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I colliri che associano un cortisonico e un antibiotico non corrispondono a un singolo prodotto, ma a una categoria di medicinali oftalmici formulati per agire contemporaneamente sull’infiammazione e sulla componente batterica. La combinazione mira a controllare in modo rapido sintomi come arrossamento, dolore, fotofobia e secrezioni, mentre limita o previene la proliferazione di batteri responsabili di congiuntiviti, blefariti o coinvolgimenti superficiali della cornea. Per questo motivo, sono farmaci ad uso tipicamente prescrittivo, da impiegare quando il quadro clinico suggerisce un ruolo probabile o certo dei batteri insieme a una marcata risposta infiammatoria.
È importante ricordare che non tutte le infiammazioni oculari richiedono un antibiotico, e non tutte le infezioni oculari tollerano un cortisonico: in alcune forme (per esempio, infezioni virali o micotiche) il cortisone può peggiorare l’evoluzione. La scelta di un collirio combinato, dunque, non è “universale”, ma va riservata a indicazioni appropriate, con durata e dosaggio definiti dal medico. In questa guida presentiamo le caratteristiche chiave di questi prodotti, per aiutare a comprenderne logica d’impiego, punti di forza e limiti.
Caratteristiche dei colliri combinati
La caratteristica distintiva dei colliri combinati cortisone-antibiotico è la presenza di due principi attivi complementari in un’unica formulazione. Il corticosteroide (come desametasone, betametasone o idrocortisone, a seconda del prodotto) attenua la cascata infiammatoria riducendo edema, iperemia, prurito e dolore, con un effetto che spesso si traduce in un rapido sollievo sintomatico. L’antibiotico (per esempio aminoglicosidi, cloramfenicolo o fluorochinoloni, in base al formulato) agisce sui batteri comunemente implicati nelle infezioni oculari esterne, contribuendo a contenere o eradicare l’agente patogeno. L’uso in associazione è razionalmente indicato quando coesistono o si sospettano insieme intensità infiammatoria e rischio batterico, come accade in alcune blefarocongiuntiviti, nelle riacutizzazioni su superficie oculare compromessa o nel post-operatorio.
Nonostante il vantaggio pratico di un unico flacone, la combinazione non sostituisce il ragionamento clinico né annulla la necessità di una diagnosi differenziale. La componente cortisonica può infatti mascherare segni d’aggravamento di un’infezione non batterica o non sensibile all’antibiotico scelto, e la selezione dell’antibiotico dovrebbe tener conto di spettro d’azione, profilo di tollerabilità locale (per esempio, rischio di ipersensibilizzazione con alcune molecole) e contesto epidemiologico. Un ulteriore elemento da considerare è il concetto di “equivalenza” tra medicinali: farmaci con la stessa combinazione di principi attivi e la stessa forma farmaceutica possono essere proposti come alternative terapeutiche sovrapponibili in termini di composizione e impiego; a tal proposito, può essere utile approfondire gli equivalenti di Betabioptal collirio equivalenti di Betabioptal collirio.
Dal punto di vista formulativo, i colliri combinati possono presentarsi come soluzioni o sospensioni. Nelle sospensioni, il principio attivo cortisonico spesso è presente come particelle finemente disperse: ciò richiede di agitare bene il flacone prima dell’instillazione per garantire un dosaggio omogeneo goccia dopo goccia. Agenti viscosizzanti (come carbossimetilcellulosa o idrossipropilmetilcellulosa) possono essere aggiunti per migliorare il tempo di contatto con la superficie oculare e aumentare l’efficacia locale, a scapito talvolta di un leggero offuscamento transitorio della vista subito dopo l’applicazione. Il pH e l’osmolarità sono tarati per massimizzare la tollerabilità, ma la percezione di bruciore o discomfort all’instillazione è possibile soprattutto in superfici oculari già infiammate.

Un aspetto rilevante per l’occhio secco o per chi porta lenti a contatto (che in genere andrebbero comunque sospese durante il trattamento) è la presenza di conservanti, come il cloruro di benzalconio. Questi composti garantiscono sterilità del flacone multidose, ma possono alterare la stabilità del film lacrimale e contribuire a irritazione o tossicità sulla superficie oculare se usati a lungo o con alta frequenza. Per ridurre tale rischio, esistono talvolta presentazioni in contenitori monodose privi di conservanti, utili nei trattamenti brevi o in pazienti sensibili; in cambio, il costo per terapia e la gestione pratica possono risultare meno favorevoli. Alcune associazioni sono inoltre disponibili come unguenti oftalmici, che prolungano la permanenza del farmaco sulla superficie (utili soprattutto nottetempo), pur compromettono temporaneamente la nitidezza visiva.
Tra i vantaggi delle combinazioni c’è la semplicità: un’unica instillazione fornisce anti-infiammatorio e antibatterico, riducendo il carico terapeutico e potenzialmente migliorando l’aderenza. Sul piano clinico, tuttavia, l’impiego dovrebbe essere mirato e limitato nel tempo: l’esposizione prolungata al cortisonico oculare può aumentare la pressione intraoculare (rischio di ipertensione oculare e, in soggetti predisposti, di glaucoma), favorire la comparsa di cataratta sottocapsulare posteriore o ritardare la riepitelizzazione corneale, soprattutto su cornea lesa. L’antibiotico, d’altra parte, può selezionare resistenze batteriche o indurre fenomeni di sensibilizzazione locale; per questo, le linee di condotta cliniche privilegiano cicli brevi, rivalutazioni tempestive e, quando opportuno, la de-escalation (riduzione di frequenza o passaggio a singolo farmaco) in base all’evoluzione clinica.
Un’ulteriore caratteristica da tenere presente è la necessità di allineare il profilo della combinazione al rischio infettivo atteso: nel post-operatorio o dopo traumi superficiali, l’obiettivo può essere soprattutto la profilassi su flora cutanea e congiuntivale; nelle congiuntiviti batteriche con forte componente infiammatoria, l’intento è duplice (controllo sintomatologico rapido e riduzione della carica batterica). Viceversa, se i segni suggeriscono eziologia virale, allergica o micotica, la presenza del cortisonico potrebbe risultare inappropriata o addirittura controproducente, in assenza di adeguata copertura specifica. In contesti ambulatoriali, i tamponi colturali non sono di routine nelle forme lievi e non complicate, ma diventano rilevanti se l’andamento è atipico, recidivante o refrattario, così da orientare l’antibiotico più efficace ed evitare un uso non necessario di cortisonici. In qualunque caso, il monitoraggio clinico ravvicinato è parte integrante del buon utilizzo di questi colliri, tanto più quando si prevede di impiegarli per più di pochi giorni.
Principali colliri disponibili
Le associazioni più diffuse combinano un corticosteroide (ad esempio desametasone, betametasone o idrocortisone) con un antibiotico d’uso oftalmico (tobramicina o netilmicina tra gli aminoglicosidi, cloramfenicolo, oppure fluorochinoloni). Queste combinazioni sono disponibili come colliri in soluzione o sospensione e, meno frequentemente, come unguenti oftalmici; possono essere proposte in flaconi multidose con conservante o in contenitori monodose privi di conservanti.
Gli aminoglicosidi offrono una buona copertura verso molti Gram-negativi e Staphylococcus spp.; i fluorochinoloni hanno un ampio spettro e includono una solida attività su Pseudomonas aeruginosa; il cloramfenicolo copre numerosi Gram-positivi e Gram-negativi. La scelta della combinazione tiene conto dello spettro atteso in rapporto al quadro clinico, della tollerabilità locale e di eventuali allergie note o fattori di rischio individuali.
Dal punto di vista della potenza anti-infiammatoria, le formulazioni a base di desametasone sono generalmente più incisive rispetto a quelle con idrocortisone, che possono risultare più “morbide” in termini di impatto sulla superficie oculare. Le sospensioni richiedono agitazione prima dell’uso per garantire un dosaggio uniforme; gli unguenti, grazie alla maggiore permanenza, trovano impiego soprattutto nelle ore notturne, accettando un temporaneo offuscamento visivo.
In età pediatrica, in gravidanza e durante l’allattamento l’impiego è valutato caso per caso, considerato il profilo di rischio/beneficio delle singole molecole. La maggior parte dei prodotti è soggetta a prescrizione medica; possono esistere versioni equivalenti con la stessa associazione di principi attivi e forma farmaceutica. Modalità d’uso, durata del trattamento e precauzioni (compresa la validità limitata dopo l’apertura del flacone) sono riportate nel foglio illustrativo e vanno rispettate.
Indicazioni terapeutiche
I colliri combinati a base di cortisone e antibiotico sono indicati principalmente per il trattamento di infezioni oculari batteriche accompagnate da infiammazione. Questi farmaci sono efficaci nel gestire condizioni come congiuntiviti batteriche, cheratiti e blefariti, dove l’azione sinergica dell’antibiotico e del corticosteroide aiuta a eliminare l’infezione e a ridurre l’infiammazione associata.
È fondamentale che l’uso di questi colliri avvenga sotto stretta supervisione medica. L’automedicazione può portare a diagnosi errate e a trattamenti inappropriati, con il rischio di aggravare la condizione o di sviluppare resistenze batteriche. Pertanto, una valutazione accurata da parte di un professionista sanitario è essenziale per determinare l’idoneità del trattamento.
In alcuni casi, i colliri combinati possono essere prescritti anche in situazioni post-operatorie per prevenire infezioni e controllare l’infiammazione. Tuttavia, l’uso profilattico deve essere attentamente valutato per evitare effetti collaterali indesiderati e garantire un recupero ottimale.
Effetti collaterali
L’uso di colliri combinati a base di cortisone e antibiotico può comportare effetti collaterali, sebbene non tutti i pazienti ne siano soggetti. Tra gli effetti indesiderati più comuni si annoverano bruciore oculare, prurito, arrossamento e sensazione di corpo estraneo nell’occhio. Questi sintomi sono generalmente transitori e tendono a scomparire con la continuazione del trattamento.
Un uso prolungato di corticosteroidi può aumentare la pressione intraoculare, con il rischio di sviluppare glaucoma. Inoltre, può verificarsi la formazione di cataratta subcapsulare posteriore. È quindi cruciale monitorare regolarmente la pressione oculare durante il trattamento prolungato con questi farmaci.
Altri effetti collaterali possono includere ritardo nella cicatrizzazione delle lesioni oculari e, in rari casi, reazioni allergiche ai componenti del collirio. Se si manifestano sintomi come dolore oculare intenso, visione offuscata persistente o segni di reazione allergica, è necessario interrompere l’uso del farmaco e consultare immediatamente un medico.
Consigli d’uso
Per garantire l’efficacia del trattamento e minimizzare il rischio di effetti collaterali, è importante seguire alcune linee guida nell’uso dei colliri combinati. Prima dell’applicazione, lavare accuratamente le mani per prevenire contaminazioni. Evitare il contatto della punta del flacone con l’occhio o altre superfici per mantenere la sterilità del prodotto.
Instillare il numero di gocce prescritto nel sacco congiuntivale, evitando di toccare l’occhio con il contagocce. Dopo l’applicazione, chiudere delicatamente l’occhio e premere leggermente sull’angolo interno per circa un minuto, al fine di ridurre l’assorbimento sistemico del farmaco e aumentare la sua efficacia locale.
Se si utilizzano altri colliri o pomate oftalmiche, attendere almeno 5-10 minuti tra un’applicazione e l’altra per evitare diluizioni e garantire l’assorbimento ottimale di ciascun farmaco. Inoltre, è consigliabile non indossare lenti a contatto durante il trattamento, a meno che non sia diversamente indicato dal medico.
Infine, rispettare scrupolosamente la durata del trattamento prescritta. L’interruzione precoce può portare a recidive o allo sviluppo di resistenze batteriche, mentre un uso prolungato non indicato può aumentare il rischio di effetti collaterali. In caso di dubbi o sintomi persistenti, consultare sempre un professionista sanitario.
In conclusione, i colliri combinati a base di cortisone e antibiotico rappresentano un’opzione terapeutica efficace per il trattamento di infezioni oculari batteriche con componente infiammatoria. Tuttavia, il loro utilizzo richiede attenzione e monitoraggio per garantire la sicurezza e l’efficacia del trattamento.
Per approfondire
Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA): Informazioni ufficiali sui farmaci approvati in Italia, inclusi i colliri combinati.
Società Oftalmologica Italiana (SOI): Linee guida e aggiornamenti sulle terapie oftalmologiche.
Ministero della Salute: Risorse e informazioni sulla salute oculare e l’uso di farmaci oftalmici.
Agenzia Europea per i Medicinali (EMA): Dati e valutazioni sui medicinali autorizzati nell’Unione Europea.
PubMed Central: Articoli scientifici e studi clinici sulle terapie oftalmiche.
