Se hai un abbonamento attivo ACCEDI QUI
L’INR (International Normalized Ratio) è un indice che misura quanto tempo impiega il sangue a coagulare rispetto a un valore di riferimento standardizzato. Viene utilizzato soprattutto per monitorare chi assume anticoagulanti orali come il warfarin, in modo da mantenere l’efficacia terapeutica riducendo il rischio di complicanze. Quando l’INR è più alto del range concordato con il medico, aumenta la probabilità di sanguinamenti: per questo è importante capire cosa comporta un valore elevato e come lo stile di vita, compresa l’alimentazione, possa influenzarlo.
Questa guida spiega cosa significa avere l’INR alto e illustra principi pratici per gestire l’alimentazione in modo coerente con la terapia. L’obiettivo non è fornire “diete” rigide, ma suggerimenti basati su buon senso clinico e su come funziona l’interazione tra vitamina K, farmaci e fattori individuali. La coerenza nel quotidiano è la chiave: più l’apporto alimentare e le abitudini restano stabili, più l’INR tende a rimanere nel target, limitando oscillazioni che possono esporre a rischi.
Cosa significa avere l’INR alto?
Avere l’INR alto significa che il sangue impiega più tempo a coagulare, cioè che l’effetto anticoagulante è più marcato del necessario. Nei pazienti in terapia con warfarin (o con altri antagonisti della vitamina K), il medico stabilisce un intervallo di INR “terapeutico” in base alla condizione clinica: per esempio, spesso 2,0–3,0 per la prevenzione dell’ictus nella fibrillazione atriale o per il trattamento e la prevenzione di trombosi venosa ed embolia polmonare; in alcuni casi specifici, come alcune protesi valvolari meccaniche, si può richiedere un target più alto. Un valore “alto” non è un numero uguale per tutti: è alto quando supera l’intervallo personalizzato. La rilevanza clinica dipende sia da quanto ci si discosta dal target, sia dalla presenza di altri fattori di rischio emorragico (età, comorbilità, farmaci concomitanti, storia di sanguinamenti, fragile equilibrio pressorio, cadute).
Dal punto di vista pratico, un INR moderatamente sopra il target può comportare un rischio di sanguinamento lievemente aumentato e spingere chi segue il paziente ad aggiustare temporaneamente la terapia o a ripetere il test per confermare il dato. Un INR molto alto, invece, si associa a rischio maggiore di emorragie, incluse epistassi persistenti, gengivorragie, ematuria, ecchimosi estese, melena o sanguinamenti occulti. Segnali come vertigini improvvise, cefalea intensa inusuale, debolezza marcata o sangue nelle urine e nelle feci richiedono attenzione tempestiva. L’interpretazione va sempre contestualizzata: un valore isolato, specie se inatteso o misurato in un momento di malattia acuta, potrebbe richiedere conferma e una valutazione delle possibili cause. Per chi assume anticoagulanti, anche la dieta gioca un ruolo: bruschi cambiamenti nell’introito di vitamina K, digiuni, alcool e alcuni alimenti o integratori possono modificare la risposta clinica; per un quadro completo sui comportamenti alimentari da evitare con la terapia, può essere utile approfondire cosa non mangiare quando si assumono anticoagulanti cosa non mangiare quando si assumono anticoagulanti.
Le cause di un INR alto non si riducono alla dose del farmaco: spesso sono multifattoriali. Interazioni farmacologiche sono frequenti: antibiotici, antimicotici sistemici, antiaritmici come l’amiodarone, alcuni analgesici e, in generale, numerosi medicinali e fitoterapici possono potenziare l’effetto anticoagulante. Malattie del fegato, insufficienza cardiaca acuta, ipertiroidismo, febbre, diarrea prolungata o scarso apporto di vitamina K (per diete molto restrittive, nausea, vomito) possono aumentare l’INR. Anche un consumo importante di alcol in breve tempo può contribuire ad alterare i valori. Al contrario, un incremento improvviso di alimenti molto ricchi di vitamina K può abbassare l’INR. Comprendere i fattori che fanno oscillare il test aiuta a prevenire sbalzi e a riferire correttamente eventuali cambiamenti al curante: per ulteriori dettagli sui fattori che fanno aumentare l’INR, può essere utile consultare questa panoramica su cosa fa aumentare l’INR.

Non tutti gli anticoagulanti si comportano allo stesso modo rispetto all’INR. I nuovi anticoagulanti orali diretti (DOAC) non richiedono monitoraggio con INR perché agiscono con meccanismi differenti e hanno profili di variabilità diversi. Se si assume warfarin, invece, l’INR resta il riferimento cardine: tuttavia, anche il modo in cui si misura conta. Valori ottenuti con dispositivi portatili capillari possono differire leggermente da quelli su sangue venoso in laboratorio; per questo si raccomanda di effettuare i controlli nei tempi e nelle modalità concordate e di segnalare se il metodo di misurazione cambia. Ci sono poi fattori preanalitici (orario del prelievo, digiuno, assunzione recente di farmaci) che possono influire. Un singolo valore fuori range va interpretato con cautela: spesso è utile ripeterlo a breve distanza, soprattutto se non ci sono sintomi o se una causa transitoria è plausibile.
Cosa fare concretamente quando si rileva un INR alto? La prima regola è evitare correzioni autonome della terapia o cambiamenti drastici della dieta. È opportuno contattare il professionista o il Centro TAO (Terapia Anticoagulante Orale) di riferimento per indicazioni sulla tempistica del nuovo controllo e su eventuali aggiustamenti. Nel frattempo, è prudente ridurre attività a rischio di trauma, usare spazzolini morbidi, evitare manovre invasive non urgenti e prestare attenzione a segni di sanguinamento, annotandoli per riferirli. Se nell’ultima settimana ci sono stati cambiamenti rilevanti (nuovi farmaci, sospensioni, febbre, diarrea, improvvisa riduzione dell’appetito, aumento dell’alcol, modifiche marcate nel consumo di verdure a foglia), comunicarli aiuta a spiegare la variazione e a prevenire recidive. A lungo termine, l’obiettivo è la stabilità: una routine alimentare costante, l’aderenza alla terapia, controlli regolari e una buona comunicazione con il curante riducono oscillazioni dell’INR e il rischio di complicanze.
Alimenti da preferire
Per mantenere l’INR entro valori ottimali, è consigliabile includere nella dieta alimenti con basso contenuto di vitamina K. Questi alimenti non interferiscono significativamente con la coagulazione del sangue e possono essere consumati liberamente. Tra questi troviamo:
- Frutta: mele, pere, arance, banane, fragole e meloni.
- Verdure: peperoni, pomodori, cetrioli, zucchine, melanzane e funghi.
- Cereali: riso, pasta, pane e altri prodotti a base di cereali raffinati.
- Proteine: carne bianca come pollo e tacchino, pesce e uova.
- Latticini: latte, yogurt e formaggi a basso contenuto di grassi.
Questi alimenti forniscono nutrienti essenziali senza alterare significativamente l’efficacia della terapia anticoagulante. È importante mantenere una dieta equilibrata e varia, includendo una gamma di alimenti che supportano la salute generale.
Per le verdure, privilegiare quelle a basso contenuto di vitamina K già elencate e mantenere porzioni simili di giorno in giorno. Le versioni surgelate aiutano a standardizzare le quantità, mentre cotture semplici come vapore, forno o padella con poco olio consentono di controllare meglio i condimenti. Se si introducono cereali integrali, farlo gradualmente per stabilizzare l’apporto di fibre e mantenere costante la risposta alla terapia.
Alimenti da evitare
Alcuni alimenti, ricchi di vitamina K, possono ridurre l’efficacia dei farmaci anticoagulanti e dovrebbero essere consumati con moderazione o evitati. Tra questi:
- Verdure a foglia verde scuro: spinaci, cavoli, broccoli, cavoletti di Bruxelles, lattuga e cime di rapa.
- Oli vegetali: olio di soia e olio di colza.
- Alcuni tipi di tè: tè verde e tè nero.
- Fegato e altri organi animali.
È fondamentale non eliminare completamente questi alimenti dalla dieta, ma piuttosto consumarli in quantità costanti e moderate. Variazioni improvvise nell’assunzione di vitamina K possono causare fluttuazioni nei valori di INR, aumentando il rischio di complicanze. Mantenere un apporto stabile di questi alimenti aiuta a garantire l’efficacia della terapia anticoagulante.
Considerare anche fonti non evidenti di vitamina K o di possibile interazione, come alcuni preparati erboristici e integratori (ad esempio ginkgo, ginseng, iperico) e grandi quantità di erbe aromatiche ricche di vitamina K come il prezzemolo. In caso di dubbi su un alimento o su una bevanda, è prudente discuterne in anticipo con il professionista che segue la terapia.
Consigli nutrizionali generali
Oltre a monitorare l’assunzione di vitamina K, ci sono altre considerazioni nutrizionali importanti per chi ha un INR elevato:
- Mantenere un peso corporeo sano attraverso una dieta equilibrata e attività fisica regolare.
- Limitare il consumo di alcol, poiché può interferire con la metabolizzazione degli anticoagulanti e aumentare il rischio di sanguinamento.
- Assicurarsi di assumere una quantità adeguata di fibre per favorire la salute digestiva, ma evitare cambiamenti drastici nell’apporto di fibre, che potrebbero influenzare l’assorbimento dei farmaci.
- Consultare sempre un professionista sanitario prima di iniziare integratori o rimedi erboristici, poiché alcuni possono interagire con la terapia anticoagulante.
Adottare uno stile di vita sano e seguire una dieta equilibrata contribuisce a mantenere l’INR entro i valori desiderati e a ridurre il rischio di complicanze associate alla terapia anticoagulante.
La regolarità dei pasti aiuta a evitare oscillazioni: evitare digiuni prolungati o cambi repentini del regime alimentare e distribuire in modo uniforme l’apporto calorico nell’arco della giornata. Tenere nota di variazioni rilevanti (nuovi cibi abituali, integratori, consumo di alcol) facilita il confronto con i valori di INR durante i controlli periodici.
Quando consultare un medico
È essenziale consultare un medico o un professionista sanitario in caso di:
- Variazioni significative nei valori di INR senza una causa apparente.
- Sintomi di sanguinamento anomalo, come emorragie nasali frequenti, sangue nelle urine o nelle feci, o lividi inspiegabili.
- Prima di apportare cambiamenti significativi alla dieta o iniziare nuovi farmaci o integratori.
- Se si verificano effetti collaterali o reazioni avverse alla terapia anticoagulante.
Una comunicazione aperta e regolare con il proprio medico è fondamentale per gestire efficacemente la terapia anticoagulante e garantire la sicurezza del paziente.
In conclusione, mantenere un INR stabile richiede un’attenzione particolare alla dieta e allo stile di vita. Consumare alimenti a basso contenuto di vitamina K, evitare variazioni improvvise nell’alimentazione e seguire le indicazioni del medico sono passi fondamentali per garantire l’efficacia della terapia anticoagulante e ridurre il rischio di complicanze.
Per approfondire
In terapia con AVK: ci sono alimenti che devo evitare? – Informazioni su alimenti da evitare durante la terapia con anticoagulanti orali.
Alimentazione e terapia anticoagulante – Raccomandazioni dietetiche per pazienti in terapia anticoagulante.
