e limitazione marcata è in genere valutata più severamente rispetto a un quadro ben controllato; analogamente, esiti di interventi chirurgici (ad esempio artroprotesi) si giudicano in base alla funzione recuperata, all’eventuale dolore residuo, alla stabilità dell’impianto e alle complicanze. Se sono coinvolte più articolazioni o coesistono altre patologie rilevanti (ad esempio patologie cardiovascolari, diabete con neuropatia, obesità severa, osteoporosi con fratture), la valutazione tiene conto del concorso delle menomazioni: le percentuali non si sommano aritmeticamente, ma si combinano secondo criteri che evitano sovrastime e rispecchiano l’effettivo impatto globale. La Commissione considera anche la prevedibile evoluzione: una patologia stabilizzata e cronica può condurre a un giudizio “definitivo” con eventuale rivedibilità in caso di cambiamenti clinici, mentre nei periodi post-operatori o in fase di riabilitazione è più frequente una rivedibilità programmata.

Infine, la stima percentuale si colloca nel contesto degli obiettivi assistenziali. In Italia alcuni benefici amministrativi e socio-sanitari dipendono dal superamento di determinate soglie di invalidità civile; altri, come l’indennità di accompagnamento, sono legati non tanto a una percentuale quanto alla perdita di autonomia nelle attività fondamentali della vita quotidiana. Per questo la Commissione non si limita a “etichettare” l’artrosi, ma documenta nel verbale quali funzioni risultano compromesse e con quale gravità, traducendo il quadro clinico in un valore numerico coerente con i criteri nazionali. Per chi presenta domanda, ciò implica che la descrizione accurata del funzionamento nella vita reale (quanto si cammina, che cosa si riesce a fare senza aiuto, quali attività sono state abbandonate, quali strumenti si usano ogni giorno) è cruciale tanto quanto la diagnosi radiologica. In altre parole, i “punti” di invalidità per l’artrosi non sono un automatismo della radiografia, ma l’esito di una valutazione complessiva e documentata del danno funzionale.

Procedure per ottenere l’invalidità

Per richiedere il riconoscimento dell’invalidità civile a causa dell’artrosi, è necessario seguire un iter specifico che coinvolge diverse fasi. Il primo passo consiste nell’ottenere un certificato medico introduttivo dal proprio medico curante, che attesti la presenza e la gravità della patologia. Questo certificato ha una validità di 90 giorni, entro i quali il richiedente deve presentare la domanda all’INPS. (il-mio-bonus.it)

Successivamente, la domanda può essere inoltrata telematicamente attraverso il portale dell’INPS, utilizzando le credenziali SPID, CIE o CNS. In alternativa, è possibile rivolgersi a un patronato o a un centro di assistenza fiscale (CAF) per ricevere supporto nella compilazione e nell’invio della richiesta. Durante questa fase, è fondamentale indicare il numero identificativo del certificato medico introduttivo e fornire tutte le informazioni richieste.

Dopo l’invio della domanda, l’INPS provvede a convocare il richiedente per una visita medica presso la Commissione Medica per l’Accertamento dell’Invalidità Civile. In alcuni casi, soprattutto durante periodi di emergenza sanitaria, l’INPS può valutare la documentazione sanitaria presentata senza richiedere una visita in presenza, basandosi esclusivamente sugli atti forniti. (ticonsiglio.com)

Una volta completata la valutazione, l’INPS comunica l’esito al richiedente. Se l’invalidità viene riconosciuta, il verbale indicherà la percentuale di invalidità attribuita e i relativi benefici economici e assistenziali spettanti. In caso di esito negativo o di disaccordo con la valutazione, è possibile presentare ricorso entro sei mesi dalla notifica del verbale, avviando un’istanza di accertamento tecnico preventivo presso il Tribunale competente. (informazionefiscale.it)

Documentazione necessaria

Per supportare la richiesta di invalidità civile per artrosi, è essenziale presentare una documentazione sanitaria completa e aggiornata. Questa dovrebbe includere:

  • Certificato medico introduttivo: rilasciato dal medico curante, attesta la diagnosi e la gravità della patologia.
  • Esami di laboratorio: come markers dell’infiammazione (VES, PCR, fibrinogeno), emocromo e altri esami pertinenti. (thewam.net)
  • Indagini strumentali: radiografie convenzionali per evidenziare alterazioni articolari, ecografie per valutare versamenti articolari e altre indagini diagnostiche rilevanti.
  • Cartelle cliniche: relative a eventuali ricoveri o interventi chirurgici correlati all’artrosi.
  • Relazioni di visite specialistiche: documentazione di follow-up da parte di reumatologi o ortopedici.
  • Elenco delle terapie: dettagli sulle terapie attuali e pregresse, inclusi trattamenti farmacologici, infiltrazioni intra-articolari e programmi di riabilitazione.

È fondamentale che tutta la documentazione sia chiara, dettagliata e aggiornata, in modo da fornire alla Commissione Medica un quadro completo della situazione clinica del richiedente.

Suggerimenti per la richiesta

Per aumentare le probabilità di successo nella richiesta di invalidità civile per artrosi, si consiglia di:

  • Consultare un medico legale: un professionista esperto può fornire indicazioni precise sulla documentazione necessaria e sulle percentuali di invalidità previste per la specifica patologia.
  • Preparare una documentazione completa: raccogliere e organizzare tutti i documenti medici pertinenti, assicurandosi che siano aggiornati e dettagliati.
  • Seguire attentamente l’iter procedurale: rispettare i tempi e le modalità di presentazione della domanda, utilizzando i canali ufficiali dell’INPS o avvalendosi del supporto di patronati o CAF.
  • Essere preparati per la visita medica: durante l’accertamento, descrivere con precisione i sintomi, le limitazioni funzionali e l’impatto dell’artrosi sulla vita quotidiana.
  • Considerare l’assistenza di un legale: in caso di esito negativo o di disaccordo con la valutazione, valutare la possibilità di presentare ricorso con l’assistenza di un avvocato specializzato in diritto previdenziale.

Seguendo questi suggerimenti e presentando una richiesta ben documentata, si aumentano le possibilità di ottenere il riconoscimento dell’invalidità civile e dei relativi benefici.

In conclusione, ottenere il riconoscimento dell’invalidità civile per artrosi richiede un’attenta preparazione e una documentazione completa. È fondamentale seguire scrupolosamente l’iter procedurale, avvalendosi del supporto di professionisti qualificati, per garantire una valutazione accurata e ottenere i benefici spettanti.

Per approfondire

INPS – Invalidità civile: Pagina ufficiale dell’INPS con informazioni dettagliate sulle procedure per il riconoscimento dell’invalidità civile.

Ministero della Salute – Disabilità: Informazioni sulle politiche e i servizi per le persone con disabilità in Italia.

Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA): Risorse su farmaci e terapie disponibili per il trattamento dell’artrosi.

Società Italiana di Reumatologia (SIR): Linee guida e aggiornamenti scientifici sulle malattie reumatiche, inclusa l’artrosi.

Istituto Superiore di Sanità (ISS): Studi e pubblicazioni sulle patologie reumatiche e le relative implicazioni sanitarie.