Come far salire il buon umore?

Mindfulness, rilassamento, dieta mediterranea, attività fisica e linee guida sugli antidepressivi per stabilizzare l’umore e sostenere il benessere mentale

Migliorare il “buon umore” non significa essere sempre felici, ma aumentare la capacità di tornare a uno stato emotivo stabile e piacevole dopo le inevitabili oscillazioni della giornata. L’umore è influenzato da fattori biologici (ritmi sonno‑veglia, ormoni dello stress), ambientali (carico di lavoro, relazioni), cognitivi (stili di pensiero) e comportamentali (abitudini quotidiane). In questa guida troverai strategie pratiche e realiste per favorire un tono dell’umore più equilibrato: piccoli interventi, ripetuti con costanza, che aiutano a regolare l’attivazione fisiologica, rendere i pensieri meno rigidi e riconquistare spazio per ciò che fa bene.

Le tecniche proposte non richiedono attrezzature o tempi lunghi: si basano su respirazione, rilassamento muscolare, attenzione consapevole e micro‑pause che puoi integrare in qualsiasi routine. Non sostituiscono un percorso terapeutico quando necessario, ma rappresentano strumenti a basso rischio e ad alto potenziale. Se il calo del tono dell’umore persiste per almeno due settimane, compaiono perdita di interesse, difficoltà a svolgere le attività quotidiane, pensieri di autolesione, uso eccessivo di alcol o farmaci, è importante confrontarsi con il medico di famiglia o con uno psicologo. Le indicazioni che seguono sono educative e generali: adatta le pratiche al tuo stato di salute e sospendi se noti peggioramenti.

Tecniche di rilassamento e mindfulness

Rilassamento e mindfulness agiscono su due binari complementari: il primo riduce la “spinta” fisiologica dello stress (tensione muscolare, respiro corto, battito accelerato), la seconda allena l’attenzione a restare nel presente senza giudicare, diminuendo ruminazione e allarme interno. Quando il corpo si calma, la mente è più disponibile a valutare la realtà con lucidità; quando la mente si fa meno reattiva, il corpo può disattivare meglio la risposta di stress. Anche pochi minuti al giorno, praticati con regolarità, possono produrre benefici cumulativi sul tono dell’umore, sulla qualità del sonno e sulla sensazione di controllo.

Respirazione diaframmatica 4‑6. Siediti eretto con i piedi a terra o sdraiati con le ginocchia piegate. Appoggia una mano sul torace e una sull’addome. Inspira dal naso contando mentalmente 4, facendo alzare la mano sull’addome; espira lentamente dalla bocca contando 6, come se volessi appannare un vetro. Ripeti per 5 minuti, 1‑2 volte al giorno, e brevi “pit‑stop” di 60‑90 secondi prima di riunioni, telefonate o situazioni stressanti. Il conteggio più lungo in espirazione favorisce l’attivazione del sistema parasimpatico, con un effetto calmante. Se avverti giramenti di testa, riduci l’ampiezza del respiro e rallenta il ritmo. Se stai seguendo una terapia con escitalopram (Cipralex) e desideri consigli per limitare eventuali disturbi iniziali o di adattamento, può esserti utile questa guida su come ridurre gli effetti collaterali del Cipralex.

Rilassamento muscolare progressivo (PMR). La tensione cronica tiene “alto il volume” del sistema di allarme e può peggiorare l’umore. Il PMR allena la capacità di riconoscere e rilasciare la tensione in modo sistematico. In un ambiente tranquillo, contrai per 5‑7 secondi un gruppo muscolare (mani, avambracci, spalle, viso, torace, addome, glutei, cosce, polpacci, piedi) e poi rilascia per 10‑15 secondi, notando attivamente la differenza tra contrazione e distensione. Procedi dall’alto verso il basso o viceversa per 10‑15 minuti. Se hai dolore muscolo‑scheletrico o condizioni specifiche, evita di forzare la contrazione e riduci l’intensità. Anche solo praticare due o tre distensioni mirate (ad esempio spalle, mascella, mani) più volte al giorno può abbassare rapidamente la tensione di base.

Come far salire il buon umore?

Mindfulness “in pillole”. La pratica formale (seduti 10 minuti concentrandosi sul respiro) è utile, ma per molte persone è più sostenibile iniziare con micro‑pratiche: il “respiro dei 3 minuti” (un minuto per notare cosa sta accadendo, uno per restare con il respiro, uno per allargare l’attenzione al corpo), la camminata consapevole di 5 minuti tra un impegno e l’altro, oppure 10 respiri lenti prima di inviare un messaggio o aprire la casella email. Quando arrivano pensieri automatici del tipo “non ce la farò mai”, etichettali mentalmente come “pensiero”, riporta l’attenzione alle sensazioni fisiche e lascia passare il contenuto senza ingaggiarti: non è negare i problemi, è creare lo spazio per rispondere anziché reagire.

Tecniche di grounding e ancoraggio sensoriale. Quando l’attivazione emotiva è alta, l’attenzione tende a restringersi su minacce e scenari negativi. Un esercizio pratico è il 5‑4‑3‑2‑1: individua 5 cose che vedi, 4 che senti con l’udito, 3 che puoi toccare, 2 odori e 1 sapore o sensazione interna (ad esempio il contatto dei piedi con il pavimento). Bastano 2‑3 minuti per spostare l’attenzione al presente. Anche l’“oggetto àncora” (ad esempio una pietra liscia in tasca o un elastico al polso da toccare) può aiutare a interrompere un ciclo di ruminazione. Integrare questi esercizi con routine di igiene del sonno, brevi esposizioni alla luce naturale al mattino e pause regolari riduce la pressione di base sul sistema nervoso, rendendo più facile che il buon umore “risalga” in modo spontaneo e più duraturo.

Alimentazione e umore

L’alimentazione influenza il tono dell’umore attraverso molteplici vie: stabilità glicemica, modulazione dell’infiammazione sistemica, produzione di neurotrasmettitori e dialogo intestino–cervello mediato dal microbiota. Un modello alimentare complessivamente “di qualità” aiuta a evitare oscillazioni energetiche e irritabilità, sostiene il sonno e contiene nutrienti chiave (acidi grassi omega-3, vitamine del gruppo B, triptofano, polifenoli) coinvolti nei circuiti della serotonina e della dopamina. Non esiste un singolo “cibo della felicità”, ma un insieme di scelte quotidiane coerenti che, nel tempo, favoriscono resilienza emotiva e benessere psichico.

Il pattern più studiato è quello mediterraneo tradizionale: ricco di verdura, frutta, legumi, cereali integrali, pesce azzurro, frutta secca e olio extravergine d’oliva, con un consumo moderato di latticini e limitato di carni rosse e alimenti ultraprocessati. Gli studi osservazionali mostrano un’associazione tra alta aderenza a questo schema e minore rischio di sintomi depressivi; inoltre, interventi dietetici strutturati come supporto alle cure standard hanno evidenziato miglioramenti clinicamente rilevanti in persone con depressione. La relazione non è “magica” né immediata: è l’insieme della qualità della dieta, mantenuta per settimane e mesi, a contribuire a un umore più stabile, specie se integrata con attività fisica e sonno regolare.

Tradurre la teoria in pratica significa pianificare. Un piatto-tipo bilanciato include: metà verdure di stagione, un quarto di cereali integrali (es. farro, orzo, riso integrale), un quarto di proteine “povere” di grassi saturi (legumi 3–4 volte a settimana; pesce 2–3 volte, privilegiando quello azzurro; uova o carni bianche con moderazione), più olio EVO a crudo e frutta secca. È utile limitare zuccheri liberi, alcol e cibi confezionati ricchi di sale e additivi, che possono peggiorare la qualità del sonno e dell’energia diurna. Per chi fatica con l’appetito mattutino, iniziare con colazioni semplici (es. yogurt naturale con fiocchi d’avena e frutti di bosco) aiuta a prevenire cali glicemici che impattano sull’umore.

Alcune carenze nutrizionali (ferro, B12, folati, vitamina D, iodio) possono accentuare astenia e anedonia. In presenza di dieta monotona, restrizioni non supervisionate o condizioni come celiachia, IBS o ipotiroidismo, è opportuno confrontarsi con il medico per valutare esami ematochimici mirati. Gli integratori non sostituiscono la dieta: vanno considerati solo in caso di deficit documentati o esigenze specifiche (gravidanza, veganismo ben pianificato), evitando autoprescrizioni. In caso di depressione già diagnosticata, un percorso con uno psicologo/psichiatra e, quando utile, con un dietista, permette di integrare in modo personalizzato alimentazione e terapia.

Infine, ricordiamo che il rapporto con il cibo risente dello stato emotivo: quando l’umore è basso si tende a mangiare meno e peggio, o al contrario a ricorrere a “comfort food”. Strategie utili sono programmare la spesa, cucinare porzioni extra da congelare per i giorni “no”, predisporre spuntini nutrienti pronti (frutta, hummus con verdure, pane integrale con olio), idratarsi adeguatamente e regolare la caffeina per non interferire con l’ansia o il sonno. Anche il contesto conta: mangiare con altri, quando possibile, rafforza routine e gratificazione sociale.

Attività fisica e benessere mentale

Il movimento è uno dei “modulatori dell’umore” con la migliore evidenza complessiva. L’attività fisica regolare favorisce neuroplasticità e neurogenesi (aumento del BDNF), regola i sistemi dello stress, migliora il sonno e la percezione di autoefficacia, riduce infiammazione e ruminazione mentale. Molte persone riportano un sollievo già dopo singole sessioni (effetto “acuto”), mentre la pratica costante consolida benefici più stabili su ansia e umore.

Le linee guida internazionali propongono come obiettivo 150–300 minuti a settimana di attività aerobica moderata (o 75–150 minuti vigorosa), più 2 sedute di rinforzo muscolare, adattando il carico alla condizione di partenza. Non serve essere atleti: camminata svelta, bici, nuoto, danza, ginnastica dolce, yoga o tai chi sono valide scelte. Per chi ha sintomi depressivi, iniziare con “micro-dosi” (10–15 minuti) è spesso più realistico, puntando alla frequenza prima che alla durata. La luce diurna, se possibile al mattino, potenzia l’effetto sul ritmo circadiano e sull’energia.

Superare le barriere è parte del trattamento. Idee pratiche: preparare la borsa la sera prima, fissare appuntamenti con un “buddy” che aiuti a mantenere l’impegno, collegare l’attività a routine già esistenti (scendere una fermata prima, salire le scale, fare brevi pause attive durante il lavoro), tenere un diario dell’umore per osservare i cambiamenti dopo il movimento. Le app contapassi o i promemoria del telefono possono aumentare l’aderenza, ma il focus resta ascoltare il proprio corpo e scegliere attività gradite.

In presenza di patologie croniche, dolore persistente, gravidanza o periodo post-parto, è consigliabile un confronto con il medico per definire intensità e tipi di esercizio sicuri. Segnali di allarme come dolore toracico, dispnea ingravescente o capogiri impongono stop e valutazione clinica. Quando l’umore è molto basso e l’inerzia forte, anche 5 minuti contano: l’obiettivo è spezzare l’evitamento, poi consolidare il cambiamento. Integrare esercizio con psicoterapia e, se necessari, farmaci, produce spesso effetti additivi sul benessere mentale.

Quando considerare gli antidepressivi

Gli antidepressivi sono strumenti efficaci e sicuri per molte persone, soprattutto nei quadri moderati–gravi, nelle ricorrenze, quando i sintomi persistono nonostante interventi psicologici e di stile di vita, o in presenza di rischio suicidario e marcato compromesso funzionale. Nelle forme lievi, guide autorevoli suggeriscono in genere di proporre prima interventi psicoeducativi, psicologici e di attivazione comportamentale, valutando i farmaci caso per caso. La scelta va condivisa con il curante, considerando preferenze, storia clinica, comorbilità, interazioni e profilo di effetti collaterali.

Le classi più utilizzate in prima linea sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e, quando indicati, gli SNRI o altre molecole. I benefici iniziano in genere a comparire dopo 2–4 settimane, con risposta piena entro 6–8 settimane. È importante proseguire il trattamento per almeno 6 mesi dopo la remissione per ridurre il rischio di ricaduta; chi ha avuto episodi multipli o fattori di rischio elevati può necessitare di durate più lunghe, anche oltre i 12 mesi, secondo valutazione specialistica. L’interruzione deve essere graduale, con un piano di “tapering” per minimizzare sintomi da sospensione.

Gli effetti indesiderati più comuni (nausea, cefalea, insonnia o sonnolenza, tremori fini, disturbi gastrointestinali, disfunzioni sessuali) tendono spesso ad attenuarsi con il tempo o con aggiustamenti di dosaggio; se persistenti o invalidanti, si può considerare il passaggio a un’altra molecola o strategie di gestione mirate. È fondamentale segnalare subito l’emergere di pensieri suicidari, agitazione marcata o peggioramento dell’ansia all’inizio della terapia: il clinico potrà intensificare il monitoraggio o modulare il trattamento. Nei disturbi bipolari, gli antidepressivi richiedono particolare cautela per il rischio di viraggio: serve inquadrare correttamente il disturbo e, se necessario, associare stabilizzatori dell’umore secondo linee guida.

Alcune condizioni richiedono valutazioni specifiche. In gravidanza e allattamento si bilanciano rischi e benefici considerando gravità dei sintomi, storia di ricadute e profili di sicurezza dei farmaci; nelle persone anziane si preferiscono molecole con minore impatto anticolinergico e si parte con dosi più basse. Nei giovani è essenziale un monitoraggio attivo di umore e comportamento. In ogni caso, la combinazione con psicoterapia basata sulle evidenze e con interventi sullo stile di vita (sonno, attività fisica, dieta, riduzione di alcol e sostanze) aumenta le probabilità di remissione e la qualità della risposta.

Se dopo 6–8 settimane non si osserva beneficio significativo, è utile rivedere diagnosi, aderenza, comorbilità (compreso uso di sostanze, dolore cronico, patologie tiroidee), interazioni farmacologiche e fattori psicosociali. Le opzioni comprendono ottimizzazione del dosaggio, switch a un’altra classe o strategie di potenziamento, sempre nell’ambito di un piano condiviso. Definire obiettivi realistici, monitorare i progressi con scale validate e pianificare fin dall’inizio la durata complessiva del percorso aiuta a mantenere l’aderenza e a prevenire ricadute.

Mettere in circolo buone abitudini crea un “effetto volano” per l’umore: un’alimentazione mediterranea ben pianificata stabilizza l’energia, l’attività fisica regolare rafforza il cervello e il sonno, e la cura psicologica dà strumenti per gestire pensieri ed emozioni. Quando indicati, gli antidepressivi completano il quadro, soprattutto nei casi moderati–gravi. La combinazione ragionata di questi elementi, personalizzata con il proprio medico o psicologo, è la strada più solida per far salire – e mantenere – il buon umore.

Per approfondire

NICE – Depression in adults: treatment and management (NG222) Linea guida aggiornata (2022, revisioni 2024) su valutazione e trattamento della depressione, con indicazioni su psicoterapie, farmaci e follow-up.

OMS – Antidepressivi (TCA e SSRI) nel trattamento degli adulti con depressione Raccomandazioni 2023 su quando considerare i farmaci, forza dell’evidenza e avvertenze cliniche.

Cochrane – Exercise for depression Sintesi delle prove su efficacia dell’attività fisica nella riduzione dei sintomi depressivi rispetto a nessun trattamento o ad altri interventi.

EMA – Guideline on clinical investigation of medicinal products in the treatment of depression (Rev. 3, 2025) Documento regolatorio europeo sulle evidenze richieste per efficacia, sicurezza e mantenimento d’effetto degli antidepressivi.

Ministero della Salute – FAQ Salute mentale Informazioni istituzionali italiane aggiornate (2024) su cura, miti e percorsi di assistenza per i disturbi mentali, inclusa la depressione.