Senna
Tratto da “Piante Medicinali – Chimica, Farmacologia e Terapa” di R. Benigni, C. Capra e P.F.Cattorini
——
Senna- Ultimo aggiornamento pagina: 27/02/2018
Indice dei contenuti
- Generalità
- Componenti principali
- Proprietà farmacologiche
- Estratti e preparati vari
- Preparazioni usuali e Formule
- Bibliografia
Generalità
La grafìa italiana Sena non è esatta. Il nome deriva da Sennàr o Sennaar, regione della Nubia sul corso inferiore del Nilo Azzurro (Bahr-el-Azrak), tra il Nilo Bianco (Bahr-el-Abiad) ad ovest e l’Atbara ad est. Con una sola enne, va usata nell’adattamento latino; Senae folia.
Sena si può far derivare dai vocaboli arabi (coi quali viene indicata la Cassia obovata Coll.) senha, sinha, sana, nel senso prospettato dal Lemery (1735), che la foglia è propria a sanare, a dare salute, in armonia con consiglio del Profeta; “procuratevi della Senna, che sarà per voi rimedio d’ogni male, salvo che per la morte”.
La derivazione esatta è da Sennàr, come la pronunciano gli arabi dell’Est.
Nomi volgari – Senna (ted.), Senne (belg.), senna (ingl.), séné(fr.), sen (spagn.), senna (port.), senna (ungh.).
La Senna è data dalle foglioline di piante che appartengono alla Famiglia delle Leguminose/Cesalpinioidee, tribù delle Cassiee, avente per tipo il genere Cassia. Sono o piante erbacee o piccoli arbusti vivaci, spontanei nelle regioni predesertiche dell'Africa orientale (Sudan), Alto Egitto, dell’Asia Minore, dell’Arabia e della Persia, sino ai confini dell’Himalaja.
Il nome Cassia deriva dal greco kasia (usato da Dioscoride per indicare la corteccia del Laurus Cassia L. = sin. Laurus malabathrum Lamk., che dà la c.d. Cannella della Cina, la Cassia aromatica o odorosa, citata in molti passi della Bibbia).
Il nome deriva dall’ebraico «qetsi-ah» = tagliato via, e si riferisce alla corteccia staccata del Cinnamomum Cassia Blume = sin. Laurus Cassia L., delle Lauracee e non al genere Cassia delle Leguminose.
Le principali specie sono:
Cassia angustifolia Vahl. che ha per sinonimi:
Cassia medicinalis Bisch, per la quale il Bischoff distinse tre varietà:
a-genuina Bisch.
b-Royleana Bisch. (la Tinnevelly)
g-Ehrenbergii Bisch.
La var. Royleana corrisponde alla Cassia lanceolata Royle e alla Cassia acutifolia Delile (non Bisch, non Nees).
La var. Ehrenbergii corrisponde alla Cassia acutifolia Nees (non Bisch., non Delile).
Habitat – Coste dell'Africa or., dall'Alto Egitto a Monzambico, Isole del Mar Rosso, coste occ. e sud/orientali delle Indie.
E' la Senna arabica, della Mecca o Jemani (selvaggia), di Bombay, di Tinnevelly.
Cassia acutifolia Delile, che ha per sinonimi:
Cassia orientalis Tabern. Pers.
Senna lanceolata Nect. (non Royle)
Senna acutifolia Nect.
Cassia Senna a L.
Cassia alexandrina Mill.
Habitat – Vegeta allo stato selvaggio nell’Alto Egitto, nella Nubia (vallate del Bischarin o Bicharihe) nel Sudan egiziano, nel Dar Sennàr nel Kordofan ed anche in Eritrea (pianure calde occidentali).
E’ la Senna del Levante, di Alessandria o alessandrina, di Kartum, della Palthe, della Ferme.
Corrisponde alla Cassia lenitiva Bisch. = sin. Cassia Bischoffiana Batka.
Cassia obovata Colladon (Hayne), che ha per sinonimi:
Cassia Senna Lamk.
Cassia Senna b L.
Senna officinalis Gaertn.
Senna italica Lamk. (questa denominazione deriva dal fatto che nei secoli passati, era coltivata nell’Italia centrale e meridionale e specialmente in Toscana – cfr. Mattioli (1557).
Cassia obovata a-genuina Bisch.
Cassia obovata b-pilosa Batka
Cassia obovata b-obtusata Vog. (Hayne)
Cassia obovata g-platycarpa Bisch.
Habitat – Alligna allo stato selvaggio nell'Arabia, in Siria, nel Senegal, nelle regioni predesertiche del Sahara/sud, in Tripolitania, nell'Alto Egitto, nella Nubia, in Abissinia, nelle Indie Orientali.
E' la Senna di Aleppo, di Barberia, di Siria, della Tebaide, del Said, del Senegal, la dog-Senna (ingl.), Senna dei poveri.
Era coltivata, oltre che in Toscana (Senna fiorentina), anche in Spagna
(Senna di Spagna).
Parti usate – Le foglioline (Sennae folia F.U.).
Componenti principali
I primi studi della composizione chimica della Senna furono condotti nella seconda metà del secolo scorso da Dragendorff e Kubly (1), che ottennero un «acido catartico», preparato in seguito industrialmente da Merck (2). Tschirch e Hiepe (3) nel 1900 stabilirono che l’acido catartico non era una sostanza unica ed estrassero dalle foglie della Senna una sostanza cristallina, C14H10O5, ed alcune altre sostanze amorfe. Tutin (4) nel 1913 isolò dalle foglie della Senna reina ed aloemodina in forma cristallina ed una miscela di glucosidi degli stessi antrachinoni in forma amorfa. Straub e Gebhardt (5) nel 1936 separarono due glucosidi, che considerarono quali derivati dell’aloemodina. Seguirono gli studi di Stoll e coll. (6-11), che giunsero all'isolamento ed all'identifìcazione dei sennosidi A e B e dei rispettivi agluconi.
Dai baccelli della Senna Fairbairn, Friedmann e Ryan (12) hanno estratto un glucoside primario, di struttura sinora non accertata, che sarebbe un «presennoside». Successivamente gli stessi AA. con Crellin (13) hanno segnalato di aver isolato un nuovo glucoside primario (p.m. 2000), che per idrolisi dà sennosidi, ed inoltre 4 nuovi glucosidi; 8-glucoside e 8-diglucoside della reina, 8-glucoside del reinantrone e un glucoside dell’aloemodina.
Vickers (14) ha estratto dai baccelli della Senna alessandrina piccole quantità di un glucoside, probabilmente monoglucoside della reina.
L’aglucone di un nuovo glucoside è stato separato per cromatografia su carta da Lemli (15) dalle foglie e dai baccelli della Cassia acutifolia. Lo stesso A. (15) l’ha denominato sennidina C e l'ha identificato con un diantrone che per ossidazione con FeCl3 dà, per ogni molecola di sennidina C, una molecola di reina ed una di aloemodina e che per riduzione con SnCl2 in acido cloridrico ed acido acetico produce una molecola di reinantrone e una molecola di aloemodinantrone.
I sennosidi A e B, C42H38O20, furono estratti in forma pura dalle foglie della Senna da Stoll, Becker e Kussmaul (7). Gli stessi AA. ne definirono l’esatta formula centesimale e ne identificarono gli agluconi, sennidine A e B, C30H18O10, che sono stereoisomeri, essendo la forma A destrogira e la B la mesoforma otticamente inattiva. Gli studi della composizione chimica dei prodotti di sintesi (11) (16) delle sennidine hanno permesso di stabilire per esse la formula di struttura I. I sennosidi A e B (II) hanno due molecole di D-glucosio, una in posizione 8, l’altra in posizione 8’.
Reina (acido cassinico), C15H8O6, il noto componente del Rabarbaro cinese, fu separata da Tutin (4) in forma libera e come glucoside amorfo dalle foglie della Cassia angustifolia Vahl. e della C. acutifolia Delile. Come componente delle foglie della Cassia reticulata Willd., è stata denominata anche acido cassinico (17), finchè non è stata identificata con la reina (18). E’ stata trovata anche nella Cassia obovata Colladon (foglie e baccelli) (18a).
Aloemodina, C15H10O5, già estratta dall'Aloe, è stata ricavata da Tutin (4) dalle foglie della Cassia angustifolia Vahl. e da Saber, Balbaa e Awad (18a) dalle foglie e dai baccelli della C. obovata Colladon.
Crisofanolo, C15H10O4, componente del Rabarbaro e di altre droghe già qui trattate (Aloe, Cascara, Frangola) è stato trovato nell’infuso delle foglie e dei baccelli della Cassia obovata Colladon (18a).
Nella Cassia acutifolia Del. è stato determinato l'1,55 % di derivati antracenici (19), nella C. angustifolia Vahl lo 0,8-1.2% (20) e nella C. obovata Coll. 1,10% (19) e anche 3,8% di antrachinoni (19a).
Il rendimento di sennosidi cristallizzati, ottenuto da Stoll, Becker e Kussmaul (7), è stato di 0,3-0,45 % di sennoside A e di 0,3-0,5 % di sennoside B (7). Auterhoff e Maiss (21) ne hanno determinata colorimetricamente una maggiore quantità e cioè 2,5% di sennosidi A e B. Henneberg (22) ha confermato questi ultimi dati, affermando che una buona droga dovrebbe contenere non meno del 2 % di sennosidi A e B.
Nei baccelli della Senna alessandrina (Cassia acutifolia Delile) è stata trovata una più elevata quantità di glucosidi e di sostanze estrattive idrosolubili rispetto ai baccelli della Senna di Tinnevelly (C. angustifolia Vahl.). Per la Senna alessandrina sono stati indicati valori da 2,37 a 4,34%, in media 3,22% di glucosidi e da 25,8 a 31,2%, in media 28,3 % di sostanze estrattive idrosolubili. Per la Senna Tinnevelly 1,22-2,78 %, in media 1,96% di glucosidi e 20,7-25,5%, in media 23%, di estratto idrosolubile (23).
Oltre ai derivati antracenici, nelle foglie della Senna sono stati identificati i seguenti flavonoidi: isoramnetina, isolata da Tutin (4) dalle foglie della C. angustifolia Vahl. e della C. acutifolia Delile e canferolo, trovato pure da Tutin (4) nelle foglie di Senna anche in forma di glucoside.
Inoltre nella Cassia acutifolia Del. alcool miricilico, fitosterolina, ceneri 5,56-14,3% (4) (20) e nella C. angustifolia Vahl. acido salicilico, tracce di olio etereo, resina con fitosterolina C33H56O6, alcool miricilico, acidi palmitico e stearico (4), etere metilico del d-inositolo (pinite) (24).
Nelle foglie della Cassia angustifolia sono state trovate inoltre sostanze antibatteriche (fitoncidi), presenti soltanto nella droga fresca, assenti nella droga essiccata (25); boro mg 0,322 % nelle foglie essiccate (26), ceneri
7,3-13% (20).
Umidità 8,72-10,44% in media 9,67% nella droga commerciale essiccata all’aria (27).
Proprietà farmacologiche ed impiego terapeutico
La Senna venne introdotta nella medicina europea dagli arabi; le prime notizie di essa ci provengono da Serapione il vecchio, vissuto nel IX secolo e da Isacco il giudeo, medico israelita vissuto in Egitto e morto intorno al 950. In questo periodo alla Senna venivano attribuite molto proprietà medicamentose atte a curare numerose malattie ma non sembra fossero note le sue proprietà catartiche le quali soltanto molti secoli più tardi vennero indicate da Paracelso, da Lonicerus, da Bock, da Mattioli e da altri.
In base alla natura chimica dei suoi princi attivi, la Senna viene classificata fra le droghe antraceniche ad azione purgativa, sul meccanismo di azione delle quali sono già stati dati ampi ragguagli a proposito dell’Aloe, della Cascara e della Frangola, aggiungeremo quindi in questo capitolo soltanto alcuni particolari che riguardano specificamente l’azione della Senna.
Fra le droghe comprese nel gruppo antracenico, la Senna è una delle più comunemente usate. Come le altre essa agisce sull’intestino crasso, determinando alla dose di 1-2 g, dopo 5-7 ore, l'emissione di feci poltacee, generalmente non accompagnate da coliche.
Dosi superiori (2-4 g) provocano invece dopo 3-4 ore l’emissione di feci prima poltacee, poi liquide e quindi diarroiche e spesso accompagnate da dolori colici. Dosi più elevate (8-12 g) sono da sconsigliarsi perchè spesso determinano coliche violente, nausea e vomito.
L’azione della Senna, a dosi terapeutiche, non dà luogo a fenomeni irritativi intestinali e non è seguita da stitichezza.
La composizione chimica della Senna è molto complessa e forse ancora non completamente nota. La maggior parte dei lavori più recenti sono stati eseguiti sull’attività dei sennosidi A e B isolati da Stoll e dai suoi collaboratori (6-11) ma, come vedremo, essi non sono i soli cui va attribuita l'azione della droga.
Da ricerche precedenti di Lenz (27) e di Straub e Triendl (28), risulta che la Senna aumenta i movimenti peristaltici del colon per azione locale sulla mucosa e sul plesso di Auerbach.
I sennosidi A e B, secondo Valette (29), fatti agire come tali sul colon isolato di cavia, non vi esplicano alcuna azione. Dopo idrolisi acida invece, l'aglucone produce un’elevazione del tono più o meno durevole e pressocchè della stessa intensità di quella che si ottiene con il suo prodotto di ossidazione.
L'idrolisi dei due glicosidi può essere realizzata ponendo in contatto le loro soluzioni acquose con sangue defibrinato di cavia. Il miscuglio così ottenuto, con l’aggiunta di un frammento di intestino e mantenuto a 37°, determina sul colon isolato, la stessa azione ipertonica del prodotto risultante dall’idrolisi acida.
Successivamente lo stesso Valette in collaborazione con Hureau (30), ha cercato di precisare il meccanismo d’azione dei sennosidi, sperimentando sull’intestino perfuso di ratto.
Essi hanno constatato che la soluzione di sennosidi, alle concentrazioni comprese fra lo 0,025 e lo 0,5%, determina un aumento molto netto della rapidità del vuotamento dell'intero intestino e del colon in particolare, mentre la motilità del tenue, nelle stesse condizioni, è poco influenzata,
L'aumento della velocità di vuotamento del colon perfuso con soluzione di Tyrode, avviene ugualmente allorchè i sennosidi vengono iniettati nell'intestino tenue. L'effetto si manifesta in questo caso dopo un certo periodo di latenza che, a seconda dei casi, può variare da 20 a 45' e, in queste condizioni, l'effetto del sennoside A è nettamente meno rapido di quello prodotto dal sennoside B.
I sennosidi iniettati direttamente nel sistema circolatorio dell'animale in esperimento, manifestano molto rapidamente la loro azione sulla propulsione colica ed altrettanto avviene se vengono iniettati per via endovenosa gli agliconi dei suddetti sennosidi.
Gli AA. non ritengono tuttavia di poter essere completamente d'accordo con Straub, secondo cui i principi attivi della Senna agiscono sul colon dopo essere stati assorbiti per la maggior parte a livello del tenue.
Dalle esperienze eseguite dagli AA. su animali in parabiosi, risulta infatti che i sennosidi somministrati ad uno dei due animali, agiscono con una marcata predilezione sull’animale trattato, mentre l’altro animale non reagisce che con dosi molto più elevate. Gli AA. deducono da ciò che l’effetto evacuante dei principi attivi della Senna, si produce principalmente per contatto diretto con la mucosa del colon della frazione che si è sottratta all’assorbimento a livello del tenue.
Per ciò che concerne il meccanismo intimo dell’azione sul colon, dei glicosidi della Senna e dei loro prodotti di scissione, gli AA. ritengono di poter invocare l’intervento di due fattori diversi, vale a dire un aumento della motilità osservabile nel corso dell’azione degli agliconi su segmenti isolati di colon di cavia, caratterizzata da un’elevazione temporanea del tono e, in maniera preponderante, ad un ostacolo al riassorbimento il cui meccanismo non è ancora chiarito ma che sembra essere in rapporto con la fissazione degli agliconi sulla frazione albuminica dei costituenti protidici della mucosa intestinale.
Il Fairbairn (31) trovò che l'aglicone più complesso (diantranolo) del sennoside A, è più attivo dell’antranolo semplice dell'aloemodina e suppone che la parte zuccherina del glicoside non solo agisca come trasportatore dell’aglicone attivo permettendogli di raggiungere l’intestino crasso, sua sede di azione, ma che funzioni anche come protettore, prevenendo l'ossidazione dell’aglicone alla forma antrachinonica relativamente inattiva, allorchè venga somministrato per via orale.
Fairbairn e Michaels (23) hanno determinato per via chimica il contenuto glicosidico (come sennosidi A e B) di un certo numero di campioni commerciali di baccelli di Senna ed hanno notato come i soliti criteri di valutazione, quali l’aspetto e la parte estrattiva idrosolubile, non siano sufficienti per l'esatta valutazione dell'attività della droga.
I baccelli di Senna alessandrina (Cassia acutifolia) contengono una quantità maggiore di glicosidi e di sostanze idrosolubili della Senna Tinnevelly (Cassia angustifolia).
Gli AA. hanno trovato che le preparazioni acquose (infusi, estratti, ecc.) hanno un’attività inferiore a quella della droga. I principi attivi si altererebbero sia in presenza di acqua che per riscaldamento a temperatura superiore ai 40°. Gli estratti ottenuti con solventi organici e in particolare con alcool di 70°, in cui i principi attivi sono quasi completamente solubili, e concentrati a temperatura non superiore ai 40°, conservano l’attività della droga.
Fairbairn e Saleh (32) hanno studiato comparativamente l'attività biologica di diversi campioni di foglie e di baccelli di Senna, con quella dei sennosidi A e B ed hanno trovato che i campioni di foglie, pur contenendo una minor quantità di sennosidi dei baccelli, hanno una più elevata attività.
Al fine di spiegare questa anomalia, gli AA. hanno determinato in tutti i campioni, la quantità dei sennosidi (glicosidi non reinici), dei glicosidi antracenici e di altri glicosidi. E’ risultato che i sennosidi rappresentano il 10-15% del contenuto glicosidico totale delle foglie e solo il 2,5 % dei glicosidi contenuti nei baccelli.
Il 60-70% dell’attività biologica dei baccelli e delle foglie di Cassia acutifolia e angustifolia può essere attribuito al contenuto in sennosidi A e B ed all'azione sinergica di un terzo glicoside antracenico non reinico, quando essi vengono determinati secondo il metodo di Fairbairn e Michaels (33).
Il rimanente 30-40 % di attività sarebbe dovuto ad un fattore sconosciuto che si può estrarre dalla droga grezza insieme con i glicosidi antracenici mediante alcool di 70° o acqua calda.
Fairbairn, Friedmann e Ryan (12) traggono da successive ricerche la conclusione che i sennosidi siano prodotti di scissione di un glicoside primario e, pur non essendo riusciti a stabilire se i due sennosidi derivino dalla scissione dello stesso glicoside o di due diversi glicosidi primari, hanno dimostrato la presenza di un glicoside primario, che è stato successivamente isolato (34), la cui attività biologica supera del 50 % quella dei sennosidi, ciò che secondo gli AA., renderebbe ragione di quel rimanente 30-40% di attività della droga non attribuibile ai sennosidi [ved. anche Fairbairn (35)].
unicode ms”>Anche più recentemente, Crellin, Fairbairn, Friedmann e Ryan (13) hanno isolato quattro nuovi glicosidi e un altro glicoside primario (ved. parte chimica), ciò che contribuirebbe a meglio spiegare l’attività totale della Senna.
Esperimenti sul topo dimostrano che il nuovo glicoside primario è più attivo del glicoside primario precedentemente isolato da Fairbairn e coll. (12) e significativamente più attivo dei sennosidi.
Uno dei quattro nuovi glicosidi, il reinantrone-8-glicoside, sembra essere attivo quanto i sennosidi, mentre un altro glicoside isolato dal Vickers (14), il reinglicoside, dimostra un’attività molto inferiore.
Esperienze condotte sull’attività dei baccelli di Senna dimostrano che il reinglicoside, meno attivo, costituisce solo il 4-8 % circa dei glicosidi antracenici acidi totali e che i glicosidi aloemodinici sono presenti solo in quantità insignificante.
I risultati di analisi eseguite su alcuni campioni, confermano i primi risultati ottenuti da Fairbairn (34). L’attività farmacologica determinata col metodo biologico di Lou (36), corrisponde ed è proporzionale al contenuto di sennosidi determinati per via chimica (33) ed entrambi i metodi hanno dimostrato di riflettere soddisfacentemente l’attività lassativa nell’uomo (37). Il mancato parallelismo fra i risultati ottenuti coi due metodi, dovrebbe essere attribuito, secondo gli AA., ad una diversa proporzionalità fra i glicosidi attivi o alla presenza dei loro prodotti di scissione.
Da tutto ciò si potrebbe dunque concludere che all’azione della Senna contribuiscono, per la maggior parte, i sennosidi di Stoll e coll., i due glicosidi primari e i quattro nuovi glicosidi isolati da Fairbairn e coll. e, fra questi ultimi, particolarmente il reinantrone-8-glicoside.
Terapia – Alcune notizie sull’uso e sull'attività terapeutica della Senna, sono state già date all’inizio di questo paragrafo; aggiungeremo qui alcuni dati tratti dai molti lavori clinici che sono stati eseguiti su prodotti specializzati contenenti o i sennosidi o estratti stabilizzati della droga.
Uno di questi ultimi preparati, contenente i principi attivi della Senna, venne sperimentato dal Marri (38) su pazienti affetti da stitichezza atonica o spastica, con buoni risultati.
Nei casi di stitichezza spastica, non sempre si ottengono buoni risultati con l’impiego dei lassativi. Molto opportuna risulta in quetti casi, com'è noto, l’associazione con Belladonna e con papaverina, la quale associazione, oltre a risolvere lo stato spastico, vale anche a prevenire i dolori colici che non raramente seguono l’azione dei purganti antracenici specialmente ove particolari condizioni esigano l'impiego di dosi più elevate delle normali.
Occorre comunque osservare che sulla risposta all'azione dei purganti, influiscono caratteristiche individuali per le quali dosi normali di essi possono determinare effetti esagerati o nulli.
Ne deriva che nella terapia evacuante e particolarmente in quella della stitichezza cronica, è opportuno scegliere caso per caso, fra le diverse sostanze ad azione purgativa (oleose, saline, antraceniche, ecc.) quella più efficace e meglio tollerata.
I preparati di Senna rispondono generalmente bene nella maggioranza dei casi, soprattutto perchè il loro impiego, anche se protratto, non è seguito da stitichezza.
Risultati favorevoli sono stati ottenuti da Kottmann (39) e da Nicod (40) con i sennosidi A e B anche in pediatria e dal Duncan (41) il quale ha estesamente sperimentato un prodotto contenente i principi attivi stabilizzati della Senna, nelle donne durante il periodo puerperale.
L’impiego dei preparati di Senna, come quello di tutte le altre droghe antraceniche, è sconsigliato in tutti i casi in cui esistano stati infiammatori intestinali e degli organi del bacino (enterocolite, appendicite, tiflite, peritonite, cistite, metrite e annessiti) e vengono di solito sconsigliati anche durante la gestazione e il periodo mestruale.
Klement (42), che ha sperimentato i sennosidi nel trattamento della costipazione delle gestanti, afferma però di non aver mai notato la comparsa di azioni secondarie tali da turbare il decorso della gravidanza, mentre ha potuto constatare, nella maggioranza dei casi, un'azione molto favorevole con la ripresa della funzionalità intestinale e senza alcun riflesso dannoso sulla normale attività motoria dell’utero.
Ricorderemo infine, che White e Scopes (43) consigliano il fosfato di piperazina alla dose di 3 g nei bambini da 2 a 5 anni di età e 4 g fino a 12 anni, associato a preparati di Senna, nella terapia dell'ossiuriasi.
Secondo gli AA. i preparati di Senna (sennosidi, preparati di Senna standardizzati) si presterebbero molto bene per determinare la totale espulsione dei parassiti, paralizzati ma non uccisi, dalla piperazina. Con tale associazione si otterrebbe secondo gli AA., la guarigione nel 92-97 % dei casi, specialmente se il trattamento viene ripetuto dopo una o due settimane.
Estratti e preparati vari
a) Estratto fluido (g 1 = XXXI gtt).
Dosi: g 2-4 pro dose.
b) Estratto molle acquoso (1 p. = 3 p. circa di droga).
Dosi: g 0,40-1,30 pro dose.
c) Estratto secco acquoso (1 p. = 5 p. circa di droga).
Dosi: g 0,25-0,7 pro dose.
d) Estratto secco depurato (1 p. = 15 p. circa di droga).
Dosi: g 0,1-0,25 pro dose.
Preparazioni usuali e formule galeniche
Tintura
Estratto fluido …………………………………. ……………………. g 20
Alcool di 20°………………………………………………………….. g 80
(g 10-20 pro dose).
Sciroppo
Estratto fluido ………………………………………………… g 5
Sciroppo semplice F.U………………………………………….. g 95
(a cucchiai).
Sciroppo composto
Estratto fluido senna g 135
Estratto fluido rabarbaro………………………………………… g 35
Estratto fluido frangula…………………………………………… g 60
Alcool di 95°………………………………………………………. g 60
Sciroppo semplice F.U. q. b. per………………………………. g 1000
(10-30 g pro die).
Elisir cascara sagrada composto
Estratto fluido cascara sagrada aromatizzata………… g 115
Estratto fluido senna………………………………………………. g 70
Elisir aromatico……………………………………………………… g 670
(a cucchiaini).
Pozione contro la stipsi
Estratto fluido senna………………………………………………. g 0,60
Tintura noce vomica………………………………………………. g 0,20
Tintura belladonna………………………………………………… g 0,15
Sciroppo cascara…………………………………………………… g 30
(somministrare in 3 volte nelle 24 h).
Tintura composta
Estratto fluido senna………………………………………………. g 200
Essenza carvi
Essenza garofani…………………. ……………………….. ana gtt XXX
Glicerina………………………………………………………………… g 100
Alcool di 40° q. b. per ……………………………………………. g 1000
BIBLIOGRAFIA
(1) DRAGENDORFF G. e KUBLY M., Zfschr. Chem., 411, 1866 – (2) Merck Jahresber., 1891 – (3) TSCHIRCH A. e HIEPE E., Arch. Pharm., 238, 427, 1900 – (4) TUTIN F., J. Chem. Soc., 103, 2006, 1913 – (S) STRAUB W. e GEBHARDT H., Arch. exp. Path. u. Pharmakoi., 181, 399, 1936 – (6) STOLL
A. , KUSSMAUL W. e BECKER B., Verh. Schweiz. Natur/orsch. Ges., 235, 1941 – (7) STOLL A., BECKER B. e KUSSMAUL W., Helv. Chim. Acta, 32, 1892, 1949 – (8) STOLL A., BECKER B., Festschrift Prof. Paul Casparis, Bern. Schweiz. Apotheker-Ver., 221, 1949 – (9) STOLL A. e BECKER
B. , Forschr. Chem. org. Naturst., 7, 248, 195O – (10) STOLL A. e BECKER B., Festschrift J. P. Wibaut, Amsterdam. Ree. Trav. Chim., 69, 553, 195O – (11) STOLL A., BECKER B. e HELFENSTEIN A., Helv. Chim. Acta, 33, 313, 195O – (12) FAIRBAIRN J. W., FRIEDMANN C. A. e RYAN H. A., J. Pharm. Pharmacol., 10, 186 T, 1958 – (13) CRELLIN J. K., FAIRBAIRN J. W., FRIEDMANN C. A. e RYAN H. A., Ibìd., 13, 639, 1961 – (14) VICKERS C., ibid., 13, 509, 1961 – (15) LEMLI J., Pharm. Tijdschr. Betg., 39, 67, 1962; Chem. Abs., 57, 9953, 1962 – (16) BECKER B., Pianta Med., 7, 390, 1959 –
(17) ROBBINS W. J., KAVANAUGH F. e THAYER J. D., Chem. Abs., 41, 6917, 1947 – (18) ANCHEL M., J. Bivi. Chem., 177, 169, 1949 – (18 a) SABER A. H., BALBAA S. I. e AWAD A. T., Lloydia, 25, 238, 1962 – (19) MAURIN, Bull. sci. pharm., 29, 617, 1922; 34, 10, 1927 – (19 a) WALLIS T. E., Textbook of Pharmaco^»sy, Churchill J. A., Londra, p. 132 – (20) WEHMER C., Die Pflanzenstoffe, II ed., p. 5O5 – (21) AUTHERHOFF H. e MAISS W., Arch. Pharm., 292, 121, 1959 – (22) HENNEBERG M., Biul. 1nst. Roslin. Leczniczych., 5, I, 1959; Chem. Abs., 53, 19058 h, 1959 – (23) FAIRBAIRN J. W. e MICHELS I., J. Pharm. Pharmacol., 2, 813, 195O – (24) MAQUENNE, Ber., 24, 193, 1891 – (25) ROSENFELD L. I. e CHAZANOWITSCH R. L., Aptechnoe Deio, 7, 22, 1958 – (26) HIDEO K.ATAOKA, Ann. Rept. Tohoku Coll. Pharm., n. 3, 17, 1956; Chem. Abs., 51, 4504 i, 1957 – (26 a) KRONE, Pharmazie, 15, 503, 1960 – (27) LENZ, Schweiz. med. Woch., 53, 887, 1923 – (28) STRAUB e TRIENDL. Arch. exp. Path. u. Pharmakol., 185, I, 1937 – (29) VALETTE M. G., Comp. rend. soc. biol., 143, 74, 1949 – (30) VALETTE M. G. e HUREAU M. L., Théraple, 12, 885, 1957 – (31) FAIRBAIRN J. W., J. Pharm. Pharmacol., 1, 683, 1949 – (32) FAIRBAIRN J. W. e SALEH M. R. J., ibid., 3, 918, 1951 – (33) FAIRBAIRN J. W. e MICHAELS J., ibid., 2, 807, 195O – (34) FAIRBAIRN J. W., Pianta Med., 7, 408, 1959 – (35) FAIRBAIRN J. W., The Pharmacology of Plant Phenolics, Academie Press Ltd., London – Academie Press. Inc. New York, 1959, p. 42 – (36) LOU T. C., J. Phwm. Pharmacol., 1, 673, 1949 –
(37) BROWNE 1. C., EDMUND V., FAIRBAIRN J. W. e REID D. D., Brit. Med. J., 1, 436, 1957 –
(38) MARRI R., La Settimana Medica, 37, 591, 1949 – (39) KOTTMANN K., J. Suisse Méd., 71.1093, 1941 – (40) NICOD M., Rev. Méd. Suisse Rom., 61, 494, 1943 – (41) DUNCAN A. S., Brit. Med. J., 1, 439, 1957 • (42) KLEMENT J., Praxis, 38, 64, 1949 – (43) WHITE R. H. R. e SCOPES J. W., Lancet, n. 7118, 256, 1960.