Firdapse: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Firdapse 10 mg compresse (Amifampridina Fosfato): sicurezza e modo d’azione

Firdapse 10 mg compresse (Amifampridina Fosfato) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

Trattamento sintomatico della sindrome miastenica di Lambert-Eaton (LEMS) negli adulti.

Firdapse 10 mg compresse: come funziona?

Ma come funziona Firdapse 10 mg compresse? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Firdapse 10 mg compresse

Categoria farmacoterapeutica: altri faramaci del sistema nervoso, codice ATC: N07XX05. Meccanismo d’azione

L’amifampridina blocca i canali del potassio voltaggio-dipendenti, e in tal modo prolunga la depolarizzazione della membrana cellulare presinaptica. Il prolungamento del potenziale d’azione aumenta il trasporto del calcio nelle terminazioni nervose. Il conseguente incremento delle concentrazioni di calcio intracellulare agevola l’esocitosi delle vescicole contenenti acetilcolina, e questo, a sua volta, favorisce la trasmissione neuromuscolare.

Tutto questo migliora la forza muscolare e l’ampiezza del potenziale d’azione muscolare composto (CMAP) a riposo, di una differenza media ponderata complessiva di 1,69 mV (95% CI da 0,60 a 2,77).

Effetti farmacodinamici

Il profilo farmacodinamico di amifampridina è stato studiato nell’ambito di un intervallo di dosi. Uno studio prospettico randomizzato, controllato verso placebo, condotto su 26 pazienti affetti da sindrome miastenica di Lambert-Eaton (LEMS), ha evidenziato l’efficacia clinica di amifampridina, alla dose standard massima raccomandata di 60 mg al giorno (Sanders et al 2000). Due studi ulteriori per un totale di 57 pazienti affetti da LEMS, hanno riportato dati relativi a dosi più elevate di amifampridina. McEvoy et al 1989, riporta i dati di uno studio a breve termine, su 12 pazienti affetti da LEMS, il quale ha dimostrato che la somministrazione di amifampridina a dosi fino a 100 mg al giorno, per un periodo di tre giorni, è risultata efficace per il trattamento dei sintomi autonomici e motori della LEMS. Sanders et al 1998, presenta dati sull’efficacia e la sicurezza del trattamento con amifampridina a dosi fino a 100 mg al giorno, per 45 pazienti affetti da LEMS, sottoposti al trattamento per un periodo medio di 31 mesi. Pertanto, in circostanze eccezionali, dosi più elevate, fino a un massimo di 80 mg al giorno, possono avere effetti positivi se somministrate con un adeguato controllo di sicurezza. Si raccomanda di effettuare la titolazione della dose da 60 a 80 mg al giorno, con aumenti di 5 mg ogni 7 giorni. La titolazione con gli aumenti di dose deve essere interrotta se si manifestano reazioni avverse o anomalie nell’ECG.

In volontari sani, è stato utilizzato l’effetto di una dosa singola da 30 mg o 60 mg di amifampridina fosfato per valutare la relazione farmacocinetica-QTc della concentrazione di amifampridina sull’esposizione alla ripolarizzazione cardiaca. Questa valutazione è stata condotta in uno studio di Fase 1, crossover, in doppio cieco, randomizzato, condotto in uomini e donne sani che sono acetilatori lenti (n=52), per definire gli effetti di amifampridina fosfato sull’ECG a tali dosi, comparato con placebo e moxifloxacina (un controllo positivo). Come da misurazioni del ritmo cardiaco e della durata degli intervalli di PR e QRS, non si sono verificati effetti di amifampridina fosfato su ritmo

cardiaco, conduzione atrioventricolare o depolarizzazione cardiaca. In seguito alla somministrazione di amifampridina fosfato, nessun soggetto ha sviluppato nuovi rilevanti cambiamenti morfologici all’ECG. Come da misurazioni effettuate usando l’intervallo QTc, non è stato osservato alcun effetto di amifampridina fosfato sulla ripolarizzazione cardiaca.

Efficacia clinica e sicurezza

In pazienti adulti con LEMS, di età pari o superiore a 18 anni (n=26), è stato condotto uno studio clinico con sospensione, in doppio cieco, controllato con placebo, randomizzato, per valutare l’efficacia e la sicurezza di amifampridina fosfato. Prima della randomizzazione i pazienti sono stati mantenuti per almeno 7 giorni con una dose stabile di amifampridina fosfato somministrata regolarmente. In questo studio di quattro giorni i pazienti durante il Giorno 0 sono stati randomizzati (1:1) con amifampridina fosfato (alla dose ottimale per il paziente) o con placebo. Il Giorno 0 sono state ottenute le valutazioni basali. Gli endpoint primari sono stati la modifica del punteggio di riferimento (Change from baseline – CFB –) per i punteggi di Impressione Globale del Paziente (Patient Global Impression – SGI –) e di Miastenia Gravis Quantitativa (Quantitative Myasthenia Gravis – QMG –) registrati al Giorno 4. Un endpoint secondario di efficacia è stato la modifica dal punteggio di riferimento al punteggio CGI-I registrato al Giorno 4, che è stato determinato dai medici. Ai pazienti è stato permesso di utilizzare dosi stabili di inibitori periferici della colinesterasi o corticosteroidi. Sono stati esclusi dallo studio i pazienti che si erano di recente sottoposti a terapie immunomodulanti (per esempio, azatioprina, micofenolato, ciclosporina), o a plasmaferesi o che di recente avevano fatto uso di rituximab o di immunoglobulina G per via endovenosa. I pazienti avevano un’età media pari a 55,5 anni (intervallo: 31-75 anni), il 62% era di sesso femminile e il 38% di sesso maschile.

In seguito al periodo di interruzione di 4 giorni, i pazienti trattati con amifampridina fosfato hanno mantenuto la forza muscolare, comparati con i pazienti trattati con placebo che hanno mostrato un peggioramento della forza muscolare. La differenza media, in termini di modifiche di QMG totale e SGI, rispetto al punteggio di riferimento, osservata tra i trattamenti è stata pari rispettivamente

a -6,54 (95% CI: -9,78, -3,29; p=0,0004) e 2,95 (95% CI: 1,53, 4,38; p=0,0003), con entrambi i valori

statisticamente favorevoli aell’amifampridina fosfato. Inoltre, come determinato dai medici, i punteggi CGI-I al Giorno 4 hanno mostrato un significativo miglioramento nei pazienti che hanno continuato con amifampridina fosfato, rispetto al placebo (p=0,0020).

Sintesi dei cambiamenti negli endpoint primari e secondari di efficacia dai valori di riferimento

Valutazione Amifampridina (n=13) Placebo (n=13)
Punteggi QMGa
Media LSd 0,00 6,54
Differenza tra medie LS (95% CI) -6,54 (-9,78, -3,29)
Valore pd 0,0004
Punteggi SGIb
Media LSd -0,64 -3,59
Differenza tra medie LS (95% CI) 2,95 (1,53, 4,38)
Valore pd 0,0003
Punteggi SGIc
Media (SD) 3,8 (0,80) 5,5 (1,27)
Valore pe 0,0020

a Intervallo del punteggio QMG totale 0 – 39, 13 elementi, 0-3 punti a ogni test. Più punti = peggiori i sintomi.

b SGI è una scala formata da 7 punti che valuta l’impressione globale sugli effetti del trattamento oggetto dello studio (da 1=terribile a 7=entusiasta).

c CGI-I è una scala formata da 7 punti basata sui cambiamenti di sintomi, comportamento e abilità funzionali (da 1=migliorati molto a 7=peggiorati molto).

d Il CFB per il punteggio QMG totale è stato creato come la risposta con effetti fissi per il trattamento e per il QMG alla valutazione di riferimento.

e Valore p basato sul test Wilcoxon rank sum per le differenze di trattamento.

Questo medicinale è stato autorizzato in “circostanze eccezionali”. Ciò significa che data la rarità della malattia non è stato possibile ottenere informazioni complete su questo medicinale.

L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) esaminerà annualmente qualsiasi nuova informazione che si renderà disponibile sul medicinale e questo riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP) verrà aggiornato, se necessario.


Firdapse 10 mg compresse: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Firdapse 10 mg compresse, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Firdapse 10 mg compresse

Assorbimento

Nell’uomo, l’amifampridina somministrata per via orale viene assorbita rapidamente, e il picco plasmatico della concentrazione viene raggiunto dopo 0,6 – 1,3 ore (valori medi).

Nell’uomo, il tasso e l’entità dell’assorbimento di amifampridina sono influenzati dal cibo (vedere Tabella 2). Quando l’amifampridina fosfato è stata somministrata insieme al cibo, è stata osservata una diminuzione di Cmax e AUC, e un aumento del tempo per il raggiungimento delle massime concentrazioni plasmatiche, rispetto alla somministrazione in assenza di cibo. In presenza di cibo, è stato osservato un aumento di 2 volte del tempo di raggiungimento della Cmax (Tmax). Analogamente, i valori di Cmax e AUC0-? sono risultati più alti a digiuno che a stomaco pieno. Complessivamente, sulla base di rapporti di medie geometriche (stomaco pieno rispetto a stomaco vuoto), il cibo ha rallentato e ridotto l’assorbimento di amifampridina, con una riduzione media dell’esposizione, valutata in base alla Cmax, del 44% circa e una riduzione dell’esposizione, valutata in base alla AUC, del 20% circa.

Le evidenti differenze nell’emivita di eliminazione plasmatica sono risultate da 3 a 4 volte superiori fra i soggetti nello studio sugli effetti del cibo. Sulla base della rilevazione di amifampridina non metabolizzato e del principale metabolita, amifampridina 3-N-acetilata, rilevati nelle urine, la biodisponibilità è di circa il 93 – 100%.

Tabella 2: Parametri farmacocinetici relativi ad amifampridina dopo la somministrazione, a digiuno o dopo il consumo di cibo, di una singola dose orale di amifampridina fosfato

Amifampridina 20 mg Cmax
(ng/ml) media (DS), intervallo
AUC0-?
(ng?h/ml) media (DS), intervallo
Tmax
(h)
media (DS), intervallo
t1/2
(h)
media (DS), intervallo
A digiuno 59,1 (34,4); 117 (76,6); 0,637 (0,247); 2,5 (0,73);
(N=45) 16-137 22,1-271 0,25-1,5 1,23-4,31
Dopo il 40,6 (31,3); 109 (76,4); 1,31 (0,88); 2,28 (0,704);
consumo di 2,81-132 9,66-292 0,5-4,0 0,822-3,78
cibo* (N=46)

* Consumo di un pasto standard ad alto tenore di grassi

In uno studio condotto su volontari sani, l’esposizione sistemica di amifampridina è stata particolarmente influenzata dall’attività metabolica globale di acetilazione degli enzimi NAT e del genotipo NAT2. I geni NAT sono altamente polimorfi e determinano fenotipi con una velocità variabile dell’attività di acetilazione, che oscilla tra lenta e veloce. Nello studio condotto su volontari sani, sono stati definiti acetilatori veloci quelli con un tasso di metaboliti della caffeina > 0,3 e acetilatori lenti quelli con un tasso di metaboliti della caffeina < 0,2. Negli acetilatori lenti l’esposizione ad amifampridina è stata significativamente maggiore rispetto agli acetilatori veloci. Tra acetilatori veloci e lenti, e a tutti i livelli di dose, sono state osservate differenze statisticamente significative nei parametri farmacocinetici di amifampridina Cmax, AUC0-?, t1/2 e clearance apparente. In questo studio, gli acetilatori lenti hanno manifestato più reazioni avverse rispetto agli acetilatori

veloci. In questo studio, il profilo di sicurezza è compatibile con le reazioni avverse osservate nei pazienti trattati con amifampridina.

Tabella 3: parametri farmacocinetici medi di amifampridina, in soggetti sani, dopo singole dosi orali (5-30 mg), in fenotipi acetilatori lenti e veloci

Dose di
amifampridina (mg)
5 10 20 30
Soggetti (n) 6 6 6 6 6 6 6 6
Fenotipo
dell’acetilatore
Veloce Lento Veloce Lento Veloce Lento Veloce Lento
Parametri PK medi di amifampridina
AUC0-t
(ng·h/ml)
2,89 30,1 9,55 66,3 24,7 142 43,5 230
AUC0-?
(ng·h/ml)
3,57 32,1 11,1 68,9 26,2 146 45,2 234
Cmax (ng/ml) 3,98 17,9 9,91 34,4 16,2 56,7 25,5 89,6
Tmax (h) 0,750 0,830 0,805 1,14 1,04 1,07 0,810 1,29
t1/2 (h) 0,603 2,22 1,21 2,60 1,23 2,93 1,65 3,11

Il tasso medio di acetilazione della caffeina in questi 12 soggetti esposti a quattro dosi crescenti sono stati 0,408 e 0,172, rispettivamente, per gli acetilatori veloci e gli acetilatori lenti.

Distribuzione

La distribuzione di amifampridina è stata studiata nel ratto. Dopo somministrazione orale di amifampridina radiomarcata [14C], il materiale radioattivo è stato rapidamente assorbito nel tratto gastrointestinale e si è ampiamente distribuito in tutto l’organismo. Le concentrazioni nei tessuti sono in genere simili o maggiori a quelle nel plasma, e massime negli organi escretori (fegato, reni e tratto gastrointestinale) ed in alcuni tessuti ghiandolari (ghiandole lacrimali, salivari, mucose, ipofisi e tiroide).

Biotrasformazione

Gli studi in vitro e in vivo sull’uomo indicano che l’amifampridina è metabolizzato in un unico metabolita principale, l’amifampridina 3-N-acetilata.

Eliminazione

Nell’uomo, entro 24 ore dalla somministrazione, dal 93,2% al 100% di amifampridina viene escreta nelle urine come amifampridina (19%) e come metabolita amifampridina 3-N-acetilata (dal 74,0% all’81,7%). L’emivita di eliminazione plasmatica è di circa 2,5 ore per amifampridina e di 4 ore per il metabolita amifampridina 3-N-acetilata.

La clearance complessiva di amifampridina è dovuta principalmente al metabolismo mediante N-acetilazione e il fenotipo acetilatore ha un effetto maggiore sul metabolismo e l’eliminazione

individuali di amifampridina, rispetto all’eliminazione stabilita sulla base della funzione renale (vedere tabella 4).

Compromissione renale

In linea generale, l’esposizione ad amifampridina è stata più elevata nei soggetti con una compromissione renale, rispetto ai soggetti con una funzione renale nella norma; l’effetto del fenotipo di NAT2 ha però avuto un effetto maggiore sull’esposizione individuale ad amifampridina, rispetto alla condizione della funzione renale (vedere tabella 4). L’esposizione ad amifampridina, valutata in base alla AUC0–?, è stata fino a 2 volte superiore negli acetilatori lenti e fino a 3 volte superiore negli acetilatori veloci con severa compromissione renale, rispetto ai soggetti con funzione renale nella

norma. L’esposizione valutata sulla base della Cmax è stata marginalmente influenzata dalla compromissione renale, a prescindere dallo stato dell’acetilazione.

Al contrario, i livelli di esposizione al metabolita 3-N-acetile hanno risentito in misura maggiore della compromissione renale, rispetto ai parametri relativi ad amifampridina. L’esposizione al

metabolita 3-N-acetile, valutata sulla base della AUC0–?, è stata fino a 6,8 volte superiore negli acetilatori lenti e fino a 4 volte superiore negli acetilatori veloci con severa compromissione renale, rispetto ai soggetti con funzione renale nella norma. L’esposizione valutata sulla base della Cmax, è stata solo marginalmente influenzata dalla compromissione renale, a prescindere dallo stato dell’acetilazione. Sebbene il metabolita sia inattivo per i canali del potassio, le potenziali ripercussioni dell’accumulo nei tessuti non bersaglio non sono note.

Tabella 4: Parametri di PK medi di amifampridina, in soggetti con funzione renale normale e compromessa, dopo la somministrazione di una singola dose orale (10 mg), in fenotipi acetilatori lenti e veloci

Condizione della funzione
renale
Normale Lieve compromissione Moderata compromissione Severa compromissione
Soggetti (n) 4 4 4 4 4 4 4 4
Fenotipo di
NAT2
Veloce Lento Veloce Lento Veloce Lento Veloce Lento
Parametri farmacocinetici (PK) medi di amifampridina
AUC 0-?
(ng·ora/ml)
10,7 59,1 16,1 81,3 14,3 126 32,8 119
Cmax (ng/ml) 7,65 38,6 11,1 33,5 8,33 52,5 9,48 44,1
Tmax (ore) 0,44 0,43 0,88 0,88 0,51 0,55 0,56 0,63
t1/2 (ore) 1,63 2,71 1,86 2,95 1,72 3,89 1,64 3,17
Parametri farmacocinetici (PK) medi di 3-N-acetil amifampridina
AUC 0 -?
(ng·ora/ml)
872 594 1264 1307 2724 1451 3525 4014
Cmax (ng/ml) 170 115 208 118 180 144 164 178
Tmax (ore) 1,13 0,75 1,44 1,38 2,00 1,13 1,63 2,81
t1/2 (ore) 4,32 4,08 5,35 7,71 13,61 6,99 18,22 15,7

Compromissione epatica

In pazienti con compromissione epatica, non sono disponibili dati sulla farmacocinetica di amifampridina (vedere paragrafì 4.2 e 4.4).

Popolazione pediatrica:

Per i pazienti pediatrici, non esistono dati sulla farmacocinetica di amifampridina (vedere paragrafo 4.2).

L’effetto dell’età sulla farmacocinetica di amifampridina non è stato studiato.


Firdapse 10 mg compresse: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Firdapse 10 mg compresse agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Firdapse 10 mg compresse è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Firdapse 10 mg compresse: dati sulla sicurezza

In studi farmacologici di sicurezza sui topi, non si sono osservati effetti sull’apparato respiratorio fino a 10 mg/kg, o sul sistema nervoso centrale fino a 40 mg/kg.

In uno studio di tossicità a dosi ripetute su topi e cani, si sono osservati effetti sul sistema nervoso centrale e autonomo, un aumento del peso del fegato e dei reni, nonché effetti cardiaci (blocco atrioventricolare di secondo grado). A causa della sensibilità dei modelli animali utilizzati, dagli studi sugli animali non si sono ottenuti margini di sicurezza per l’esposizione nell’uomo.

In uno studio sulla carcinogenicità alimentare nei ratti, della durata di 2 anni, l’amifampridina ha causato piccoli aumenti dose-correlati, ma statisticamente significativi, nell’incidenza di Schwannomi in entrambi i sessi e di carcinomi endometriali nelle femmine. La rilevanza clinica di questi risultati non è nota.

L’amifampridina non è risultata genotossica in una batteria standard di test in vitro e in vivo.

Sono stati condotti degli studi sugli animali per la valutazione della tossicità di amifampridina sulla riproduzione e sullo sviluppo nel topo e nel coniglio, con dosi fino a 75 mg/kg/die. In topi trattati con dosi fino a 75 mg/kg/die, amifampridina non ha provocato alcuna reazione avversa sulla fertilità maschile o femminile, e non è stato osservato alcun effetto sullo sviluppo post-natale o sulla fertilità, nella progenie degli animali trattati. In uno studio sulla riproduzione, relativo al periodo perinatale/postnatale, condotto su topi femmine gravide trattate con amifampridina, è stato osservato un incremento dose-correlato della percentuale di madri con prole nata morta (16,7%-20%), con dosi pari a 22,5 mg/kg/die e 75 mg/kg/die (1,1 e 2,7 volte la dose di 80 mg/die nell’uomo, sulla base della Cmax). Tuttavia, in uno studio simile su femmine gravide di coniglio, non vi è stato alcun effetto sulla sopravvivenza embrio-fetale, valutata subito prima della nascita, con dosi fino a 57 mg/kg/die.


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Firdapse 10 mg compresse: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Firdapse 10 mg compresse

Firdapse 10 mg compresse: interazioni

Interazioni farmacocinetiche

Medicinali eliminati attraverso metabolismo o secrezione attiva

Non vi sono dati circa gli effetti di amifampridina sul metabolismo o sulla secrezione attiva di altri medicinali. Occorre quindi seguire con attenzione particolare i pazienti sottoposti a un trattamento concomitante con medicinali eliminati attraverso metabolismo o secrezione attiva. Se possibile, è consigliato il monitoraggio. Se necessario, si dovrà adeguare la dose del medicinale somministrato contemporaneamente. È controindicato l’uso concomitante di medicinali con stretto indice terapeutico (vedere paragrafo 4.3).

Interazioni farmacodinamiche

Sulla base delle proprietà farmacodinamiche di amifampridina, è controindicato l’uso concomitante con sultopride o altri medicinali noti per causare il prolungamento dell’intervallo QT (ad esempio, disopiramide, cisapride, domperidone, rifampicina e ketoconazolo), poiché tali associazioni possono aumentare il rischio di tachicardia ventricolare, e in particolare della torsione di punta (vedere paragrafì 4.3 e 5.1).

Associazioni che richiedono precauzioni di impiego

Medicinali di cui è noto l’effetto di abbassamento della soglia della crisi convulsiva

L’uso concomitante di amifampridina e di sostanze di cui sia noto l’effetto di abbassamento della soglia epilettica, può aumentare il rischio di crisi convulsive. La decisione di somministrare sostanze

pro-convulsivanti o tali da abbassare la soglia della crisi convulsiva deve essere valutata con estrema attenzione, data la gravità dei rischi associati. Tali sostanze comprendono gran parte degli antidepressivi (antidepressivi triciclici, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina), neurolettici (fenotiazine e butirrofenoni), meflochina, bupropione e tramadolo (vedere

paragrafi 4.4 e 5.1). Associazioni da valutare

Medicinali con effetti atropinici

Deve essere valutato l’uso concomitante di amifampridina e di medicinali con effetti atropinici, che può ridurre l’effetto di entrambi i principi attivi. I medicinali con effetti atropinici includono antidepressivi triciclici, gran parte degli antistaminici atropinici H1, anticolinergici, medicinali

anti-Parkinson, antispasmodici atropinici, disopiramide, neurolettici fenotiazinici e clozapina.

Medicinali con effetti colinergici

Deve essere valutato l’uso concomitante di amifampridina e di medicinali con effetti colinergici (per esempio, inibitori diretti e indiretti della colinesterasi), perché può aumentare l’effetto di entrambi i principi attivi.

Medicinali miorilassanti ad azione non depolarizzante

Deve essere valutato l’uso concomitante di amifampridina e di medicinali miorilassanti ad azione non depolarizzante (per esempio, mivacurio e pipercurio) che può ridurre l’effetto di entrambi i principi attivi.

Medicinali miorilassanti ad azione depolarizzante

Deve essere valutato l’uso concomitante di amifampridina e di medicinali miorilassanti ad azione depolarizzante (per esempio, sussametonio) perché può ridurre l’effetto di entrambi i principi attivi.


Firdapse 10 mg compresse: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Firdapse 10 mg compresse: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

A causa di reazioni avverse come sonnolenza, capogiri, crisi convulsive e visione annebbiata, amifampridina può alterare lievemente o moderatamente la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari (vedere paragrafo 4.8).

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco