Betaferon: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi (Interferone Beta 1B): sicurezza e modo d’azione

Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi (Interferone Beta 1B) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

Betaferon è indicato per il trattamento di

pazienti che abbiano manifestato un singolo evento demielinizzante con un processo infiammatorio attivo abbastanza grave da giustificare il trattamento con corticosteroidi per via endovenosa, per i quali siano state escluse altre diagnosi, e che siano considerati ad alto rischio per lo sviluppo di una sclerosi multipla clinicamente definita (vedere paragrafo 5.1).

pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente caratterizzata da due o più recidive nell’arco degli ultimi due anni.

pazienti con sclerosi multipla secondariamente progressiva con malattia in fase attiva, evidenziata da recidive.

Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi: come funziona?

Ma come funziona Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi

Categoria farmacoterapeutica: Citochine, Interferoni,

Codice ATC: L03 AB 08

Meccanismo d’azione

Gli interferoni appartengono alla famiglia delle citochine, che sono proteine di origine naturale. Gli interferoni hanno un peso molecolare compreso tra 15.000 e 21.000 Dalton. Sono state identificate tre classi principali di interferoni: alfa, beta e gamma. L’interferone alfa, l’interferone beta e l’interferone gamma possiedono attività biologiche sovrapponibili, ma distinte. Le attività dell’interferone beta-1b sono specie-specifiche e, di conseguenza, le informazioni farmacologiche più pertinenti sull’interferone beta-1b derivano da studi su cellule umane in coltura o da studi in vivo nell’uomo.

E’ stato dimostrato che l’interferone beta-1b possiede proprietà sia antivirali sia immunomodulanti. I meccanismi mediante i quali l’interferone beta-1b esercita i suoi effetti nella sclerosi multipla non sono ancora chiaramente definiti. Comunque, è noto che le proprietà dell’interferone beta-1b di modificare la risposta biologica sono mediate dalla sua interazione con recettori cellulari specifici localizzati sulla superficie delle cellule umane. Il legame dell’interferone beta-1b con questi recettori induce l’espressione di una serie di prodotti genici, che si ritiene siano i mediatori delle attività biologiche dell’interferone beta-1b. Un certo numero di questi prodotti è stato determinato nelle frazioni sierica e cellulare del sangue prelevato da pazienti trattati con l’interferone beta-1b. L’interferone beta-1b da un lato riduce l’affinità di legame, dall’altro incrementa l’internalizzazione e la degradazione dei recettori per l’interferone gamma. L’interferone beta-1b inoltre potenzia l’attività soppressiva delle cellule mononucleate del sangue periferico.

Non sono stati effettuati studi specifici riguardo all’influenza di Betaferon sui sistemi cardiovascolare e respiratorio e sulla funzionalità degli organi endocrini.

Efficacia e sicurezza clinica

Sclerosi multipla recidivante remittente

E’ stato condotto uno studio clinico controllato sull’uso di Betaferon in pazienti con sclerosi multipla recidivante remittente e autonomia deambulatoria (EDSS basale da 0 a 5,5). I pazienti trattati con Betaferon hanno presentato una riduzione della frequenza (30%) e della gravità delle recidive cliniche nonché del numero di ricoveri legati alla malattia. Inoltre vi era un prolungamento dell’intervallo libero da recidive. Non vi è alcuna prova di un effetto del Betaferon sulla durata delle esacerbazioni osui sintomi presenti nell’intervallo tra le esacerbazioni e non è stato osservato alcun effetto sulla progressione della malattia nella sclerosi multipla recidivante-remittente.

Sclerosi multipla secondariamente progressiva

Sono stati condotti due studi clinici controllati con Betaferon su 1.657 pazienti con sclerosi multipla secondariamente progressiva (EDSS basale da 3 a 6,5, ovvero pazienti con autonomia deambulatoria). I pazienti con una forma leggera della malattia e pazienti incapaci di camminare non sono stati esaminati. I due studi hanno dimostrato risultati incoerenti per quanto riguarda il tempo finale intercorrente ad una progressione confermata, a rappresentazione di un ritardo della progressione della disabilità.

Uno di questi due studi ha dimostrato per i pazienti trattati con Betaferon un ritardo statisticamente significativo nel tempo della progressione della disabilità (Hazard Ratio = 0,69, CI 95% (0,55, 0,86), p= 0,0010 corrispondente ad una diminuzione del rischio pari al 31% attribuibile a Betaferon) e nel tempo necessario a divenire dipendenti dalla sedia a rotelle (Hazard Ratio = 0,61, CI 95% (0,44, 0,85), p= 0,0036 corrispondente ad una diminuzione del rischio pari al 39% attribuibile a Betaferon). Tale effetto è continuato durante il periodo di osservazione fino a 33 mesi. L’effetto del trattamento è stato riscontrato nei pazienti a tutti i livelli di disabilità monitorati e indipendentemente dall’attività delle recidive.

Nel secondo studio con Betaferon in pazienti con sclerosi multipla secondariamente progressiva non è stato osservato alcun ritardo nel tempo di progressione della disabilità. Esiste prova che i pazienti compresi in tale studio presentavano una malattia complessivamente meno attiva rispetto ai pazienti dell’altro studio sulla sclerosi multipla secondariamente progressiva.

In meta-analisi retrospettive che comprendevano i dati di entrambi gli studi, è stato osservato un effetto complessivo del trattamento che era statisticamente significativo (p=0,0076; 8,0 milioni di UI di Betaferon contro tutti i pazienti trattati con placebo).

Delle analisi retrospettive per sottogruppi hanno evidenziato che un effetto del trattamento sulla progressione della disabilità è più probabile nei soggetti che presentano la malattia in forma attiva prima di intraprendere il trattamento (Hazard Ratio 0,72, CI 95% (0,59, 0,88), p=0,0011) corrispondente ad una riduzione del rischio pari al 28% attribuibile a Betaferon nei pazienti con recidive o con una progressione EDSS pronunciata, 8,0 milioni di UI di Betaferon contro tutti i pazienti trattati con placebo). Da tali analisi retrospettive per sottogruppi non è risultata alcuna evidenza che suggerisse che le recidive, così come una progressione EDSS pronunciata (EDSS >1 punto o > 0,5 punto per EDSS ≥6 nei due anni precedenti) possano aiutare ad identificare i pazienti con la malattia in forma attiva.

In entrambi gli studi, i pazienti affetti da sclerosi multipla secondariamente progressiva trattati con Betaferon hanno presentato una riduzione della frequenza (30%) delle recidive cliniche. Non vi è prova di un possibile effetto di Betaferon sulla durata delle esacerbazioni.

Singolo evento demielinizzante indicativo di sclerosi multipla

Uno studio clinico controllato è stato condotto con Betaferon in pazienti che avessero manifestato un singolo evento clinico con referto RM indicativo di sclerosi multipla (almeno due lesioni clinicamente silenti nella RM pesata in T2). Sono stati inclusi pazienti con inizio della malattia monofocale o multifocale (vale a dire pazienti con evidenza clinica di una lesione singola o almeno di due lesioni, rispettivamente, del sistema nervoso centrale). È stato necessario escludere eventuali altre patologie, diverse dalla sclerosi multipla, che potessero spiegare meglio i segni e i sintomi del paziente. Questo studio è stato suddiviso in due fasi: una fase controllata con placebo, seguita da una fase programmata di follow-up. La fase controllata con placebo è durata 2 anni, o fino a che il paziente ha sviluppato una sclerosi multipla clinicamente definita (CDMS), a seconda dell’evento verificatosi per primo. Dopo la fase controllata con placebo, i pazienti hanno iniziato una fase programmata di follow-up con Betaferon per valutare gli effetti dell’inizio immediato del trattamento con Betaferon rispetto all’inizio ritardato, mettendo a confronto pazienti inizialmente randomizzati per Betaferon ("gruppo trattamento immediato") o per placebo ("gruppo trattamento ritardato"). I pazienti e i medici sperimentatori non erano a conoscenza dell’assegnazione iniziale a un tipo di trattamento.

Tabella 3: Risultati di efficacia primaria degli studi BENEFIT e BENEFIT follow-up

Risultati anno 2 Fase controllata con placebo Risultati anno 3 Follow-up in aperto Risultati anno 5 Follow-up in aperto
Betaferon 250 mcg n=292 Placebo n=176 Tratta-mento imme-diato Betaferon 250 mcg n=292 Tratta-mento ritardato Betaferon 250 mcg n=176 Tratta-mento imme-diato Betaferon 250 mcg n=292 Tratta-mento ritardato Betaferon 250 mcg n=176
Numero di pazienti che hanno completato la fase di studio 271 (93%) 166 (94%) 249 (85%) 143 (81%) 235 (80%) 123 (70%)
Variabili di efficacia primaria
Tempo di sviluppo della CDMS
Stime di Kaplan-Meier 28% 45% 37% 51% 46% 57%
Riduzione del rischio 47% versus placebo 41% versus trattamento ritardato con Betaferon 37% versus trattamento ritardato con Betaferon
Rapporto di rischio con intervallo di confidenza del 95% HR = 0,53 [0,39; 0,73] HR = 0,59 [0,42; 0,83] HR = 0,63 [0,48; 0,83]
log-rank test p < 0,0001 p = 0,0011 p = 0,0027
Betaferon ha aumentato di 363 giorni il tempo di sviluppo della CDMS, dai 255 giorni del gruppo placebo ai 618 giorni del gruppo Betaferon (basato sul 25° percentile)
Tempo di sviluppo della SM secondo McDonald
Stime di Kaplan-Meier 69% 85% Nessun endpoint primario Nessun endpoint primario
Riduzione del rischio 43% versus placebo
Rapporto di rischio con intervallo di confidenza del 95% HR = 0,57 [0,46; 0,71]
log-rank test p < 0,00001
Tempo di sviluppo della progressione confermata sulla scala EDSS
Stime di Kaplan-Meier Nessun endpoint primario 16% 24% 25% 29%
Riduzione del rischio 40% versus trattamento ritardato con Betaferon 24% versus trattamento ritardato con Betaferon
Rapporto di rischio con intervallo di confidenza del 95% HR = 0,60 [0,39; 0,92] HR = 0,76 [0,52; 1,11]
log-rank test p = 0,022 p=0,177

Nella fase controllata con placebo, con Betaferon è stato osservato un ritardo statisticamente significativo e clinicamente rilevante della progressione dal primo evento clinico alla CDMS. La robustezza dell’effetto del trattamento è stato dimostrato anche dal ritardo della progressione verso la sclerosi multipla secondo i criteri di McDonald (Tabella 3).

L’analisi dei sottogruppi secondo i fattori basali ha dimostrato un’efficacia sostanziale sulla progressione verso la CDMS in tutti i sottogruppi studiati. Il rischio di progressione verso la CDMS entro 2 anni è stato maggiore nei pazienti con manifestazioni monofocali e almeno 9 lesioni T2 o intensificazione con Gd alla RM cerebrale basale. Nei pazienti con manifestazioni multifocali, il rischio di CDMS era indipendente dai referti della RM basale, indicanti un alto rischio di CDMS a causa della disseminazione della malattia sulla base di dati clinici. Non esiste una definizione universalmente accettata per un paziente ad alto rischio, anche se un approccio più cauto è di accettare almeno 9 lesioni T2 iperintense alla scansione iniziale e almeno una nuova lesione T2 o una nuova lesione con intensificazione con gadolinio (Gd) nella scansione di follow-up almeno 1 mese dopo la scansione iniziale. In ogni caso, il trattamento va considerato solo per i pazienti classificati ad alto rischio.

La terapia con Betaferon è stata ben accettata, come dimostrato dall’alta percentuale di completamento dello studio (93% nel gruppo trattato con Betaferon). Per aumentare la tollerabilità del Betaferon, la dose è stata titolata e all’inizio del trattamento sono stati somministrati farmaci antinfiammatori non steroidei. Inoltre, la maggior parte dei pazienti ha usato un autoiniettore per tutta la durata dello studio.

Nella fase di follow-up in aperto, l’effetto del trattamento sulla CDMS è stato ancora evidente dopo 3 e 5 anni (Tabella 3), anche se la maggior parte dei pazienti del gruppo placebo è stata trattata con Betaferon almeno a iniziare dal secondo anno. La progressione sulla scala EDSS (aumento confermato di almeno un punto sulla scala EDSS in confronto al basale) è stata meno marcata nel gruppo di trattamento immediato (Tabella 3, effetto significativo dopo 3 anni, nessun effetto significativo dopo 5 anni). La maggior parte dei pazienti in entrambi i gruppi di trattamento non ha manifestato alcuna progressione della disabilità nel periodo di 5 anni. Per il trattamento “immediato” non sono state rilevate evidenze sicure di benefici per questo parametro di esito. Non è stato evidenziato beneficio, attribuibile al trattamento immediato con Betaferon, nella qualità della vita (misurato da FAMS – Functional Assessment of MS: Treatment Outcomes Index).

Sclerosi multipla recidivante remittente, sclerosi multipla secondariamente progressiva e singolo evento demielinizzante indicativo di sclerosi multipla

In tutti gli studi sulla sclerosi multipla, Betaferon è risultato efficace nel ridurre l’attività della malattia (infiammazione acuta a livello del sistema nervoso centrale e alterazioni permanenti dei tessuti) secondo quanto osservato da imaging con risonanza magnetica. Il rapporto fra l’attività della malattia nella sclerosi multipla misurata da imaging con risonanza magnetica e l’esito clinico non è ancora del tutto chiaro.


Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi

Categoria farmacoterapeutica: Citochine, Interferoni, Codice ATC: L03 AB 08

Meccanismo d’azione

Gli interferoni appartengono alla famiglia delle citochine, che sono proteine di origine naturale. Gli interferoni hanno un peso molecolare compreso tra 15.000 e 21.000 Dalton. Sono state identificate tre classi principali di interferoni: alfa, beta e gamma. L’interferone alfa, l’interferone beta e l’interferone gamma possiedono attività biologiche sovrapponibili, ma distinte. Le attività dell’interferone beta-1b sono specie-specifiche e, di conseguenza, le informazioni farmacologiche più pertinenti sull’interferone beta-1b derivano da studi su cellule umane in coltura o da studi in vivo nell’uomo.

E’ stato dimostrato che l’interferone beta-1b possiede proprietà sia antivirali sia immunomodulanti. I meccanismi mediante i quali l’interferone beta-1b esercita i suoi effetti nella sclerosi multipla non sono ancora chiaramente definiti. Comunque, è noto che le proprietà dell’interferone beta-1b di modificare la risposta biologica sono mediate dalla sua interazione con recettori cellulari specifici localizzati sulla superficie delle cellule umane. Il legame dell’interferone beta-1b con questi recettori induce l’espressione di una serie di prodotti genici, che si ritiene siano i mediatori delle attività biologiche dell’interferone beta-1b. Un certo numero di questi prodotti è stato determinato nelle frazioni sierica e cellulare del sangue prelevato da pazienti trattati con l’interferone beta-1b.

L’interferone beta-1b da un lato riduce l’affinità di legame, dall’altro incrementa l’internalizzazione e la degradazione dei recettori per l’interferone gamma. L’interferone beta-1b inoltre potenzia l’attività soppressiva delle cellule mononucleate del sangue periferico.

Non sono stati effettuati studi specifici riguardo all’influenza di Betaferon sui sistemi cardiovascolare e respiratorio e sulla funzionalità degli organi endocrini.

Efficacia e sicurezza clinica

Sclerosi multipla recidivante remittente

E’ stato condotto uno studio clinico controllato sull’uso di Betaferon in pazienti con sclerosi multipla recidivante remittente e autonomia deambulatoria (EDSS basale da 0 a 5,5). I pazienti trattati con Betaferon hanno presentato una riduzione della frequenza (30%) e della gravità delle recidive cliniche nonché del numero di ricoveri legati alla malattia. Inoltre vi era un prolungamento dell’intervallo libero da recidive. Non vi è alcuna prova di un effetto del Betaferon sulla durata delle esacerbazioni o

sui sintomi presenti nell’intervallo tra le esacerbazioni e non è stato osservato alcun effetto sulla progressione della malattia nella sclerosi multipla recidivante-remittente.

Sclerosi multipla secondariamente progressiva

Sono stati condotti due studi clinici controllati con Betaferon su 1.657 pazienti con sclerosi multipla secondariamente progressiva (EDSS basale da 3 a 6,5, ovvero pazienti con autonomia deambulatoria). I pazienti con una forma leggera della malattia e pazienti incapaci di camminare non sono stati esaminati. I due studi hanno dimostrato risultati incoerenti per quanto riguarda il tempo finale intercorrente ad una progressione confermata, a rappresentazione di un ritardo della progressione della disabilità.

Uno di questi due studi ha dimostrato per i pazienti trattati con Betaferon un ritardo statisticamente significativo nel tempo della progressione della disabilità (Hazard Ratio = 0,69, CI 95% (0,55, 0,86), p= 0,0010 corrispondente ad una diminuzione del rischio pari al 31% attribuibile a Betaferon) e nel tempo necessario a divenire dipendenti dalla sedia a rotelle (Hazard Ratio = 0,61, CI 95% (0,44, 0,85), p= 0,0036 corrispondente ad una diminuzione del rischio pari al 39% attribuibile a Betaferon). Tale effetto è continuato durante il periodo di osservazione fino a 33 mesi. L’effetto del trattamento è stato riscontrato nei pazienti a tutti i livelli di disabilità monitorati e indipendentemente dall’attività delle recidive.

Nel secondo studio con Betaferon in pazienti con sclerosi multipla secondariamente progressiva non è stato osservato alcun ritardo nel tempo di progressione della disabilità. Esiste prova che i pazienti compresi in tale studio presentavano una malattia complessivamente meno attiva rispetto ai pazienti dell’altro studio sulla sclerosi multipla secondariamente progressiva.

In meta-analisi retrospettive che comprendevano i dati di entrambi gli studi, è stato osservato un effetto complessivo del trattamento che era statisticamente significativo (p=0,0076; 8,0 milioni di UI di Betaferon contro tutti i pazienti trattati con placebo).

Delle analisi retrospettive per sottogruppi hanno evidenziato che un effetto del trattamento sulla progressione della disabilità è più probabile nei soggetti che presentano la malattia in forma attiva prima di intraprendere il trattamento (Hazard Ratio 0,72, CI 95% (0,59, 0,88), p=0,0011) corrispondente ad una riduzione del rischio pari al 28% attribuibile a Betaferon nei pazienti con recidive o con una progressione EDSS pronunciata, 8,0 milioni di UI di Betaferon contro tutti i pazienti trattati con placebo). Da tali analisi retrospettive per sottogruppi non è risultata alcuna evidenza che suggerisse che le recidive, così come una progressione EDSS pronunciata (EDSS >1 punto o > 0,5 punto per EDSS ?6 nei due anni precedenti) possano aiutare ad identificare i pazienti con la malattia in forma attiva.

In entrambi gli studi, i pazienti affetti da sclerosi multipla secondariamente progressiva trattati con Betaferon hanno presentato una riduzione della frequenza (30%) delle recidive cliniche. Non vi è prova di un possibile effetto di Betaferon sulla durata delle esacerbazioni.

Singolo evento demielinizzante indicativo di sclerosi multipla

Uno studio clinico controllato è stato condotto con Betaferon in pazienti che avessero manifestato un singolo evento clinico con referto RM indicativo di sclerosi multipla (almeno due lesioni clinicamente silenti nella RM pesata in T2). Sono stati inclusi pazienti con inizio della malattia monofocale o multifocale (vale a dire pazienti con evidenza clinica di una lesione singola o almeno di due lesioni, rispettivamente, del sistema nervoso centrale). È stato necessario escludere eventuali altre patologie, diverse dalla sclerosi multipla, che potessero spiegare meglio i segni e i sintomi del paziente. Questo studio è stato suddiviso in due fasi: una fase controllata con placebo, seguita da una fase programmata di follow-up. La fase controllata con placebo è durata 2 anni, o fino a che il paziente ha sviluppato una sclerosi multipla clinicamente definita (CDMS), a seconda dell’evento verificatosi per primo. Dopo la fase controllata con placebo, i pazienti hanno iniziato una fase programmata di follow-up con Betaferon per valutare gli effetti dell’inizio immediato del trattamento con Betaferon rispetto all’inizio ritardato, mettendo a confronto pazienti inizialmente randomizzati per Betaferon ("gruppo trattamento immediato") o per placebo ("gruppo trattamento ritardato"). I pazienti e i medici sperimentatori non erano a conoscenza dell’assegnazione iniziale a un tipo di trattamento.

Tabella 3: Risultati di efficacia primaria degli studi BENEFIT e BENEFIT follow-up

Risultati anno 2 Fase controllata con placebo Risultati anno 3 Follow-up in aperto Risultati anno 5 Follow-up in aperto
Betaferon 250 mcg
n=292
Placebo
n=176
Tratta- mento imme- diato Betaferon 250 mcg
n=292
Tratta- mento ritardato Betaferon 250 mcg
n=176
Tratta- mento imme- diato Betaferon 250 mcg
n=292
Tratta- mento ritardato Betaferon 250 mcg
n=176
Numero di pazienti che hanno completato la fase di studio 271 (93%) 166 (94%) 249 (85%) 143 (81%) 235 (80%) 123 (70%)
Variabili di efficacia primaria
Tempo di sviluppo della CDMS
Stime di Kaplan- Meier 28% 45% 37% 51% 46% 57%
Riduzione del rischio 47% versus placebo 41% versus trattamento 37% versus trattamento
ritardato con Betaferon ritardato con Betaferon
Rapporto di rischio HR = 0,53 [0,39; 0,73] HR = 0,59 [0,42; 0,83] HR = 0,63 [0,48; 0,83]
con intervallo di
confidenza del 95% p < 0,0001 p = 0,0011 p = 0,0027
log-rank test
Betaferon ha
aumentato di 363
giorni il tempo di
sviluppo della CDMS,
dai 255 giorni del
gruppo placebo ai 618
giorni del gruppo
Betaferon (basato sul
25° percentile)
Tempo di sviluppo della SM secondo McDonald
Stime di Kaplan- Meier 69% 85% Nessun endpoint primario Nessun endpoint primario
Riduzione del rischio 43% versus placebo
Rapporto di rischio HR = 0,57 [0,46; 0,71]
con intervallo di
confidenza del 95% p < 0,00001
log-rank test
Tempo di sviluppo della progressione confermata sulla scala EDSS
Stime di Kaplan- Meier Nessun endpoint primario 16% 24% 25% 29%
Riduzione del rischio 40% versus trattamento 24% versus trattamento
ritardato con Betaferon ritardato con Betaferon
Rapporto di rischio HR = 0,60 [0,39; 0,92] HR = 0,76 [0,52; 1,11]
con intervallo di
confidenza del 95% p = 0,022 p=0,177
log-rank test

Nella fase controllata con placebo, con Betaferon è stato osservato un ritardo statisticamente significativo e clinicamente rilevante della progressione dal primo evento clinico alla CDMS. La robustezza dell’effetto del trattamento è stato dimostrato anche dal ritardo della progressione verso la sclerosi multipla secondo i criteri di McDonald (Tabella 3).

L’analisi dei sottogruppi secondo i fattori basali ha dimostrato un’efficacia sostanziale sulla progressione verso la CDMS in tutti i sottogruppi studiati. Il rischio di progressione verso la CDMS entro 2 anni è stato maggiore nei pazienti con manifestazioni monofocali e almeno 9 lesioni T2 o intensificazione con Gd alla RM cerebrale basale. Nei pazienti con manifestazioni multifocali, il rischio di CDMS era indipendente dai referti della RM basale, indicanti un alto rischio di CDMS a causa della disseminazione della malattia sulla base di dati clinici. Non esiste una definizione universalmente accettata per un paziente ad alto rischio, anche se un approccio più cauto è di accettare almeno 9 lesioni T2 iperintense alla scansione iniziale e almeno una nuova lesione T2 o una nuova lesione con intensificazione con gadolinio (Gd) nella scansione di follow-up almeno 1 mese dopo la scansione iniziale. In ogni caso, il trattamento va considerato solo per i pazienti classificati ad alto rischio.

La terapia con Betaferon è stata ben accettata, come dimostrato dall’alta percentuale di completamento dello studio ( 93% nel gruppo trattato con Betaferon). Per aumentare la tollerabilità del Betaferon, la dose è stata titolata e all’inizio del trattamento sono stati somministrati farmaci antinfiammatori non steroidei. Inoltre, la maggior parte dei pazienti ha usato un autoiniettore per tutta la durata dello studio.

Nella fase di follow-up in aperto, l’effetto del trattamento sulla CDMS è stato ancora evidente dopo 3 e 5 anni (Tabella 3), anche se la maggior parte dei pazienti del gruppo placebo è stata trattata con

Betaferon almeno a iniziare dal secondo anno. La progressione sulla scala EDSS (aumento confermato di almeno un punto sulla scala EDSS in confronto al basale) è stata meno marcata nel gruppo di trattamento immediato (Tabella 3, effetto significativo dopo 3 anni, nessun effetto significativo dopo

5 anni). La maggior parte dei pazienti in entrambi i gruppi di trattamento non ha manifestato alcuna progressione della disabilità nel periodo di 5 anni. Per il trattamento “immediato” non sono state rilevate evidenze sicure di benefici per questo parametro di esito. Non è stato evidenziato beneficio, attribuibile al trattamento immediato con Betaferon, nella qualità della vita (misurato da FAMS – Functional Assessment of MS: Treatment Outcomes Index).

Sclerosi multipla recidivante remittente, sclerosi multipla secondariamente progressiva e singolo evento demielinizzante indicativo di sclerosi multipla

In tutti gli studi sulla sclerosi multipla, Betaferon è risultato efficace nel ridurre l’attività della malattia (infiammazione acuta a livello del sistema nervoso centrale e alterazioni permanenti dei tessuti) secondo quanto osservato da imaging con risonanza magnetica. Il rapporto fra l’attività della malattia nella sclerosi multipla misurata da imaging con risonanza magnetica e l’esito clinico non è ancora del tutto chiaro.


Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi: dati sulla sicurezza

I livelli sierici di Betaferon sono stati rilevati in pazienti e volontari per mezzo di un saggio biologico non completamente specifico. Tra 1 e 8 ore dopo iniezione sottocutanea di 500 microgrammi (16,0 milioni di UI) di interferone beta-1b sono stati osservati livelli sierici massimi di circa 40 UI/ml. Da vari studi è stato possibile stimare che le velocità medie di “clearance” e le emivite delle fasi di eliminazione dal siero erano al massimo 30 ml·min-1·kg-1 e 5 ore, rispettivamente.

L’iniezione di Betaferon somministrato a giorni alterni non determina un incremento dei livelli sierici e la farmacocinetica non sembra variare durante la terapia.

La biodisponibilità assoluta dell’interferone beta-1b somministrato sottocute era approssimativamente del 50%.


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi

Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi: interazioni

Non sono stati effettuati studi d’interazione.

L’effetto della somministrazione a giorni alterni di 250 microgrammi (8,0 milioni di UI) di Betaferon sul metabolismo di farmaci in pazienti con sclerosi multipla non è noto. La somministrazione, per periodi fino a 28 giorni, di corticosteroidi o di ACTH per la terapia delle recidive è risultata ben tollerata dai soggetti in trattamento con Betaferon.

Data la mancanza di esperienza clinica, nei pazienti con sclerosi multipla l’uso concomitante di Betaferon e di immunomodulatori diversi dai corticosteroidi o dall’ACTH non è raccomandato.

Non sono stati condotti studi d’interazione con antiepilettici.


Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Betaferon 250 mcg /ml polvere e solvente per soluzione iniettabi: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

Non sono stati effettuati studi sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari.

Eventi avversi a livello del sistema nervoso centrale associati all’uso di Betaferon potrebbero influenzare, in pazienti sensibili, la capacità di guidare veicoli e di usare macchinari.

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco