A cosa serve l’acido ursodesossicolico?

Indicazioni, benefici e dosaggio dell’acido ursodesossicolico (UDCA) in gastroenterologia: colestasi croniche, litiasi biliare, effetti sul fegato ed eventi avversi

L’acido ursodesossicolico (UDCA) è un acido biliare “idrofilo” presente in piccole quantità nell’organismo e impiegato in gastroenterologia da diversi decenni. È conosciuto per il suo ruolo nel modulare la composizione della bile, nel favorire il deflusso biliare e nel proteggere le cellule epatiche dall’azione dannosa degli acidi biliari più “idrofobici”. In Italia è disponibile in più formulazioni e con diversi nomi commerciali, tra cui Deursil, e rientra nelle terapie cardine di alcune condizioni colestatiche. Questa guida illustra in modo chiaro e rigoroso a cosa serve l’acido ursodesossicolico, quali benefici può offrire, come viene impiegato e quali sono le principali cautele di utilizzo.

Dal punto di vista clinico, l’UDCA è considerato un farmaco di riferimento per alcune malattie epatobiliari selezionate. La sua azione è multifattoriale: rende la bile meno “litogena” (cioè meno incline a formare calcoli di colesterolo), stimola la secrezione biliare (effetto coleretico) e esercita effetti citoprotettivi e anti-apoptotici su colangiociti ed epatociti. Questo si traduce spesso in un miglioramento dei parametri di colestasi e infiammazione epatica e, in specifici contesti clinici, in un rallentamento della progressione di malattia. Nelle prossime sezioni esamineremo i principali benefici, gli usi più comuni e gli aspetti pratici della terapia, con un linguaggio accessibile ma attento alle evidenze utili anche per chi opera in ambito sanitario.

Benefici dell’acido ursodesossicolico

Il beneficio più riconosciuto dell’acido ursodesossicolico riguarda le malattie epatiche colestatiche croniche, in particolare la colangite biliare primitiva (PBC). In questo contesto l’UDCA è la terapia di prima linea: molti pazienti mostrano un miglioramento dei marcatori biochimici di colestasi (ad esempio fosfatasi alcalina e gamma-GT) e di funzionalità epatica (come bilirubina e, in parte, transaminasi). Nei soggetti che ottengono una risposta biochimica soddisfacente, l’UDCA è associato a un rallentamento della progressione istologica, a un minor rischio di scompenso e a una migliore sopravvivenza libera da trapianto. Il grado di beneficio dipende da fattori come lo stadio alla diagnosi e la precocità dell’avvio della terapia, motivo per cui l’identificazione e il trattamento tempestivi sono considerati elementi chiave della gestione clinica.

Un ulteriore ambito in cui l’UDCA offre vantaggi è la litiasi biliare selezionata. Rendendo la bile meno satura di colesterolo, può favorire la dissoluzione di piccoli calcoli di colesterolo radiotrasparenti in pazienti con colecisti funzionante e senza complicanze. Sebbene non sostituisca l’intervento chirurgico quando indicato, in casi ben selezionati può essere una strategia non invasiva o una misura di supporto, inclusa la riduzione del rischio di recidiva dopo litotrissia. Inoltre, in condizioni a rischio elevato di formazione di calcoli o di fango biliare — per esempio dopo rapida perdita di peso o alcuni interventi bariatrici — l’UDCA è impiegato a scopo profilattico per diminuire la probabilità di nuova litiasi, con un impatto potenziale su coliche biliari e complicanze correlate.

Sul piano sintomatologico, l’acido ursodesossicolico può contribuire ad attenuare alcuni disturbi legati alla colestasi. Il prurito colestatico, spesso invalidante, tende a ridursi in una quota di pazienti grazie al miglioramento del flusso biliare e alla diversa composizione degli acidi biliari circolanti; ciò è stato osservato in malattie come la PBC e, in maniera variabile, in altri quadri di colestasi intraepatica. Nella colestasi intraepatica della gravidanza l’UDCA è frequentemente utilizzato per migliorare il prurito e i profili biochimici materni: pur con esiti perinatali che dipendono da molteplici fattori clinici e dall’accurata sorveglianza ostetrica, il beneficio sintomatico materno è ritenuto un obiettivo importante. Anche l’ittero e il senso di malessere generale correlati alla stasi biliare possono attenuarsi in parte con la terapia, contribuendo a una migliore qualità di vita in diversi contesti colestatici.

Acido ursodesossicolico: utilizzi e benefici per il fegato

Utilizzi in gastroenterologia

Un beneficio spesso sottovalutato dell’acido ursodesossicolico è il suo profilo di tollerabilità, che consente trattamenti prolungati, requisito essenziale nelle malattie croniche. La maggior parte delle persone lo assume senza eventi avversi significativi, favorendo l’aderenza alla terapia e la possibilità di mantenere nel tempo i benefici biochimici e clinici. Questo è rilevante anche in percorsi di cura complessi, dove l’UDCA si inserisce come terapia di base alla quale possono essere affiancati, quando necessario, altri farmaci o interventi. In alcuni scenari selezionati, inoltre, l’UDCA può essere utilizzato come supporto in quadri di colestasi indotta da farmaci o in condizioni in cui la riduzione della “idrofobicità” della bile rappresenta un obiettivo terapeutico ragionevole. Nel complesso, la combinazione di efficacia in specifiche indicazioni, impatto sui sintomi e buona tollerabilità spiega perché l’acido ursodesossicolico rimanga un caposaldo nella gestione di diverse patologie epatobiliari.

Le indicazioni più consolidate comprendono la colangite biliare primitiva (PBC), in cui rappresenta la terapia di prima linea a lungo termine, e la dissoluzione di calcoli di colesterolo radiotrasparenti in pazienti con colecisti funzionante. Trova inoltre impiego nella profilassi della litiasi in situazioni a elevato rischio, come rapido dimagrimento o interventi bariatrici, e nel trattamento della colestasi intraepatica della gravidanza per il controllo del prurito e il miglioramento dei parametri biochimici materni.

Ulteriori utilizzi includono selezionati quadri di colestasi indotta da farmaci o post-operatoria, dove l’UDCA può essere considerato come terapia di supporto nell’ambito di una valutazione clinica complessiva. In malattie come la colangite sclerosante primitiva le evidenze sono eterogenee e l’impiego non è sistematico; la decisione terapeutica richiede una definizione chiara degli obiettivi e un monitoraggio dell’andamento clinico e biochimico nel tempo.

Effetti sulla salute del fegato

Dal punto di vista fisiopatologico, l’UDCA esercita effetti citoprotettivi su colangiociti ed epatociti, stabilizzando le membrane cellulari e contrastando l’azione detergente e pro-apoptotica degli acidi biliari più idrofobici. Favorisce l’espressione e l’attività di trasportatori canalicolari che facilitano l’escrezione degli acidi biliari, aumentando il flusso biliare complessivo. Presenta inoltre proprietà antinfiammatorie e immunomodulanti che, pur variando in intensità tra le diverse patologie, contribuiscono al miglioramento dei parametri biochimici. Questi meccanismi si traducono, in clinica, in un alleggerimento del carico tossico sulla cellula epatica e in una migliore omeostasi biliare. Nei pazienti in cui il danno d’organo è ancora reversibile, tali effetti possono risultare particolarmente significativi nel prevenire la progressione verso fibrosi e cirrosi.

Sul profilo biochimico, la terapia si associa frequentemente a una riduzione di fosfatasi alcalina e gamma-GT e, in misura variabile, di bilirubina e transaminasi. Tali modifiche riflettono un miglioramento del trasporto canalicolare e una minore citotossicità da acidi biliari, con benefici clinici più evidenti nelle forme colestatiche croniche in cui la progressione del danno può essere rallentata.

Non tutte le epatopatie, tuttavia, traggono beneficio documentato dall’UDCA. Nelle forme non colestatiche, come la steatosi epatica metabolica o le epatiti virali, l’impatto su esiti clinicamente rilevanti non è stato dimostrato in modo consistente; inoltre, l’impiego in alcune colangiopatie come la colangite sclerosante primitiva è oggetto di cautela e non rientra tra le indicazioni consolidate. La selezione appropriata dei pazienti è quindi determinante per massimizzare il rapporto beneficio/rischio.

Dosaggio e somministrazione

L’acido ursodesossicolico viene somministrato per via orale, generalmente sotto forma di compresse o capsule. La posologia varia in base alla patologia da trattare e alle caratteristiche individuali del paziente. È fondamentale seguire attentamente le indicazioni del medico curante per garantire l’efficacia del trattamento e minimizzare il rischio di effetti collaterali.

Per la dissoluzione dei calcoli biliari di colesterolo, la dose abituale è di circa 8-10 mg per kg di peso corporeo al giorno, suddivisa in due o tre somministrazioni. Il trattamento può durare diversi mesi, spesso tra 6 e 24, e richiede monitoraggi periodici per valutare la risposta terapeutica e l’eventuale dissoluzione dei calcoli. (informazionisuifarmaci.it)

Nel caso della cirrosi biliare primitiva, il dosaggio consigliato è generalmente di 13-15 mg per kg di peso corporeo al giorno, suddiviso in due o tre dosi. Anche in questo caso, la durata del trattamento è prolungata e richiede controlli regolari della funzionalità epatica per monitorare l’efficacia e la sicurezza della terapia. (my-personaltrainer.it)

È importante assumere l’acido ursodesossicolico con il cibo per migliorare l’assorbimento e ridurre al minimo gli effetti collaterali gastrointestinali. In caso di dimenticanza di una dose, è consigliabile assumerla il prima possibile, a meno che non sia quasi il momento della dose successiva; in tal caso, si deve saltare la dose dimenticata e proseguire con il normale schema posologico.

Possibili effetti collaterali

L’acido ursodesossicolico è generalmente ben tollerato, ma, come tutti i farmaci, può causare effetti indesiderati in alcuni pazienti. Gli effetti collaterali più comuni includono disturbi gastrointestinali come diarrea, feci molli o pastose e, occasionalmente, nausea o vomito. Questi sintomi tendono a manifestarsi nelle prime settimane di trattamento e spesso si risolvono con la continuazione della terapia.

In rari casi, possono verificarsi calcificazioni dei calcoli biliari, che rendono il trattamento meno efficace. Inoltre, sono stati segnalati casi isolati di orticaria e prurito cutaneo. È fondamentale informare il medico curante di qualsiasi effetto indesiderato persistente o grave, in modo da valutare l’opportunità di modificare la terapia o il dosaggio. (humanitas.it)

Per ridurre il rischio di effetti collaterali, è consigliabile seguire una dieta equilibrata, povera di grassi e colesterolo, e mantenere uno stile di vita sano. Inoltre, è importante evitare l’assunzione concomitante di farmaci che possono interagire con l’acido ursodesossicolico, come alcuni antiacidi contenenti sali di alluminio, che possono ridurre l’assorbimento del farmaco.

In conclusione, l’acido ursodesossicolico rappresenta una terapia efficace per diverse patologie epatobiliari, ma richiede un’attenta gestione del dosaggio e un monitoraggio regolare per garantire la sicurezza e l’efficacia del trattamento. È essenziale seguire le indicazioni del medico curante e comunicare tempestivamente eventuali effetti indesiderati o preoccupazioni riguardanti la terapia.

Per approfondire

Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA): Informazioni ufficiali sui farmaci approvati in Italia, inclusi dettagli sull’acido ursodesossicolico.

Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF): Società scientifica che fornisce linee guida e aggiornamenti sulle terapie per le malattie epatiche.

Epicentro – Istituto Superiore di Sanità: Portale di epidemiologia per la sanità pubblica, con informazioni sulle malattie del fegato e i trattamenti disponibili.