Elicriso
Tratto da “Piante Medicinali – Chimica, Farmacologia e Terapa” di R. Benigni, C. Capra e P.F.Cattorini
(Helichrysum italicum G. Don. ed altre specie – Fam. Composite/Gnafaliee)
Elicriso- Ultimo aggiornamento pagina: 27/02/2018
Indice dei contenuti
- Generalità
- Componenti principali
- Proprietà farmacologiche
- Estratti e preparati vari
- Preparazioni usuali e Formule
- Bibliografia
Generalità
Etimologia – Helichrysum, dal greco hlios = sole e krusos oro, per il colore dei capolini.
italicum – dell'Italia.
Nome volgare – Semprevivo, Zolfino, Perpetuino, Tignamica, ecc.
Habitat – Europa meridionale. In Italia comune presso il mare, negli luoghi aridi (regioni centro-meridionali e isole).
Parti usate – La pianta fiorita.
Componenti principali
Nell'H. italicum G. Don. è stato trovato olio essenziale 0,075%, secondo Schimmel (1), 0,1%, secondo Variati (2) 0,2%, secondo Buerger (3), in cui sono stati identificati d-a-pinene (2) (4) (5) , eugenolo, un sesquiterpene azulenogeno C15H24 ( 6), linalolo (15), 30-50% di nerolo C10H18O, in forma libera e combinata principalmente con acido acetico, ma anche con gli acidi caprilico ed isovalerico (7); al contrario Fesneau (8) in essenza spagnola e Variati (2) in olio essenziale italiano hanno notato scarsezza di alcooli [non più del 6-7% nell'olio italiano (2)], ed un contenuto elevato di terpeni [73% nell'olio spagnolo (8)] e di sesquiterpeni [circa 45 % nell'olio italiano (2)].
Dall'H. stoechas DC., cresciuto in Italia, Rovesti (9), ha ottenuto 0,107% di olio essenziale dalla pianta fiorita raccolta in luglio e 0,051 % di olio dalla pianta con fiori pienamente aperti alla fine di agosto; Torner Ochoa (10) in pianta fresca spagnola ha trovato 0,09 % di olio essenziale. Nell'olio essenziale italiano Rovesti (9) ha identificato acetato di nerile, come principale costituente, tracce di furfurale e l-a-pinene; dall'olio spagnolo Torner Ochoa (10) ha ricavato 13,15 % di alcooli liberi, 4,23 % di alcooli combinati, 5 % di aldeidi e di chetoni, 3 % di fenoli.
Il nerolo, alcool terpenico primario insaturo, stereoisomero del geraniolo, si trova in natura probabilmente come miscela delle due forme 2, 7- e 2,6-octadien-l-olo, in cui la seconda sembra essere la predominante. Esso è stato trovato libero ed in forma di estere, specialmente di estere acetico, oltre che nell'olio di Elicriso, in molti altri oli essenziali, quali l'olio di neroli, di rosa, di lavanda, di bergamotto, di citronella di Ceylon, ecc. E’ stato identificato per la prima volta da Hesse e Zeitschel nell'olio di neroli (17).
Oltre all’olio essenziale, nell'H. italicum G. Don. è stata messa in evidenza la presenza dei seguenti composti: acido caffeico (11), un isomero dell'acido caffeico (12), acido ursolico (13), un composto chinonico «elicrisina» (14), che di Modica e Tira (15) hanno riconosciuto non essere una sostanza unica, ma un complesso di diversi flavonoidi.
Nella frazione neutra, ottenuta dai fiori di H. italicum Di Modica e Tira (15) hanno rilevato la presenza di entriacontano C31H64 [già segnalata da Passerini e coll. (13)] e di b-sitosterolo, C29H50O.
Nelle piante dell'H. italicum G. Don. crescenti in Toscana sono stati trovati i seguenti elementi inorganici: Si, Fe, Ca, Mg, K, Na, P, S, Cl, Al, Ba, Co, Cr (tracce), Mn, Ni, Pb (solamente in qualche campione di droga), Cu, Sr, Ti e V (tracce) (16).
Proprietà farmacologiche ed impiego terapeutico
L'Elicriso appartiene al novero di quelle piante medicinali già note nella medicina greco-romana e medioevale, con indicazioni che a differenza di quanto è avvenuto per numerose altre droghe, sono state confermate ed estese, piuttosto che ridotte, in base ai risultati delle più recenti indagini cliniche e farmacologiche.
Si deve al Santini, medico condotto, acuto osservatore e appassionato cultore di Fitoterapia, il merito di aver riconosciuto l'importanza terapeutica di questa, come quella di altre droghe delle quali abbiamo già trattato e di cui ci occuperemo in seguito e di aver suscitato intorno ad essa l'interesse dei clinici e dei farmacologi.
Il Santini, avendo constatato che nella sua zona (Garfagnana), l’Elicriso veniva impiegato empiricamente ma con ottimi risultati, in medicina veterinaria nella terapia di diverse affezioni acute e croniche dell'albero respiratorio, ne intraprese lo studio clinico e farmacologico. Egli, dopo essersi accertato dell'assoluta atossicità e della completa tollerabilità dei preparati ottenuti dalla droga (decotto e sciroppo, in particolare), iniziò le sue prove in un gruppo di malati affetti da bronchite subacuta e cronica, parte dei quali con sindrome asmatica. Volle il caso inoltre, che alcuni di questi malati presentassero contemporaneamente anche manifestazioni artritiche e artrosiche, psoriasiche e ittiosiche, fatto questo che offrì al Santini la fortunata occasione di scoprire altri interessanti lati dell'attività terapeutica dell'Elicriso.
Egli afferma infatti di essere rimasto piuttosto sorpreso allorché, alla fine del trattamento, i malati gli riferirono di essere guariti non solo dalla forma respiratoria, ma che anche la sintomatologia reumartritica aveva subito una netta remissione e che le suddette dermatopatie erano state notevolmente e favorevolmente influenzate.
Tale inatteso risultato indusse il Santini ad estendere le sue indagini anche in queste direzioni e le sue osservazioni, che riguardano ormai alcune centinaia di malati, vennero riferite in diverse note preliminari e in fine raccolte in una rassegna clinico-statistica riassuntiva (18).
I casi in cui l’Elicriso è stato sperimentato dal Santini, coi risultati che cercheremo di riassumere il più brevemente possibile, sono i seguenti
1) Malattie dell'apparato respiratorio
a) Bronchiti subacute croniche, asmatiche, con o senza enfisema di diverso grado – In questi casi l'Elicriso veniva impiegato sotto forma di sciroppo e di aerosol. Lo sciroppo veniva somministrato alla dose di 4 cucchiai al giorno e per aerosol veniva impiegato un cc di estratto acquoso al 20 %, per una o due volte al giorno. Il trattamento combinato avrebbe il vantaggio, secondo l’A., di abbreviare il periodo di cura che di solito era protratto per 15-20 giorni. La secrezione bronchiale veniva inizialmente aumentata e quindi soppressa. La tosse e la dispnea diminuite; il tempo della espirazione prolungata ridotto e veniva costantemente aumentata la capacità toracica, valutata spirometricamente. Nei malati febbricitanti e con escreato muco-purulento, la velocità di sedimentazione veniva normalizzata e così pure la reazione termica.
Il Torchiana (19) trattò con Elicriso 26 casi di asma bronchiale con risultati favorevoli più o meno marcati.
Il Santini ha impiegato l'Elicriso anche in alcuni casi di tubercolosi cavitaria, alcuni dei quali bronchiectasici, con abbondante espettorazione muco-purulenta e anche in queste condizioni egli ha potuto constatare, oltre, la mitigazione della tosse e della dispnea, anche una notevole riduzione dell'escreato.
b) Pertosse – L’A. ha trattato un centinaio di malati di pertosse di età variante da pochi mesi a 15 anni, di varia provenienza e quindi di ceppo epidemico diverso. Nei primi due giorni di trattamento è stato già possibile osservare una diminuzione del numero e dell'intensità degli accessi. Dopo la prima settimana gli accessi pertussoidi scompaiono in quasi tutti i malati e il terzo stadio della malattia viene praticamente abolito. I risultati ottenuti possono essere così riassunti: nel 50 % guarigione clinica rapida (nella prima settimana); nel 25% guarigione dopo 10-15 giorni; nel 21 % dei casi si è osservata una notevole remissione sintomatologica e nel 4% l’esito può essere considerato quasi negativo, nel senso che si è osservato un miglioramento del decorso soltanto durante il 3° stadio della malattia.
L’A. spiega l’azione dell’Elicriso in questa affezione, ammettendo un meccanismo patogenetico allergico-batterico sul quale la droga potrebbe agire soprattutto per la sua azione antiallergica ed anche come batteriostatico. Per quanto riguarda quest’ultima azione però, occorre dire che essendo essa dovuta all’acido caffeico, secondo Mazzetti e coll. (20) e Davoli e Terni (21), si manifesterebbe soltanto in vitro, mentre in vivo verrebbe ostacolata dalla presenza di siero di sangue e parzialmente, di proteine e di peptoni.
c) Rinopatie – Buoni risultati sono stati ottenuti in malati di rinite pollinosica e vasomotoria ad eziologia diversa, mediante il solo impiego di aerosol e di atomizzazione di estratto acquoso di Elicriso al 15 %. L'A. potè constatare che, nelle forme recenti, la remissione della sintomatologia obiettiva e subiettiva con esito in guarigione persistente, poteva essere ottenuta in pochi giorni.
Nelle forme non recenti invece il trattamento locale può indurre una notevole attenuazione della sintomatologia, ma soltanto l’associazione del trattamento locale con quello generale può condurre alla guarigione completa.
Anche nel raffreddore acuto e cronico di probabile origine mista, allergico-virale, la droga esplicherebbe un’efficace azione curativa sulla lacrimamazione, sulla rinorrea, sull'ostruzione nasale determinata dall’edema.
L’A. attribuisce molta importanza a questi risultati in quanto essi possono contribuire a spiegare gli effetti terapeutici che si ottengono in numerose altre affezioni, aventi in comune alcuni fattori patogenetici.
I risultati ottenuti dal Santini vennero successivamente confermati dal Pierantoni (22) il quale, avendo impiegato l’Elicriso in 16 casi di rinopatie allergiche, asmatiche è in 26 casi di rinopatie non allergiche, riferì di aver ottenuto buoni risultati in 12 casi, soddisfacenti in 24 e negativi in 6 casi.
2) Malattie allergiche
a) Nell'asma essenziale e nell’asma allergico il Santini ha osservato una certa discordanza di risultati che furono ottimi nel 50 % dei casi, mentre in alcuni altri furono assai modesti.
b) Allergia alimentare – L’A. ha compreso in questo gruppo quelle manifestazioni cliniche che derivando dall'azione di trofo-allergeni, si estrinsecano sia a carico dell'apparato digerente che di altri organi e sistemi.
L’Elicriso ha dimostrato di essere dotato di una buona azione curativa in pazienti affetti da gastrite, enterite e colite di origine certamente allergica e in particolare, nelle coliti iperergiche e nelle gastriti ipersecretive. L’Elicriso ha inoltre manifestato la sua attività anche quando l’allergene, superata la barriera gastrointestinale o il filtro epatico, ha dato luogo non solo a fatti locali ma anche a fenomeni generali come nel quadro della piccola e della grande anafilassi alimentare.
c) Orticaria, edema di Quincke e da siero, asma – L’Elicriso somministrato per os o applicato localmente sotto forma di pomata, ha manifestato una notevole azione curativa in numerosi pazienti affetti da orticaria a decorso clinico vario: forme ad accessi periodicamente ravvicinati e forme croniche a morfologia diversa (ponfoide, papulosa, vescicolosa, emorragica, gigante), casi nei quali si ottenne la guarigione clinica che potrebbe essere considerata definitiva in quanto, anche a distanza di anni, i malati non accusarono più alcuna manifestazione, pur senza essere costretti ad osservare speciali norme dietetiche.
Tre casi di edema di Quincke particolarmente gravi e resistenti ad altre terapie (antistaminica compresa) cedettero dopo due mesi di trattamento con decotto di Elicriso. I malati furono seguiti per un lungo periodo (due anni circa) durante il quale gli accessi che prima del trattamento si presentavano settimanalmente, non ebbero più a ripetersi.
Buoni risultati furono ottenuti dall’A. nelle manifestazioni cutanee, muscolari e articolari della malattia da siero, mentre nell’asma essenziale e nell’asma allergico l’A. riferisce di aver osservato una certa discordanza di risultati: ottimi in alcuni casi (50%) e assai modesti in altri.
d) Sindromi perivisceritiche addominali – Il fatto che questi quadri morbosi possono essere per lo più ricondotti ad una comune origine allergica [Albanese (23) ] ha indotto il Santini a sottoporre numerosi malati, in prevalenza di sesso femminile, al trattamento terapeutico con Elicriso. Tutti i malati presentavano lo stesso quadro sintomatologico subiettivo che si manifestava con dolore o dolorabilità localizzata specialmente nell’emiaddome destro e in particolare nel punto appendicolare e cistico; spesso nausea o vomito, diarrea alternata a stitichezza; varie turbe senso- riali: disturbi visivi, alterazione dell’equilibrio, parestesie; sonnolenza o insonnia, diminuzione di memoria, apatia, astenia ecc.
Il Santini riferisce di aver avuto la possibilità di seguire per lungo tempo i malati di questo gruppo nosologico e di aver potuto constatare che tutta la multiforme sintomatologia conseguente ai disturbi oggettivi e soggettivi, così come le alterazioni funzionali discinetiche, sono regredite o scomparse. Nella metà circa dei casi trattati si ottenne la guarigione mentre negli altri si ebbe una notevole riduzione dei disturbi. In tutti i casi si notò la scomparsa della febbricola che rappresenta uno dei sintomi più costanti di questi quadri morbosi.
Il Pappalepore (24) riferisce di aver trattato con Elicriso 33 pazienti comprendenti casi di visceriti e perivisceriti accompagnati o non da fatti artrosici o asmatici, di distonie neurovegetative, di disfunzioni epatiche, di nevrosi vasomotorie e trofiche, di angiopatie periferiche con risultati giudicati ottimi o buoni in 26 casi, dubbi in 4 per la presenza di lesioni concomitanti o per mancata perseveranza terapeutica e 2 nulli per lesioni ormai cronicizzate e irreversibili.
e) Piorrea alveolare – L’Albanese (23) ritenendo di poter considerare la piorrea alveolare come l’espressione di un particolare stato allergico, ha impiegato l’Elicriso nella terapia di questa affezione, come coadiuvante, con risultati definiti dall’A. incoraggianti anche se non definitivi, in quanto per giudicare del loro vero valore in questa forma, occorre poter seguire a lungo i malati.
3) Dermopatie
a) Psoriasi – Il Santini ha trattato una ventina di casi di psoriasi con
decotto di Elicriso somministrato per os e localmente con pomata, con risultati che l’A. definisce buoni. Anche le eventuali affezioni associate, quali l’artrite psoriasica, le mialgie, le cefalee e la sindrome asmatica, sono beneficamente influenzate.
b) Ittiosi – 6 malati affetti da ittiosi e sottoposti alla stessa terapia ne avrebbero tratto un discreto miglioramento.
c) Eczemi discrasici e professionali – In numerosi casi di eczemi discrasici trattati con terapia locale e generale, il Santini riferisce di aver ottenuto una guarigione completa nella maggior parte dei casi e un netto miglioramento negli altri.
Eczemi professionali da cemento e da vernici, trattati localmente con pomata, migliorarono notevolmente sia dal punto di vista obiettivo che subiettivo, nel 60-70 % dei casi trattati.
4) Ustioni e geloni
Il Santini ha osservato che l'Elicriso, sotto forma di pomata, ha una azione preventiva e curativa nell'eritema da raggi ultravioletti. Le ustioni di 1°, 2° e 3° grado, trattate con decotto di Elicriso per os e localmente con irrigazioni continue delle lesioni, con decotto al 20 % durante i primi giorni e quindi con pomata, sono favorevolmente influenzate. I processi riparativi avvengono più rapidamente, la plasmoraggia è ridotta, l'edema dei tessuti contigui alle lesioni regredisce e scompare in più breve tempo.
Notevole il fatto che l’applicazione locale di pomata induce una vera azione analgesica, con scomparsa del dolore, del bruciore e del prurito.
Per quanto riguarda il meccanismo d'azione, l'A. ritiene che l’effetto della pomata di Elicriso debba essere attribuito anche alla presenza di clorofilla per le sue proprietà eccitoproliferative e citoprotettive, nonché alle proprietà inibitrici della permeabilità cellulare di cui sono dotati i flavoni pure contenuti nella droga. Molto verosimilmente, nella pomata impiegata dall’A., preparata a base di un estratto acquoso di Elicriso non può essere contenuta la clorofilla perchè insolubile in acqua, mentre possono esservi contenuti i flavoni, i quali sotto forma glicosidica, possono passare nel prodotto dell'estrazione acquosa e conferirle quelle proprietà antiflogistiche e protettive contro le radiazioni che sono loro caratteristiche.
Analoga azione è stata osservata dall’A. nel trattamento dei geloni con lesioni di vario grado, casi nei quali la semplice pomata, applicata sulle lesioni di continuità, ha dimostrato di possedere una netta azione preventiva e curativa.
5) Malattie del fegato e delle vie biliari
Il Santini ha sperimentato l'Elicriso in diverse forme di epatopatie con risultati molto buoni. Nei casi di epatite sierosa su base allergica, i risultati sono stati sempre favorevoli, sia che il movente eziologico fosse infettivo, sia tossico primario dovuto a medicamenti ad azione epatotossica (Salvarsan, Atophan).
Nelle epatopatie degenerative ad eziologia varia, anche nei casi in cui si poteva presumere che la funzionalità epatica fosse gravemente compromessa, l'uso della droga ha determinato la regressione dei sintomi, documentabile anche dall’esito delle prove funzionali specifiche.
In un caso di cirrosi atrofica in fase ascitica, trattato dall'A., esclusivamente con Elicriso, si osservò che dopo la prima paracentesi, il fegato aumentò di volume e il trasudato endoperitoneale scomparve definitivamente.
L'A. descrive anche un caso di morbo di Gierke che trasse notevole vantaggio dall’uso della droga, la quale determinò, non solo la detumefazione del fegato, ma anche la normalizzazione dei valori glicemici con la conseguente scomparsa delle frequenti crisi ipoglicemiche. L'A. afferma inoltre di aver ottenuto benefici effetti anche in affezioni a carattere acuto, subacuto e cronico, della colecisti con manifestazioni viscerali riflesse, durature o ricorrenti.
L'azione dell'Elicriso sulla funzionalità epatica può essere giustificata anche dalla presenza nel suo fitocomplesso attivo, di composti cinarosimili, quali l'acido caffeico e l'acido clorogenico, dell’azione dei quali abbiamo trattato precedentemente (vedi Carciofo).
6) Cefalee e emicrania
Il Santini ha sperimentato l'Elicriso in numerosi pazienti affetti da cefalea abituale e da accessi emicranici, dopo averne constatata casualmente l’attività in diversi casi trattati con l’Elicriso per altre affezioni. In tutti i casi il Santini ebbe a constatare la scomparsa definitiva (i malati vennero seguiti per lunghi periodi dopo il trattamento) sia della cefalea abituale che degli accessi emicranici e ciò anche quando l'inizio di tali affezioni risaliva a vecchia data.
Nei casi recenti di emicrania, i risultati ottenibili con le dosi abituali sono, in generale più rapidi e più duraturi, mentre quelli meno recenti e vecchi, esigono un dosaggio più elevato ed un tempo più lungo per giungere ad un risultato terapeutico positivo. Recidive che a volte si manifestarono dopo 8-12 mesi, furono dominate ripetendo il trattamento.
Anche la cefalea degli ipertesi cede di solito, alla terapia con Elicriso, pur non riuscendo questa, ad influenzare i valori pressori.
7) Flebiti, flebotrombosi, edemi postflebitici, sindromi vasomotorie e vascolari periferiche
Il Santini ha sperimentato l'Elicriso sotto forma di pomata negli edemi periferici tromboflebitici, flebitici, postflebitici e da varici. La pomata applicata per massaggio e lasciata in sottile strato sulla cute degli arti inferiori, determina una notevole riduzione dell'infiltrazione dei tessuti, la scomparsa della dermatite eczematosa da stasi e delle concomitanti alterazioni distrofiche. Anche i sintomi subiettivi di tensione, di bruciore o di senso di freddo, di prurito, di crampi muscolari e di alterata funzionalità, regrediscono. Risultati evidenti si ottennero anche in edemi postflebitici di vecchia data con aspetto elefantiaco dell’arto. Analoga azione decongestionante ed anche analgesica, è stata notata pure nel trattamento della infiammazione delle vene emorroidarie.
8) Malattie oculari
L’estratto acquoso di Elicriso al 6% impiegato dal Santini come collirio per istillazione congiuntivale, nella terapia delle congiuntiviti acute, subacute e croniche, allergiche e primaverili e, per impacchi, nella terapia di alcune affezioni palpebrali (edema allergico blefariti), ha dimostrato di essere dotato di una rapida e costante azione curativa. L'A. riferisce che in tutte le forme trattate notò, fin dalle prime applicazioni, la scomparsa della fotofobia, della irritazione congiuntivaie, della lacrimazione e della secrezione mucosa.
9) Malattie reumartritiche
Furono trattati dal Santini pazienti affetti da artrite a carattere degenerativo, affezioni muscolari, nevralgiche e nevritiche, interessanti anche guaine, tendini, fascie, legamenti ecc. con sciroppo di Elicriso per os e con pomata applicata per massaggio strisciante una volta al giorno per 15'. I risultati ottenuti sono cosi riassunti dall’A.:
a) Artriti e poliartriti secondarie a reumatismo acuto: risultati buoni.
b) Poliartrite cronica primaria anchilosante: risultati buoni nella fase iniziale, mediocri nelle forme più evolute.
c) Osteoartrosi deformante primaria o secondaria: risultati buoni o soddisfacenti a seconda del grado di evoluzione della malattia.
d) Spondilite anchilosante e spondiloartrosi deformante: risultati discreti o mediocri, subordinatamente alla fase anatomo-clinica della malattia.
e) Osteoartrosi uratica: risultati buoni.
f) Malattie muscolari o paraarticolari (fibrositi): risultati buoni.
g) Nevralgie e nevriti: risultati buoni.
h) Crampi muscolari notturni delle estremità, manifestazioni di reumatismo ipertonico tipo Bauer: risultati buoni.
L’A. afferma di aver ottenuto risultati migliori nell’artrite uricemica in cui unitamente alla regressione di buona parte delle turbe viscerali proprie dell’alterato ricambio purinico, l’uso della droga determina la risoluzione delle manifestazioni osteoartritiche, sino alla scomparsa dei tofi gottosi.
Per quanto riguarda l’interpretazione del meccanismo d’azione dell’Elicriso in questi casi, come negli altri descritti nei singoli gruppi nosologici considerati, si può ritenere che analogamente a quanto detto a proposito dell’Agrimonia eupatoria, anche l’Elicriso agisca secondo un meccanismo antireazionale ACTH o cortisonosimile, capace quindi di modificare quadri clinici diversi, aventi però in comune un analogo substrato patogenetico.
Se si esclude qualche azione specifica, quale quella stimolante la funzione epatica, dovuta all'acido caffeico e ai composti suoi derivati, valgono quindi anche per l’Elicriso le considerazioni esposte a proposito dell’Agrimonia eupatoria, sui componenti di natura sterolica e triterpenica, come sostanze potenzialmente responsabili di tale azione.
Ricerche farmacologiche
Quello dell’Elicriso è uno dei casi, non rari nello studio delle piante medicinali, in cui la sperimentazione farmacologica non ha preceduto ma ha seguito quella clinica.
Occorre dire tuttavia che lo studio di questa droga è tuttora in corso di svolgimento e che molti aspetti della sua complessa costituzione chimica e della sua attività farmacologica e terapeutica, attendono ancora di essere definitivamente chiariti.
Le prime ricerche farmacologiche che potremmo definire orientative, furono eseguite dal Santini stesso, il quale indagò l’azione dell'Elicriso sul peso corporeo, sul ricambio della colesterina, sul fegato, sul sangue e sul pancreas endocrino.
Riassumeremo brevemente i risultati ottenuti sia dal Santini che da altri AA. che si sono occupati, più o meno estesamente, dell’argomento.
a) Azione sul peso corporeo – Estese esperienze del Santini hanno dimostrato che animali trattati con Elicriso subiscono un'iniziale diminuzione di peso. Dopo 10-12 giorni, si nota invece un netto incremento rispetto ai controlli, parallelamente all'aumento dell'appetito. Risultati analoghi furono ottenuti dal Pellegrini (25) e dal Secchi (26).
b) L'azione ipocolesterolemizzante fu anche indagata dal Santini sia nell’uomo che negli animali resi ipercolesterolemici. Molto verosimilmente quest’azione è dovuta ai componenti cinarinosimili (acido caffeico e composti analoghi) che entrano nella composizione chimica della droga (vedi Carciofo).
c) Azione dell’Elicriso sul sangue – Era stato già notato in pazienti affetti da artritismo e da disfunzioni epatiche con aumento della velocità di sedimentazione, che questa veniva ricondotta rapidamente alla norma nel corso del trattamento con Elicriso. Il Santini (18 b) osservò inoltre che aggiungendo un decotto di Elicriso al 15% al sangue, in determinate proporzioni, il sangue non coagula, non si ha emolisi o deformazione delle emazie e, contrariamente a quanto avviene con l’eparina, non avviene l’impilamento delle emazie.
L’aggiunta di Elicriso al sangue in corso di coagulazione, arresta il processo e lo rende parzialmente reversibile. Secondo il Santini tale azione anticoagulante non sarebbe determinata da sottrazione di calcio joni. Il principio anticoagulante non dializza da membrane di cellofan e sarebbe antagonizzato dalla presenza di saccarosio, poiché l’aggiunta di sciroppo di Elicriso anziché del semplice decotto, al sangue in vitro induce un aumento della velocità di coagulazione piuttosto che un ritardo o un’inibizione.
Nell’estrazione acquosa dell’Elicriso (decotto) sarebbe contenuto anche un principio antiautoemolitico e favorente la conservazione delle emazie. Il Santini dimostrò che nei casi di anemia emolitica, l’indice di emolisi viene aumentato, in vitro con l'aggiunta di una goccia di decotto per cc di sangue. Tale attività venne confermata e documentata dal Trabucchi (27) e, successivamente, dal Niccolini (28) il quale accertò che nell’Elicriso è contenuto un principio che si oppone all'autolisi delle emazie, che questo principio antiautoemolitico si raccoglie nelle prime frazioni dell’eluato acquoso su colonna di ossido di alluminio e che, isolato dagli altri principi contenuti nel decotto, perde progressivamente di attività.
Per quanto riguarda il probabile meccanismo d'azione di questo principio antiautoemolitico, l'A. formula l'ipotesi che sia dovuto ad una diminuzione di permeabilità di membrana.
Altra proprietà interessante dell'Elicriso, posta in luce dal Santini, è quella che riguarda l’azione dell’estratto acquoso (decotto) della droga, sulle reazioni ematiche di gruppo per la quale verrebbero bloccate sia in vitro che in vivo, le reazioni conseguenti alla mescolanza di campioni di sangue appartenenti a gruppi eterologhi.
Altro fenomeno interessante osservato dall'A. riguarda la negativizzazione della reazione di Wassermann che si ottiene per aggiunta di g 0,025 di un estratto acquoso al 10% di Elicriso ai reattivi.
d) Azione protettiva generale e riparatrice dei tessuti – Il trattamento locale e generale con Elicriso, protegge gli animali irradiati con dosi di raggi X che nei controlli provocano gravi radiodermiti e la morte. Negli animali trattati, la radiodermite manca o risulta più attenuata. Lo stesso trattamento impedisce la morte o prolunga notevolmente la sopravvivenza di animali in cui siano state provocate gravi ustioni o lesioni da congelamento.
La cicatrizzazione di ferite praticate sulla cute di animali da esperimento è più rapida negli animali trattati ed è possibile evitare la cancrena da ergotamina della coda del ratto, mediante il contemporaneo trattamento con Elicriso.
Anche le lesioni aderenziali determinate negli animali mediante iniezioni endoperitoneali di petrolio o di cloroformio, vengono ugualmente evitate.
Piccoli animali da laboratorio tenuti al buio e sottoalimentati, deperiscono meno dei controlli se trattati con Elicriso.
Anche lo sviluppo pilifero negli animali trattati con Elicriso, sembrerebbe intensificata (29) ma anche su questa proprietà, come su alcune altre enumerate in questo paragrafo e per le quali non è facile trovare una spiegazione soddisfacente, sarebbe opportuno istituire più estese indagini che ne confermino l’esistenza e ne precisino il meccanismo d'azione.
e) L’azione antiallergica dell’Elicriso è stata dimostrata dal Santini stesso il quale trovò che la droga negativizza il fenomeno di Vassely ed attenua quello di Auer. L’effetto protettivo dell'Elicriso di fronte a risposte allergiche limitate sarebbe anche nettamente visibile.
Il fenomeno di Arthus provocato nel coniglio, mediante iniezioni ripetute, di siero di cavallo, per via sottocutanea e nell’articolazione del ginocchio che, dopo 6 settimane, determinano nei controlli, un ben evidente processo infiammatorio, negli animali trattati con Elicriso tale reazione manca o appare limitata ad una lieve infiltrazione.
Non sembra tuttavia che l'Elicriso sia in grado di manifestare una sufficiente azione protettiva di fronte alla tipica crisi allergica da siero di cavia ma, come osserva il Trabucchi, anche il cortisone, data la violenza della reazione ana
Per quanto riguarda dazione antistaminica e antistaminogenetica, essa è stata indagata dal Niccolini, ma dai risultati da lui ottenuti sembrerebbe che un’attività di questo tipo non possa essere attribuita all’Elicriso. Il Trabucchi tuttavia, in considerazione del fatto che molte proprietà relative agli antistaminici (antiallergica, antianafilattica, desensibilizzante), sono comuni anche all’Elicriso, oltre che al cortisone e all’ACTH, ritiene che non si possa escludere l’esistenza di una certa analogia d’azione fra Elicriso, cortisonici e antistaminici propriamente detti.
f) L’azione epatoprotettiva dell’Elicriso è stata dimostrata dal Santini sperimentando su animali in cui era stata provocata una steatosi epatica mediante una dieta iperlipidica, idrocarbonata e aproteica. Ricerche in questo senso furono riprese in seguito dal Niccolini il quale dimostrò che l’Elicriso è dotato di una sensibile attività protettiva verso la reazione di scatenamento anafilattico endocolecistico, per la quale l’edema e le altre alterazioni infiltrative della mucosa, apparirebbero più limitate negli animali trattati con Elicriso che nei controlli.
Di fronte alla cirrosi epatica di tipo portale, determinata per mezzo dell’isotiocianato di a-naftile, l’effetto protettore dell’Elicriso esiste ma appare piuttosto limitato e ciò, forse, più per una maggior resistenza opposta dalla cellula epatica all’invasione connettivale, che ad una diretta inibizione di quest’ultima.
Nell’intossicazione da fosforo invece, l’azione dell’Elicriso risulterebbe molto più evidente, riuscendo essa a limitare notevolmente sia in estensione che in profondità, la degenerazione grassa del parenchima.
Nell’interpretazione di questa attività epatoprotettiva dell’Elicriso, non dovrebbe essere, secondo noi, trascurata l’importanza che molto verosimilmente potrebbero assumere i composti cinarinosimili (acido caffeico e composti analoghi) contenuti nella droga, come risulta anche da analoghe ricerche eseguite con preparati di Carciofo da altri Autori [Gaudin (30), Oudot (31)].
g) Azione dell’Elicriso sulle ghiandole endocrine – I risultati ottenuti dalla sperimentazione clinica e farmacologica dell’Elicriso, hanno permesso ad alcuni AA. di formulare l’ipotesi che certi aspetti dell’attività della droga potessero essere riferiti ad un’azione cortisonosimile. Così il Trabucchi trovò che l’Elicriso se aggiunto alla dieta scorbutigena della cavia, manifesta un’azione cortisonica, attenuando la fenomenologia dolorosa e prolungandone la sopravvivenza.
Il Giannotti (32) sperimentando su capre, constatò che la somministrazione di decotto di Elicriso, provoca un notevole aumento dell’ascorbogalattia che perdura anche parecchi giorni dopo sospesa la somministrazione. Tenuto conto che la presenza di acido ascorbico non è stata potuta dimostrare nell’Elicriso, sono state formulate dall’A. diverse ipotesi per spiegare questo risultato, senza peraltro giungere a conclusioni definitive. Il Maccione (33), in base alle note relazioni esistenti fra acido ascorbico e funzione corticosurrenalica, ha considerato le variazioni di peso e di contenuto di acido ascorbico dei surreni di animali trattati con Elicriso e trovò che il peso subiva un aumento durante i primi 10 giorni, mentre il tasso dell'acido ascorbico subiva una riduzione. In un secondo tempo, tanto il peso che il contenuto di acido ascorbico tornavano ai valori normali. Analoghi risultati sono stati ottenuti dal Valentini (34) sperimentando su di un maggior numero di animali (cavie).
Questi reperti tenderebbero dunque ad avvalorare l'ipotesi secondo cui alcuni aspetti dell'azione dell’Elicriso possono essere attribuiti ad una più o meno diretta eccitazione corticosurrenalica. Al trattamento con Elicriso seguirebbe perciò, iperfunzione surrenalica iniziale con conseguente maggior consumo di acido ascorbico, adattarnento del corticosurrene allo stimolo, con normalizzazione ponderale e tendenza al ritorno alla norma del contenuto di acido ascorbico, in secondo tempo.
Un altro fatto che deporrebbe a favore di un comportamento cortisonosimile dell'Elicriso, potrebbe essere rappresentato dalle sue notevoli capacità antiessudativa e antiflogistica, dimostrate dal Trabucchi misurando col compasso di spessore la reazione edemigena del piede posteriore del ratto, che si manifesta dopo due iniezioni di cc 0,1 di una soluzione di formalina al 2%, praticate alla distanza di 3 giorni l'una dall'altra, nell'oponeurosi plantare, secondo Selye-Brownler. In questo caso, nei ratti trattati con Elicriso, la reazione edematosa, era notevolmente attenuata rispetto a quella che si manifestava nei controlli.
Analogamente, la gravità dell'edema del muso e degli arti del ratto, conseguenti all'iniezione endoperitoneale di 1 cc di albume d'uovo per 100 g di p.c., viene attenuata mediante somministrazione di decotto di Elicriso al 15% somministrato per 1-8 giorni alla dose di 2 cc, il che depone ulteriormente a favore di una reazione antiessudativa di tipo cortisonico attribuibile all’Elicriso, mentre l’attenuazione della reazione congestizia ed essudativa, conseguente all'iniezione endoperitoneale di cloroformio e di essenza di trementina, confermerebbe quell'attività antiflogistica riconducibile anch’essa ad un’azione cortisonosimile che anche clinicamente l’Elicriso avrebbe dimostrato di possedere.
Per quanto riguarda il meccanismo d’azione di tale attività antiedemigena e antiflogistica, secondo il Niccolini, potrebbe essere posta in relazione con un’attività antijaluronidasica di cui l'Elicriso, analogamente ai cortisonici, sarebbe dotato.
Fra i diversi aspetti dell'azione dell'Elicriso precedentemente considerati e tali da avvalorare l'ipotesi di una sua azione cortisonosimile, potrebbe essere considerato anche quello riguardante la sua attività sul metabolismo epato-renale manifestantesi con un'azione anabolica verso i glucidi e catabolizzante verso i protidi, con conseguente iperglicogenopessi, iperazotemia e ipoazoturia. Il maggior consumo, iniziale, di ossigeno da parte del fegato e dei muscoli constatato dal Maccione sotto l'azione dell'Elicriso, proverebbe la maggior attività cui verrebbero sottoposti questi organi per l'aumentato metabolismo glucoprotidico, mentre il successivo ritorno alla norma di questi valori, esprimerebbe un adattamento che, in questo caso, si verificherebbe prima nel muscolo, poi nel fegato.
Il Niccolini formula quindi l'ipotesi che potrebbe trattarsi di un'azione stressante nel senso di Selye, con la quale si potrebbe spiegare anche l'iniziale aumento del metabolismo.
Il Niccolini ha poi studiato le modificazioni istologiche del corticosurrene provocate trattando conigli con a-naftilisotiocianato, solo od associato con Elicriso. Nel primo caso trovò che le alterazioni apprezzabili si manifestano soprattutto con un sovvertimento della regolarità della struttura reticolare e specialmente della zona fascicolata, nella quale anche la cromatofilia nucleare presenterebbe una non completa uniformità. Nel secondo caso l'A. ha rilevato un aspetto normale della corticale, con nuclei ben colorati, colonne cellulari molto più regolari che nel caso precedente e senza alcun segno di congestione o di degenerazione dell'organo e dei suoi tessuti.
h) Anche l'azione dell'Elicriso sul pancreas endocrino è stata indagata preliminarmente dal Santini il quale constatò che conigli digiuni trattati con Elicriso, presentavano una maggior sensibilità all’azione insulinica. Questo interessante effetto fu successivamente confermato dal Trabucchi il quale formulò l'ipotesi che i principi attivi dell'Elicriso esaltino gli effetti metabolici dell'insulina. Questo A. osservò inoltre che, ove questa azione venisse confermata anche clinicamente, l'Elicriso rappresenterebbe il primo mezzo terapeutico, praticamente innocuo, capace di esaltare l'effetto insulinico.
I risultati che emergono dal complesso delle indagini cliniche e sperimentali sino ad oggi eseguite sull'Elicriso, condurrebbero dunque alla concorde conclusione che a questa droga possa essere attribuita un'attività corticosurrenalica, dovuta forse più ad un’azione di stimolo e quindi ACTH simile, che ad un’azione sostitutiva vera e propria. Noi abbiamo voluto però accertarci se nell’Elicriso fossero contenute anche sostanze (steroliche o triterpeniche) atte ad essere trasformate, mediante eventuali processi di biosintesi o di biodegradazione (vedi Agrimonia) in ormoni o in sostanze ormonoismili, ad azione corticosurrenalica.
Avevamo intanto osservato che l’azione del decotto di Elicriso è piuttosto incostante e che, dopo le purificazioni eseguite per renderlo limpido, stabile ed esente da precipitati, perde gran parte della sua attività. Ne abbiamo dedotto che nel prodotto dell’estrazione acquosa eseguita a caldo e cioè nel decotto, passano anche e in quantità necessariamente variabili, sostanze attive non idrosolubili, che vengono poi allontanate e perdute durante le successive operazioni di purificazione. Abbiamo allora pensato di eseguire delle estrazioni con solventi organici e il prodotto di una di queste estrazioni, che chiameremo frazione H, venne studiato per determinarne la composizione chimica, l’azione farmacologica e l'attività terapeutica.
a) Composizione chimica – Lo studio chimico della frazione H venne affidato al Di Modica dell'Istituto chimico dell’Università di Torino, il quale in una prima serie di ricerche (15) riuscì a dimostrare la presenza in essa di b-sitosterolo e di linalolo.
b) Le ricerche farmacologiche che furono eseguite su questa frazione presso diversi istituti universitari, diedero risultati piuttosto contradditori, per cui occorre riconoscere che una dimostrazione sperimentale sicura, della attività ACTH o cortisonosimile della frazione studiata, non è stato ancora possibile ottenerla.
L’incarico di eseguire le prime ricerche in questo senso venne affidato al Niccolini (35) il quale, come abbiamo già veduto, sperimentò sotto questo aspetto, il prodotto dell’estrazione acquosa. Da tali ricerche risultò che nella frazione H sarebbero contenuti principi di tipo corticosurrenalico, appartenenti particolarmente al gruppo dei mineraloregolatori e degli anabolizzanti. Secondo l’A., la dose della frazione H capace di svolgere un’azione vicariante completa delle surrenali e tale da consentire la vita e l'incremento ponderale dei ratti decapsulati, corrisponderebbe a 10 mg/Kg per via orale.
A risultati del tutto diversi pervenne il Preziosi (36) il quale pur avendo studiato estesamente l’azione della frazione H sui ratti integri e decapsulati, non riuscì a mettere in evidenza alcuna attività di tipo corticosurrenalico.
I risultati di analoghe ricerche eseguite dal Toccafondi (37), preliminarmente alla sperimentazione clinica, confermerebbero invece quelli ottenuti dal Niccolini, in quanto avrebbero dimostrato che la frazione H è dotata di azione corticosurrenalica. Essa infatti, somministrata ai ratti per un periodo sufficientemente Iungo, condurrebbe ad un’atrofia del corticosurrene che sarebbe stata dimostrata oltre che con la diminuzione del rapporto peso surrene-peso corporeo, anche con l’esame istologico e con la diminuita secrezione dei 17-chetosteroidi. Anche in questo caso, la frazione H (alla dose di g 0,005) somministrata insieme con la dieta normale, a ratti decapsulati, ne avrebbe permesso la sopravvivenza e l’incremento ponderale. Inoltre, esperienze eseguite con la tecnica del «granuloma pouch» scondo Selye, avrebbero permesso all’A. di mettere in evidenza una spiccata azione antiflogistica della suddetta frazione.
c) Prove cliniche – Le prove cliniche sono state eseguite presso diverse cliniche universitarie e ospedaliere e i risultati ottenuti sono stati riassunti in singole relazioni tuttora inedite. Essi saranno raccolti e pubblicati insieme con le ricerche chimiche e farmacologiche, allorché queste saranno completate.
Si può intanto dire che le prove sino ad ora eseguite hanno concordemente dimostrato che l’azione corticosurrenalica della frazione H, si manifesta anche clinicamente ed in maniera tale da poter sostituire, più o meno completamente, i preparati cortisonici, in tutti quei casi in cui questi trovano la loro indicazione.
Una delle caratteristiche più interessanti emersa dalle prove sperimentali e da quelle cliniche, è l’assenza praticamente assoluta di tossicità e di tutte quelle azioni secondarie che non raramente conseguono alla terapia cortisonica.
Estratti e preparati vari
Estratto fluido (g 1 = XXXII gtt).
Dosi: ½-1 cucchiaino in un bicchiere d’acqua 3-4 volte pro die.
Preparazioni usuali e formule galeniche
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BIBLIOGRAFIA
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Buongiorno Dott. Magnanelli,
purtroppo la bibliografia risulta illeggibile. Me la potrebbe inviare per favore alla mia email: [email protected] ? Grazie
Buongiorno, l’articolo è tratto da:
“Piante Medicinali – Chimica, Farmacologia e Terapia” di R. Benigni, C. Capra e P.F.Cattorini
Buongiorno , chi è l’ A. a cui ci si riferisce nel presente articolo?
L’ Autore a cui si riferisca la A. dell’articolo è il Santini, medico condotto, acuto osservatore e appassionato cultore di Fitoterapia, che ha riconosciuto l’importanza terapeutica di questa, come quella di altre droghe e di aver suscitato intorno ad essa l’interesse dei clinici e dei farmacologi.
Può approfondire qui:
https://it.wikipedia.org/wiki/Leonardo_Santini