Pemine: effetti collaterali e controindicazioni

Pemine: effetti collaterali e controindicazioni

Pemine (Penicillamina) è un farmaco spesso utilizzato per le seguenti malattie:

– Artrite reumatoide grave in fase attiva.

– Morbo di Wilson o degenerazione epatolenticolare.

– Intossicazioni professionali accidentali o terapeutiche da piombo e oro.

Per le intossicazioni da altri metalli come l’Antimonio, il Ferro, lo Zinco, il Cadmio, il Magnesio, il ruolo della D-Penicillamina non è stato definitivamente chiarito.

– Cistinuria o Cistinosi.

– Test di Ohlsson per la diagnosi dell’intossicazione da piombo.

Pemine: effetti collaterali

Come tutti i farmaci, perĂ², anche Pemine ha effetti collaterali (chiamati anche “effetti indesiderati”), reazioni avverse e controindicazioni che, se spesso sono poco rilevanti dal punto di vista clinico (piccoli disturbi sopportabili), talvolta possono essere assai gravi ed imprevedibili.

Diventa quindi importantissimo, prima di iniziare la terapia con Pemine, conoscerne le controindicazioni, le speciali avvertenze per l’uso e gli effetti collaterali, in modo da poterli segnalare, alla prima comparsa, al medico curante o direttamente all’ Agenzia Italiana per il FArmaco (A.I.FA.).

Pemine: controindicazioni

Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

Non esistono probabilmente controindicazioni in senso assoluto all’impiego della Pemine, particolarmente nella terapia del Morbo di Wilson, di cui rappresenta il trattamento di scelta.

Pemine: effetti collaterali

Manifestazioni cutanee: possono essere localizzate o generalizzate di tipo eritematoso, maculopapulare od orticarioide, con o senza prurito. Tali eruzioni tendono a comparire precocemente nel corso della terapia, generalmente dall’8° al 10° giomo; possono associarsi ad ingrossamento dei linfonodi, congestione delle mucose ed a malessere generale. Tali reazioni possono tuttavia essere superate e la terapia continuata se si sospende la Pemine, si somministra prednisone alla dose di 20 mg al giomo fino alla scomparsa dell’eritema, si attendono altri tre giorni e poi si ricomincia la somministrazione di Pemine alla dose di 250 mg al giomo.

Sono state inoltre osservate secchezza e desquamazione cutanea, che talora possono manifestarsi come rare manifestazioni tardive della terapia, causate da una carenza di vitamina B6.

In alcuni pazienti che avevano ricevuto dosi di Pemine superiori ai 2 g al giomo, sono state osservate tendenze emorragiche cutanee, particolarmente in corrispondenza dei punti di maggiore attrito (ginocchia e gomiti).

Manifestazioni renali: la manifestazione più precoce del danno renale è la comparsa di proteinuria. Al suo esordio è consigliabile sospendere il farmaco per poi somministrarlo in dosi ridotte dopo un certo intervallo di tempo. Proteinuria, associata o no ad edema, si può manifestare nella prima fase del trattamento oppure soltanto dopo mesi od anni.

Manifestazioni ematologiche: non è rara una granulocitopenia nelle prime settimane del trattamento, ma essa generalmente migliora in maniera spontanea anche continuando la somministrazione della Pemine.

L’agranulocitosi sembra essere molto rara nei pazienti affetti da Morbo di Wilson.

Eosinofilia si verifica di frequente anche in assenza di segni evidenti di allergia, ma ciò non implica che il trattamento debba essere sospeso.

Lo stesso dicasi per la trombocitopenia e la trombocitosi che sono normalmente reperti transitori. Talora è stata osservata positività per il fenomeno Lupus eritematoso.

Qualora il numero delle piastrine dovesse scendere a valori inferiori a 210.000/mm³, o quello dei leucociti a valori inferiori a 2.500/mm³, ovvero se il loro numero dovesse subire tre successive diminuzioni, bisogna prendere in considerazione la possibilità di interrompere il trattamento.

Febbre: nei primissimi periodi del trattamento è possibile osservare delle risposte febbrili alla Pemine che cessano rapidamente.

Manifestazioni neurologiche: alterazioni del senso del gusto; la perdita od una diminuzione del senso del gusto costituisce un effetto collaterale ben noto della Pemine. Il gusto del salato o del dolce sono i primi a scomparire. Sospendendo la Pemine si torna alla normalità entro due mesi. Probabilmente, la Pemine esaurisce la riserva del rame disponibile nel corpo tanto da modificare la percezione del gusto.

Altre complicazioni: anemia emolitica, sindrome nefrotica, Lupus erythematosus secondario a farmaci, sindromi simil-miasteniche, polimiosite (raramente con interessamento cardiaco), dermatomiosite, pemfigo, Elastosis perforante serpiginosa, (manifestazione cutanea con interessamento delle fibre elastiche), sindrome di Goodpasture, sindrome di Stevens-Johnson ed artrite reumatoide.

Pemine: avvertenze per l’uso

La frequenza e la gravità delle reazioni sfavorevoli possono essere ridotte dalla introduzione graduale della terapia con la D-Penicillamina e dalla somministrazione di basse dosi di mantenimento.

La conta dei leucociti e delle piastrine e le analisi urinarie per la proteinuria e l’ematuria devono essere ripetute per tutto il periodo del trattamento ad intervalli mensili. Durante le prime sei settimane questi esami devono essere eseguiti ad intervalli settimanali o bisettimanali. Una caduta del numero dei leucociti e delle piastrine nei tre successivi conteggi depone per un’interruzione della terapia, anche se i valori dovessero rimanere nei limiti della normalità.

Interrompendo la Pemine per una trombocitopenia (inferiore a 120.000/mm³) od una neutropenia (inferiore a 2000/mm³), la guarigione si verifica rapidamente e si potrà tentare allora di reintrodurre la terapia con la D-Penicillamina. La dose iniziale, in questo caso, non dovrà superare i 250 mg/die. Tale dosaggio dovrà essere mantenuto per quattro settimane, prima di aumentarlo ulteriormente e gradualmente.

La proteinuria dovrà essere misurata nelle 24 ore. Un aumento gradualmente progressivo della proteinuria o la comparsa di ematuria significativa, sono motivi per interrompere la terapia.

Un rash allergico ad esordio precoce, a meno che non sia grave, risponde al trattamento con ciproeptadina ed alla riduzione temporanea della dose di Pemine.

La somministrazione di 900 mg di Pemine in un soggetto normale aumenta di quattro volte l’escrezione urinaria di piombo nelle 48 ore che seguono alla sua somministrazione; trascorso tale periodo i valori decadono rapidamente.

Non si raccomandano supplementi di rame o zinco per la profilassi o per il trattamento dei disturbi del gusto.

Nel trattamento di lunga durata è opportuno somministrare Vitamina B6 alla dose di 50 mg due volte alla settimana per ovviare all’attività antipiridossinica degli isomeri della D-Penicillamina.

Periodici esami delle urine e del sangue debbono essere eseguiti per svelare alterazioni di grado tale da giustificare l’interruzione della terapia (vedere paragrafo 4.8).

Intense reazioni di tipo allergico possono richiedere procedimenti di desensibilizzazione o la copertura con corticosteroidi od antistaminici. Si raccomanda di somministrare la D-Penicillamina con gradualità ai nuovi pazienti, iniziando con una dose di 250 mg, senza raggiungere la dose piena prima che sia trascorso almeno un mese e, preferibilmente, oltre il 1° mese (vedere paragrafo 4.2).

A causa della lentezza della risposta alla Pemine, il trattamento preesistente dell’artrite reumatoide mediante analgesici, antiinfiammatori o steroidi deve essere mantenuto all’inizio e solo più tardi ridotto gradualmente.

Non è adatto per i soggetti con deficit di lattasi, galattosemia o sindrome da malassorbimento di glucosio/galattosio.


Ricordiamo che anche i cittadini possono segnalare gli effetti collaterali dei farmaci.

In questa pagina si trovano le istruzioni per la segnalazione:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/reazioni-avverse-da-farmaci/

Questo invece è il modulo da compilare e da inviare al responsabile della farmacovigilanza della propria regione:

https://www.torrinomedica.it/wp-content/uploads/2019/11/scheda_aifa_cittadino_16.07.2012.pdf

Ed infine ecco l’elenco dei responsabili della farmacovigilanza con gli indirizzi email a cui inviare il modulo compilato:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/responsabili-farmacovigilanza/

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco