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Quanto conta davvero l’età del nostro cervello? Scopri il “brain age gap” e il suo impatto sulla memoria
Ti sei mai chiesto perché alcune persone mantengono una mente lucida anche in età avanzata, mentre altre sperimentano un declino cognitivo precoce? Una sorprendente risposta arriva dalla ricerca scientifica: non conta solo quanti anni hai, ma quanti anni ha il tuo cervello. O meglio, quanto è grande il divario tra la tua età anagrafica e quella “biologica” del cervello, il cosiddetto brain age gap.
Negli ultimi anni, l’attenzione degli scienziati si è concentrata su questo indicatore innovativo, capace di svelare nuove connessioni tra i fattori di rischio per il declino cognitivo e le reali capacità mentali. Ma cosa significa davvero avere un cervello “più vecchio” della propria età? E come può questa differenza influenzare memoria, attenzione e linguaggio?
Cos’è il brain age gap e perché è importante
Il brain age gap è la differenza tra l’età che il cervello “dimostra” attraverso le immagini diagnostiche (come la risonanza magnetica) e l’età reale della persona. Se il cervello appare più vecchio rispetto all’età anagrafica, si parla di un brain age gap positivo; se invece sembra più giovane, il gap è negativo (aan.com). Questo parametro si sta rivelando un potente mediatore nel legame tra fattori di rischio – come ipertensione, diabete, malattie cerebrovascolari – e le prestazioni cognitive.
In pratica, il brain age gap agisce come un ponte: i fattori di rischio non influenzano direttamente la memoria o il pensiero, ma lo fanno “invecchiando” il cervello più rapidamente. Più ampio è il gap, maggiore è la probabilità di deficit in aree come la memoria, il linguaggio e le funzioni esecutive (la capacità di pianificare, organizzare e risolvere problemi) (pubmed.ncbi.nlm.nih.gov, aan.com, drugs.com).
Benefici pratici: prevenzione e diagnosi precoce
Comprendere il ruolo del brain age gap offre vantaggi concreti. Innanzitutto, permette di identificare le persone più a rischio di declino cognitivo, anche quando non sono ancora presenti sintomi evidenti. Questo favorisce interventi mirati e tempestivi, come modifiche dello stile di vita o trattamenti specifici (pubmed.ncbi.nlm.nih.gov).
Inoltre, il brain age gap può aiutare i medici a valutare l’efficacia delle terapie e a personalizzare i percorsi di prevenzione. Ad esempio, chi presenta un gap elevato può essere seguito con maggiore attenzione e sottoposto a controlli più frequenti.
Rischi e falsi miti da sfatare
Un rischio comune è pensare che il brain age gap sia un destino ineluttabile: in realtà, molti fattori che “invecchiano” il cervello sono modificabili. Pressione alta, diabete, sedentarietà e fumo accelerano il gap, ma intervenire su questi elementi può rallentare il processo (aan.com, drugs.com).
Un altro falso mito è che il brain age gap sia solo una curiosità scientifica. Al contrario, studi recenti dimostrano che è strettamente legato a funzioni cognitive cruciali, soprattutto in persone con un alto carico di malattie cerebrovascolari. Le aree più vulnerabili sono l’esecutivo, il linguaggio e la capacità visuo-costruttiva (come disegnare o assemblare oggetti) (pubmed.ncbi.nlm.nih.gov).
Esempi concreti e testimonianze dalla ricerca
Uno studio pubblicato su Neurology ha coinvolto centinaia di adulti, analizzando il loro cervello tramite risonanza magnetica e test neuropsicologici. I risultati sono chiari: nelle persone con fattori di rischio come ipertensione e diabete, un brain age gap elevato corrisponde a prestazioni peggiori nei test di memoria e ragionamento (pubmed.ncbi.nlm.nih.gov, aan.com, drugs.com).
Gli autori sottolineano che “il brain age gap è un intermediario chiave che collega i fattori di rischio per il declino cognitivo alla funzione mentale, soprattutto nei soggetti con alta presenza di malattie cerebrovascolari” (pubmed.ncbi.nlm.nih.gov). Tuttavia, avvertono che lo studio è stato condotto principalmente su popolazioni del Sud-Est asiatico e con un disegno trasversale, quindi sarà necessario confermare questi dati con ricerche più ampie e di lungo periodo (pubmed.ncbi.nlm.nih.gov).
Conclusioni e consigli applicabili
La scoperta del brain age gap apre nuove prospettive nella prevenzione e nella cura del declino cognitivo. Ecco alcuni consigli pratici:
- Tieni sotto controllo i principali fattori di rischio: pressione, glicemia, colesterolo.
- Adotta uno stile di vita attivo, con esercizio fisico regolare e dieta equilibrata.
- Stimola la mente con attività cognitive e sociali.
- Parla con il tuo medico di eventuali esami di approfondimento se hai fattori di rischio noti.
Ricorda: il cervello può “invecchiare” più velocemente dell’anagrafe, ma molto dipende dalle tue scelte quotidiane. Investire nella salute cerebrale oggi significa garantirsi una mente più giovane e reattiva domani.
Fonti affidabili:
- PubMed (PMID: 40532185)
- American Academy of Neurology (aan.com)
- Drugs.com News (drugs.com)
- PubMed (PMID: 40396549) (pubmed.ncbi.nlm.nih.gov)
