Il delirio: cos’è? come si diagnostica e come si cura?

Il delirio: cos’è? come si diagnostica e come si cura?

Il delirio è un disturbo psicotico al quale, nel corso degli anni gli studiosi e i ricercatori della psicopatologia francese e tedesca, hanno attribuito numerose definizioni.

Innanzitutto va distinto il delirio dalla schizofrenia, che nonostante essi fossero entrambi delle psicopatologie di carattere psicotico, eppure presentano dei tratti clinici che per certi versi li contradistinguono.

Analizziamo le definizioni che tanti psicopatologi hanno assegnato al termine: “delirio”, per poi delineare dettagliatamente le differenze tra i disturbi deliranti e i deliri nella schizofrenia:

– Spitzer asseriva che la modalità di approccio con la realtà esterna (che viene vissuto dal soggetto delirante in maniera alterata e abnorme) rispecchia lo stato psichico del paziente delirante caratterizzato da: soggettività (pensieri, stati emotivi e affettivi sono proprie del delirante, sono vissute in modo autistico, e quindi non condivisi con gli altri) e da incorreggibilità (i deliranti sono anticonformisti e irremovibili, restano fermi sulle loro posizioni e idee);

– Binswanger considerava il delirio come un deficit comunicativo e un deficit nel colloquio che avviene tra persone affette da delirio che si approcciano al mondo circostante in modo del tutto differente dagli altri. Il delirante vive un’esperienza personale molto soggettiva, che lo rende estraneo dal resto del società;

– Kraepelin e Bumke ritenevano che si trattasse di un disturbo cognitivo-relazionale;

– Schneider distingueva la percezione delirante (ingigantire in modo esagerato ciò che viene percepito, tipico della schizofrenia) dall’intuizione delirante (essere sicuri delle proprie percezioni, anche se non corrispondono alle realtà). Inoltre egli sosteneva che nelle crisi depressive e nei disturbi dell’umore sono presenti delle forme di delirio che si basano sull’incapacità empatica e sull’incapacità di dominio e di gestione delle proprie emozioni;

– Kraus riteneva che la presenza di delirio “bizzarro” sia indice di schizofrenia,

e si distingue dal delirio “non bizzarro” che può capitare a tutti noi nella vita di tutti gg, come ad esempio: avere forti sospetti di aver contratto una patologia, sentirsi pedinati, sentirsi defraudati, ecc;

– Wyrsch dichiarava che il delirio fosse un tratto personologico del soggetto schizofrenico che si manifestava attraverso la dispercezione di sé e degli altri;

– Jaspers affermava che il delirio fosse un disturbo del pensiero, del giudizio, della percezione della propria identità, delle proprie esperienze e di quelle altrui (rappresentazioni mentali, prese di coscienza e stati d’animo sono estremamente soggettivi e non condivisi con il mondo esterno), detto in parole povere: il soggetto delirante non è in grado di distinguere i contenuti inconsci da ciò che l’ambiente gli trasmette, non sa distinguere tra ciò che è dentro di sé e ciò che è fuori di sé, perché egli proietta verso il mondo esterno tutto ciò che è contenuto nel suo mondo interiore.

I deliranti riportano in forma abnorme le loro percezioni, capacità sensoriali, affettive ed emotive che caratterizzano la loro personalità. Essi sono caparbi, ingestibili, intrattabili e difficili da curarli perché difficilmente si fidano degli altri, non seguono mai i consigli altrui, ma si fidano solo di sé stessi e adorano vivere nel loro mondo in cui non c’è spazio per nessuno ma solo per loro.

Pertanto, Jaspers separava i deliri primari (tipici della schizofrenia) dai deliri secondari (si presentano in comorbidità con le psicopatologie passate o presenti). Lo studioso sottolineava che se i disturbi della coscienza fossero correlati alle esperienze vissute, è segno clinico di una psicosi schizofrenica e non di un semplice delirio.

Classificazione diagnostica del DSM IV

Il DSM IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali quarta edizione) inserisce i deliri nell’asse I (rientrano i disturbi clinici e le altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica), tracciando i seguenti criteri diagnostici:

  • – Presenza di deliri “non bizzarri” da più di un mese;
  • – Il paziente non deve riportare affatto tratti clinici e personologici schizofrenici, anche se riporta dei sintomi insignificanti per la diagnosi, come: eloquio disorganizzato, allucinazioni, pseudo allucinazioni (udire le voci dalla propria mente) e dispercezioni;
  • – I deliri “non bizzarri” non provocano una compromissione del normale funzionamento sociale, familiare, lavorativo e in tante altre aree importanti;
  • – Eventuale presenza temporanea di disturbi bipolari durante gli episodi di delirio;
  • – I disturbi deliranti non sono attribuibili né agli effetti di sostanze psicoattive e nemmeno da una condizione medica generale.

Diagnosi differenziale

Il decorso della patologia delirante varia da caso a caso. Ci sono casi in cui il delirio dura pochi mesi e casi in cui il delirio dura anni o addirittura per tutta la vita, diventando un tratto caratteriale del paziente.

Il disturbo delirante emerge in seguito alle esperienze avverse e traumatiche vissute, dal modo in cui vengono vissute, e soprattutto se si ha una fragilità mentale e caratteriale. L’essere estremamente irascibili, vulnerabili e suscettibili spinge il soggetto ad andare in delirio. Solitamente i disturbi deliranti sono affiancati a: crisi depressive, disturbi fortemente ansiosi, dismorfofobia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo paranoide, schizoide, schizoaffettivo e borderline di personalità, disturbi dell’umore e ipocondria.

Nei disturbi depressivi, psicotici e bipolari NAS “Non altrimenti specificati” il delirio è un sintomo che accomuna tali psicopatologie.

Tipi di deliri

Esistono svariati tipi di deliri. Elenchiamoli e analizziamoli:

Deliri sistematizzati: rientrano le famose “paranoie”. Le paranoie sono dei deliri sistematizzati che si discostano dalla psicosi schizofrenica, dalla demenza e dalla personalità autistica. I paranoici sono dei soggetti psicologicamente rigidi, dubitano della fiducia altrui, sono sicuri di sé, esuberanti, si sentono superiori a tutto e a tutti, vivono di illusioni, commettono errori nei giudizi e interpretativi, e provano un distacco dalla realtà;

Deliri di riferimento o “referenziali”: il delirante si sente spiato, calunniato, sospetta che qualcuno gli parli alle spalle, o che qualcuno o qualcosa di spiacevole sia rivolto alla sua persona. Come dice la parola stessa “riferimento”, il paziente pensa che una persona o la situazione si riferisca a lui. I soggetti affetti soffrono d’ansia e sono ipersensibili;

Deliri di persecuzione: sentirsi perseguitati, pedinati, pensano che qualcuno abbia delle cattive intenzioni o che nutri odio o vendetta verso il delirante;

Deliri di grandezza: sentirsi superiori a tutto e a tutti, sentirsi dotati di talenti soprannaturali a tal punto da paragonarsi ai personaggi famosi;

Deliri di rivendicazione: rientrano i querulomani (i soggetti hanno sete di giustizia, si rivolgono frequentemente alle autorità giudiziarie convinti di aver subito dei danni, essi sono persecutori e vengono perseguitati, trascorrono il tempo a sporgere querele e a presenziare alle udienze giudiziarie. Solitamente si svolge nell’ambito condominiale), gli inventori (vivono la vita creando complotti, e si sentono traditi e imbrogliati) e  gli idealisti passionali (sostengono i movimenti religiosi, politici, sociali in modo agguerrito e polemico, ponendo al centro della propria vita tali movimenti, attribuendogli notevole importanza);

Deliri passionali: si manifestano nei pazienti con squilibrio mentale, affettivo, sentimentale e caratteriale, associati a rigidità mentale e allucinazioni. I deliri passionali includono: il delirio di gelosia (il delirante è ossessionato dalla convinzione che venga tradito e ingannato dal proprio partner, trasformandosi in una relazione triangolare, con la presenza del “terzo incomodo”. L’ossessione di sentirsi traditi e dubitare della fedeltà della/o compagno/a, la/lo spinge addirittura a interpellare le agenzie investigative affinché raccolgano delle prove attestanti il tradimento e l’infedeltà del partner) e il delirio erotomanico (la convinzione di essere amati da una persona, che si rivela alla fine del tutto fasulla, ma è solo frutto di una costruzione mentale. Il delirante erotomanico passa dalla fase di attesa alla fase del rancore, con gesti violenti, quando scopre che quell’amore tanto sperato si rivela del tutto fallace);

Deliri di interpretazione: sentirsi la necessità di spiegare e interpretare dettagliatamente qualsiasi situazione o avvenimento (anche irrilevante) che accade nella propria vita;

Deliri di rovina: sentirsi la causa della rovina finanziaria familiare;

Deliri di colpa: sentirsi la causa dei problemi familiari, per via delle proprie condizioni mentali;

Deliri nichilistici: negare di possedere alcune parti del corpo, che agli occhi del delirante sono invisibili e inesistenti;

Deliri ipocondriaci: avere un forte presentimento di aver contratto una grave patologia o psichica od organica;

Deliri dismorfici: essere certi di avere uno o più difetti estetici che possono essere immaginari o reali (in questi casi vengono ingigantiti);

Deliri di metamorfosi corporea: essere certi che il proprio fisico o alcune delle sue parti stiano subendo dei cambiamenti;

Deliri di infestazione: essere convinti di aver contratto delle malattie infettive di origine batterica. I pazienti in questione soffrendo di rupofobia (paura dello sporco) e di bacillofobia (paura dei batteri), si lavano e si rilavano più volte;

Sindrome di Capgras: il delirante pur riconoscendo le persone che gli circondano non si fida di loro, ma pensa che si trattano di sosia;

Deliri genealogici: dubitare che i propri genitori siano genitori “biologici”;

Parafrenia fantastica: riportare i ricordi di eventi che non si sono mai verificati, ma sono solo frutto di una “follia delirante”.

Oltre ai deliri sopraesposti, ci sono i casi di cronaca nera come i delitti condominiali. I soggetti che attuano tali azioni estreme conducono una vita normale, ma in seguito agli esaurimenti nervosi subiti a causa delle continue molestie e persecuzioni da parte del vicinato, essi nel corso del tempo maturano delle paranoie che li spingono al delirio, alla disperazione (la Corte di Cassazione li denomina “danni esistenziali”, e gli autori di tali molestie condominali sono perseguibili penalmente) e a porre fine a tali molestie subite, con gli omicidi.

Terapie

I trattamenti ideali da rivolgere ai pazienti affetti da delirio sono i seguenti:

Farmacoterapia: è la terapia più efficace e si interviene con la prescrizione dei seguenti farmaci: neurolettici, tranquillanti, stabilizzatori dell’umore, ipnoinducenti e antidepressivi. La somministrazione dei medicinali dipende dalle patologie psichiatriche che si presentano in comorbidità con il disturbo delirante;

Psicoterapia familiare: richiede il coinvolgimento della famiglia del paziente delirante;

Psicoterapia cognitivo-comportamentale: non sempre si raggiungono i risultati sperati;

Tecniche di riabilitazione cognitiva e psichiatrica;

Tecniche di potenziamento delle facoltà cognitive: percezione, giudizio, comunicazione, ecc;

Social skills training: miglioramento delle performance nelle relazioni interpersonali, allo scopo di ridurre il disagio e il disadattamento del delirante.

 

BIBLIOGRAFIA

– A. Siracusano, Manuale di psichiatria, Il pensiero scientifico editore, 2007;

– V. Andreoli., G. B Cassano., R. Rossi, DSM-IV-TR – Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Text revision ICD-10/ICD-9-CM. Classificazione parallela, Elsevier Ed., «Collana: Classificazioni DSM/ICD», 2007;

– Cassano G. Battista, Pancheri Paolo – Manuale di psichiatria, Utet, 2005.