Cosa non mangiare con sangue denso?

Viscosità ematica e “sangue denso”: alimenti da evitare, impatto nutrizionale sulla coagulazione, consigli dietetici, idratazione e segnali clinici per rivolgersi al medico.

Quando si parla di “sangue denso”, molte persone si riferiscono a una sensazione o a un’idea intuitiva di sangue che scorre più lentamente o che “fa fatica” a circolare. In medicina, però, non esiste una diagnosi ufficiale chiamata così: il concetto più vicino è la viscosità ematica, cioè la resistenza del sangue a fluire nei vasi. Comprendere che cosa significhi davvero avere un sangue più “viscoso” aiuta a orientare scelte alimentari e stili di vita consapevoli, senza cadere in semplificazioni come l’idea che basti un singolo alimento o rimedio per “fluidificare” il sangue.

L’alimentazione può influenzare indirettamente alcuni determinanti della viscosità (come lipidi circolanti, stato infiammatorio, idratazione e peso corporeo), ma non sostituisce la valutazione clinica né eventuali terapie quando necessarie. In questa guida spiegheremo che cosa si intende per sangue denso, quali fattori lo condizionano e come il cibo si inserisce in un piano complessivo di prevenzione del rischio trombotico e cardiovascolare. Le indicazioni sono generali: ogni caso ha le sue particolarità, soprattutto se si assumono farmaci o si convivono con patologie metaboliche o ematologiche.

Cos’è il sangue denso?

Con “sangue denso” si indica colloquialmente una condizione in cui il sangue risulta più “vischioso”, cioè oppone maggiore resistenza allo scorrimento all’interno dei vasi. La viscosità dipende da diversi fattori: la quantità di globuli rossi (ematocrito), le proteine plasmatiche (come il fibrinogeno), la presenza di lipidi circolanti, la temperatura corporea e il grado di idratazione. È importante distinguere la viscosità dall’“ipercoagulabilità”: la prima riguarda soprattutto le proprietà fisiche del fluido, la seconda la tendenza del sangue a formare coaguli. Le due condizioni possono coesistere, ma non sono sinonimi. Una maggiore viscosità può rallentare il flusso, aumentando lo stress sui vasi e favorendo condizioni in cui la formazione di trombi diventa più probabile, specie se sono presenti altri fattori di rischio.

Le cause di una viscosità ematica aumentata sono varie. Tra le più comuni, la disidratazione e l’emoconcentrazione (ad esempio dopo sudorazione intensa o scarso apporto di liquidi), l’aumento dell’ematocrito (come nelle eritrocitosi, inclusa la policitemia vera), un’elevata concentrazione di proteine plasmatiche (per esempio in alcune gammopatie), livelli alti di fibrinogeno e uno stato infiammatorio cronico. Anche abitudini e condizioni come fumo di sigaretta, obesità, sedentarietà, ipertrigliceridemia, diabete e sindrome metabolica possono contribuire, così come alcuni farmaci e fattori ormonali. Se oltre alla viscosità è in gioco anche la coagulazione, la gestione dietetica può richiedere attenzioni specifiche, soprattutto in chi assume terapie anticoagulanti: in questi casi è utile conoscere cosa non mangiare quando si assumono anticoagulanti

La manifestazione clinica di un sangue più viscoso può essere sfumata o assente. Alcune persone riferiscono cefalea, stanchezza, sensazione di “testa pesante”, capogiri, offuscamento visivo temporaneo, formicolii o intorpidimento alle estremità, crampi o sensazione di freddo alle mani e ai piedi, specialmente durante sforzi o in ambienti freddi. Questi sintomi non sono specifici e possono dipendere da molte altre condizioni. Il problema clinicamente rilevante è che una maggiore viscosità rende più difficoltoso il microcircolo, cioè la circolazione nei vasi più piccoli; a lungo termine può contribuire a complicanze vascolari, specie se si sommano altri fattori pro-trombotici, aterosclerosi, ipertensione o dislipidemia. Per questo, più che inseguire un’etichetta generica, è importante capire quale meccanismo sottostante si stia manifestando.

Alimenti da evitare con sangue denso

Dal punto di vista diagnostico, il medico parte da anamnesi e visita, valutando fattori di rischio cardiovascolare, eventuali malattie note, farmaci assunti e stile di vita. Gli esami di laboratorio utili dipendono dal sospetto clinico: spesso si includono emocromo completo con ematocrito ed emoglobina, profilo lipidico, glicemia e indici infiammatori; in alcuni casi si valuta la viscosità plasmatica, il fibrinogeno o l’elettroforesi delle proteine se si sospettano alterazioni qualitative o quantitative delle proteine plasmatiche. I test di coagulazione (come PT/INR e aPTT) esplorano la via coagulativa ma non misurano direttamente la viscosità; sono però fondamentali per monitorare chi assume anticoagulanti. In situazioni selezionate si ricorre a indagini per trombofilie o a valutazioni ematologiche più approfondite.

Che cosa implica tutto questo per l’alimentazione? Poiché la viscosità è influenzata da ematocrito, proteine e lipidi plasmatici, infiammazione e idratazione, le scelte dietetiche agiscono soprattutto su questi determinanti: favorire un peso corporeo adeguato, mantenere una buona idratazione quotidiana, privilegiare fonti di grassi insaturi (come pesce azzurro, frutta secca e olio extravergine d’oliva), ridurre grassi trans e un eccesso di grassi saturi, aumentare fibre da verdura, legumi e cereali integrali, moderare alcol e zuccheri semplici. Non esistono “alimenti miracolosi” in grado di fluidificare il sangue da soli: serve coerenza nel tempo e un approccio complessivo che includa anche attività fisica regolare, sonno adeguato e gestione dei fattori di rischio. Se sono presenti condizioni specifiche (ad esempio una policitemia, una gammopatia monoclonale o una terapia con anticoagulanti), le indicazioni nutrizionali vanno personalizzate dal professionista che segue il caso.

Alimenti da evitare

Per mantenere una corretta fluidità del sangue, è fondamentale prestare attenzione a determinati alimenti che possono aumentare la viscosità ematica e favorire la formazione di coaguli.

Gli alimenti ricchi di vitamina K, come le verdure a foglia verde (spinaci, broccoli, cavoli), possono influenzare la coagulazione del sangue. Un consumo eccessivo di questi alimenti può contrastare l’effetto dei farmaci anticoagulanti. (centrodiagnosticoippocrate.it)

I cibi ad alto contenuto di grassi saturi, come carni grasse, salumi e prodotti lattiero-caseari interi, possono favorire l’infiammazione e la formazione di trombi. Limitare il consumo di questi alimenti è consigliabile per mantenere il sangue fluido.

Anche gli zuccheri raffinati e i prodotti da forno industriali possono contribuire all’aumento della viscosità del sangue. Ridurre l’assunzione di dolci, bevande zuccherate e snack confezionati aiuta a prevenire l’ispessimento del sangue. (macrolibrarsi.it)

Infine, l’eccessivo consumo di alcol può influire negativamente sulla coagulazione sanguigna. È consigliabile moderare l’assunzione di bevande alcoliche per mantenere una buona fluidità del sangue.

Effetti degli alimenti sulla viscosità del sangue

L’alimentazione gioca un ruolo cruciale nella regolazione della viscosità del sangue. Alcuni nutrienti possono favorire la fluidità ematica, mentre altri possono aumentare il rischio di coagulazione.

Gli acidi grassi omega-3, presenti nel pesce azzurro (salmone, sgombro, sardine), nelle noci e nei semi di lino, hanno effetti antitrombotici e antinfiammatori, contribuendo a mantenere il sangue fluido.

Alimenti come aglio e cipolla contengono composti solforati che possono contribuire a fluidificare il sangue.

D’altra parte, una dieta ricca di grassi saturi e zuccheri raffinati può aumentare l’infiammazione e la viscosità del sangue, favorendo la formazione di coaguli. Limitare questi alimenti è essenziale per prevenire problemi circolatori.

Consigli dietetici

Per mantenere una buona fluidità del sangue, è consigliabile adottare una dieta equilibrata che includa:

  • Consumo regolare di pesce azzurro, ricco di acidi grassi omega-3.
  • Integrazione di frutta e verdura fresca, in particolare quelle ricche di antiossidanti.
  • Utilizzo di spezie come zenzero e curcuma, note per le loro proprietà antinfiammatorie.
  • Limitazione di alimenti ricchi di grassi saturi e zuccheri raffinati.
  • Mantenimento di una corretta idratazione, bevendo almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno.

Adottare queste abitudini alimentari può contribuire significativamente alla salute del sistema circolatorio e alla prevenzione di disturbi legati alla viscosità del sangue.

Quando rivolgersi al medico

È importante consultare un medico se si manifestano sintomi come gonfiore o dolore agli arti, difficoltà respiratorie, affaticamento inspiegabile o frequenti mal di testa, poiché potrebbero indicare problemi legati alla viscosità del sangue.

Inoltre, prima di apportare cambiamenti significativi alla dieta o di assumere integratori con effetti sulla coagulazione, è fondamentale ottenere il parere di un professionista sanitario, soprattutto se si è in terapia con farmaci anticoagulanti.

Un monitoraggio regolare della salute cardiovascolare e una comunicazione aperta con il proprio medico sono essenziali per prevenire complicazioni e mantenere il benessere generale.

In conclusione, una dieta equilibrata, ricca di alimenti che favoriscono la fluidità del sangue e povera di quelli che ne aumentano la viscosità, associata a uno stile di vita sano, può contribuire significativamente alla prevenzione di problemi circolatori. Tuttavia, è sempre consigliabile consultare un professionista sanitario prima di apportare modifiche significative alla propria alimentazione o stile di vita.

Per approfondire

Indicazioni Dietetiche per Pazienti Ematologici – Linee guida alimentari specifiche per pazienti con patologie ematologiche.