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Il fegato è l’organo centrale del metabolismo dei farmaci: li trasforma, li rende eliminabili e li difende quando contengono molecole potenzialmente reattive. Proprio per questo è anche il bersaglio più frequente degli effetti avversi farmacologici a carico degli organi interni. Dai medicinali di uso comune fino a terapie specialistiche, passando per fitoterapici e integratori, molte sostanze possono determinare alterazioni dei test di funzionalità epatica o un vero e proprio danno clinicamente rilevante. Comprendere come e perché ciò accade è essenziale sia per i professionisti sanitari, che devono riconoscere precocemente i segnali di allarme, sia per i pazienti, che devono usare i farmaci in modo informato e consapevole.
Parlare di “farmaci dannosi per il fegato” non significa criminalizzare categorie terapeutiche indispensabili, ma conoscere i meccanismi dell’epatotossicità, valutare i fattori di rischio individuali e usare strumenti di monitoraggio appropriati. La grande maggioranza dei medicinali è sicura se impiegata correttamente; i problemi emergono quando si eccedono i dosaggi, si combinano farmaci che interagiscono, si assumono prodotti senza supervisione o si trascura la presenza di condizioni predisponenti. In questo approfondimento analizzeremo come riconoscere gli scenari di rischio, quali sono le classi più coinvolte e come prevenire eventi avversi seri, con un linguaggio rigoroso ma accessibile, utile a clinici e lettori non specialisti.
Introduzione ai farmaci epatotossici
Il termine “epatotossicità” da farmaci (drug-induced liver injury, DILI) indica un danno al fegato attribuibile all’esposizione a un principio attivo, a un suo metabolita o a un composto di origine naturale. Si tratta di una delle principali cause di sospensione o ritiro di farmaci e, in clinica, rappresenta una causa non rara di rialzo delle transaminasi fino all’insufficienza epatica acuta, seppure quest’ultima sia un esito infrequente. Il DILI si presenta in tre modelli biochimico-clinici: epatocellulare (prevalente aumento di ALT/AST), colestatico (prevalente aumento di ALP e bilirubina, con prurito e ittero) e misto. Dal punto di vista dei meccanismi, si distinguono forme intrinseche, prevedibili e dose-dipendenti (classicamente il sovradosaggio di paracetamolo), e forme idiosincratiche, non prevedibili, spesso mediate da fattori immunitari o peculiari vie metaboliche, a dosi terapeutiche. La latenza tra esposizione e danno può variare da pochi giorni a diversi mesi, rendendo la diagnosi talvolta complessa e sfumata, specie in contesti di politerapia.
Il rischio di epatotossicità è modulato da fattori legati al farmaco e al paziente. Tra i primi rientrano dose, lipofilia, formazione di metaboliti reattivi e impiego di vie metaboliche saturabili o suscettibili a interazioni (ad esempio a livello del citocromo P450). Tra i secondi, contano età, sesso, consumo di alcol, obesità e steatosi, stato nutrizionale, gravidanza, comorbidità epatiche preesistenti e predisposizione genetica. Anche integratori ed erboristeria possono determinare DILI, spesso per variabilità di composizione o contaminanti. Non tutti i farmaci potenzialmente “a rischio” lo sono in assoluto: il profilo di sicurezza dipende dal contesto clinico e dall’uso appropriato. Per esempio, l’interesse verso i farmaci per la perdita di peso richiede un’informazione equilibrata su efficacia, tollerabilità ed aspetti pratici, inclusi i costi; si veda a tal proposito quanto costa il farmaco Ozempic quanto costa il farmaco Ozempic.
Il percorso diagnostico parte sempre da un’anamnesi farmacologica dettagliata: oltre ai medicinali prescritti, è cruciale indagare automedicazione, fitopreparati, integratori e prodotti “naturali”. L’esame obiettivo e i test di laboratorio (ALT, AST, fosfatasi alcalina, gamma-GT, bilirubina, coagulazione) consentono di delineare il pattern e la gravità del danno; il rapporto tra incremento delle transaminasi e della fosfatasi alcalina può orientare verso una forma epatocellulare, colestatica o mista. Il riscontro di iperbilirubinemia in presenza di marcato incremento delle transaminasi è un segnale di allerta per un decorso più severo. Le indagini di imaging (ecografia, eventualmente TC o RM) aiutano a escludere cause ostruttive o strutturali. La valutazione di causalità può avvalersi di scale cliniche dedicate, e l’andamento temporale (miglioramento dopo sospensione del farmaco, peggioramento alla riesposizione) rafforza l’ipotesi. È fondamentale escludere altre eziologie frequenti di epatopatia acuta o subacuta, come infezioni virali, ischemia, autoimmunità e abuso alcolico.

Dal punto di vista della sicurezza, la prevenzione del DILI si basa su scelte razionali e monitoraggio proporzionato al rischio. Nelle terapie note per possibili effetti epatici, è prudente valutare un profilo di base (transaminasi, bilirubina, ALP) e programmare controlli periodici, specie nei primi mesi o in presenza di fattori di rischio. Clinici e farmacisti dovrebbero informare i pazienti sui segni precoci di allarme (comparsa di ittero, urine scure, prurito intenso, dolore in ipocondrio destro, astenia marcata, nausea persistente), promuovere l’aderenza ai dosaggi e scoraggiare l’uso non supervisionato di prodotti multipli. La segnalazione tempestiva delle reazioni avverse ai sistemi di farmacovigilanza contribuisce a migliorare la sicurezza collettiva. In ogni caso, la sospensione o la modifica di un farmaco non andrebbe decisa autonomamente: la valutazione clinica individuale è indispensabile per bilanciare rischi e benefici, identificare alternative e impostare il corretto follow-up.
Farmaci comuni dannosi per il fegato
Tra gli antidolorifici e antipiretici, il paracetamolo rappresenta il paradigma della tossicità intrinseca dose-dipendente: a dosi terapeutiche è sicuro, ma il sovradosaggio, l’assunzione di formulazioni multiple contenenti lo stesso principio attivo o l’abuso di alcol possono saturare le vie di coniugazione e generare metaboliti reattivi in grado di causare necrosi epatocellulare acuta. Anche alcuni FANS (per esempio diclofenac) sono stati associati a DILI prevalentemente idiosincratica, con quadri epatocellulari o misti.
Tra gli antimicrobici, l’amoxicillina/acido clavulanico è una delle cause più frequenti di DILI colestatica o mista; nitrofurantoina e minociclina possono dare epatiti a esordio subacuto, talora con caratteristiche autoimmuni. I farmaci antitubercolari (isoniazide, rifampicina, pirazinamide) presentano un rischio noto di danno epatico, specie nelle terapie combinate. Gli azolici sistemici possono determinare incrementi degli enzimi epatici o, più raramente, epatiti clinicamente rilevanti.
Tra i farmaci neurologici e cardiovascolari, il valproato può indurre danno epatocellulare, soprattutto nei primi mesi e in presenza di fattori di rischio; carbamazepina e fenitoina sono state associate a DILI idiosincratica. Le statine causano spesso modesti rialzi transitori delle transaminasi e solo raramente un danno clinicamente significativo. L’amiodarone, specie con trattamenti prolungati, può favorire steatosi e fibrosi; il metotrexato, in rapporto alla dose cumulativa, richiede monitoraggio nel lungo periodo.
In oncologia e immunoterapia, gli inibitori dei checkpoint immunitari possono scatenare epatiti immuno-mediate, mentre alcuni inibitori tirosin-chinasici e chemioterapici sono associati a incrementi enzimatici o quadri colestatici. Anche prodotti “naturali” e integratori possono essere coinvolti: estratti concentrati di tè verde, kava, integratori per il bodybuilding (inclusi prodotti contenenti steroidi anabolizzanti o pro-ormoni) sono stati collegati a colestasi e ittero. Il rischio aumenta con politerapia, alcol e comorbilità epatiche: la valutazione individuale del profilo beneficio-rischio e un monitoraggio adeguato restano centrali.
Sintomi di danno epatico
Il danno epatico indotto da farmaci può manifestarsi con una varietà di sintomi, che variano in base alla gravità e al tipo di lesione. I sintomi iniziali sono spesso aspecifici e possono includere affaticamento, malessere generale, nausea, perdita di appetito e dolore nella parte superiore destra dell’addome. (msdmanuals.com)
Con il progredire del danno, possono comparire segni più specifici come l’ittero, caratterizzato dall’ingiallimento della pelle e degli occhi, urine scure e feci chiare. Altri sintomi possono includere prurito intenso, febbre, perdita di peso e lieve ingrossamento del fegato. (my-personaltrainer.it)
In alcuni casi, il danno epatico può essere asintomatico e rilevato solo attraverso esami di laboratorio che mostrano alterazioni nei livelli degli enzimi epatici. Pertanto, è fondamentale monitorare regolarmente la funzionalità epatica durante trattamenti farmacologici prolungati o con farmaci noti per la loro potenziale epatotossicità.
Prevenzione e gestione
La prevenzione del danno epatico indotto da farmaci si basa principalmente sull’uso prudente dei medicinali. È essenziale seguire le indicazioni mediche riguardo dosaggi e durata del trattamento, evitando l’automedicazione e l’uso improprio di farmaci. (carenity.it)
Prima di iniziare una terapia, è importante informare il medico su eventuali condizioni preesistenti, come malattie epatiche, consumo di alcol o uso di altri farmaci, per valutare il rischio di epatotossicità. Inoltre, durante il trattamento, è consigliabile monitorare periodicamente la funzionalità epatica attraverso esami del sangue, specialmente se si assumono farmaci noti per il loro potenziale epatotossico.
In caso di sospetto danno epatico, la prima misura da adottare è l’immediata sospensione del farmaco responsabile. Successivamente, il trattamento può includere l’uso di farmaci detossificanti e, nei casi più gravi, il ricovero ospedaliero per monitorare e gestire le complicanze. (abilitychannel.tv)
In conclusione, il danno epatico indotto da farmaci rappresenta una condizione clinica significativa che richiede attenzione sia nella prevenzione che nella gestione. Un uso responsabile dei farmaci, la comunicazione aperta con il medico e il monitoraggio regolare della funzionalità epatica sono fondamentali per ridurre il rischio di epatotossicità e garantire la sicurezza del paziente.
Per approfondire
Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA): Informazioni ufficiali sui farmaci e sulla farmacovigilanza in Italia.
Manuale MSD – Danno epatico indotto dai farmaci: Approfondimento sulle cause, sintomi e trattamenti del danno epatico da farmaci.
