Dislessia evolutiva: un diffusissimo disturbo dell’apprendimento

Dislessia evolutiva: un diffusissimo disturbo dell’apprendimento

La dislessia evolutiva (D.E.) è un disturbo psichico dell’età evolutiva che rientra nella classificazione DSM IV TR, DSM V (nuova edizione) e ICD 10 dei disturbi specifici dell’apprendimento (l’acronimo è: DSA).

La dislessia evolutiva è un disturbo dell’apprendimento molto famoso e molto esteso nel nostro Paese, e i casi di dislessia li troviamo ovunque: nella scuola primaria, nella scuola secondaria (I e II grado) e nell’università.

Trattasi di un disturbo della lettura che appartiene ai soggetti che non hanno mai imparato a leggere fluentemente, e ciò dimostra che la dislessia evolutiva può essere diagnosticata sia in un fanciullo che in un adulto.

Nella dislessia evolutiva si riscontra la presenza di un apparato linguistico funzionalmente irregolare dal punto di vista espressivo, sintattico, lessicale, fonologico, semantico e nei processi di automatizzazione che sono compromessi (incapacità di acquisire l’automatismo nella decodifica di un messaggio scritto, passando dalla percezione all’apprendimento).

Quando un genitore sospetta che il proprio figlio sia dislessico deve rivolgersi al neuropsichiatra infantile (per la diagnosi) e agli insegnanti (per misurare le complicazioni correlate al processo di apprendimento scolastico).

Se l’intervento da parte del corpo docente del figlio non basta, allora si consiglia di sottoporlo al più presto ad una valutazione diagnostica, e per fare ciò bisogna rivolgersi all’Unità Operativa di Neuro Psichiatria Infantile (UONPI) della ASL di appartenenza, oppure agli specialisti nel settore, come: neuropsichiatri infantili, psicologi e logopedisti.

Ai genitori in difficoltà che non sanno cosa fare e in che modo agire per fronteggiare la dislessia evolutiva del figlio, si consiglia di affidarsi alla propria sede regionale dell’Associazione Italiana Dislessia ( AID ).

I dati ISTAT riportano in Italia un numero elevato di bambini dislessici evolutivi della scuola primaria e secondaria.

Anche nella dislessia evolutiva, come nella disgrafia evolutiva, emerge una forte incidenza nel meridione, superiore al 40% (sono necessari gli interventi di figure professionali nel trattamento della dislessia evolutiva mediante la realizzazione dei piani educativi personalizzati – PDP- affiancati al supporto familiare), rispetto al settentrione e al centro Italia.

Dislessia: eziopatogenesi

L’International Dyslexia Association (IDA) considera la dislessia evolutiva come un deficit dell’apprendimento di natura neurobiologica che compromette due aree cerebrali: l’area magno-cellulare (area implicata nel movimento) e l’area cerebello-vestibolare (sede del sistema uditivo).

La dislessia è un deficit funzionale di carattere costituzionale con basi genetiche, e compromette i seguenti cromosomi: 2-3-6-15-18.

Il gene portatore della dislessia è: DYX1-C1.

Circa l’80% dei bambini ha subito tale disturbo geneticamente.

La dislessia evolutiva colpisce oltre il 7% degli infanti sin dalla nascita, anche se si rivela dietro ai banchi di scuola.

E’ bene precisare che il disturbo non è causato da deficit intellettivi, psichici, sensoriali e neurologici, e si manifesta anche se l’allievo è dotato di buone capacità cognitive; appunto per questo che il deficit usa il termine: “evolutiva”.

Manifestazioni cliniche della dislessia

La dislessia evolutiva è un disturbo di lettura che si rivela dal momento in cui il bambino si approccia al mondo della lettura.

I sintomi della dislessia evolutiva sono:

  • problemi nell’acquisizione della capacità di letto-scrittura;
  • lettura stentata;
  • lettura scorretta e poco fluente.

Non tutti i sintomi devono essere presenti nel soggetto!!!

La letteratura scientifica riporta i seguenti elementi:

• La lentezza nella decodifica è la caratteristica principale di un dislessico, mentre l’accuratezza progredisce con l’avanzare degli studi;

• Gli adulti dislessici sono più lenti nella lettura delle parole rispetto alle non-parole;

• I progressi in correttezza e in velocità sono associati alla gravità del disturbo diagnosticato nell’infanzia;

• I dislessici adulti abbisognano di tempi prolunganti per lo svolgimento e la preparazione dei compiti scritti ed orali.

La lettura e la scrittura si automatizzano dalla terza elementare in avanti.

Il bambino e l’adulto leggono usando due strategie:

  • strategia fonologica: imparano a riconoscere le lettere, le trasformano in fonemi per poi assemblarle, fino a formare la parola;
  • strategia lessicale: guardano la parola, la riconoscono e la pronunciano selezionandola fra tutte le parole acquisite e presenti nel proprio bagaglio lessicale.

La strategia fonologica viene utilizzata nella lingua italiana quando si impara a leggere o si legge senza comprendere.

Solitamente, i dislessici italiani già alla fine della prima elementare iniziano ad adottare la strategia lessicale.

In entrambe le strategie (specie in quella lessicale), durante la lettura dei libri, ha un ruolo importante il contenuto, che permette di prevedere una parola ancor prima di leggerla.

Va valutata, nella neuropsichiatria infantile, la soglia massima di affaticamento per sovraccarico di risorse di attenzione e di concentrazione che raggiunge l’allievo. Il dislessico impiega un eccessivo dispendio energetico psicofisico, e di conseguenza si stanca molto, compie errori e resta indietro con i programmi didattici rispetto ai suoi compagni di classe.

Lo studente dislessico prova un profondo malessere psicologico conseguente al disturbo di lettura. Egli è cosciente di questa sua pecca perché ci convive, anche se non è in grado di darsi delle spiegazioni e non riesce a farsene una ragione, e tutto ciò va ad inficiare negativamente sulla sua autostima e sulla sua personalità. Questo malessere può tramutarsi in deficit comportamentali e psicopatologici.

NB: I dislessici sono: intelligenti, vivaci e creativi !!!

Le difficoltà scolastiche compaiono nei primi anni di scuola primaria e persistono negli anni successivi.

Nella dislessia evolutiva, i tipi di errori frequenti della lettura e della scrittura sono i seguenti:

  • Inversione di lettere/numeri (legge “li” piuttosto che “il” e “25” invece di “52”);
  • Sostituzione di suoni vicini, come f/v (“foce” al posto di “voce”), t/d (“tue” al posto di “due”), c/g (“ciro” al posto di “giro”),…;
  • Sostituzione di fonemi scritti, come: “nova” al posto di “uova”, “quove” al posto di “dove”;
  • Difficoltà a memorizzare le tabelline, i giorni della settimana, i mesi dell’anno, le stagioni, le lettere dell’alfabeto,…;
  • Difficoltà nei rapporti spaziali e temporali ( destra-sinistra, alto basso, ieri, oggi, domani,…);
  • Difficoltà a vestirsi e ad allacciarsi le scarpe;
  • Difficoltà ad imparare a leggere l’orologio e ad usare le posate.

Comorbidità

La dislessia evolutiva può presentarsi (il più delle volte) in comorbidità con gli altri DSA, come: la disgrafia (disturbo della scrittura), disortografia (disturbo della transcodifica dei messaggi scritti) e discalculia (deficit del calcolo e dell’impiego del sistema numerico).

La D.E. può presentarsi in comorbidità anche con altre patologie:

  • disturbi comunicativi;
  • deficit acustici;
  • deficit visivi;
  • disprassia;
  • disturbi da deficit di attenzione o iperattività (ADHD);
  • disturbi d’ansia, bipolarismo e disturbo depressivo maggiore;
  • ritardo mentale lieve/moderato;
  • disturbi della condotta;
  • stati psicotici;
  • stati nevrotici.

Tutti i disturbi sopra elencati procurano nel bambino dislessico dei repentini insuccessi scolastici, e questo è devastante per la psiche del dislessico, perché non faranno altro che maturargli una serie di malesseri psichici, quali: frustrazione, demotivazione, asocialità, condotte evitanti, complessi di inferiorità, comportamenti violenti e autodistruttivi, ipersensibilità, vulnerabilità, volubilità, e a percepirsi come incapace e meno in gamba dei suoi compagni.

Diagnosi

L’iter diagnostico della dislessia evolutiva, ha inizio dalla seconda elementare e si rivolge a tutti coloro che riportano delle prestazioni di letto-scrittura al di sotto della media (meno di 2 deviazioni standard), che sono privi di ritardi mentali, deficit emotivi e neurologici.

Innanzitutto va sottolineato che un ritardo linguistico o espressivo in tenera età rappresentano i primi segnali di allarme.

La diagnosi va effettuata necessariamente da neuropsichiatri infantili attraverso test psicometrici e psicoattitudinali standardizzati, attenendosi alle indicazioni dettate dalla Consensus Conference e dall’ Istituto Superiore della Sanità (ISS).

Quando c’è un sospetto di dislessia si valutano le seguenti capacità:

  • intelligenza;
  • scrittura;
  • lettura;
  • comprensione del testo;
  • calcolo.

Le prove previste sono tre:

  • lettura e comprensione di un testo;
  • lettura e riconoscimento di parole su un elenco di parole;
  • lettura di una lista di non parole (parole nuove o sconosciute).

Successivamente, il medico specialista stila una relazione clinica che contiene i punteggi ottenuti dai test, l’anamnesi, la prognosi, la diagnosi e le tecniche da adottare per migliorare l’apprendimento del dislessico.

E’ necessario far presente che non ci sono esami ematochimici o di neuro- imaging (TAC, RMN e EEG) che possano collaborare nella diagnosi, ma sono utili solo i test psicometrici e i resoconti dello specialista.

La diagnosi di dislessia, disortografia e disgrafia può essere fatta SOLO alla fine della seconda elementare, mentre, quella di discalculia SOLO alla fine della terza elementare. Prima di queste fasi scolastiche risulta troppo difficile fare diagnosi di DSA.

La legge n.170 del 2010 (nel 2015 ha compiuto 5 anni questa prima legge che ha promosso la didattica a favore dei fanciulli dislessici) asserisce che la diagnosi sia effettuata da specialisti del SSN o presso strutture convenzionate oppure presso gli specialisti privati (essi devono essere attivati dalla famiglia del piccolo paziente.

La diagnosi verrà poi consegnata ai genitori, i quali la dovranno consegnare alla scuola frequentante, che a sua volta attiverà gli opportuni provvedimenti conformi al caso in esame).

I criteri diagnostici secondo il DSM IV TR sono:

Criterio A: il livello di capacità di lettura si colloca al di sotto dell’età cronologica, del livello di istruzione e del QI del discente;

Criterio B: il deficit di lettura interferisce con l’apprendimento scolastico e con le attività della vita quotidiana che richiedono la capacità di lettura;

Criterio C: se è presente un deficit sensoriale, le difficoltà di lettura vanno al di là di quelle associate alla dislessia evolutiva.

Per la diagnosi certa si dovrebbe consultare un’ èquipe di specialisti, includenti:

· Neuropsichiatra infantile o neurologo;

· Psicologo o neuropsicologo;

· Psicodiagnosta: per la valutazione della personalità;

· Logopedista;

. Ortottista: per la valutazione dei disturbi visivi;

. Psicopedagogista.

Le fasi della procedura diagnostica comprendono:

Anamnesi: raccolta dati personali e biografici del paziente;

Ereditarietà;

Diagnosi differenziale;

Anamnesi della scuola;

Perizia neuropsicologica.

Il protocollo diagnostico richiede i seguenti accertamenti per ottenere una diagnosi certa di dislessia evolutiva:

  1. Valutazione sulla presenza di malattie neurologiche;
  2. Valutazione sulla presenza di psicopatologie;
  3. Valutazione sulla presenza di deficit uditivi e/o visivi.

La diagnosi neuropsicologica include tutte le aree relative al “funzionamento cognitivo e motorio” del piccolo paziente:

• capacità visuo-motorie e spaziali;

• facoltà mnesiche;

• comunicazione;

• apprendimento nella lettura, scrittura e calcolo;

• vigilanza e concentrazione.

La perizia neuropsicologica prevede le seguenti valutazioni:

· Quoziente intellettivo;

· Valutazione dell’accuratezza e velocità nella lettura di un testo;

· Valutazione dell’accuratezza e velocità nella lettura di una lista di parole e di non parole;

· Valutazione della correttezza ortografica nella stesura di un breve brano;

· Svolgimento di calcoli aritmetici e accuratezza nella lettura di numeri e nella scrittura degli stessi.

Escluse le cause neurologiche e sensoriali, la diagnosi della dislessia evolutiva, dev’ssere sia neuropsicologica che globale.

L’Associazione Italiana Dislessia (A.I.D.) ha per l’appunto attuato un protocollo diagnostico appropriata alla valutazione dei disturbi specifici dell’apprendimento della Lettura, Scrittura e Calcolo.

Pertanto è opportuno considerare la personalità del soggetto e come egli vive la sua problematica, infatti è necessario che si crei una relazione terapeutica e una rete sociale tra lo psicologo o il neuropsichiatra infantile che si occupano di diagnosi, gli insegnanti e il dislessico.

La dislessia è un deficit che in una società come la nostra, fortemente impregnata dalla presenza della scrittura e della lettura, incide notevolmente sulla vita scolastica e sociale di uno studente. Riconoscerlo in tempo e ottenerne una diagnosi corretta alla terza elementare diventa fondamentale per permettere alla scuola di attivare tutti i provvedimenti adeguati al caso e per evitare all’allievo inutili frustrazioni che finiscono per allontanarlo sempre di più da un’interessante esperienza di apprendimento scolastico fino ad un evitamento dall’ambiente scolastico a causa della scarsa autostima.

La situazione italiana è piuttosto complicata, infatti i servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza nelle ASL non si dedicano ai pazienti dai 18 anni in su. Ma ancor più sconcertante è la carenza di strumenti diagnostici.

Tra l’altro la disponibilità di strutture sanitarie per la diagnosi è uno dei problemi più presenti allo stato attuale, specialmente nelle università, le quali si sono munite di strumenti diagnostici, colmando le lacune riportate dalle aziende sanitarie.

Il problema riguarda gli studenti degli ultimi anni della scuola superiore o liceo. Infatti la normativa sui DSA (nel DPR 122 del 2009 sono prescritte le linee guida sulla valutazione dei discenti), consente ai soggetti dislessici di usufruire delle agevolazioni didattiche e valutative (strumenti compensativi e dispensativi) particolarmente importanti per il sostenimento degli esami di Stato o di maturità.

La dislessia evolutiva negli adulti

Come già anticipato nella sez. “Generalità” la dislessia evolutiva non colpisce solo i bimbi e gli adolescenti, ma colpisce anche in età adulta.

Esistono tre tipi di dislessia evolutiva negli adulti, ovvero:

  • Dislessia recuperata: Le capacità di lettura (in seguito ad una diagnosi certa di D.E.) sono nella norma;
  • Dislessia compensata: La lettura delle parole è fluente, mentre la lettura delle non-parole è stentata;
  • Dislessia persistente: Le prestazioni di lettura sono stentate e di scarsa fluenza.

Terapia

In conclusione desidero menzionare due normative che tutelano la figura del dislessico dalla tenera età fino all’età adulta; codeste leggi garantiscono la tutela, la formazione e il diritto allo studio ai pazienti dislessici, e sono:

  • la legge n° 170 dell’8 ottobre 2010 (riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia come disturbi specifici di apprendimento.

Il diritto allo studio degli alunni affetti da DSA è garantito mediante la realizzazione di molteplici iniziative sostenute dalministero italiano dell’università e della ricerca – MIUR, e mediante l’attivazione di percorsi didattici personalizzati come: il piano educativo personalizzato ( PEP ) e l’ausilio di strumenti compensativi e dispensativi (prove di ascolto, dizionario, software didattici, software di videoscrittura);

  • il D.M. 5669 del 12 luglio 2011 (predispongono le dovute direttive che i docenti sono tenuti a seguire mediante l’utilizzo di ausili didattici, per favorire l’apprendimento scolastico del fanciullo)

Ambedue le normative sono mirate a raggiungere tali obiettivi:

? Migliorare il profitto scolastico;

? Accrescere l’autostima, la motivazione e la sicurezza / ridurre l’ansia da prestazione e il timore di sbagliare;

? Promuovere un clima di classe favorevole;

? Promuovere il coinvolgimento dei compagni del dislessico.

I trattamenti da seguire sono due:

  • La psicoterapia cognitiva – comportamentale (sostenuta dal neuropsichiatra infantile e/o psicologo);
  • Gli strumenti compensativi e le Misure Dispensative (impiegati dall’ insegnante di sostegno o tutor esperto in DSA affidato al discente).

Gli strumenti compensativi permettono di compensare le fragilità e le lacune generate dal disturbo, semplificando lo svolgimento dei compiti didattici:

  • Tabelle dei mesi/giorni/settimane/stagioni;
  • L’alfabetiere;
  • Tabella delle unità di misura;
  • Tabella delle formule geometriche;
  • Tavola pitagorica;
  • Calcolatrice;
  • Registratore vocale;

Le misure dispensative riducono gli effetti del disturbo ricorrendo ad una modalità di apprendimento più adatta alle caratteristiche dell’allievo:

  • Uso del dizionario;
  • Uso delle mappe concettuali;
  • Imparare a memoria le tabelline;
  • Imparare una lingua straniera orale/scritta (è preferibile la lingua inglese);
  • Prolungare i tempi di preparazione e di svolgimento delle prove scritte e dei compiti per casa.

Le linee guida per agevolare l’apprendimento e la lettura nei dislessici sono le seguenti (sono indicati con NO le pratiche sfavorevoli e con SI le pratiche favorevoli):

_ NO prendere appunti;

_ SI all’integrazione con i libri digitali o ebook;

_ NO imparare poesie, parole nuove, storie e filastrocche a memoria;

_ NO scrittura sotto dettatura, anche durante le prove d’esame! ;

_ NO copiare dalla lavagna;

_ SI all’uso del maiuscolo;

_ SI alla riduzione del numero di compiti per casa e degli esercizi;

_ SI all’impiego delle domande a risposta multipla;

_ SI alla programmazione dei compiti in classe e delle interrogazioni;

_ SI allo svolgimento dei compiti in classe e delle prove orali nelle prime ore mattutine;

_ SI ai tempi prolungati nello svolgimento dei suddetti compiti;

_ NO all’impiego delle domande V/F;

_ SI all’utilizzo delle mappe concettuali che favoriscono l’apprendimento e la memorizzazione delle teorie di tutte le discipline;

_ NO alla all’accavallamento delle interrogazioni e dei compiti in classe;

_ SI alla valutazione delle prove scritte e orali basate solo sul contenuto.

BIBLIOGRAFIA
  1. American Psychiatric Association, Diagnostic and statistical manual of mental disorders ( DSM IV TR ), APA Washington, 2007;
  2. Merini C., I problemi della lettura, Bollati Boringhieri, Torino, 1991;
  3. C. Cornoldi, Le difficoltà di apprendimento a scuola, Bologna, Il Mulino, 1999;
  4. Marcelli D., Psicopatologia del bambino, Masson, Milano, 2013;
  5. Biancardi A., Quando un bambino non sa leggere, Rizzoli, Milano, 1999.