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Capire quando il mal di gola richiede davvero un antibiotico non è sempre immediato, nemmeno per i professionisti. Molte faringiti e tonsilliti sono causate da virus e guariscono spontaneamente con riposo, idratazione e farmaci sintomatici, mentre solo una parte è dovuta a batteri, in particolare allo streptococco beta-emolitico di gruppo A. In questi casi l’antibiotico può essere utile per ridurre la durata dei sintomi e prevenire complicanze, ma va usato solo quando è realmente indicato, per evitare resistenze batteriche e effetti indesiderati inutili.
Questa guida offre una panoramica ragionata su come orientarsi di fronte al mal di gola: quali sintomi fanno sospettare un’infezione batterica, come si effettua la diagnosi differenziale tra cause virali e batteriche, quali trattamenti alternativi sono disponibili quando l’antibiotico non serve, quando è opportuno consultare il medico e quali strategie di prevenzione possono ridurre il rischio di infezioni ricorrenti. Le informazioni hanno carattere generale e non sostituiscono il parere del proprio medico o dello specialista in otorinolaringoiatria.
Sintomi che richiedono antibiotico
Non tutti i mal di gola sono uguali: alcuni sono lievi, associati a raffreddore, naso che cola e tosse, tipici delle infezioni virali delle vie respiratorie superiori; altri sono più intensi, con dolore marcato alla deglutizione, febbre alta e malessere generale. In linea generale, la presenza di febbre superiore a 38–38,5 °C, l’esordio brusco del dolore, l’assenza di tosse e di sintomi da raffreddore, insieme a linfonodi del collo ingrossati e dolenti, fanno pensare a una possibile faringite o tonsillite batterica, spesso da streptococco. Tuttavia, questi segni non bastano da soli a “garantire” che serva un antibiotico: sono solo indizi che richiedono una valutazione medica più accurata, eventualmente con test rapidi o tampone faringeo.
Un altro elemento che può orientare verso una causa batterica è la presenza di placche biancastre o giallastre sulle tonsille, associate a dolore intenso e difficoltà a deglutire, talvolta con alito cattivo e sensazione di corpo estraneo in gola. Anche in questo caso, però, non tutte le placche sono batteriche e non tutte richiedono antibiotico: alcune forme virali possono dare un aspetto simile. Per questo, la decisione di iniziare una terapia antibiotica non dovrebbe mai basarsi solo sull’osservazione “a occhio nudo”, ma su criteri clinici strutturati e, quando possibile, su esami mirati. Per approfondire i diversi tipi di antibiotici utilizzati nelle infezioni tonsillari è possibile consultare una guida dedicata agli antibiotici per la tonsillite.
Esistono poi sintomi di allarme che, più che indicare semplicemente la necessità di un antibiotico, richiedono una valutazione medica urgente. Tra questi rientrano: difficoltà respiratoria, voce “ovattata” o cambiata, impossibilità ad aprire bene la bocca, dolore molto intenso da un solo lato della gola, difficoltà a deglutire anche la saliva con scialorrea (bava che cola), rigidità del collo o forte mal di testa, eruzione cutanea diffusa, stato di confusione o sonnolenza marcata. Questi segni possono indicare complicanze come ascesso peritonsillare, epiglottite o altre infezioni profonde del collo, che richiedono un inquadramento specialistico e talvolta un trattamento ospedaliero, non solo la semplice prescrizione di un antibiotico orale.
Un altro aspetto importante è la durata dei sintomi. Un mal di gola virale tende a migliorare in 3–5 giorni, anche se un lieve fastidio può persistere più a lungo. Se invece la febbre alta e il dolore intenso persistono oltre 3 giorni senza segni di miglioramento, o se dopo un iniziale miglioramento si verifica un peggioramento improvviso, è opportuno rivalutare la situazione con il medico. In alcuni casi, infatti, un’infezione virale può sovrapporsi a una batterica, oppure possono emergere complicanze che rendono necessario un cambio di strategia terapeutica. Anche la presenza di fattori di rischio, come immunodeficienze, malattie croniche importanti o terapie che riducono le difese immunitarie, può abbassare la soglia per considerare un trattamento antibiotico, sempre però su indicazione del curante.
Diagnosi differenziale
La diagnosi differenziale del mal di gola consiste nel distinguere tra le diverse possibili cause: infezioni virali (come raffreddore, influenza, mononucleosi), infezioni batteriche (in primis lo streptococco di gruppo A), irritazioni non infettive (fumo, aria secca, reflusso gastroesofageo), allergie e patologie più rare ma potenzialmente gravi. Dal punto di vista clinico, il medico utilizza una combinazione di sintomi e segni obiettivi per stimare la probabilità di infezione batterica: esistono punteggi come il Centor o il McIsaac score, che tengono conto di febbre, assenza di tosse, presenza di essudato tonsillare, età del paziente e linfonodi cervicali dolenti. Questi strumenti non sostituiscono il giudizio clinico, ma aiutano a decidere se è opportuno eseguire test rapidi o tampone.
Il tampone faringeo e i test rapidi per lo streptococco sono esami che permettono di identificare la presenza del batterio in gola. I test rapidi danno un risultato in pochi minuti e, se positivi, supportano l’indicazione a iniziare un antibiotico mirato. Il tampone tradizionale, con coltura, richiede più tempo ma offre informazioni più dettagliate, inclusa la sensibilità agli antibiotici. È importante ricordare che la presenza di streptococco non sempre significa malattia attiva: alcune persone possono essere portatori sani. Per questo, l’interpretazione del risultato va sempre fatta dal medico, alla luce dei sintomi e del quadro clinico complessivo. Per chi desidera capire meglio quali antibiotici sono più indicati nelle forme con placche, può essere utile una panoramica sugli antibiotici per le placche alla gola.
La diagnosi differenziale deve considerare anche altre condizioni che possono simulare una faringite batterica. La mononucleosi infettiva, ad esempio, può presentarsi con febbre, mal di gola intenso, placche tonsillari e linfonodi ingrossati, ma spesso è accompagnata da stanchezza marcata, ingrossamento della milza e talvolta eruzioni cutanee, soprattutto se si assumono alcuni antibiotici non indicati. Le infezioni virali respiratorie, invece, tendono a dare sintomi più diffusi come tosse, rinorrea, congiuntivite, dolori muscolari. Anche il reflusso gastroesofageo può causare bruciore e fastidio in gola, soprattutto al mattino o dopo i pasti, senza febbre né segni di infezione.
Infine, in presenza di mal di gola ricorrente o persistente, soprattutto nei fumatori o in chi è esposto a sostanze irritanti, è fondamentale escludere patologie più serie come lesioni precancerose o tumori del distretto testa-collo. In questi casi, sintomi come raucedine che dura più di 3 settimane, difficoltà a deglutire, dolore irradiato all’orecchio, perdita di peso non spiegata o presenza di noduli al collo richiedono una valutazione otorinolaringoiatrica con esame endoscopico. La diagnosi differenziale accurata è quindi il passaggio chiave per capire se ci vuole davvero l’antibiotico o se è più appropriato un altro tipo di trattamento o di approfondimento diagnostico.
Trattamenti alternativi
Quando il mal di gola è di origine virale o irritativa, l’antibiotico non solo è inutile, ma può essere dannoso perché favorisce lo sviluppo di resistenze batteriche e può causare effetti collaterali come disturbi gastrointestinali, reazioni allergiche o alterazioni del microbiota intestinale. In questi casi, il trattamento si concentra sul sollievo dei sintomi e sul supporto alle difese dell’organismo. Farmaci da banco come paracetamolo o ibuprofene possono aiutare a ridurre dolore e febbre, se usati alle dosi e con le modalità indicate dal medico o dal farmacista. Gargarismi con soluzioni antisettiche o a base di acqua e sale, spray e pastiglie per la gola con anestetici locali o sostanze lenitive possono dare un sollievo temporaneo, pur non modificando la durata complessiva della malattia.
Un ruolo importante è svolto anche dai rimedi non farmacologici. Bere liquidi in abbondanza, preferendo bevande tiepide, aiuta a mantenere idratate le mucose e a fluidificare le secrezioni. L’umidificazione dell’ambiente, evitando aria troppo secca, può ridurre l’irritazione delle vie respiratorie superiori. Riposo adeguato e alimentazione leggera ma completa sostengono il sistema immunitario nel contrastare l’infezione. Alcune persone trovano beneficio da miele (nei soggetti non allergici e mai nei bambini sotto l’anno di età), tisane o preparati a base di erbe con effetto emolliente; è comunque opportuno confrontarsi con il medico se si assumono altri farmaci o se si soffre di patologie croniche, per evitare interazioni indesiderate.
In presenza di tosse associata al mal di gola, è importante distinguere tra tosse secca e produttiva. La tosse secca irritativa può trarre beneficio da sedativi della tosse in casi selezionati, mentre la tosse produttiva, che serve a eliminare il muco, non andrebbe soppressa in modo indiscriminato. Anche in questo ambito, l’antibiotico è indicato solo quando vi è un sospetto fondato di infezione batterica delle basse vie respiratorie o di complicanze. Per orientarsi meglio su quando l’antibiotico può essere necessario in caso di tosse, può essere utile consultare una guida specifica su quando serve l’antibiotico per la tosse.
Esistono poi situazioni in cui il mal di gola è legato a fattori non infettivi, come il reflusso gastroesofageo, l’uso prolungato della voce, l’esposizione a fumo o inquinanti. In questi casi, il trattamento si concentra sulla correzione dei fattori scatenanti: modifiche dello stile di vita e della dieta per il reflusso, tecniche di igiene vocale per chi usa molto la voce (insegnanti, cantanti), riduzione o cessazione del fumo, miglioramento della qualità dell’aria negli ambienti domestici e lavorativi. Anche qui, l’antibiotico non ha alcun ruolo e il miglioramento dei sintomi dipende dalla gestione delle cause sottostanti, spesso con il supporto di più figure professionali (medico di base, otorinolaringoiatra, logopedista, nutrizionista).
Quando consultare un medico
Stabilire quando è necessario consultare un medico per il mal di gola è fondamentale per evitare sia allarmismi inutili sia sottovalutazioni pericolose. In generale, è consigliabile rivolgersi al proprio medico di famiglia se il mal di gola è molto intenso, se la febbre supera i 38 °C e dura più di 48–72 ore, se compaiono placche sulle tonsille o se il dolore rende difficile mangiare e bere a sufficienza. Anche nei bambini piccoli, negli anziani e nelle persone con malattie croniche (come diabete, cardiopatie, broncopneumopatie, immunodeficienze), la soglia per chiedere una valutazione medica dovrebbe essere più bassa, perché il rischio di complicanze è maggiore e i sintomi possono evolvere più rapidamente.
Ci sono poi segnali di allarme che richiedono un consulto urgente, talvolta in pronto soccorso. Tra questi: difficoltà respiratoria, respiro rumoroso o sibilante, sensazione di “mancanza d’aria”, difficoltà a deglutire anche la saliva con scialorrea, dolore molto intenso localizzato da un lato della gola, difficoltà ad aprire la bocca, voce ovattata o cambiata, rigidità del collo, forte mal di testa, eruzione cutanea diffusa, stato di confusione o sonnolenza marcata. In presenza di questi sintomi, non bisogna attendere che l’antibiotico “faccia effetto”, ma è necessario un inquadramento rapido per escludere condizioni come ascesso peritonsillare, epiglottite o altre infezioni profonde che possono richiedere terapie endovenose o interventi chirurgici.
È importante consultare il medico anche quando il mal di gola tende a ripresentarsi spesso, ad esempio più di 5–6 episodi significativi all’anno, o quando i sintomi persistono per più di 10–14 giorni senza una chiara spiegazione. In questi casi, il medico può valutare la necessità di esami aggiuntivi (tampone, esami del sangue, visita specialistica ORL con fibroscopia) per escludere cause croniche o strutturali. Nei fumatori o in chi è esposto a sostanze irritanti, la persistenza di mal di gola, raucedine, difficoltà a deglutire o dolore irradiato all’orecchio richiede particolare attenzione, perché potrebbe essere il segnale di patologie più serie che vanno diagnosticate precocemente.
Infine, è sempre opportuno evitare l’autoprescrizione di antibiotici, sia utilizzando avanzi di vecchie terapie, sia chiedendo farmaci ad amici o familiari. L’uso inappropriato di antibiotici non solo può non risolvere il problema, ma contribuisce alla diffusione di batteri resistenti, rendendo più difficili da trattare le infezioni future. Il medico, valutando il quadro clinico e, se necessario, gli esami, è la figura più adatta a stabilire se l’antibiotico è indicato, quale molecola scegliere e per quanto tempo assumerla, oltre a monitorare l’andamento dei sintomi e l’eventuale comparsa di effetti collaterali.
Prevenzione e cura
La prevenzione del mal di gola e delle infezioni delle vie respiratorie superiori si basa su una combinazione di misure igieniche, stili di vita sani e, in alcuni casi, vaccinazioni. Lavare spesso le mani con acqua e sapone o utilizzare soluzioni idroalcoliche riduce la trasmissione di virus e batteri, soprattutto in ambienti affollati come scuole, uffici e mezzi pubblici. Evitare di condividere posate, bicchieri o spazzolini da denti, coprire bocca e naso quando si tossisce o starnutisce (preferibilmente con l’incavo del gomito) e arieggiare regolarmente gli ambienti sono abitudini semplici ma efficaci. Mantenere uno stile di vita sano, con alimentazione equilibrata, attività fisica regolare, sonno adeguato e gestione dello stress, contribuisce a rafforzare il sistema immunitario e a ridurre la frequenza delle infezioni.
Per chi soffre di mal di gola ricorrente, è utile identificare e correggere eventuali fattori predisponenti. Il fumo di sigaretta, attivo e passivo, irrita le mucose e riduce le difese locali, aumentando la suscettibilità alle infezioni e rallentando la guarigione. L’aria troppo secca, tipica degli ambienti riscaldati in inverno, può essere corretta con umidificatori o semplici accorgimenti domestici. In presenza di reflusso gastroesofageo, modifiche della dieta (riduzione di cibi grassi, fritti, alcol, cioccolato, menta) e abitudini come evitare di coricarsi subito dopo i pasti possono ridurre il bruciore e il fastidio in gola. Anche una corretta igiene orale e la cura di eventuali infezioni dentarie o gengivali contribuiscono a mantenere sano il cavo orale e la faringe.
Quando il mal di gola è in corso, la cura si concentra sul sollievo dei sintomi e sulla prevenzione delle complicanze. Oltre ai farmaci sintomatici e ai rimedi locali già citati, è importante rispettare eventuali terapie prescritte dal medico, in particolare gli antibiotici, seguendo dosi e durata indicata, senza interrompere il trattamento appena ci si sente meglio. Una sospensione precoce può favorire la sopravvivenza dei batteri più resistenti e la ricomparsa dell’infezione. È altrettanto importante non prolungare autonomamente la terapia oltre quanto prescritto, perché ciò aumenta il rischio di effetti collaterali senza offrire benefici aggiuntivi.
Infine, la prevenzione delle complicanze passa anche attraverso il riconoscimento tempestivo dei segnali di peggioramento: aumento improvviso del dolore, comparsa di difficoltà respiratoria o a deglutire, febbre che non si riduce nonostante la terapia, comparsa di eruzioni cutanee o sintomi sistemici importanti. In questi casi, è necessario contattare nuovamente il medico per una rivalutazione. Educarsi a un uso responsabile degli antibiotici, comprendendo che non sono una “cura rapida” per ogni mal di gola, è un passo fondamentale non solo per la propria salute, ma anche per la collettività, perché contribuisce a contrastare il fenomeno globale dell’antibiotico-resistenza.
In sintesi, capire se per il mal di gola ci vuole davvero l’antibiotico significa integrare l’osservazione dei sintomi con una valutazione medica accurata e, quando necessario, con esami specifici come test rapidi e tampone faringeo. La maggior parte dei mal di gola è di origine virale e si risolve con trattamenti sintomatici e misure di supporto, mentre l’antibiotico trova indicazione solo in una quota selezionata di casi batterici o complicati. Imparare a riconoscere i segnali di allarme, evitare l’autoprescrizione di antibiotici e adottare strategie di prevenzione quotidiana permette di proteggere la propria salute e di contribuire a preservare l’efficacia degli antibiotici per le situazioni in cui sono davvero indispensabili.
Per approfondire
Ministero della Salute – Antibiotico-resistenza Panoramica aggiornata sulle strategie nazionali per l’uso appropriato degli antibiotici e la prevenzione delle resistenze, utile per comprendere perché non vanno usati in modo indiscriminato nel mal di gola.
Istituto Superiore di Sanità – Antibiotico-resistenza Schede informative e documenti tecnici rivolti a cittadini e professionisti sulla corretta gestione delle infezioni e sull’importanza di limitare l’uso di antibiotici solo ai casi necessari.
AIFA – Uso appropriato degli antibiotici Informazioni ufficiali sui rischi dell’abuso di antibiotici, indicazioni pratiche per pazienti e medici e materiali della campagna di sensibilizzazione sull’uso corretto di questi farmaci.
OMS – Antibiotic resistance Scheda dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che spiega l’impatto globale della resistenza agli antibiotici e l’importanza di prescriverli solo quando realmente indicato, anche nelle infezioni delle vie respiratorie.
CDC – Strep Throat Approfondimento in lingua inglese sulla faringite streptococcica, con descrizione dei sintomi, dei test diagnostici e delle indicazioni generali al trattamento antibiotico.
