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La sindrome di Marfan è una patologia genetica del tessuto connettivo che coinvolge vari organi e sistemi, tra cui il sistema cardiovascolare, scheletrico e oculare. La sua diagnosi precoce e una gestione clinica adeguata sono fondamentali per prevenire complicanze potenzialmente gravi.
Cos’è la sindrome di Marfan
La sindrome di Marfan è una malattia ereditaria del tessuto connettivo, caratterizzata da un’alterazione della proteina fibrillina-1, essenziale per l’elasticità e la resistenza dei tessuti. Questa condizione colpisce principalmente il sistema cardiovascolare, lo scheletro e gli occhi, ma può interessare anche altri organi.
La prevalenza della sindrome di Marfan è stimata in circa 1 su 5.000 individui, senza predilezione per sesso o etnia. La trasmissione avviene in modo autosomico dominante, il che significa che un individuo affetto ha il 50% di probabilità di trasmettere la mutazione ai propri figli.
La diagnosi si basa su criteri clinici definiti, noti come criteri di Ghent, che includono manifestazioni sistemiche e la storia familiare. L’identificazione precoce è cruciale per avviare tempestivamente le misure preventive e terapeutiche appropriate.
La gestione della sindrome di Marfan richiede un approccio multidisciplinare, coinvolgendo cardiologi, ortopedici, oculisti e genetisti, per monitorare e trattare le diverse manifestazioni della malattia.

Cause genetiche
La sindrome di Marfan è causata da mutazioni nel gene FBN1, situato sul cromosoma 15, che codifica per la proteina fibrillina-1. Questa proteina è un componente fondamentale delle microfibrille del tessuto connettivo, contribuendo alla sua forza ed elasticità.
Le mutazioni nel gene FBN1 portano a una produzione anomala o ridotta di fibrillina-1, compromettendo l’integrità del tessuto connettivo. Questo difetto si traduce in una maggiore predisposizione a dilatazioni e rotture dei vasi sanguigni, deformità scheletriche e problemi oculari.
La trasmissione della sindrome di Marfan è autosomica dominante, il che significa che una singola copia mutata del gene FBN1 è sufficiente per manifestare la malattia. Tuttavia, circa il 25% dei casi deriva da nuove mutazioni, senza una storia familiare precedente.
La variabilità delle mutazioni nel gene FBN1 contribuisce alla diversità delle manifestazioni cliniche osservate nei pazienti, rendendo la prognosi e la gestione della malattia altamente individualizzate.
Sintomi principali
I sintomi della sindrome di Marfan variano ampiamente tra gli individui, ma comunemente includono anomalie scheletriche, cardiovascolari e oculari. La gravità e la combinazione di questi sintomi possono differire significativamente.
Le manifestazioni scheletriche comprendono una statura elevata, arti sproporzionatamente lunghi, scoliosi, petto escavato o carenato e ipermobilità articolare. Queste caratteristiche possono influenzare la postura e la funzionalità muscoloscheletrica.
Le complicanze cardiovascolari sono tra le più gravi e includono la dilatazione dell’aorta ascendente, che può portare a dissezione aortica, e prolasso della valvola mitrale. Queste condizioni richiedono monitoraggio regolare e, in alcuni casi, interventi chirurgici.
Le manifestazioni oculari includono la dislocazione del cristallino (ectopia lentis), miopia elevata e un aumentato rischio di distacco della retina. Questi problemi possono compromettere significativamente la vista e richiedono interventi oftalmologici appropriati.
Complicanze
La sindrome di Marfan può determinare una serie di complicanze che interessano diversi sistemi dell’organismo. Le più gravi riguardano l’apparato cardiovascolare, ma anche il sistema scheletrico, oculare e polmonare possono essere coinvolti. La gravità e la progressione di queste complicanze variano significativamente tra gli individui affetti.
Le complicanze cardiovascolari rappresentano la principale causa di morbilità e mortalità nei pazienti con sindrome di Marfan. L’alterazione del tessuto connettivo può indebolire l’aorta, portando a dilatazioni aneurismatiche e aumentando il rischio di dissezione aortica. Inoltre, possono verificarsi alterazioni delle valvole cardiache, come il prolasso della valvola mitrale, che possono evolvere in insufficienza cardiaca. (issalute.it)
A livello scheletrico, la sindrome di Marfan può causare deformità come la scoliosi, il pectus excavatum o carinatum e l’iperlassità articolare. Queste anomalie possono provocare dolore cronico, limitazioni funzionali e, nei casi più gravi, compromettere la funzione respiratoria a causa della compressione toracica.
Le complicanze oculari includono la dislocazione del cristallino (ectopia lentis), che si verifica in oltre la metà dei pazienti, aumentando il rischio di distacco della retina, glaucoma e cataratta precoce. Questi problemi possono portare a una significativa riduzione della vista o, in assenza di trattamento, alla cecità.
Le complicanze polmonari possono includere pneumotorace spontaneo, bolle apicali e, talvolta, apnea ostruttiva del sonno. Queste condizioni possono manifestarsi con dispnea improvvisa, dolore toracico o russamento e sonnolenza diurna, richiedendo valutazioni pneumologiche dedicate e, nei casi acuti, interventi urgenti.
Possono inoltre verificarsi problematiche neurologiche correlate all’ectasia durale, una dilatazione delle meningi a livello lombosacrale che può causare lombalgia, cefalea ortostatica e, più raramente, disturbi neurologici periferici. Anche ernie e prolassi possono essere più frequenti, contribuendo al carico sintomatologico e alla necessità di un attento monitoraggio clinico.
Gestione clinica
La gestione clinica della sindrome di Marfan è multidisciplinare e mira a prevenire e trattare le complicanze associate alla malattia. Un monitoraggio regolare e un intervento tempestivo sono fondamentali per migliorare la qualità di vita e l’aspettativa di vita dei pazienti.
Per le complicanze cardiovascolari, l’uso di farmaci beta-bloccanti è indicato per ridurre la pressione arteriosa e rallentare la dilatazione aortica. In alcuni casi, può essere necessario l’intervento chirurgico per riparare o sostituire segmenti dell’aorta dilatati o per correggere valvulopatie significative. (msdmanuals.com)
Le deformità scheletriche possono richiedere interventi ortopedici, come l’uso di corsetti per la scoliosi o interventi chirurgici per correggere anomalie toraciche. La fisioterapia può essere utile per migliorare la mobilità articolare e ridurre il dolore.
Le complicanze oculari necessitano di un monitoraggio oftalmologico regolare. In caso di dislocazione del cristallino o altre anomalie significative, può essere indicato l’intervento chirurgico per prevenire la perdita della vista.
Il follow-up prevede un monitoraggio periodico con valutazioni cardiologiche (ecocardiogramma e, quando indicato, TC o RM dell’aorta), controlli ortopedici e visite oculistiche regolari. La gestione include anche il controllo rigoroso dei fattori di rischio cardiovascolare, l’educazione del paziente e il counseling genetico, con estensione delle valutazioni ai familiari potenzialmente a rischio.
Le indicazioni sullo stile di vita comprendono la modulazione dell’attività fisica, privilegiando esercizi a bassa intensità ed evitando sport di contatto o sforzi isometrici intensi. La gravidanza richiede una pianificazione attenta e un monitoraggio specialistico, data la possibile aumentata vulnerabilità aortica; le decisioni su terapia, timing e modalità del parto vanno concordate in centri con esperienza nella gestione della sindrome di Marfan.
Per approfondire
Istituto Superiore di Sanità: Informazioni dettagliate sulla sindrome di Marfan, incluse cause, sintomi e gestione.
Manuale MSD – Edizione Professionisti: Approfondimento sulla sindrome di Marfan con focus su diagnosi e trattamento.
