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Chi convive con problemi cardiaci si trova spesso a chiedersi se un bicchiere di vino a tavola sia consentito e, soprattutto, se esista una quantità “sicura”. La risposta non è univoca, perché dipende dal tipo di malattia (ipertensione, fibrillazione atriale, scompenso, coronaropatia), dall’assetto metabolico, dai farmaci assunti e dal modo in cui si consuma l’alcol (occasionale, quotidiano, abbuffate alcoliche). Il vino, oltre ad avere un valore culturale e conviviale, è pur sempre una bevanda alcolica: l’etanolo esercita effetti diretti su cuore, vasi sanguigni, sistema nervoso autonomo e coagulazione, con possibili benefici a basse dosi e rischi che aumentano con la quantità e la frequenza di assunzione.
È utile chiarire cosa si intende per quantità: in ambito clinico si usa spesso il concetto di “unità alcolica” (UA), circa 12 grammi di alcol puro, approssimativamente corrispondenti a un bicchiere standard di vino (125 ml al 12% vol). Nella pratica, la dose totale settimanale e lo “stile” di consumo contano più del tipo di alcolico: bere poco e regolarmente con i pasti non equivale a concentrare più bicchieri in un’unica serata. Va inoltre ricordato che il vino contiene, oltre all’etanolo, polifenoli e altre sostanze bioattive: se da un lato questi composti sono stati indagati per potenziali effetti vascolari, dall’altro non annullano i rischi alcol-correlati. In questo articolo passiamo in rassegna come il vino interagisce con il sistema cardiovascolare, distinguendo tra teoria e realtà clinica, per aiutare a inquadrare il tema con equilibrio e consapevolezza.
Effetti del vino sul cuore
L’etanolo agisce in modo complesso sull’apparato cardiovascolare. In acuto, piccole quantità possono determinare una lieve vasodilatazione periferica e una modesta accelerazione della frequenza cardiaca; la pressione arteriosa può calare transitoriamente, salvo poi risalire nelle ore successive. L’assunzione cronica, soprattutto oltre il consumo moderato, è invece associata a un incremento stabile della pressione, a rimodellamento cardiaco e a un maggior rischio di aritmie. L’alcol possiede inoltre effetti proaritmici mediati da alterazioni elettrolitiche, attivazione simpatica e cambiamenti della conduzione elettrica miocardica. Episodi di consumo eccessivo (“abbuffata” o binge) sono un noto trigger del cosiddetto “holiday heart”, caratterizzato da fibrillazione atriale o altre aritmie anche in persone senza cardiopatia strutturale. Nel tempo, quantità elevate possono contribuire a una cardiomiopatia dilatativa associata all’alcol, con riduzione della forza di contrazione del cuore.
Il vino, in particolare quello rosso, contiene polifenoli (ad esempio resveratrolo, quercetina) che in studi sperimentali hanno mostrato effetti antiossidanti, modulazione dell’endotelio (maggiore biodisponibilità di ossido nitrico), attenuazione dell’aggregazione piastrinica e possibili variazioni del profilo lipidico (aumento dell’HDL). Tuttavia, questi dati non vanno interpretati come un “lasciapassare” indiscriminato: le evidenze negli esseri umani sono eterogenee, spesso confondono lo stile di vita complessivo (dieta, attività fisica, status socioeconomico) e i potenziali vantaggi di alcune molecole non eliminano i rischi intrinseci dell’alcol. Inoltre, nelle persone in terapia anticoagulante o antiaggregante, l’alcol può aumentare la predisposizione al sanguinamento o interferire con il metabolismo dei farmaci: il tema è particolarmente rilevante per chi assume warfarin. Chi prende il Coumadin può bere il vino?
Gli effetti del vino cambiano a seconda della condizione cardiaca. Nella fibrillazione atriale, anche quantità modeste possono agire da fattore scatenante: più che il “tipo” di alcolico, contano la dose cumulativa e i picchi di assunzione; ridurre o evitare l’alcol può diminuire la frequenza degli episodi in alcuni pazienti. Nell’ipertensione, l’assunzione regolare di alcol è associata a un incremento pressorio dose-dipendente: ciò può compromettere il controllo terapeutico e aumentare il rischio di ictus. Nello scompenso cardiaco, l’alcol è un depressore miocardico e favorisce ritenzione idrosalina, con rischio di scompensazione; nei casi di cardiomiopatia alcolica la sospensione è parte integrante della cura. Anche nella coronaropatia, sebbene a basse dosi l’alcol possa avere effetti antitrombotici, il bilancio rischi-benefici dipende dal profilo individuale: l’alcol aumenta i trigliceridi, apporto calorico e peso corporeo, interferisce con il sonno e può peggiorare apnee notturne, tutti fattori sfavorevoli per il cuore. Va poi considerato il mito secondo cui “un bicchiere di vino rosso allunga la vita”: una lettura critica distingue i potenziali effetti dei polifenoli dal contributo dell’alcol, che resta una sostanza a rischio dose-correlato. Il vino rosso allunga la vita o è solo un mito mediterraneo?

Nel complesso, l’effetto del vino sul cuore segue una logica di dose e di contesto. A basse quantità, consumate con i pasti, è possibile osservare un profilo emodinamico relativamente stabile in soggetti senza specifiche controindicazioni; all’aumentare delle dosi o in caso di vulnerabilità (aritmie, ipertensione, scompenso, storia di ictus o emorragie, epatopatie, ulcere, disturbi del sonno), i rischi superano rapidamente qualsiasi ipotetico beneficio. È importante distinguere tra associazioni osservazionali e causalità: chi consuma poco alcol spesso aderisce anche a stili di vita salutari, ed è questo “pacchetto” a ridurre gli eventi cardiovascolari. Ne consegue che non ha senso iniziare a bere per “proteggere il cuore”. Per chi già beve e ha una cardiopatia, è prudente privilegiare quantità ridotte, evitare i picchi, non assumere alcol lontano dai pasti, e monitorare con il curante pressioni, ritmo cardiaco, trigliceridi e aderenza terapeutica. In alcune situazioni cliniche, invece, la scelta più sicura resta l’astensione.
Quantità consigliata di vino
Nel definire una quantità prudente, il riferimento operativo è l’unità alcolica (UA), pari a circa 12 grammi di alcol puro: in media corrisponde a un bicchiere standard di vino (125 ml al 12% vol). Vini più alcolici richiedono volumi inferiori per raggiungere 1 UA, mentre i calici domestici o da degustazione possono superare facilmente il “bicchiere standard”, con il rischio di sottostimare l’assunzione reale.
Per adulti che scelgono di bere e non presentano controindicazioni, indicazioni di prudenza comunemente adottate suggeriscono di non superare 1 UA al giorno per le donne e 2 UA al giorno per gli uomini, preferibilmente con i pasti e non tutti i giorni. Conta più la dose settimanale e lo stile di consumo: programmare giorni senza alcol ed evitare di concentrare più bicchieri in un’unica occasione riduce i rischi rispetto al “bere a strappi”.
Vi sono situazioni in cui la soglia di sicurezza si abbassa o l’astensione è l’opzione più appropriata: età inferiore a 18 anni, gravidanza e allattamento, storia di dipendenza, malattie del fegato o del pancreas, ulcere, ipertensione non controllata, aritmie, scompenso cardiaco, pregresso ictus o emorragie. Anche alcuni farmaci (ad esempio anticoagulanti, antiaggreganti, sedativi, ipoglicemizzanti e antiipertensivi) possono aumentare il rischio di interazioni o di effetti indesiderati legati all’alcol.
Aspetti pratici spesso trascurati includono l’impatto calorico: 1 UA apporta in media 80–90 kcal, cui si sommano zuccheri nei vini dolci o liquorosi. Bere lentamente, alternando con acqua, ed evitare l’alcol a stomaco vuoto o a ridosso del sonno aiuta a contenere effetti su pressione, ritmo cardiaco, trigliceridi e qualità del riposo. Se si decide di bere, mantenere le quantità entro limiti prudenti e coerenti nel tempo rimane l’approccio più cauto.
Rischi associati al consumo di alcol
Il consumo eccessivo di alcol può avere effetti deleteri sul sistema cardiovascolare. Uno dei rischi principali è lo sviluppo di cardiomiopatia alcolica, una condizione in cui il muscolo cardiaco si indebolisce e si dilata, compromettendo la capacità del cuore di pompare sangue in modo efficiente. Questo può portare a insufficienza cardiaca e altre complicazioni gravi. (my-personaltrainer.it)
Un altro rischio significativo è l’insorgenza di aritmie, in particolare la fibrillazione atriale. Questa condizione si manifesta con un battito cardiaco irregolare e rapido, aumentando il rischio di ictus e altre complicazioni cardiovascolari. Anche un consumo moderato di alcol può incrementare la probabilità di sviluppare fibrillazione atriale. (it.texasheart.org)
L’alcol influisce anche sulla pressione arteriosa. Il consumo regolare e abbondante può causare ipertensione, un fattore di rischio primario per infarti e ictus. Inoltre, l’abuso di alcol è stato associato a un aumento della frequenza cardiaca, che può ulteriormente stressare il cuore e aumentare il rischio di eventi cardiovascolari acuti. (fondazioneveronesi.it)
È importante sottolineare che i danni al cuore dovuti all’alcol tendono a essere progressivi e inizialmente silenziosi. I sintomi possono comparire solo quando il cuore è già compromesso, rendendo fondamentale la prevenzione attraverso la moderazione o l’astensione dal consumo di alcol. (topdoctors.it)
Consigli per chi ha problemi cardiaci
Per le persone con problemi cardiaci, è essenziale adottare uno stile di vita che supporti la salute del cuore. Una delle prime raccomandazioni è limitare o eliminare il consumo di alcol. Anche quantità moderate possono avere effetti negativi sul cuore, specialmente in individui con condizioni cardiache preesistenti. (ilfattoalimentare.it)
Oltre a moderare l’assunzione di alcol, è fondamentale seguire una dieta equilibrata, ricca di frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre. Ridurre l’assunzione di sodio può aiutare a controllare la pressione arteriosa, mentre limitare i grassi saturi e trans può contribuire a mantenere livelli sani di colesterolo.
L’attività fisica regolare è un altro pilastro per la salute cardiaca. Esercizi aerobici come camminare, nuotare o andare in bicicletta possono migliorare la funzione cardiaca e ridurre il rischio di ulteriori complicazioni. Tuttavia, è importante consultare il proprio medico prima di iniziare qualsiasi programma di esercizio.
Infine, smettere di fumare è cruciale. Il fumo danneggia i vasi sanguigni e aumenta il rischio di malattie cardiovascolari. Combinare l’astensione dal fumo con una gestione efficace dello stress attraverso tecniche di rilassamento o supporto psicologico può ulteriormente migliorare la salute del cuore.
In conclusione, per chi ha problemi cardiaci, adottare uno stile di vita sano e limitare il consumo di alcol sono passi fondamentali per proteggere il cuore e migliorare la qualità della vita.
Per approfondire
Ministero della Salute – Alcol e salute: Informazioni ufficiali sul consumo di alcol e i suoi effetti sulla salute.
Fondazione Italiana per il Cuore – Alcol e cuore: Approfondimenti sugli effetti dell’alcol sul sistema cardiovascolare.
Società Italiana di Cardiologia – Consumo di alcol e malattie cardiovascolari: Linee guida e studi sul rapporto tra alcol e malattie del cuore.
Istituto Superiore di Sanità – Alcol e salute cardiovascolare: Dati e ricerche sugli effetti dell’alcol sulla salute del cuore.
European Society of Cardiology – Alcohol and cardiovascular disease: Comunicati stampa e studi sull’impatto dell’alcol sulle malattie cardiovascolari.
