Deja-vu
Il deja-vu (déjà-vù), dal punto di vista etimologico, deriva dalla lingua francese e significa: “già visto”, e consiste in un disturbo di natura psicologica e neuropsicologica caratterizzato da una insolita ed incredibile sensazione di aver già vissuto determinati avvenimenti o situazioni non ancora accaduti, di essere già stati in un luogo o ambiente in cui non si è mai stati prima ad ora, e di aver già visto animali e/o persone che non si ha mai incontrato e conosciuto nella propria vita.
Quindi, il deja-vu rende familiare tutto ciò che è estraneo e inesistente alla propria vita, rivelandosi una vera e propria esperienza mistica e soprannaturale.
Tale manifestazione psichica è scatenata da numerosi scompensi che colpiscono molteplici parti del nostro corpo:
- la sfera mnestica (si manifesta la cosiddetta: “paramnesia”, e consiste in un ricordo erroneo o vago dotato di precisi connotati inseriti nello spazio e nel tempo, che spingono il paziente ad una illusione del ricordo di un evento o un luogo come realmente vissuti);
- la sfera cognitiva;
- la sfera neurologica;
- la sfera emotiva;
- la sfera affettiva;
- la sfera comportamentale;
- la sfera sensoriale;
- la sfera percettiva;
- la sfera cerebrale.
Purtroppo il deja-vu è un disturbo molto diffuso, infatti dagli studi sperimentali è stato riscontrato che oltre la metà della popolazione generale ha vissuto almeno una volta nella propria vita un fenomeno di questo tipo.
Il deja-vu è causato anche da una incapacità di discernimento tra gli eventi vissuti nel passato e quelli legati al presente, dando l’illusione, o addirittura la piena convinzione che un episodio accaduto tanti anni fa, fosse accaduto recentemente (rievocando anche i minimi particolari, quali: odori, suoni, voci, colori, ecc).
Inoltre, esso si può rivelare nel momento del risveglio mattutino. in seguito ad un sogno molto intenso e vivido che lascia delle tracce profonde e indelebili nella memoria a lungo termine, dando anch’esso l’illusione che la situazione vissuta durante l’attività onirica (il sogno) fosse realmente accaduto.
Da ciò possiamo dedurre che trattasi di un vero e proprio inganno emotivo, affettivo, mnestico e sensoriale.
Tuttavia, si stima che coloro che vivono ripetute volte nell’arco della vita queste manifestazioni, sono coscienti e altamente consapevoli che gli episodi e gli eventi (mai accaduti realmente!) siano reali, e non frutto di fantasticherie, di distorsioni sensoriali o di costruzioni mentali.
Dagli studi scientifici e dalle ricerche nel campo neuropsicologico sono emersi i seguenti risultati:
- Il fenomeno del deja-vu si riduce con l’avanzare dell’età, … ma non solo, è ridotto anche nell’ età evolutiva, tra bambini e adolescenti;
- Colpisce indistintamente uomini e donne, soprattutto in età adulta;
- Il fenomeno del deja-vu è più consistente nei soggetti che viaggiano spesso a causa della sindrome del jet lag, ossia: l’incapacità di adattarsi ai fusi orari provoca un asincronismo dei ritmi circadiani dando luogo a numerosi disturbi psico-somatici, quali: depressione, disturbi del sonno, alterazione del ciclo sonno-veglia, bipolarismo, disturbi gastrici, ecc;
- Il deja-vu è più pregnante nei soggetti che godono di una buona posizione economica, finanziaria e sociale;
- Il deja-vu è più presente nei soggetti con elevato bagaglio culturale.
Teorie interpretative
Alan S. Brown, noto docente universitario di psichiatria e di epidemiologia del policlinico dell’Università della Colombia (America del Sud), inserisce nella sua opera scientifica intitolata: “The deja-vu experience: Essays in Cognitive Psychology”, le teorie interpretative in merito al fenomeno del deja vù.
Elenchiamole e analizziamole:
- Teoria neurologica: la manifestazione del deja-vu è dettata da una anomala attività elettrica neuronale tra la neocorteccia e l’amigdala / l’ippocampo, e tale anomalia si riscontra specialmente nei pazienti epilettici;
- Teoria del doppio processamento: il deja-vu come ben sappiamo dà l’impressione della familiarità di un dato evento o luogo (mai accaduto e mai visto) come realmente vissuti, e tale familiarità è provocata da una disconnessione tra la capacità di rievocazione cosciente (disattivata – OFF) e la familiarità di un evento mai esistito (attivata – ON);
- Teoria della doppia elaborazione attenzionale: l’input viene elaborato inconsapevolmente nello stadio pre-attentivo dando luogo ad un blocco del flusso dell’informazione attenzionale, e successivamente l’input viene sottoposto ad un’elaborazione consapevole nello stadio attentivo;
- Teoria mnestica: si manifesta la cosiddetta: “paramnesia” che consiste in un ricordo erroneo o vago dotato di precisi connotati inseriti nello spazio e nel tempo, che spingono il paziente ad una illusione del ricordo di un evento o un luogo come realmente vissuti. I ricordi erronei o vaghi che sollecitano l’esordio del deja vù possono essere determinati da svariati fattori, come: sogni molto intensi, visione di film emotivamente coinvolgenti e lettura di romanzi toccanti e avvincenti.
Tipologie di deja-vu
Un illustre matematico Howard Gray Funkhouser (1898 – 1984) distingue quattro tipologie di deja vù:
- Deja visitè: consiste in un’inconsueta sensazione di essere stati in un luogo (mai visitato in realtà) e di conoscere perfettamente le caratteristiche geo-fisiche di quel determinato territorio;
- Deja senti: è oggetto di fantasticherie e/o di rievocazione di accadimenti passati, e in questo caso i soggetti hanno una capacità di prognosticare le azioni o gli avvenimenti che accadranno di lì a poco;
- Deja vècu: consiste in una intensa e bizzarra sensazione che un episodio che sta per accadere fosse già accaduto in passato, e i soggetti in questione si sentono pronti psicologicamente ad affrontarlo e ben preparati ad agire e a reagire;
- Jamais vù: è l’opposto del deja-vu, e consiste nell’ incapacità di rievocare e di considerare familiari le persone realmente incontrate o dei fatti realmente avvenuti.
Comorbidità
Il deja vù si manifesta in comorbidità con i seguenti disturbi:
- Epilessia” class=”ilgen”>epilessia nell’area temporale con “aura”;
- allucinazioni ipnagogiche, che si verificano talora prima dell’addormentamento;
- episodi misteriosi ed esoterici di chiaroveggenza (previsione del futuro);
- disturbi d’ansia;
- schizofrenia;
- psicosi;
- disturbi dissociativi.
Criteri di valutazione psicometrica
Un famoso docente accademico statunitense di neuropsichiatria e di psichiatria geriatrica e forense chiamato: Vernon Neppe, ha esteso negli anni ’80 due tecniche di valutazione psicometrica del deja-vu:
- Questionario qualitativo: valuta il livello di entità e gli attributi psico-fisici del fenomeno;
- Questionario quantitativo: valuta la cadenza temporale della manifestazione del fenomeno.
Ambedue i questionari focalizzano l’attenzione sulla gravità, sulla ripetitività del deja vù e sulle reazioni psichiche, somatiche, emotive, affettive, cognitive e comportamentali suscitate e riferite dai pazienti.
Il deja-vu in età senile.
Un noto docente universitario statunitense di psicologia e neuropsicologia cognitiva, Chris Moulin, visitando alcuni suoi pazienti anziani scoprì che il deja-vu è un fenomeno che non solo si manifesta in età adulta, ma anche in età senile a causa della degenerazione cognitiva mnestica che si manifesta durante il processo dell’invecchiamento.
Moulin, analizzando alcuni suoi pazienti anziani ha riscontrato che il decremento lieve del deja-vu si manifesta negli anziani che godono di buona salute mentale, mentre, gli anziani affetti da demenze senili convivono quotidianamente con le manifestazioni di deja-vu.
Infatti, nelle demenze senili e in particolare nella demenza di Alzheimer, tale disturbo tende a cronicizzarsi ed è persistente nel tempo, verificandosi non solo tutti i giorni ma anche più volte al giorno a causa dell’amnesia anterograda e dell’amnesia autobiografica recente.
Di conseguenza, la perdita della memoria da’ l’illusione che un evento mai avvenuto fosse realmente accaduto (descrivendo meticolosamente persino i particolari), a causa dell’oblio (dimenticanza) e dell’incapacità di rievocare i fatti recenti, mentre gli eventi passati sono molto vividi nella mente degli anziani, con o senza demenze.
Talvolta, gli anziani possono anche fare confusione tra gli eventi vissuti in passato e gli eventi che reputano di averli vissuti realmente, ma questi ultimi sono solo frutto di un inganno mnestico, e ciò prende il nome di: deja-vu.
BIBLIOGRAFIA
- Baroni R.,I processi psicologici dell’invecchiamento. Edizione: Le Bussole, Carocci Editore, Roma, 2003;
- Brown, A. S., A review of the déjà vu experience. Psychological Bulletin, 2003.
Ti potrebbero interessare anche:
Mia sorella, che soffe di Alzheimer, quotidianamente, guardando la trasmissione Rai1 l’eredità, è convinta di averla già visto… ma interrogata, non è capace di ricordare il finale!