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Clenil per aerosol è un medicinale a base di beclometasone dipropionato, un corticosteroide antinfiammatorio che agisce localmente sulle vie aeree. La somministrazione avviene mediante nebulizzazione: il farmaco contenuto in fiale monodose viene trasformato in una “nebbia” di particelle che, inspirate con un nebulizzatore, raggiungono bronchi e bronchioli. L’obiettivo non è “aprire” rapidamente i bronchi come fanno i broncodilatatori, ma ridurre in modo progressivo l’infiammazione cronica che caratterizza molte forme di asma e di respiro sibilante, limitando edema della mucosa, iperreattività bronchiale e produzione di muco. Per questo motivo Clenil rientra nei trattamenti di fondo (controller) e non nei farmaci “al bisogno”.
Rispetto agli spray pressurizzati predosati o ai dispositivi a polvere, la via nebulizzata è utile quando l’inalatore non è ben tollerato o non viene usato correttamente, per esempio nei bambini piccoli o in persone che faticano a coordinare inspirazione ed erogazione. Il beclometasone agisce principalmente in sede bronchiale, con un assorbimento sistemico generalmente contenuto, ma comunque presente: l’uso deve quindi attenersi alla prescrizione medica e al piano terapeutico individuale. In questa guida spieghiamo a cosa serve Clenil aerosol, come si colloca nei percorsi di cura dell’asma e quali accortezze cliniche sono rilevanti. In questa prima parte ci concentriamo sulle indicazioni terapeutiche, cioè sui contesti clinici per cui il medicinale è appropriato.
Indicazioni terapeutiche
La principale indicazione di Clenil aerosol è il trattamento di mantenimento dell’asma persistente in adulti, adolescenti e bambini, quando l’impiego di inalatori pressurizzati predosati o dispositivi a polvere risulta inadeguato o insoddisfacente. Nei percorsi di cura dell’asma, i corticosteroidi per via inalatoria rappresentano la terapia cardine per controllare l’infiammazione di fondo: riducono frequenza e intensità dei sintomi (tosse, sibili, costrizione toracica), limitano i risvegli notturni e, soprattutto, abbassano il rischio di riacutizzazioni che richiedono cortisonici sistemici o accessi in urgenza. La scelta della via nebulizzata con Clenil può essere clinicamente preferita quando il paziente non riesce a ottenere una deposizione bronchiale efficace con pMDI o polvere, o quando il medico valuti che la nebulizzazione migliori l’aderenza al trattamento continuativo. È importante ricordare che l’effetto non è immediato: il beneficio cresce nelle settimane con l’uso regolare, all’interno di un piano di terapia di fondo.
Un’ulteriore indicazione riguarda il “respiro sibilante ricorrente” nei bambini fino a 5 anni di età. In questa fascia pediatrica, episodi ripetuti di wheezing possono essere scatenati da infezioni virali o da allergeni; in presenza di recidive e di criteri clinici appropriati, l’impiego di corticosteroide per via inalatoria come il beclometasone nebulizzato può contribuire a ridurre l’infiammazione bronchiale e la probabilità di nuove riacutizzazioni. La scelta terapeutica richiede una valutazione attenta dello specialista o del pediatra per distinguere tra singoli episodi isolati e forme ricorrenti, per stabilire la durata del trattamento e per verificare periodicamente risposta e tollerabilità. Anche in questo contesto, Clenil non sostituisce i farmaci di sollievo rapido nei momenti di broncospasmo acuto e non va considerato un rimedio “al bisogno”: la sua azione è preventiva e di controllo, orientata a migliorare la stabilità clinica nel tempo.
Clenil aerosol non è indicato per trattare un attacco acuto di asma o una crisi di broncospasmo: in queste situazioni servono farmaci a rapida insorgenza d’azione, indicati dal medico per il sollievo immediato. Il beclometasone, infatti, agisce modulando l’espressione di mediatori infiammatori e riducendo l’edema della mucosa bronchiale, con un effetto che si costruisce progressivamente. È essenziale che il paziente disponga del proprio farmaco di salvataggio e sappia quando utilizzarlo secondo il piano d’azione condiviso con il curante; allo stesso tempo, la terapia di fondo con Clenil va proseguita con regolarità anche quando i sintomi sono ben controllati, perché interromperla bruscamente può favorire la ripresa dell’infiammazione e aumentare il rischio di peggioramenti. Se i disturbi persistono nonostante l’uso corretto, è opportuno rivalutare diagnosi, tecnica inalatoria, aderenza e, se necessario, intensificare o rimodulare la strategia terapeutica.

La via nebulizzata con Clenil è particolarmente utile quando la tecnica inalatoria con altri dispositivi risulta problematica. Ciò accade, per esempio, nei bambini piccoli che necessitano di mascherina facciale, in persone anziane con limitazioni motorie o cognitive, o in pazienti con coordinazione inspiratoria difficile. In questi casi, la nebulizzazione favorisce una deposizione più omogenea nelle vie aeree distali, a patto che il tempo di somministrazione venga rispettato e che l’apparecchio sia idoneo e ben mantenuto. Sebbene l’azione sia prevalentemente locale, l’uso di corticosteroidi inalatori richiede comunque alcune misure di igiene per ridurre eventi locali come raucedine o candidosi orofaringea: è buona pratica sciacquare la bocca dopo l’inalazione e pulire accuratamente maschera e boccaglio secondo le indicazioni fornite dal produttore del nebulizzatore. La corretta educazione del paziente e della famiglia è parte integrante dell’indicazione, perché dalla qualità dell’inalazione dipende gran parte dell’efficacia clinica.
È altrettanto importante delimitare cosa non rientra nelle indicazioni di Clenil aerosol. Il medicinale non è un antibiotico e non cura le infezioni respiratorie; nelle riniti o nelle forme infiammatorie nasali la terapia appropriata è di solito un corticosteroide per uso intranasale, che è diverso dall’aerosol per i bronchi. Inoltre, nella broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) la monoterapia con corticosteroide inalatorio non è considerata trattamento di base: eventuali impieghi sono selettivi, valutati dallo specialista e in genere prevedono combinazioni con broncodilatatori in dispositivi specifici. Per l’asma, invece, l’indicazione di Clenil è chiara: terapia di mantenimento quando le alternative inalatorie non sono adeguate e nei bambini piccoli con wheezing ricorrente. Questa distinzione evita aspettative scorrette e contribuisce a un uso più sicuro e mirato del farmaco nella pratica clinica quotidiana.
Nel quadro dell’asma allergico o eosinofilico, l’indicazione a un corticosteroide inalatorio come il beclometasone si estende anche alle fasi stagionali in cui l’esposizione agli allergeni aumenta i sintomi. In tali periodi, l’impiego regolare di Clenil può contribuire a mantenere il controllo clinico e a ridurre il ricorso ai farmaci di salvataggio, integrandosi con misure ambientali (riduzione degli allergeni, gestione degli irritanti) e con eventuali terapie aggiuntive prescritte dal medico, come broncodilatatori a lunga durata o antileucotrieni quando indicati. Anche gli obiettivi funzionali fanno parte dell’indicazione: migliorare la qualità del sonno, la tolleranza allo sforzo, la funzione respiratoria e la partecipazione ad attività scolastiche e lavorative. La decisione di iniziare, proseguire o adeguare Clenil aerosol nasce dunque da una valutazione globale della malattia asmatica e del profilo del paziente, con un’attenzione specifica alla fattibilità della via inalatoria e alla probabilità di un’aderenza costante nel tempo.
Dosaggio e somministrazione
Per la sospensione da nebulizzare di beclometasone dipropionato (Clenil aerosol), la dose iniziale va modulata in base a gravità e frequenza dei sintomi. Le dosi raccomandate sono: adulti e adolescenti ≥12 anni 800–1600 microgrammi due volte al giorno (dose totale 1600–3200 microgrammi/die); bambini ≤11 anni 400–800 microgrammi due volte al giorno (dose totale 800–1600 microgrammi/die). Una volta ottenuto il controllo, ridurre gradualmente fino alla dose minima efficace; talvolta è possibile una singola somministrazione giornaliera. Non superare abitualmente 3200 microgrammi/die negli adolescenti e adulti e 1600 microgrammi/die nei bambini.
Nei bambini fino a 5 anni con respiro sibilante ricorrente, l’impiego va deciso in base alla frequenza e alla severità degli episodi. Se non si osserva beneficio entro 2–3 mesi, la terapia va interrotta; in ogni caso, la durata non dovrebbe superare i 3 mesi salvo forte sospetto di asma, per evitare esposizioni inutili ai corticosteroidi inalatori. È raccomandato il monitoraggio regolare della crescita nei trattamenti protratti, con rivalutazione della dose se si evidenziano rallentamenti staturo-ponderali.
La somministrazione è esclusivamente per inalazione mediante nebulizzatore pneumatico, preferibilmente con boccaglio o maschera ben aderente. L’uso con nebulizzatori a ultrasuoni non è raccomandato perché non garantisce un’erogazione corretta del medicinale. Dopo ogni dose, sciacquare la bocca con acqua e sputare per ridurre il rischio di candidiasi orofaringea e disfonia. Seguire le impostazioni del dispositivo indicate dal produttore e attenersi alle istruzioni del medico.
Dal punto di vista pratico, il boccaglio è in genere preferibile perché riduce la deposizione nel distretto orofaringeo; quando si usa la maschera, assicurarsi che aderisca bene al volto e pulirla regolarmente per evitare irritazioni cutanee. Eseguire le inalazioni a orari regolari, mantenendo una respirazione lenta e profonda durante l’aerosol. Clenil aerosol è un trattamento di fondo e non allevia le crisi acute: il paziente deve avere sempre a disposizione un broncodilatatore a rapida azione per il sollievo immediato secondo piano d’azione personalizzato.
Effetti collaterali
Gli effetti indesiderati più comuni sono localizzati alle vie aeree superiori e includono laringite e faringite (molto comuni), candidiasi orale (comune), tosse e irritazione della gola (comuni) e disfonia/raucedine (non comune). Una corretta tecnica di inalazione, l’uso del boccaglio e il risciacquo del cavo orale dopo la dose riducono significativamente questi disturbi; in caso di candidiasi, di norma è sufficiente un trattamento antifungino topico senza sospendere il corticosteroide inalatorio, salvo diversa indicazione medica.
Raramente possono verificarsi reazioni di ipersensibilità come angioedema (palpebre, labbra, gola) e, subito dopo l’inalazione, broncospasmo paradosso con aumento del respiro sibilante, tosse e dispnea. In tale eventualità, somministrare immediatamente un beta2-agonista a rapida azione, interrompere Clenil e contattare il medico per la rivalutazione terapeutica. Cefalea e nausea sono state riportate non comunemente; tremore e dispnea sono rari.
Con dosi elevate e/o uso prolungato, i corticosteroidi inalatori possono dare effetti sistemici: soppressione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, riduzione della densità minerale ossea, ritardo della crescita in età pediatrica, cataratta e glaucoma. Sono stati segnalati anche disturbi psicologici e comportamentali (iperattività psicomotoria, disturbi del sonno, ansia, depressione, aggressività), specie nei bambini. Per minimizzare il rischio, adottare sempre la dose minima efficace con monitoraggi periodici clinici e, se indicato, strumentali.
Nei pazienti con BPCO l’uso di corticosteroidi inalatori è associato a un aumento del rischio di polmonite; ciò è meno rilevante nel trattamento dell’asma, dove il profilo beneficio/rischio resta favorevole quando il farmaco è usato correttamente. In ogni caso, segnalare prontamente febbre, peggioramento della tosse o produzione di espettorato purulento. Nei bambini in terapia a lungo termine è consigliato misurare regolarmente l’altezza e rivalutare la necessità di mantenere dosi alte.
Controindicazioni
Clenil aerosol è controindicato in caso di ipersensibilità al beclometasone dipropionato o ad uno qualsiasi degli eccipienti della formulazione. Non è un farmaco per le riacutizzazioni: non va usato per trattare l’attacco asmatico in corso, per il quale occorrono broncodilatatori a rapida insorgenza secondo prescrizione.
Pur non rientrando tra le controindicazioni assolute, richiedono particolare cautela la tubercolosi polmonare attiva o quiescente e le infezioni virali, batteriche o fungine della bocca, degli occhi o delle vie respiratorie. In presenza di infezioni batteriche delle vie aeree, può essere necessaria una terapia antibiotica concomitante. La candidiasi orofaringea, correlata alla dose e alla durata, di solito risponde alla terapia antifungina senza sospensione del corticosteroide inalatorio.
Gravidanza e allattamento: i dati disponibili non evidenziano effetti teratogeni del beclometasone; in gravidanza l’uso va riservato ai casi di effettiva necessità alla dose più bassa capace di controllare i sintomi, poiché un buon controllo dell’asma materna è fondamentale per la salute fetale. Durante l’allattamento, piccole quantità possono essere escrete nel latte, ma alle dosi terapeutiche non sono attesi effetti clinicamente rilevanti nei lattanti; dopo dosi inalatorie elevate, si può valutare di evitare la poppata nelle 4 ore successive alla somministrazione, previo parere medico.
Nel passaggio da corticosteroidi orali a terapia inalatoria è possibile smascherare una insufficienza surrenalica o, raramente, una sindrome di Churg–Strauss; il cambiamento va effettuato gradualmente con monitoraggio clinico e, se indicato, test funzionali dell’asse surrenalico. Allergie precedentemente controllate dalla terapia sistemica (rinite, eczema) possono riemergere e vanno trattate con farmaci topici o antistaminici secondo necessità.
Interazioni farmacologiche
Il beclometasone per via inalatoria subisce un rapido metabolismo presistemico tramite esterasi; la dipendenza dal CYP3A è minore rispetto ad altri corticosteroidi inalatori. Le interazioni clinicamente rilevanti sono quindi poco probabili, ma non possono essere escluse con potenti inibitori del CYP3A (per esempio ritonavir o cobicistat): l’esposizione sistemica al metabolita attivo può aumentare, con rischio di effetti corticosteroidei sistemici. In caso di co-prescrizione necessaria, usare la dose minima efficace, monitorare segni di eccesso di steroide (aumento di peso, facies cushingoide, iperglicemia) e di soppressione surrenalica, e rivalutare periodicamente la terapia.
Sul piano farmacodinamico, l’associazione con altri corticosteroidi per via sistemica o intranasale può aumentare l’effetto soppressivo sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Evitare duplicazioni non intenzionali con altri dispositivi contenenti beclometasone (spray nasali o altri inalatori) per non eccedere l’esposizione totale giornaliera.
Nei pazienti in terapia antiretrovirale “potenziata”, le autorità regolatorie segnalano casi di sindrome di Cushing e insufficienza surrenalica con la co-somministrazione di inibitori forti di CYP3A e corticosteroidi non sistemici; quando serve un corticosteroide inalatorio, il beclometasone è spesso preferito rispetto ad alternative più dipendenti dal CYP3A, ma la vigilanza clinica resta necessaria. I pazienti devono essere istruiti a riferire rapidamente comparsa di debolezza marcata, ipotensione, cefalea, alterazioni dell’umore o disturbi del sonno.
Non sono note interazioni clinicamente significative con il cibo o con l’uso di nebulizzatori pneumatici standard quando utilizzati correttamente. È buona norma rivedere periodicamente l’intera terapia del paziente (inclusi spray nasali e topici) e verificare l’aderenza e la tecnica di inalazione prima di modificare le dosi, in linea con le strategie a gradini delle linee guida internazionali.
Clenil aerosol, se usato correttamente e alla dose minima efficace, costituisce una solida opzione di controllo dell’asma quando altri dispositivi inalatori risultano inadeguati. Adattare la posologia alla risposta clinica, curare la tecnica di inalazione e monitorare nel tempo sicurezza ed efficacia consente di massimizzare i benefici riducendo al minimo i rischi, soprattutto nei pazienti pediatrici e in chi necessita di trattamenti prolungati.
Per approfondire
Global Initiative for Asthma (GINA) – 2024 Summary Guide Sintesi internazionale aggiornata sulla gestione dell’asma, con raccomandazioni pratiche su uso dei corticosteroidi inalatori e strategie a gradini.
AIFA – Rivalutazione EMA sui corticosteroidi inalatori Nota regolatoria sul profilo beneficio/rischio degli ICS e rischi di polmonite in BPCO; utile per il counselling sulla sicurezza (fonte storica/fondamentale).
MHRA (UK) – Inibitori CYP3A e steroidi non sistemici Avvertenze su interazioni con ritonavir/cobicistat e scelta del beclometasone come opzione a minor rischio, con raccomandazioni di monitoraggio (fonte storica/fondamentale).
NHS – Effetti collaterali degli inalatori al beclometasone Panoramica chiara su effetti locali e sistemici e misure preventive (risciacquo orale, uso di spaziatore/boccaglio).
