Antaxone: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Antaxone (Naltrexone Cloridrato): sicurezza e modo d’azione

Antaxone (Naltrexone Cloridrato) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

ANTAXONE consente di bloccare gli effetti farmacologici dagli oppiacei somministrati per via esogena, favorendo così il mantenimento della non dipendenza da oppiacei in individui disintossicati ex-tossicodipendenti.

Non esistono dati che dimostrino un indiscutibile effetto benefico di ANTAXONE sui tassi di recidiva fra individui disintossicati e precedentemente dipendenti da oppiacei.

Antaxone: come funziona?

Ma come funziona Antaxone? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Antaxone

Categoria Farmacoterapeutica:

Altri farmaci del sistema nervoso, farmaci usati nei disturbi da disassuefazione

Codice ATC:

N07BB04

ANTAXONE (naltrexone cloridrato) è un antagonista puro degli oppiacei. E’ un composto di sintesi congenere dell’ossimorfone, ed è quindi, tecnicamente, un derivato della tebaina. Non ha tuttavia proprietà di agonista oppiaceo. La struttura del naltrexone si distingue da quella dell’ossimorfone in quanto il gruppo metilico sull’atomo di azoto è sostituito da un gruppo ciclopropilmetilico. Attenua considerevolmente, o blocca completamente in maniera reversibile, gli effetti soggettivi degli oppiacei somministrati per via endovenosa. In questo contesto il termine oppiaceo viene usato per descrivere 1) i classici agonisti morfinosimili 2) gli analgesici che possiedono un’attività agonista e antagonista (per esempio, butorfanolo, nalbufina e pentazocina). Se somministrato cronicamente in associazione con la morfina, il naltrexone blocca la dipendenza fisica da morfina e presumibilmente da altri oppiacei.

Il naltrexone non possiede praticamente altre azioni intrinseche oltre alle proprietà bloccanti nei confronti degli oppiacei. Provoca tuttavia una certa costrizione pupillare, attraverso un meccanismo che resta da chiarire.

La somministrazione di naltrexone non provoca fenomeni né di tolleranza né di dipendenza. Nei soggetti fisicamente dipendenti dagli oppiacei, il naltrexone induce la sindrome di astinenza.

Gli studi clinici indicano che 50 mg di naltrexone cloridrato possono bloccare gli effetti farmacologici di 25 mg di eroina, somministrata per via endovenosa, per periodi anche di ventiquattr’ore. Altri dati sembrano indicare che raddoppiando la dose di naltrexone cloridrato si ottiene un blocco per 48 ore, e triplicando la dose di naltrexone cloridrato si ha un blocco per circa 72 ore.

Anche se il meccanismo d’azione non è ancora completamente chiarito, tutti i dati sembrano indicare che il naltrexone blocchi gli effetti degli oppiacei attraverso un legame

competitivo (con meccanismo analogo alle inibizioni enzimatico-competitive) a livello dei recettori degli oppiacei.

Di conseguenza il blocco prodotto è potenzialmente superabile.


Antaxone: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Antaxone, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Antaxone

Dopo somministrazione per via orale, il naltrexone cloridrato è sottoposto ad un esteso metabolismo epatico (sua principale via metabolica) di "primo passaggio", il 95% circa del farmaco viene convertito in svariati metaboliti.

Si ritiene che il metabolita principale, il 6-?-naltrexolo, sia un antagonista puro come il

naltrexone cloridrato e possa contribuire al blocco farmacologico dei recettori oppiacei.

Il 2-idrossi-3-metossi-6-?-naltrexolo è un metabolita secondario. Il naltrexone cloridrato e i suoi metaboliti sono anche coniugati e danno così luogo alla formazione di altri prodotti metabolici. Il naltrexone cloridrato e i suoi metaboliti sono escreti essenzialmente dal rene, mentre l’escrezione fecale resta una via di eliminazione minore.

L’escrezione urinaria di naltrexone cloridrato non modificato rappresenta meno dell’1% di una dose orale; l’escrezione attraverso la via urinaria del 6-?-naltrexolo non modificato e coniugato rappresenta circa il 38% di una dose orale. Il profilo farmacocinetico di naltrexone cloridrato suggerisce che il naltrexone cloridrato e i suoi metaboliti subiscano un passaggio enteroepatico.

Il tempo necessario per raggiungere la concentrazione massima (Tmax) è di un’ora sia per il naltrexone cloridrato che per il 6-?-naltrexolo. I valori medi di emivita (T-1/2) per il naltrexone cloridrato e per il 6-?-naltrexolo sono di 3,9 ore e di 12,9 ore rispettivamente. L’emivita media (T-1/2) e il tempo di concentrazione massima (Tmax) per il naltrexone cloridrato e per il 6-?-naltrexolo sono indipendenti dalla dose. Il naltrexone cloridrato non si accumula in caso di dosaggio cronico. Come prevedibile, tenuto conto della maggior durata della sua emivita, i livelli plasmatici del 6-?-naltrexolo aumentano del 40% durante la somministrazione cronica di naltrexone cloridrato.


Antaxone: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Antaxone agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Antaxone è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Antaxone: dati sulla sicurezza

Nel ratto la DL 50 è di 180 + 24 mg/kg per via endovenosa, di 570 + 19 mg/kg per via sottocutanea, di 1100 + 96 mg/kg per via orale; nel ratto la DL 50 è di 1930 + 338 mg/kg per via sottocutanea e di 1450 + 265 mg/kg per via orale; nel cane la DL 50 è di 200 mg/kg per via sottocutanea.

La somministrazione per via orale per 90 giorni a tre gruppi di 50 ratti di 35, 70 e 560 mg/kg non ha evidenziato effetti tossici.

Non sono state inoltre rilevate alterazioni della fertilità e effetti teratogenetici nei ratti dopo somministrazione per via orale di 10, 30 e 100 mg/kg/giorno e nei conigli dopo somministrazione per via orale di 20, 60 e 200 mg/kg/giorno.


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Antaxone: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Antaxone

Antaxone: interazioni

Attualmente le esperienze cliniche ed i dati sperimentali sull’effetto del naltrexone sulla farmacocinetica di altre sostanze sono limitati. Il concomitante uso di naltrexone ed altri medicinali deve essere condotto con cautela e deve essere seguito attentamente. Non sono stati condotti studi di interazione.

Associazioni non raccomandate: analgesici agonisti degli oppiacei; agonisti-antagonisti degli oppiacei, oppiacei nei trattamenti sostitutivi.

I pazienti trattati con ANTAXONE potrebbero non trarre vantaggio da farmaci contenenti oppiacei, come preparati contro la tosse e il raffreddore, antidiarroici e analgesici. Pertanto, quando possibile, si dovrà ricorrere a farmaci alternativi privi di oppiacei.

Associazioni da prendere in considerazione: barbiturici, benzodiazepine, altri ansiolitici oltre le benzodiazepine (es. meprobamato), ipnotici, sedativi antidepressivi (amitriptilina, dossepina, mianserina, trimipramina), sedativi antistaminici H1, antipertensivi centrali, baclofene, talidomide.

L’interazione con altri agenti psicofarmacologici (es. disulfiram, amitriptilina, dossepina, litio, clozapina, benzodiazepine) non è stata studiata.

In seguito a somministrazione di naltrexone e tioridazide sono stati riportati sonnolenza ed astenia.

Ad oggi non sono stati descritti casi di interazione tra cocaina e naltrexone cloridrato. Non sono note interazioni tra naltrexone ed alcool.

Uso pediatrico:

gli studi di interazione sono stati condotti solo su pazienti adulti.


Antaxone: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Antaxone: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

Antaxone può influenzare la capacità psichica o mentale necessaria per lo svolgimento delle attività che richiedono particolare attenzione come la guida di veicoli o l’uso di macchinari.

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco