Olysio: effetti collaterali e controindicazioni

Olysio: effetti collaterali e controindicazioni

Olysio (Simeprevir Sodico) è un farmaco spesso utilizzato per le seguenti malattie:

OLYSIO, in associazione ad altri medicinali, è indicato per il trattamento dell’epatite C cronica (chronic hepatitis C, CHC) in pazienti adulti (vedere paragrafì 4.2, 4.4 e 5.1).

Per l’attività specifica per il genotipo del virus dell’epatite C (HCV), vedere paragrafi 4.4 e 5.1.

Olysio: effetti collaterali

Come tutti i farmaci, perĂ², anche Olysio ha effetti collaterali (chiamati anche “effetti indesiderati”), reazioni avverse e controindicazioni che, se spesso sono poco rilevanti dal punto di vista clinico (piccoli disturbi sopportabili), talvolta possono essere assai gravi ed imprevedibili.

Diventa quindi importantissimo, prima di iniziare la terapia con Olysio, conoscerne le controindicazioni, le speciali avvertenze per l’uso e gli effetti collaterali, in modo da poterli segnalare, alla prima comparsa, al medico curante o direttamente all’ Agenzia Italiana per il FArmaco (A.I.FA.).

Olysio: controindicazioni

IpersensibilitĂ  al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.

Olysio: effetti collaterali

Riassunto del profilo di sicurezza

Il profilo di sicurezza complessivo di simeprevir si basa sui dati provenienti da 580 pazienti infetti da HCV di genotipo 1 che hanno ricevuto simeprevir in combinazione con sofosbuvir con o senza ribavirina (dati aggregati dallo studio clinico di fase 2 HPC2002 e dagli studi clinici di fase 3 HPC3017 e HPC3018) e da 1,486 pazienti infetti da HCV di genotipo 1, che hanno ricevuto simeprevir (o placebo) in associazione con peginterferone alfa e ribavirina (dati aggregati dagli studi clinici di fase 2, C205 e C206 e da studi clinici di fase 3 C208, C216 e HPC3007)

Il profilo di sicurezza di simeprevir è paragonabile nei pazienti con infezione da HCV di genotipo 4 e infezione da HCV di genotipo 1, quando somministrato sia in associazione con sofosbuvir, sia in associazione con peginterferone alfa e ribavirina.

Simeprevir in combinazione con sofosbuvir

Il profilo di sicurezza di simeprevir in combinazione con sofosbuvir nei pazienti con infezione da HCV di genotipo 1 con o senza cirrosi si basa sui dati aggregati provenienti dallo studio di fase 2 HPC2002 e dagli studi di fase 3 HPC3017 e HPC3018 che hanno incluso 472 pazienti che hanno ricevuto simeprevir in associazione a sofosbuvir senza ribavirina (155, 286 e 31 pazienti hanno ricevuto 8, 12 o 24 settimane di trattamento, rispettivamente) e 108 pazienti che hanno ricevuto simeprevir in associazione a sofosbuvir e ribavirina (54 pazienti hanno ricevuto ciascuno 12 o 24 settimane di trattamento).

La maggior parte delle reazioni avverse riportate erano di grado 1 di severità. Reazioni avverse di grado 2 e 3 sono state riportate rispettivamente nel 3,5% (n = 10) e 0,3% (n = 1) di pazienti, che hanno ricevuto 12 settimane simeprevir in associazione a sofosbuvir; non sono state riportate reazioni avverse di grado 4. Nei pazienti sottoposti a 24 settimane di simeprevir in associazione a sofosbuvir, non sono state riportate reazioni avverse di grado 2 o 3; un paziente (3,2%) ha riportato una reazione avversa di grado 4 (‘aumento di bilirubina ematica’). Non sono stati riportati reazioni avverse gravi.

Le reazioni avverse più frequentemente riportate (incidenza ≥ 5% dopo 12 o 24 settimane di trattamento) sono stati rash, prurito, stipsi e reazioni di fotosensibilizzazione (vedere paragrafo 4.4).

Un paziente nel gruppo di trattamento di 12 settimane (0,3%) e nessuno dei pazienti nel gruppo di trattamento di 24 settimane ha interrotto il trattamento a causa di reazioni avverse.

Simeprevir in associazione con peginterferone alfa e ribavirina

Il profilo di sicurezza di simeprevir somministrato in associazione a peginterferone alfa e ribavirina nei pazienti con infezione da HCV di genotipo 1, si fonda sui dati aggregati di studi clinici di fase 2 e studi clinici di fase 3 (C205, C206, C208, C216 e HPC3007) che includono 924 pazienti trattati con simeprevir 150 mg una volta al giorno per 12 settimane e 540 pazienti trattati con placebo e peginterferone alfa e ribavirina.

Nei dati di sicurezza aggregati di fase 3, la maggior parte delle reazioni avverse riportate durante le 12 settimane di trattamento con simeprevir aveva una gravità di grado 1 o 2. Sono state riportate reazioni avverse di grado 3 o 4 nel 3,1% dei pazienti trattati con simeprevir associato a peginterferone alfa e ribavirina rispetto allo 0,5% riscontrato nei pazienti che ricevevano placebo con peginterferone alfa e ribavirina. Sono state riportate reazioni avverse serie nello 0,3% dei pazienti trattati con simeprevir (2 casi di fotosensibilizzazione hanno richiesto l’ospedalizzazione) e in nessun paziente che riceveva placebo con peginterferone alfa e ribavirina.

Durante le prime 12 settimane di trattamento, le reazioni avverse riportate con maggiore frequenza (incidenza ≥ 5%) erano nausea, rash, prurito, dispnea, aumento della bilirubina ematica e reazioni di fotosensibilizzazione (vedere paragrafo 4.4).

L’interruzione di simeprevir a causa di reazioni avverse si è verificata nello 0,9% dei pazienti che ricevevano simeprevir con peginterferone alfa e ribavirina.

Elenco tabulato delle reazioni avverse

Le reazioni avverse di simeprevir in associazione con sofosbuvir o in associazione con peginterferone alfa e ribavirina riportate in pazienti adulti con infezione da HCV di genotipo 1, sono riportate nella tabella 5. Le reazioni avverse sono classificate per sistemi e organi e per frequenza: molto comune (≥ 1/10), comune (da ≥ 1/100 a < 1/10), non comune (da ≥ 1/1.000 a < 1/100), raro (da ≥ 1/10.000 a < 1/1.000), molto raro (< 1/10.000).

Tabella 5: Reazioni avverse registrate di simeprevir in associazione con sofosbuvir o di simeprevir in associazione con peginterferone alfa e ribavirina1

Classificazione per sistemi e organi (SOC) Frequenza Categoria simeprevir + sofosbuvir simeprevir + peginterferon alfa + ribavirinN = 781
12 settimaneN = 286 24 settimaneN = 31
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche:
molto comune dispnea*
Disturbi gastrointestinali:
molto comune nausea
comune stipsi stipsi stipsi
Disturbi epatobiliari:
comune bilirubina ematica aumentata* bilirubina ematica aumentata* bilirubina ematica aumentata*
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo:
molto comune rash* rash*, prurito*
comune rash*, prurito*, reazioni di fotosensibilizzazione* prurito*, reazioni di fotosensibilizzazione* reazioni di fotosensibilizzazione*

1 Simeprevir in associazione con sofosbuvir: studi aggregati HPC2002, HPC3017 and HPC3018 (12 settimane) o studio HPC2002 (24 settimane); simeprevir in associazione con peginterferone alfa e ribavirina: studi aggregati di fase 3 C208, C216 and HPC3007 (prime 12 settimane di trattamento).

*per ulteriori informazioni vedere paragrafo seguente.

Descrizione di alcune reazioni avverse

Rash e prurito

La maggior parte degli eventi di rash e prurito nei pazienti trattati con simeprevir erano di gravità lieve o moderata (grado 1 o 2).

Simeprevir in associazione con sofosbuvir: rash e prurito sono stati osservati nell’ 8,0% e 8,4% rispettivamente, dei pazienti che hanno ricevuto 12 settimane di trattamento, e nel 12,9% e 3,2% rispettivamente, dei pazienti che hanno ricevuto, 24 settimane di trattamento, (di tutti i gradi). Rash di grado 3 è stato riportato in un paziente (0,3%; 12 settimane gruppo di trattamento), che ha portato alla sospensione del trattamento; nessuno dei pazienti ha avuto rash di grado 4. Nessuno dei pazienti ha avuto prurito di grado 3 o 4; nessuno dei pazienti ha interrotto il trattamento a causa di prurito.

Nello studio HPC2002, il rash (di tutte le tipologie) è stato riportato in 10.7% di pazienti che hanno ricevuto 12 settimane di simeprevir in associazione a sofosbuvir senza ribavirina verso il 20.4% di pazienti che hanno ricevuto 12 settimane di simeprevir in associazione a sofosbuvir con ribavirina.

Simeprevir in associazione con peginterferone alfa e ribavirina: durante le 12 settimane di trattamento con simeprevir, rash e prurito sono stati riportati nel 21,8% e 21,9% dei pazienti trattati con simeprevir rispetto al 16,6% e 14,6% dei pazienti trattati con il placebo rispettivamente (di tutti i gradi; nell’analisi aggregata degli studi di fase 3). Si sono verificati episodi di rash o prurito di grado 3 rispettivamente nello 0,5% e nello 0,1% dei pazienti trattati con simeprevir. L’interruzione di simeprevir a causa del rash o del prurito si è verificata nello 0,8% e 0,1% dei pazienti trattati con simeprevir rispetto allo 0,3% e 0% dei pazienti trattati con il placebo, rispettivamente.

Aumento della bilirubina ematica

Aumenti della bilirubina diretta e indiretta sono stati riportati in pazienti trattati con simeprevir ed erano per lo più di gravità lieve o moderata. Aumenti di bilirubina non erano generalmente associati ad aumenti delle transaminasi epatiche e i livelli di bilirubina si sono normalizzati dopo la fine del trattamento.

Simeprevir in associazione con sofosbuvir: ‘Bilirubina ematica aumentata’ è stata riportata nel 1.0% dei pazienti che hanno ricevuto 12 settimane di trattamento rispetto al 3,2% dei pazienti che hanno ricevuto 24 settimane di trattamento (di tutti i gradi). ‘Bilirubina ematica aumentata’ di grado 2 è stata riportata in un paziente (0,3 %) che ha ricevuto 12 settimane di trattamento. Non ci sono stati eventi di grado 3 segnalati. Un paziente (3,2%) che ha ricevuto 24 settimane di trattamento ha riportato un evento di “bilirubina ematica aumentata” di grado 4. Nessuno dei pazienti ha interrotto il trattamento a causa di ‘bilirubina ematica aumentata’.

Nello studio HPC2002, l’aumento di bilirubina è stato riportato nello 0% di pazienti che hanno ricevuto 12 settimane di simeprevir e sofosbuvir senza ribavirina contro il 9.3% di pazienti che hanno ricevuto 12 settimane di simeprevir e sofosbuvir con ribavirina.

Simeprevir in associazione con peginterferone alfa e ribavirina: Durante le 12 settimane di trattamento con simeprevir, è stato riportato ‘aumento della bilirubina ematica’ nel 7,4% dei pazienti trattati con simeprevir rispetto al 2,8% dei pazienti trattati con placebo (di tutti i gradi; nell’analisi aggregata degli studi di fase 3). Sono stati riportati aumenti della bilirubina ematica di grado 3 o 4 rispettivamente nel 2% e nello 0,3% dei pazienti trattati con simeprevir (nell’analisi aggregata degli studi di fase 3). L’interruzione di simeprevir a causa dell’aumento della bilirubina ematica è stato raro (0,1%; n = 1).

Reazioni di fotosensibilizzazione

Simeprevir in associazione con sofosbuvir: sono state segnalate reazioni di fotosensibilizzazione nel 3,1% dei pazienti trattati con simeprevir che hanno ricevuto 12 settimane di trattamento rispetto al 6,5% dei pazienti che hanno ricevuto 24 settimane di trattamento (di tutti i gradi). La maggior parte delle reazioni di fotosensibilizzazione sono state di gravità lieve (grado 1); reazioni di fotosensibilizzazione di grado 2 sono state riportate in due pazienti (0,7%) che hanno ricevuto 12 settimane di trattamento. Non sono state riportate reazione di fotosensibilizzazione di grado 3 o 4 e nessuno dei pazienti ha interrotto il trattamento a causa di reazioni di fotosensibilizzazione.

Nello studio HPC2002, le reazioni di fotosensibilizzazione di tutte le tipologie) sono state riportate nel 7.1% di pazienti che hanno ricevuto 12 settimane di simeprevir e sofosbuvir senza ribavirina verso il 5.6% di pazienti che hanno ricevuto 12 settimane di simeprevir e sofosbuvir con ribavirina.

Simeprevir in associazione con peginterferone alfa e ribavirina: Durante le 12 settimane di trattamento con simeprevir, sono state riportate reazioni di fotosensibilizzazione nel 4,7% dei pazienti trattati con simeprevir rispetto allo 0,8% dei pazienti trattati con placebo (di tutti i gradi; nell’analisi aggregata degli studi di fase 3). La maggior parte delle reazioni di fotosensibilizzazione in pazienti trattati con simeprevir era di entità lieve o moderata (grado 1 o 2); nei pazienti trattati con simeprevir sono state riportate reazioni di fotosensibilizzazione gravi che hanno portato all’ospedalizzazione (vedere paragrafo 4.4).

Dispnea

Simeprevir in associazione con peginterferone alfa e ribavirina: Durante le prime 12 settimane di trattamento con simeprevir, è stata riportata dispnea nel 11,8% dei pazienti trattati con simeprevir rispetto al 7,6% dei pazienti trattati con placebo (di tutti i gradi; nell’analisi aggregata degli studi difase 3). Sono stati riportati solo eventi di grado 1 e 2 e non ci sono stati eventi che hanno portato all’interruzione dei medicinali in studio. Nei pazienti con età > 45 anni, è stata riportata dispnea nel 16,4% dei pazienti trattati con simeprevir rispetto al 9,1% dei pazienti trattati con placebo (di tutti i gradi; nell’analisi aggregata degli studi di fase 3).

Aritmia cardiaca

Sono stati osservati casi di bradicardia quando OLYSIO è stato usato in associazione a sofosbuvir più amiodarone (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).

Anomalie di laboratorio:

Simeprevir in associazione con sofosbuvir

Sono state osservate anomalie di laboratorio dei valori di amilasi e lipasi correlate al trattamento in pazienti trattati con simeprevir in associazione con sofosbuvir (tabella 6). Gli aumenti di amilasi e lipasi sono stati transitori e per lo più di gravità lieve o moderata. Gli aumenti di amilasi e lipasi non erano associati a pancreatiti.

Tabella 6: Anomalie di laboratorio dei valori di amilasi e lipasi correlate al trattamento in pazienti che hanno ricevuto 12 o 24 settimane di simeprevir in associazione a sofosbuvir (12 settimane: studi aggregati HPC2002, HPC3017 e HPC3018; 24 settimane: studio HPC2002)

Parametro dilaboratorio Range di tossicitàOMS1 12 settimanesimeprevir + sofosbuvir N = 286n (%) 24 settimanesimeprevir + sofosbuvirN = 31 n (%)
Chimica
Amilasi
Grado 1 ≥ 1.1 to ≤ 1.5 x ULN 34 (11.9%) 8 (25.8%)
Grado 2 > 1.5 to ≤ 2.0 x ULN 15 (5.2%) 2 (6.5%)
Grado 3 > 2.0 to ≤ 5.0 x ULN 13 (4.5%) 3 (9.7%)
Lipasi
Grado 1 ≥ 1.1 to ≤ 1.5 x ULN 13 (4.5%) 1 (3.2%)
Grado 2 > 1.5 to ≤ 3.0 x ULN 22 (7.7%) 3 (9.7%)
Grado 3 > 3.0 to ≤ 5.0 x ULN 1 (0.3%) 1 (3.2%)
Grado 4 > 5.0 x ULN 1 (0.3%) 1 (3.2%)

1 Peggiori gradi di tossicità OMS da 1 a 4 ULN = limite superiore della norma (Upper Limit of Normal) Simeprevir in associazione a peginterferone alfa e ribavirina:

Tra i due gruppi di trattamento non sono state riscontrate differenze in termini di emoglobina, neutrofili o piastrine. Le anomalie di laboratorio correlate al trattamento osservate con una maggiore incidenza nei pazienti trattati con simeprevir rispetto ai pazienti trattati con placebo, peginterferone alfa e ribavirina sono riassunte nella tabella 7.

Tabella 7: Anomalie di laboratorio correlate al trattamento osservate con maggiore incidenza nei pazienti che ricevono simeprevir in associazione a peginterferone alfa e ribavirina (studi di fase 3 unificati C208, C216 e HPC3007; prime 12 settimane di trattamento)

Parametro di laboratorio Rangedi tossicità OMS1 simeprevir +peginterferone alfa + ribavirinaN = 781 n (%)
Parametri clinici biochimici
Fosfatasi alcalina
Grado 1 da ≥ 1,25 a ≤ 2,50 x ULN 26 (3,3%)
Grado 2 da > 2,50 a ≤ 5,00 x ULN 1 (0,1%)
Iperbilirubinemia
Grado 1 da > 1,1 a ≤ 1,5 x ULN 208 (26,7%)
Grado 2 da > 1,5 a ≤ 2,5 x ULN 143 (18,3%)
Grado 3 da > 2,5 a ≤ 5,0 x ULN 32 (4,1%)
Grado 4 > 5,0 x ULN 3 (0,4%)

1 Peggiori gradi di tossicità OMS da 1 a 4 ULN = limite superiore della norma (Upper Limit of Normal) Altre popolazioni speciali

Pazienti con co-infezione da HIV-1

Il profilo di sicurezza di simeprevir in associazione a peginterferone alfa e ribavirina nei pazienti con infezione da HCV di genotipo 1 con o senza co-infezione da HIV-1 è assimilabile.

Pazienti asiatici

Il profilo di sicurezza di OLYSIO 150 mg, in associazione a peginterferone alfa e ribavirina in uno studio di fase 3 condotto sui pazienti Asiatici in Cina e Corea del Sud, è comparabile con quello dei pazienti non asiatici da una popolazione di studi globali aggregati di fase 3, ad eccezione della più alta frequenza di eventi di “aumento della bilirubina plasmatica” (vedere tabella 8).

Tabella 8: Eventi di ‘aumento della bilirubina plasmatica’ osservati in pazienti Asiatici dello studio di fase 3 HPC3005 versus gli studi aggregati di fase 3 C208, C216 e HPC3007 che hanno ricevuto simeprevir o placebo in associazione a peginterferone alfa e ribavirina (prime 12 settimane di trattamento)

Aumento della bilirubinaplasmatica Studio di fase 3 in pazienti asiatici Studi aggregati di fase 3
simeprevir +peginterferone alfa + ribavirina N = 152n (%) placebo +peginterferone alfa+ ribavirinaN = 152 n (%) simeprevir +peginterferone alfa + ribavirina N = 781n (%) placebo +peginterferone alfa+ ribavirinaN = 397 n (%)
Tutti i gradi 67 (44,1%) 28 (18,4%) 58 (7,4%) 11 (2,8%)
Grado 3 10 (6,6%) 2 (1,3%) 16 (2,0%) 2 (0,5%)
Grado 4 0 (0%) 0 (0%) 2 (0,3%) 0 (0%)
Sospensioni correlate 1 (0,7%) 0 (0%) 1 (0,1%) 0 (0%)

Durante la somministrazione di simeprevir con peginterferone alfa e ribavirina, gli aumenti della bilirubina diretta e indiretta non erano in genere associati ad aumenti delle transaminasi epatiche e si normalizzavano al termine del trattamento.

Compromissione epatica

L’esposizione di simeprevir è significativamente aumentata nei pazienti con grave compromissione epatica (vedere paragrafo 5.2). È stata osservata una tendenza a una maggiore incidenza di livelli di bilirubina aumentati con aumentata esposizione plasmatica di simeprevir. Questi aumenti dei livelli di bilirubina non sono stati associati con altri eventi avversi epatici. Tuttavia, segnalazioni di scompenso epatico e insufficienza epatica durante la terapia di associazione con OLYSIO sono state ricevute nel contesto post-marketing (vedere paragrafo 4.4).È stata riportata una incidenza maggiore di anemia nei pazienti con fibrosi avanzata che hanno ricevuto simeprevir in associazione a peginterferone alfa e ribavirina.

Segnalazione delle reazioni avverse sospette

La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione.

Olysio: avvertenze per l’uso

Generale

L’efficacia di OLYSIO non è stata studiata nei pazienti con HCV di genotipo 2, 3, 5 o 6; pertanto OLYSIO non deve essere usato in questi pazienti (vedere paragrafo 5.1).

OLYSIO non deve essere somministrato in monoterapia e deve essere prescritto in associazione agli altri medicinali per il trattamento della CHC.

Prima di iniziare la terapia con OLYSIO, si deve consultare il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto dei medicinali prescritti insieme ad OLYSIO. Le avvertenze e le precauzioni relative a questi medicinali si applicano anche al trattamento in associazione con OLYSIO.

Non sono disponibili dati clinici sull’uso di OLYSIO nei pazienti ri-trattati dopo il fallimento di una terapia a base di un inibitore della proteasi NS3-4A del virus HCV (vedere paragrafì 5.1 e 5.3).

Scompenso epatico e insufficienza epatica

Sono stati riportati nell’esperienza post-marketing casi di scompenso epatico e di insufficienza epatica, inclusi casi fatali, nei pazienti trattati con OLYSIO in associazione a peginterferone alfa e ribavirina e in associazione con sofosbuvir. Anche se il nesso causale è difficile da stabilire a causa della patologia epatica di base avanzata, non puĂ² essere escluso un rischio potenziale.

Pertanto, nei pazienti con un alto rischio di scompenso epatico o insufficienza epatica, deve essere monitorata la funzionalitĂ  epatica prima e, se clinicamente indicato, durante la terapia di associazione con OLYSIO.

Compromissione epatica

OLYSIO non è raccomandato in pazienti con compromissione epatica moderata o grave (classe Child- Pugh B o C) (vedere paragrafì 4.2, 4.8 e 5.2).

Grave bradicardia e blocco cardiaco

Sono stati osservati casi di bradicardia quando OLYSIO è usato in associazione a sofosbuvir e amiodarone in concomitanza. Il meccanismo non è stato stabilito.

I casi possono potenzialmente mettere in pericolo di vita, pertanto amiodarone deve essere usato nei pazienti in trattamento con OLYSIO in associazione a sofosbuvir solo quando altre terapie antiaritmiche alternative non sono tollerate o sono controindicate.

Se l’uso concomitante di amiodarone è considerato necessario, si raccomanda di monitorare attentamente i pazienti quando iniziano il trattamento con OLYSIO in associazione a sofosbuvir. I pazienti considerati ad alto rischio di bradiaritmia devono essere costantemente monitorati per 48 ore in un ambiente clinico idoneo.

A causa della lunga emivita dell’amiodarone, devono essere opportunamente monitorati anche i pazienti che hanno interrotto da pochi mesi il trattamento con amiodarone e che sono in attesa di iniziare la terapia con OLYSIO in associazione a sofosbuvir.

Tutti i pazienti trattati con OLYSIO in associazione a sofosbuvir piĂ¹ amiodarone con o senza altri farmaci che riducono la frequenza cardiaca, devono essere avvisati in merito ai sintomi della bradicardia e del blocco cardiaco e istruiti a rivolgersi con urgenza a un medico qualora tali sintomi dovessero manifestarsi.

Test per il polimorfismo NS3 Q80K prima di iniziare il trattamento nei pazienti infetti con HCV di genotipo 1a

OLYSIO in combinazione con sofosbuvir

Nei pazienti con infezione da HCV di genotipo 1a con cirrosi, puĂ² essere considerato il test per la presenza del polimorfismo NS3 Q80K prima di iniziare il trattamento con OLYSIO in combinazione con sofosbuvir (vedere paragrafo 5.1).

Nei pazienti con infezione da HCV di genotipo 1a senza cirrosi, l’efficacia di simeprevir in associazione con sofosbuvir alla durata raccomandata del trattamento di 12 settimane non è stata influenzata dalla presenza del polimorfismo NS3 Q80K (vedere paragrafo 5.1).

OLYSIO in associazione con peginterferone alfa e ribavirina

L’efficacia di simeprevir in associazione a peginterferone alfa e ribavirina è sostanzialmente ridotta nei pazienti infetti dal virus dell’epatite C di genotipo 1a con il polimorfismo NS3 Q80K al basale rispetto ai pazienti con epatite C di genotipo 1a senza il polimorfismo Q80K (vedere paragrafo 5.1). Ăˆ fortemente raccomandato il test per la presenza del polimorfismo Q80K nei pazienti con HCV di genotipo 1a quando si prende in considerazione la terapia con OLYSIO in associazione a peginterferone alfa e ribavirina. Devono essere considerate terapie alternative per i pazienti infetti con HCV genotipo 1a con il polimorfismo Q80K o nel caso in cui il test non sia accessibile.

Co-somministrazione con altri antivirali ad azione diretta contro HCV

OLYSIO deve essere co-somministrato solo con altri antivirali ad azione diretta se i benefici sono considerati superiori ai rischi sulla base dei dati disponibili. Non sono disponibili dati per supportare la co-somministrazione di OLYSIO e telaprevir o boceprevir. Ăˆ prevedibile che questi inibitori della proteasi dell’HCV causino resistenza crociata perciĂ² la co-somministrazione non è raccomandata (vedere anche paragrafo 4.5).

OLYSIO in associazione a peginterferone alfa-2b

Negli studi clinici, i pazienti randomizzati a simeprevir in associazione a peginterferone alfa-2b e ribavirina hanno ottenuto percentuali di SVR12 numericamente inferiori e hanno anche mostrato breakthrough virologico e ricaduta virale piĂ¹ frequentemente rispetto ai pazienti trattati con simeprevir in associazione a peginterferone alfa-2a e ribavirina (vedere paragrafo 5.1).

Gravidanza e contraccezione

OLYSIO deve essere usato in gravidanza o in donne in etĂ  fertile solo se i benefici giustificano i rischi. Le pazienti in etĂ  fertile devono usare una misura contraccettiva efficace (vedere paragrafo 4.6).

Le controindicazioni e le avvertenze relative alla gravidanza e le indicazioni sulla contraccezione applicabili ai medicinali co-somministrati sono valide anche per il trattamento in associazione con OLYSIO.

La ribavirina puĂ² causare difetti di nascita e/o morte del feto esposto. Di conseguenza è necessario prestare estrema cura nell’evitare eventuali gravidanze nelle pazienti di sesso femminile e nelle partner femminili dei pazienti di sesso maschile (vedere paragrafo 4.6).

Fotosensibilizzazione

Sono state osservate reazioni di fotosensibilizzazione durante la terapia di associazione con OLYSIO (vedere paragrafo 4.8). I pazienti devono essere informati del rischio di reazioni di fotosensibilizzazione e sull’importanza dell’uso di misure appropriate per la protezione dai raggi solari durante il trattamento con OLYSIO. Durante il trattamento con OLYSIO, si deve evitare l’esposizione eccessiva ai raggi solari e l’uso di dispositivi abbronzanti. Se si verificano reazioni di fotosensibilizzazione deve essere presa in considerazione l’interruzione del trattamento con OLYSIO e i pazienti devono essere monitorati fino alla risoluzione della reazione.

Rash

Rash è stato osservato nei pazienti che hanno ricevuto la terapia di associazione con OLYSIO (vedere paragrafo 4.8). I pazienti con rash da lieve a moderato devono essere monitorati per la possibile progressione del rash, incluso lo sviluppo di segni sulle mucose o sintomi sistemici. In caso di grave rash, OLYSIO e gli altri medicinali usati per il trattamento della CHC devono essere interrotti e i pazienti monitorati fino alla risoluzione dei sintomi.

Test di laboratorio durante il trattamento con OLYSIO, peginterferone alfa e ribavirina

I livelli di HCV RNA devono essere monitorati alle settimane 4 e 12 e in base alle esigenze cliniche (vedere le lìnee guìda sulla durata e sull’ìnterruzìone del trattamento al paragrafo 4.2). Durante il trattamento si raccomanda l’esecuzione di una rilevazione quantitativa sensibile dell’HCV RNA per il monitoraggio dei livelli di tale parametro.

Consultare il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di peginterferone alfa e ribavirina per gli esami di laboratorio richiesti prima del trattamento, durante il trattamento e al termine del trattamento, inclusi i test ematologici, biochimici (tra cui enzimi epatici e bilirubina) e di gravidanza.


Ricordiamo che anche i cittadini possono segnalare gli effetti collaterali dei farmaci.

In questa pagina si trovano le istruzioni per la segnalazione:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/reazioni-avverse-da-farmaci/

Questo invece è il modulo da compilare e da inviare al responsabile della farmacovigilanza della propria regione:

https://www.torrinomedica.it/wp-content/uploads/2019/11/scheda_aifa_cittadino_16.07.2012.pdf

Ed infine ecco l’elenco dei responsabili della farmacovigilanza con gli indirizzi email a cui inviare il modulo compilato:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/responsabili-farmacovigilanza/

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco