Disturbi dissociativi: perdita della connessione mnesica e percettiva

Disturbi dissociativi: perdita della connessione mnesica e percettiva

I disturbi dissociativi sono delle psicopatologie caratterizzate dalla mancanza parziale o totale della connessione delle funzioni mnesiche, coscienti, percettive e identitarie. La perdita di connessione può verificarsi o improvvisamente o gradualmente, e possono essere o temporanee o permanenti.

Il termine “dissociazione” è stato promosso per la prima volta dal noto psicologo e filosofo americano William James (1842-1910) nella sua celebre opera letteraria intitolata “Principles of Psychology”.

James ha introdotto tale concetto ispirandosi al pensiero di un famoso psicologo e filosofo francese Pierre Janet (1859-1947), che promosse il termine “desagregation” (tratto dall’opera “Dementia Praecox”), riferendosi alla disaggregazione delle funzioni intrapsichiche, che generano una perdita dei legami associativi percettivi e sensoriali dell’apparato psichico schizofrenico.

La dissociazione schizofrenica (introdotta dallo psichiatra svizzero Eugene Bleuer) si distingue dalla dissociazione dei disturbi dissociativi, poiché nel primo caso si verifica una sconnessione del pensiero che diventa bizzarro, illogico e strano, mentre nel secondo caso, si verifica una perdita di associazione della coscienza, della memoria, della personalità e della percezione.

I disturbi dissociativi, solitamente, si manifestano gradualmente dalla lieve perdita del contatto con la realtà al perenne distacco dalla realtà.

Per certi versi i disturbi dissociativi sono un sintomo che si è rivelato positivo sul piano emotivo, poiché i pazienti dissociativi provando distacco dalle avversità, dagli eventi stressogeni e dalle negatività della vita, non accuseranno mai di disturbi d’ansia e di depressione dato che tutto ciò che li circonda “gli scivola addosso”.

Essi risultano insensibili al dolore e hanno un’elevata capacità di resilienza, in grado di affrontare tutto ciò che capita nella loro vita sia di positivo (purtroppo) che di negativo.

Quindi, la dissociazione diventa un vero e proprio tratto comportamentale e della personalità dei soggetti affetti.

Eziopatogenesi dei disturbi dissociativi

Le cause scatenanti i disturbi dissociativi sono di due tipi:

Cause di natura biologica: ereditarietà e disfunzioni neurobiologiche portatrici di psicopatologie, trasmesse geneticamente dai genitori o dai nonni;

Cause di natura psicodinamica: traumi infantili, abusi fisici e violenze sessuali che procurano dei blocchi mentali ed emotivi, incidendo notevolmente sulle capacità adattive, spingendo all’attuazione precoce dei meccanismi difensivi.

Comorbidità

Il DSM IV TR (Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali – quarta edizione – text revision) inserisce i disturbi dissociativi nell’ASSE I (in cui rientrano i disturbi clinici e le altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica) e si manifestano in comorbidità con i seguenti disturbi:

  • Disturbi da abuso e da dipendenza da sostanze;
  • Bipolarismo;
  • Disturbo indotto da stress post-traumatico;
  • Schizofrenia;
  • Disturbo Borderline di personalità.

Classificazione dei disturbi dissociativi

Il DSM IV TR classifica i disturbi dissociativi nel seguente modo:

  • Amnesia dissociativa: oblio dei dati autobiografici riferiti a episodi emotivamente coinvolgenti e traumatici;
  • Fuga dissociativa: confusione circa la propria persona, oblio circa il proprio passato e abbandono inaspettato della propria abitazione;
  • Disturbo dissociativo dell’identità: acquisizione di identità doppie o multiple;
  • Disturbo di depersonalizzazione: distacco dal propria identità e dal proprio ego;
  • Disturbi dissociativi NAS: si collocano i disturbi dissociativi che non soddisfano i criteri clinici e diagnostici dei disturbi sopracitati.

Amnesia dissociativa

L’amnesia dissociativa consiste nell’oblio (dimenticanza) degli elementi autobiografici di episodi emotivamente coinvolgenti e traumatici.

La patologia causa una menomazione del normale funzionamento sociale, familiare, lavorativo e in tante altre aree importanti.

Inoltre, l’amnesia dissociativa si distingue dall’amnesia dovuta da condizioni mediche generali (amnesia da delirium, amnesia da dipendenza da sostanze psicoattive e amnesia causata da lesioni cerebrali o da traumi cranici).

Infine, l’amnesia dissociativa è un sintomo molto frequente nelle seguenti malattie:

  • Fuga dissociativa;
  • Disturbo indotto da stress post-traumatico;
  • Disturbo dissociativo d’identità;
  • Disturbo da somatizzazione.

Tutti questi dati sono degli elementi fondamentali per porre una diagnosi certa di amnesia dissociativa.

Fuga dissociativa

I pazienti affetti da fuga dissociativa riportano uno stato confusionale circa la propria persona e il proprio IO a tal punto da cambiare addirittura identità, si allontanano fortuitamente da casa, dimenticano il passato, i ricordi di famiglia e gli eventi importanti della loro vita.

La patologia causa una menomazione del normale funzionamento sociale, familiare, lavorativo e in tante altre aree importanti.

La fuga dissociativa non è dovuta da condizioni mediche generali (deficit mentali e delirium da dipendenza da sostanze), e non si può eseguire una diagnosi certa della patologia qualora il paziente fosse affetto dal disturbo dissociativo di identità.

Disturbi dissociativi dell’identità

I disturbi dissociativi dell’identità o “sindrome della personalità multipla” è una psicopatologia caratterizzata dalla sconnessione dei nessi associativi della coscienza, della memoria e (in particolare) dell’identità, e tale sconnessione procura nel soggetto un’acquisizione di personalità e identità multiple.

Il paziente può presentare due o più identità distinte tra loro, e ciascuna identità ha una storia, un passato e una personalità separate dalle altre identità.

Nella presente patologia si riscontra una frequente perdita dei dati in memoria, tendenza all’oblio e una coerenza persistente di atteggiamenti stabili delle identità nel corso del tempo, infatti, i pazienti sono in grado di dominare la situazione e il proprio ego indipendentemente dalla personalità e dall’identità che possano assumere in un dato momento.

Il disturbo dissociativo d’identità non è dovuto da condizioni mediche generali (deficit mentali e delirium da abuso e da dipendenza da sostanze), e non si può eseguire una diagnosi certa della patologia qualora il paziente fosse affetto da schizofrenia, bipolarismo, disturbi d’ansia e disturbi deliranti.

Disturbo di depersonalizzazione

Il disturbo di depersonalizzazione consiste in un distacco netto dalla propria identità e dal proprio IO.

I pazienti affetti da depersonalizzazione sperimentano il distacco dalla loro persona, è come se la loro identità fosse estranea, non li appartenesse affatto, osservando la propria persona dall’esterno come dei veri spettatori.

Un dato importante è la consapevolezza che i pazienti provano con tale disturbo e con questo tipo di esperienza.

La patologia causa una grave menomazione del normale funzionamento sociale, familiare, lavorativo e in tante altre aree importanti della vita quotidiana.

Il disturbo di depersonalizzazione non è dovuto da condizioni mediche generali (deficit mentali e delirium da dipendenza da sostanze), e non si può eseguire una diagnosi certa della patologia qualora il paziente fosse affetto da schizofrenia, attacchi di panico e disturbo indotto da stress post – traumatico.

Disturbi dissociativi NAS

Il DSM IV TR inserisce anche una categoria a se stante: “I disturbi dissociativi non altrimenti specificati (NAS)”, che non a che fare con nessuno dei precedenti disturbi, infatti, nella presente categoria rientrano i disturbi dissociativi che non soddisfano affatto i criteri diagnostici dei disturbi sopraesposti.

Terapia

Esistono svariati tipi di terapie da rivolgere ai pazienti con disturbi dissociativi:

  • Psicoterapia cognitivo-comportamentale
  • Psicoterapia psicodinamica
  • Farmacoterapia: SSRI (inibitori selettivi della serotonina), ansiolitici, neurolettici, ipnoinducenti e antipertensivi

Si consiglia di affiancare la psicoterapia alla farmacoterapia per poter dominare al meglio i sintomi.

 

 

BIBLIOGRAFIA
  1. A. Siracusano, Manuale di psichiatria, Il pensiero scientifico editore, 2007;
  2. V. Andreoli., G. B Cassano., R. Rossi, DSM-IV-TR – Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Text revision ICD-10/ICD-9-CM. Classificazione parallela, Elsevier Ed., «Collana: Classificazioni DSM/ICD», 2007;
  3. Cassano G. Battista, Pancheri Paolo – Manuale di psichiatria, Utet, 2005.